Depressione da sempre?
Sono l'unica figlia di due genitori che mi hanno molto amato,ma ho avuto un'infanzia infelice. Mia madre ha combattuto con la depressione e io sono sempre stata sempre sola, studiosa e grassa. Il cibo è stato il mio grande amore,grassa, poi obesa. Tutti hanno sempre vantato la mia 'intelligenza' cosa che mi ha sempre creato disagio anche se mi sono laureata brillantemente.dopo l'università mi curo da una psicologa e perdo 10 kili, che rimetto appena finita la terapia. comincio a lavorare, giro l'italia e l'Europa ma la mia situazione psicologica e sentimentale non cambia: sono un automa, morta dentro. arrivo ad una stoica 'rassegnazione': nessuno mi amerà mai. poi mi madre si ammala di un tumore ed io torno a vivere al sud e incontro lui:45 anni, bellissimo, 2 matrimoni, 4 figli e tante amanti, decide di inseguire me 109 kili, 32 anni e mai neanche un bacio.Mi insegue per mesi fino alla sfiancamento, facciamo sesso ( di quello più bieco, più automatico) io non sento niente. Lui mi porta in palestra,mi cambia il guardaroba, mi fa sentire bellissima, mi fa sentire un essere umano, o forse un oggetto, il suo e a me piace. Lui mi dice, il mio matrimonio è finito ma non la lascerò mai, ti voglio bene ma come una sorella, voglio solo aiutarti. Dopo 6 mesi mi lascia, ma per un giorno solo, poi mi abbraccia, mi dice 'non mi lasciare'. Io gli insegno cosa c'è nel mio mondo: i libri, i quadri e le poesie; lui la palestra, le risate, la spalvaderia di chi nella vita ha sempre avuto tutto. Ma non è una bella storia. umiliazioni, insulti, attese, la gente che sa e mi chiama 'puttana'. Il sesso per me è zero, non sento nulla lo faccio solo per vedere la gioia sul suo volto, per farmi abbracciare, dopo. Io perdo più di 30 chili, sono 'normale' la gente mi chiama 'bella' solo per lui non è abbastanza, sei quasi carina, mi dice. In tutto questo mi affida la sua figlia maggiore (10 anni) a cui faccio ripetizioni e per cui divento una mamma (la moglie attuale si è distaccata dalle figlie con l'intento di ferirlo) Lui mi dice: falla diventare come te, non una come mia moglie (ex modella) falle leggere quei libri che a te piacciono tanto, salvala.la settimana scorsa è finita. L'ho lasciato io: ha trovato una casa da affittare ma mi ha specificato che non cambiava le cose tra di noi. sono stanco delle amanti, mi ha detto, stanco del sesso e delle belle donne, non amo nessuno tranne le mie figlie. se vuoi restare fai pure, ma non posso darti più di questo. L'ho lasciato ma non sento niente, mia madre ha avuto un tumore e non ho sentito niente, mio nonno è morto e non ho sentito niente, ho litigato con l'unica (e non è un eufemismo!) amica che avevo e non ho sentito niente.E' morta la mia gattina e non sento niente. vorrei sentire qualcosa ma non ci riesco. Sono stata depressa tutta la vita? Finirò come mia madre?Sto seduta alla finestra da quando l'ho lasciato e guardo fuori aspettando che la vita finisca
[#1]
Cara Utente,
non credo che non senta niente, credo che non lo sappia riconoscere. Credo che siano anni che cerca di non sentire - e credo che sia diventata proprio brava.
Forse ha iniziato a non sentire per proteggersi, quando era piccola e sua madre stava male. Forse ha iniziato in un altro momento. Non posso saperlo.
E credo che abbia fatto tante cose per non sentire e per mettere una barriera tra lei e il mondo.
E' depressa? Forse un pochino, ma non credo sia quello, il punto.
Il punto credo che sia un altro: negli ultimi anni ha fatto molto per la sua vita, sia in modo costruttivo che in modo distruttivo. Credo che lo sappia.
