Scomparsa motivazione, personalità completamente cambiata
Gentili dottori,
non so se sia opportuno disturbare dei professionisti per qualcosa che forse è soltanto una mia paranoia. Non so più dove sbattere la testa.
Sono una ragazza di 20 anni al secondo anno di Lingue. Studentessa lavoratrice, mi mantengo completamente e non gravo sulla famiglia. Sto male perché la mia personalità da circa un anno, cioè da quando ho iniziato a lavorare, è cambiata completamente. Fino al primo anno di università ero la classica brava, mi impegnavo tantissimo e facevo anche parecchie ore di studio per riuscire nel mio obiettivo. Da mesi ormai non ci riesco più. Faccio gli esami, ma con grande ansia e fatica. Non riesco a studiare, a concentrarmi. Sono sempre stanca, quando torno dal lavoro ho solo voglia di dormire, e invece no, appunti e libri mi aspettano. Stavo facendo una dieta (seria, e sana) che stava portando anche a un cambiamento psicologico ma in questa sessione d'esami ho dovuto sospendere perché non ce la facevo psicologicamente. Devo anche aiutare la mia famiglia, mio padre è stato appena operato e io devo esserci. Ho un solo giorno libero a settimana e di sabato e domenica lavoro anche per 12 ore. Sono di recente uscita dal tunnel degli psicofarmaci, da sola. Prescritti da un medico che anziché ascoltarmi mi imbottiva di medicine e non mi faceva parlare. Sono stanca. Stufa.
Voglio lavorare. Ho voglia di impegnarmi, vivere, ma di libri, basta!! Mi sento una fallita per la mia media del 25. Vorrei che la mia famiglia avesse motivi per essere orgogliosa di me. Si aspettano tutti grandi cose, in realtà non riesco a fare nulla. Martedì ho un esame grosso e inizio a prepararlo ora. Quindi cado nel panico. Non dormo bene, ho problemi di mal di testa e di digestione. Il ciclo viene e non viene. Vorrei tanto finire di studiare, la cosa strana è che adoro ciò che faccio, sono i libri a darmi la nausea! Sento sempre il dovere di non essere inferiore ai miei compagni bravi, non lo faccio tanto per me, ma per compiacere gli altri! Soffro anche per la mancanza di amore nella mia vita. Conduco un'esistenza abbastanza vuota. Sono anche reduce da una storia straziante nella quale io, innamoratissima, sono stata usata e illusa. Anche quella, l'ho superata. O meglio, ho inghiottito il boccone. Sono molto ansiosa e tendo a voler controllare tutto, senza riuscirci.
Dove sono finita? Dov'è la ragazza volitiva e testarda, pronta al sacrificio? Ora c'è solo un'ameba stanca, con tanta voglia di scoprire e vivere ma soffocata dal peso del dovere degli esami. Sento il bisogno di vivere mentre lo studio per me è soltanto noia, peso, dovere. Mi fa stare male. Pur con la scadenza imminente non ce la faccio. E ho paura per il mio futuro.
Perdonate la prolissità. Grazie a chi mi leggerà.
non so se sia opportuno disturbare dei professionisti per qualcosa che forse è soltanto una mia paranoia. Non so più dove sbattere la testa.
Sono una ragazza di 20 anni al secondo anno di Lingue. Studentessa lavoratrice, mi mantengo completamente e non gravo sulla famiglia. Sto male perché la mia personalità da circa un anno, cioè da quando ho iniziato a lavorare, è cambiata completamente. Fino al primo anno di università ero la classica brava, mi impegnavo tantissimo e facevo anche parecchie ore di studio per riuscire nel mio obiettivo. Da mesi ormai non ci riesco più. Faccio gli esami, ma con grande ansia e fatica. Non riesco a studiare, a concentrarmi. Sono sempre stanca, quando torno dal lavoro ho solo voglia di dormire, e invece no, appunti e libri mi aspettano. Stavo facendo una dieta (seria, e sana) che stava portando anche a un cambiamento psicologico ma in questa sessione d'esami ho dovuto sospendere perché non ce la facevo psicologicamente. Devo anche aiutare la mia famiglia, mio padre è stato appena operato e io devo esserci. Ho un solo giorno libero a settimana e di sabato e domenica lavoro anche per 12 ore. Sono di recente uscita dal tunnel degli psicofarmaci, da sola. Prescritti da un medico che anziché ascoltarmi mi imbottiva di medicine e non mi faceva parlare. Sono stanca. Stufa.