Con l'aiuto di un terapeuta può riappropriarsi delle sue emozioni, se lo vuole. La storia che racconta non è la storia di una persona anaffetiva. Le sue emozioni sono lì, da qualche parte. Ben protette e ben nascoste.
Può farle riemergere, nel momento in cui si sentirà pronta.
E sarà faticoso, sarà doloroso e sarà una delle cose più utili che può fare per se stessa.
La abbraccio virtualmente,
non credo che non senta niente, credo che non lo sappia riconoscere. Credo che siano anni che cerca di non sentire - e credo che sia diventata proprio brava.
Forse ha iniziato a non sentire per proteggersi, quando era piccola e sua madre stava male. Forse ha iniziato in un altro momento. Non posso saperlo.
E credo che abbia fatto tante cose per non sentire e per mettere una barriera tra lei e il mondo.
E' depressa? Forse un pochino, ma non credo sia quello, il punto.
Il punto credo che sia un altro: negli ultimi anni ha fatto molto per la sua vita, sia in modo costruttivo che in modo distruttivo. Credo che lo sappia.
Con l'aiuto di un terapeuta può riappropriarsi delle sue emozioni, se lo vuole. La storia che racconta non è la storia di una persona anaffetiva. Le sue emozioni sono lì, da qualche parte. Ben protette e ben nascoste.
Può farle riemergere, nel momento in cui si sentirà pronta.
E sarà faticoso, sarà doloroso e sarà una delle cose più utili che può fare per se stessa.
La abbraccio virtualmente,
Dr.ssa Susanna Raule,
psicologa, psicoterapeuta a indirizzo Gestalt integrato
[#2]
Gent.ma,
quante domande mi sono venute in mente durante quella che a me, invece, è sembrata una narrazione accorata, un insieme di riflessioni molto lucide ed impietose nei suoi confronti di donna e nei confronti di quella bambina che seppur molto amata si percepiva triste e disperata.
Chissà quante volte quella bambina avrà cercato le attenzioni dalla sua mamma che pur amandola sembra non essere riuscita a rassicurarla , a contenerla, ad avvolgerla in quell'involucro di sicurezza che solo un adulto importante e significativo può rappresentare nella vita di un bambino.
Purtroppo da quello che ci descrive la sua mamma sembrava priva di quella forza che fa sentire un figlio protetto da qualsiasi intemperia, umana e non.
La storia di questo amore/ non amore suggerisce una ricerca di conferma da parte dell'altro da ottenere 'a tutti i costi', ma è comprensibile che si possa trascurare i nostri reali bisogni e desideri specie quando forse dentro di noi quasi pensiamo di non averne il diritto...
Ci dice di non sentire nulla e certo noi non possiamo convincerla del contrario, ma le voglio comunicare che il suo modo di scrivere è tutto fuorchè 'morto' o neutro; riesce a sollecitare immagini, sentimenti, empatia ed attenzione tanto da spingerci a voler accarezzare e portare per mano, magari a fare una passeggiata, quella bambina di ieri tanto intelligente e quell'adultadi oggi così brava a farci sentire la profondità ( e non certo la vacuità) di quello sguardo che cerca un altro orizzonte fuori da quella finestra.
Una persona come lei che è riuscita ad imporre al suo corpo probabili rinunce e sacrifici per avere quel peso 'normalmente' inteso, che ha già fatto un percorso da una collega, che ha lavorato in giro per l'Italia, che è tornata per accudire la propria madre, che si è laureata con successo, che..., che..., si fa veramente
fatica ad immaginarla 'depressa per sempre', forse TRISTE, insoddisfatta, dubbiosa, stanca e tanto altro, ma anche CAPACE.
Forse in questa fase della sua vita la consapevolezza di volere qualcosa di diverso e magari migliore per sè la potrà aiutare ad abbandonare quelle che sembrano azioni/non-azioni difensive.
D'altronde quando non si fa e non si chiede e non ci si aspetta nulla dall'altro è difficile soffrire e 'sentire' il dolore; così ci si anestesizza quasi senza rendersene conto.
Nonostante tutto credo che lei potrebbe DAVVERO cogliere . in questo momento per lei cosi critico, un'opportunità di cambiamento tollerando, per ora, anche di dover stare per un pò alla finestra a guardare senza far nulla; il solo fatto di aver scritto a noi e in un modo che reputo veramente bello dimostra che qualche residua energia forse potrebbe ancora averla.
La saluto con una stretta forte di mano,
cordialmente
Dr.ssa Daniela Pellitteri
Specializzata in Psicoterapia Relazionale e Sistemica
Life Coach
quante domande mi sono venute in mente durante quella che a me, invece, è sembrata una narrazione accorata, un insieme di riflessioni molto lucide ed impietose nei suoi confronti di donna e nei confronti di quella bambina che seppur molto amata si percepiva triste e disperata.
Chissà quante volte quella bambina avrà cercato le attenzioni dalla sua mamma che pur amandola sembra non essere riuscita a rassicurarla , a contenerla, ad avvolgerla in quell'involucro di sicurezza che solo un adulto importante e significativo può rappresentare nella vita di un bambino.
Purtroppo da quello che ci descrive la sua mamma sembrava priva di quella forza che fa sentire un figlio protetto da qualsiasi intemperia, umana e non.
La storia di questo amore/ non amore suggerisce una ricerca di conferma da parte dell'altro da ottenere 'a tutti i costi', ma è comprensibile che si possa trascurare i nostri reali bisogni e desideri specie quando forse dentro di noi quasi pensiamo di non averne il diritto...
Ci dice di non sentire nulla e certo noi non possiamo convincerla del contrario, ma le voglio comunicare che il suo modo di scrivere è tutto fuorchè 'morto' o neutro; riesce a sollecitare immagini, sentimenti, empatia ed attenzione tanto da spingerci a voler accarezzare e portare per mano, magari a fare una passeggiata, quella bambina di ieri tanto intelligente e quell'adultadi oggi così brava a farci sentire la profondità ( e non certo la vacuità) di quello sguardo che cerca un altro orizzonte fuori da quella finestra.
Una persona come lei che è riuscita ad imporre al suo corpo probabili rinunce e sacrifici per avere quel peso 'normalmente' inteso, che ha già fatto un percorso da una collega, che ha lavorato in giro per l'Italia, che è tornata per accudire la propria madre, che si è laureata con successo, che..., che..., si fa veramente
fatica ad immaginarla 'depressa per sempre', forse TRISTE, insoddisfatta, dubbiosa, stanca e tanto altro, ma anche CAPACE.
Forse in questa fase della sua vita la consapevolezza di volere qualcosa di diverso e magari migliore per sè la potrà aiutare ad abbandonare quelle che sembrano azioni/non-azioni difensive.
D'altronde quando non si fa e non si chiede e non ci si aspetta nulla dall'altro è difficile soffrire e 'sentire' il dolore; così ci si anestesizza quasi senza rendersene conto.
Nonostante tutto credo che lei potrebbe DAVVERO cogliere . in questo momento per lei cosi critico, un'opportunità di cambiamento tollerando, per ora, anche di dover stare per un pò alla finestra a guardare senza far nulla; il solo fatto di aver scritto a noi e in un modo che reputo veramente bello dimostra che qualche residua energia forse potrebbe ancora averla.
La saluto con una stretta forte di mano,
cordialmente
Dr.ssa Daniela Pellitteri
Specializzata in Psicoterapia Relazionale e Sistemica
Life Coach
Dr.ssa Daniela Pellitteri
[#3]
Gentile Ragazza,
quanto dolore nella sua richiesta di consulenza, quanta tristezza, amarezza, sconforto, rassegnazione.....
sa cosa manca?
Manca un'emozione determinante per andare avanti: la rabbia!