Voglio lavorare. Ho voglia di impegnarmi, vivere, ma di libri, basta!! Mi sento una fallita per la mia media del 25. Vorrei che la mia famiglia avesse motivi per essere orgogliosa di me. Si aspettano tutti grandi cose, in realtà non riesco a fare nulla. Martedì ho un esame grosso e inizio a prepararlo ora. Quindi cado nel panico. Non dormo bene, ho problemi di mal di testa e di digestione. Il ciclo viene e non viene. Vorrei tanto finire di studiare, la cosa strana è che adoro ciò che faccio, sono i libri a darmi la nausea! Sento sempre il dovere di non essere inferiore ai miei compagni bravi, non lo faccio tanto per me, ma per compiacere gli altri! Soffro anche per la mancanza di amore nella mia vita. Conduco un'esistenza abbastanza vuota. Sono anche reduce da una storia straziante nella quale io, innamoratissima, sono stata usata e illusa. Anche quella, l'ho superata. O meglio, ho inghiottito il boccone. Sono molto ansiosa e tendo a voler controllare tutto, senza riuscirci.
Dove sono finita? Dov'è la ragazza volitiva e testarda, pronta al sacrificio? Ora c'è solo un'ameba stanca, con tanta voglia di scoprire e vivere ma soffocata dal peso del dovere degli esami. Sento il bisogno di vivere mentre lo studio per me è soltanto noia, peso, dovere. Mi fa stare male. Pur con la scadenza imminente non ce la faccio. E ho paura per il mio futuro.
Perdonate la prolissità. Grazie a chi mi leggerà.
[#1]
Gentile ragazza,
ritengo che dovresti fare un po' d'ordine e fermarti un attimo.
E' ovvio che tu sia stanca, se continui a fare tantissime cose e a girare come una trottola, ma non mi pare sia una vita sana.
Ed è una logica conseguenza stancarsi dello studio, anzichè appassionarsi a ciò che fai.
Hai scelto tu la facoltà?
E' vero che lavorare ed essere autonomi e indipendenti è piacevole e dà anche un certo potere, ma -in virtù del percorso di studi- è davvero indispensabile per te o potresti farne a meno?
Parli di problemi alimentari e dieta: ti è stata prescritta da un medico?
Come ti vedi? Ti piaci?
Questa crisi è legata secondo te all'interruzione della terapia farmacologica?
Non hai pensato di domandare un altro parere al medico?
Hai mai pensato di vedere tutti questi problemi e di risolverli in una psicoterapia?
Mi pare che alcuni aspetti psicologici siano anche tipici dei disturbi alimentari...
Leggi qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html
Saluti,
ritengo che dovresti fare un po' d'ordine e fermarti un attimo.
E' ovvio che tu sia stanca, se continui a fare tantissime cose e a girare come una trottola, ma non mi pare sia una vita sana.
Ed è una logica conseguenza stancarsi dello studio, anzichè appassionarsi a ciò che fai.
Hai scelto tu la facoltà?
E' vero che lavorare ed essere autonomi e indipendenti è piacevole e dà anche un certo potere, ma -in virtù del percorso di studi- è davvero indispensabile per te o potresti farne a meno?
Parli di problemi alimentari e dieta: ti è stata prescritta da un medico?
Come ti vedi? Ti piaci?
Questa crisi è legata secondo te all'interruzione della terapia farmacologica?
Non hai pensato di domandare un altro parere al medico?
Hai mai pensato di vedere tutti questi problemi e di risolverli in una psicoterapia?
Mi pare che alcuni aspetti psicologici siano anche tipici dei disturbi alimentari...
Leggi qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa,
grazie per la sua risposta!