Il cibo, il sovrappeso, negli anni, le sono serviti per non sentire, per non soffrire, per prendere le distanze dalla depressione di sua mamma, lo studio, l'arte, le poesie, rappresentano meccanismi di difesa e fughe dalla vita, verso un'intellettualizzazione della realtà.
Una mente acuta, aperta ed una fisicità complessa, compromessa....poi l'amore che tutto sana e che modifica, stravolge e nutre....
Ma i veri cambiamenti, non si ottengono in funzione degli altri, magari grazie agli altri, ma solo per se stessi....
Dal suo racconto, sembra che lei abbia modificato il suo corpo, per amore, per piacere a quest'uomo, coì inquieto, inquietante ed irrisolto....oltre che narciso ed esteta.......continuando a non sentire "nulla".
Il corpo non mente e la sua sessualità le stava già dicendo che qualcosa non andava bene tra lei e lui.
Sposti lo sguardo dalla finestra alla sua finestra interiore, vedrà quante cose belle e buone ha ancora da scoprire, oltre la palestra e la fisicità....
La depressione, a volte, è un'opportunità di vita!
Carissimi auguri
quanto dolore nella sua richiesta di consulenza, quanta tristezza, amarezza, sconforto, rassegnazione.....
sa cosa manca?
Manca un'emozione determinante per andare avanti: la rabbia!
Il cibo, il sovrappeso, negli anni, le sono serviti per non sentire, per non soffrire, per prendere le distanze dalla depressione di sua mamma, lo studio, l'arte, le poesie, rappresentano meccanismi di difesa e fughe dalla vita, verso un'intellettualizzazione della realtà.
Una mente acuta, aperta ed una fisicità complessa, compromessa....poi l'amore che tutto sana e che modifica, stravolge e nutre....
Ma i veri cambiamenti, non si ottengono in funzione degli altri, magari grazie agli altri, ma solo per se stessi....
Dal suo racconto, sembra che lei abbia modificato il suo corpo, per amore, per piacere a quest'uomo, coì inquieto, inquietante ed irrisolto....oltre che narciso ed esteta.......continuando a non sentire "nulla".
Il corpo non mente e la sua sessualità le stava già dicendo che qualcosa non andava bene tra lei e lui.
Sposti lo sguardo dalla finestra alla sua finestra interiore, vedrà quante cose belle e buone ha ancora da scoprire, oltre la palestra e la fisicità....
La depressione, a volte, è un'opportunità di vita!
Carissimi auguri
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Che bella persona è lei, cara ragazza, intelligente, sensibile, in gamba , con i colleghi penso che ce la farà, tutto questo "non sentire" era ed è una difesa dal dolore, ma ora basta, vedrà che piano piano si fiderà di sentire.. prima le cose belle, e poi quelle che la fanno arrabbiare .. e imparerà a muoversi diversamente.
E' questo "lui" così superficiale e opportunista che ha ricevuto tanto da lei, adesso vorrebbe anche che gli salvasse la figlia..
Non avrà sempre paura di volare , cara, con la dottoressa Randone , penso e sono sicura che la depressione è una tappa evolutiva..
Coraggio, ancora un passo..
E' questo "lui" così superficiale e opportunista che ha ricevuto tanto da lei, adesso vorrebbe anche che gli salvasse la figlia..
Non avrà sempre paura di volare , cara, con la dottoressa Randone , penso e sono sicura che la depressione è una tappa evolutiva..
Coraggio, ancora un passo..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#5]
Utente
Prima di tutto, ringrazio tutti i dottori che mi hanno riposto.
E' per me rincuorante vedere quanta gentilezza esiste ancora al mondo.
grazie dott.ssa Raule per essere stata cosi sollecita a rispondere al mio appello, la abbraccio anche io con sincerità.
Una domanda che, se posso, vorrei ancora rivolgere a tutti voi è sul tipo di terapia da seguire, eventualmente. Come ho detto nel mio primo messaggio, ho seguito un percorso con una dottoressa che stimo e che, evidentemente, mi ha aiutato, visti i risultati, però c'è qualcosa che non ho mai capito in quelle sedute: lei non parlava mai. In anni di terapia ricordo non più di una decina di parole...è davvero cosi che si fa? che tipo di terapia sarebbe per me più consigliabile?
Cara Dott.ssa Pellitteri, la ringrazio delle sue parole, forse il mio racconto le è piaciuto perchè sono quella che si dice una scrittrice mancata, e questa cosa viene fuori nei momenti più inopportuni..mi ha colpito questa sua frase
"D'altronde quando non si fa e non si chiede e non ci si aspetta nulla dall'altro è difficile soffrire e 'sentire' il dolore;"
perchè io non mi aspetto nulla, forse è per questo che mi sono accontentata di questo 'amore', questo amore che mai neanche mi ha detto 'ti voglio bene' guardandomi negli occhi, perché per qualche strano meccanismo io mi sento come un cane che deve guadagnare il suo dolcetto, e per farlo deve camminare su due zampe, anche se fa male. L'idea di 'dover farmi amare' è con me, dentro di me, seppure capisco sia sbagliata
grazie dott.ssa Randone per il consiglio sulla 'rabbia'..a come si fa a farla venire fuori? Come si fa a non indirizzarla dentro il mio corpo e trasformarla in abbuffate di ogni tipo di cibo che durano ore? è questo che vorrei imparare
cara dott.ssa fregonese, grazie, grazie di cuore...una bella poesia diceva, "merlo che canti nel cuore della notte,prendi queste ali spezzate ed impara a volare"..spero di riuscirci un giorno
Ah..ad onor di cronaca, 'lui' è tornato senza neanche annunciarsi, dicendo che con le mie 'crisi isteriche' lo faccio impazzire. "Adesso calmati, e fai la brava mi ha detto". Neanche se n'è accorto che l'avevo lasciato. Io l'ho abbracciato (solo io) e mi sono arbitrariamente sistemata sotto il suo braccio..forse ho sostituito il cibo con un'altra droga.
E' per me rincuorante vedere quanta gentilezza esiste ancora al mondo.
grazie dott.ssa Raule per essere stata cosi sollecita a rispondere al mio appello, la abbraccio anche io con sincerità.
Una domanda che, se posso, vorrei ancora rivolgere a tutti voi è sul tipo di terapia da seguire, eventualmente. Come ho detto nel mio primo messaggio, ho seguito un percorso con una dottoressa che stimo e che, evidentemente, mi ha aiutato, visti i risultati, però c'è qualcosa che non ho mai capito in quelle sedute: lei non parlava mai. In anni di terapia ricordo non più di una decina di parole...è davvero cosi che si fa? che tipo di terapia sarebbe per me più consigliabile?
Cara Dott.ssa Pellitteri, la ringrazio delle sue parole, forse il mio racconto le è piaciuto perchè sono quella che si dice una scrittrice mancata, e questa cosa viene fuori nei momenti più inopportuni..mi ha colpito questa sua frase
"D'altronde quando non si fa e non si chiede e non ci si aspetta nulla dall'altro è difficile soffrire e 'sentire' il dolore;"
perchè io non mi aspetto nulla, forse è per questo che mi sono accontentata di questo 'amore', questo amore che mai neanche mi ha detto 'ti voglio bene' guardandomi negli occhi, perché per qualche strano meccanismo io mi sento come un cane che deve guadagnare il suo dolcetto, e per farlo deve camminare su due zampe, anche se fa male. L'idea di 'dover farmi amare' è con me, dentro di me, seppure capisco sia sbagliata
grazie dott.ssa Randone per il consiglio sulla 'rabbia'..a come si fa a farla venire fuori? Come si fa a non indirizzarla dentro il mio corpo e trasformarla in abbuffate di ogni tipo di cibo che durano ore? è questo che vorrei imparare
cara dott.ssa fregonese, grazie, grazie di cuore...una bella poesia diceva, "merlo che canti nel cuore della notte,prendi queste ali spezzate ed impara a volare"..spero di riuscirci un giorno
Ah..ad onor di cronaca, 'lui' è tornato senza neanche annunciarsi, dicendo che con le mie 'crisi isteriche' lo faccio impazzire. "Adesso calmati, e fai la brava mi ha detto". Neanche se n'è accorto che l'avevo lasciato. Io l'ho abbracciato (solo io) e mi sono arbitrariamente sistemata sotto il suo braccio..forse ho sostituito il cibo con un'altra droga.
[#6]
La sua domanda su quale terapia possa essere più adatta a lei, in questo momento, ha quasi inevitabilmente una risposta un po' diversa per ogni terapeuta, a seconda della sua scuola di appartenenza.
Infatti, ci sono moltissimi tipi di terapia, tutti efficaci se correttamente condotti, ma tutti diversi.
Le dico qual è il mio ragionamento, consapevole che lei è in grado di decidere da sola che cosa "tenerne" e che cosa "lasciare". Ossia, che è in grado di decidere se qualcosa di quello che dico non la rappresenta.
Mi pare che lei ragioni moltissimo su di sé e sulla sua vita. Che lavori su di sé in modo molto lucido e anche mettendo un po' di distanza rispetto a quello che prova.
Da un certo punto di vista, quindi, una terapia come quella che ha già fatto, in cui le venga lasciato spazio per auto-comprendersi potrebbe essere la soluzione più evidente.
D'altro lato, credo che questo suo "far tutto da sola" sia anche parte della sua infelicità. Per questo, in realtà, credo che potrebbe avere dei risultati migliori con un terapeuta più attivo, che la ingaggi di più e che la porti sul terreno dell'esperire, piuttosto che su quello del pensare.
Un terapeuta che la provochi anche un po', se necessario.
Potrei dirle che terapeuti di questo tipo sono più comuni in alcuni tipi di scuole - e in generale sarebbe vero - ma in pratica un terapeuta di questo tipo può trovarlo solo chiedendo consiglio a qualcuno che conosca i terapeuti della sua zona e affidandosi al suo stesso intuito, cara utente.
Veda lei se quanto le ho detto può aiutarla - e quale parte di ciò che le ho detto non le serve a nulla. La butti, quella parte inutile, e tenga quella che le serve a qualcosa.
Un abbraccio,
Infatti, ci sono moltissimi tipi di terapia, tutti efficaci se correttamente condotti, ma tutti diversi.
Le dico qual è il mio ragionamento, consapevole che lei è in grado di decidere da sola che cosa "tenerne" e che cosa "lasciare". Ossia, che è in grado di decidere se qualcosa di quello che dico non la rappresenta.
Mi pare che lei ragioni moltissimo su di sé e sulla sua vita. Che lavori su di sé in modo molto lucido e anche mettendo un po' di distanza rispetto a quello che prova.
Da un certo punto di vista, quindi, una terapia come quella che ha già fatto, in cui le venga lasciato spazio per auto-comprendersi potrebbe essere la soluzione più evidente.
D'altro lato, credo che questo suo "far tutto da sola" sia anche parte della sua infelicità. Per questo, in realtà, credo che potrebbe avere dei risultati migliori con un terapeuta più attivo, che la ingaggi di più e che la porti sul terreno dell'esperire, piuttosto che su quello del pensare.
Un terapeuta che la provochi anche un po', se necessario.
Potrei dirle che terapeuti di questo tipo sono più comuni in alcuni tipi di scuole - e in generale sarebbe vero - ma in pratica un terapeuta di questo tipo può trovarlo solo chiedendo consiglio a qualcuno che conosca i terapeuti della sua zona e affidandosi al suo stesso intuito, cara utente.
Veda lei se quanto le ho detto può aiutarla - e quale parte di ciò che le ho detto non le serve a nulla. La butti, quella parte inutile, e tenga quella che le serve a qualcosa.
Un abbraccio,
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 6.5k visite dal 01/06/2013.
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