In effetti l'alimentazione ha svolto un ruolo centrale nella mia esistenza fino ad ora. Ho sempre mangiato per consolarmi, per coccolarmi, perché mi sono sempre sentita messa in disparte, poco importante rispetto ai grandi problemi pratici della famiglia. Abbuffarmi era, a volte è, una consolazione. Per questo sono arrivata a livelli insopportabili, così con il medico ho optato per uno stile di vita equilibrato, fatto di 5 pasti al giorno, sani, ponderati, camminate e piscina. Fino a qualche settimana fa stavo benissimo, perdevo peso lentamente, mi muovevo, seguivo i corsi, ero felice. Ora però con gli esami... il senso di fallimento e oppressione riemerge. Sento di non essere in grado di farlo, non mi sento all'altezza. Mi capita molto spesso anche sul lavoro di avere ansia prima di fare qualcosa.
Non penso che questo stato sia legato alla mancata assunzione del farmaco, anche se ammetto che a volte mi capita, nei momenti di crisi acuta, di cercarlo e pensarci. Poi evito, perché so quanto male mi abbia fatto.
Come mi vedo? Uno schifo, mi passi il termine. Fisicamente non ne parliamo. Ho sempre vissuto la mia fisicità imponente come un grande limite, ma ormai il mio corpo non mi fa più tanto male come durante l'adolescenza. Ciò che più odio di me è la mia personalità, la mia incapacità di fare tutto bene come invece riescono a fare gli altri. Odio essere sempre quella inferiore! Odio non poter rendere fieri i miei.
Purtroppo non posso smettere di lavorare. Ho rinunciato a un erasmus perché non me lo potevo permettere, se non lavoro non studio. Fino ad ora non ho nemmeno pagato tasse per le borse di studio, ma se non lavorassi dovrei tornare a fare la pendolare con 4 ore di treno al giorno. Inoltre con il mio lavoro aiuto la mia famiglia, cosa più importante.
Sì, ho scelto io il mio corso. In realtà volevo fare interpretariato, ma essendo a numero chiuso e non avendo superato il test per un paio di punti ho optato per lingue, con la ferma intenzione di specializzarmi poi come interprete. Adoro ciò che faccio e non lo cambierei. Faccio progetti per la magistrale, sogno... ma nel presente, non riesco a concretizzare.
La gente mi domanda "ma come fai?". A me sembra di sbagliare tutto. I miei mi vedono come una lagnona, gran lavoratori sono abituati a pensare che bisogna lavorare senza lamentarsi. Perciò non riesco bene a capire se sono io una lagna o se ho almeno il diritto di sentirmi stanca di tutto...
grazie per la sua risposta!
In effetti l'alimentazione ha svolto un ruolo centrale nella mia esistenza fino ad ora. Ho sempre mangiato per consolarmi, per coccolarmi, perché mi sono sempre sentita messa in disparte, poco importante rispetto ai grandi problemi pratici della famiglia. Abbuffarmi era, a volte è, una consolazione. Per questo sono arrivata a livelli insopportabili, così con il medico ho optato per uno stile di vita equilibrato, fatto di 5 pasti al giorno, sani, ponderati, camminate e piscina. Fino a qualche settimana fa stavo benissimo, perdevo peso lentamente, mi muovevo, seguivo i corsi, ero felice. Ora però con gli esami... il senso di fallimento e oppressione riemerge. Sento di non essere in grado di farlo, non mi sento all'altezza. Mi capita molto spesso anche sul lavoro di avere ansia prima di fare qualcosa.
Non penso che questo stato sia legato alla mancata assunzione del farmaco, anche se ammetto che a volte mi capita, nei momenti di crisi acuta, di cercarlo e pensarci. Poi evito, perché so quanto male mi abbia fatto.
Come mi vedo? Uno schifo, mi passi il termine. Fisicamente non ne parliamo. Ho sempre vissuto la mia fisicità imponente come un grande limite, ma ormai il mio corpo non mi fa più tanto male come durante l'adolescenza. Ciò che più odio di me è la mia personalità, la mia incapacità di fare tutto bene come invece riescono a fare gli altri. Odio essere sempre quella inferiore! Odio non poter rendere fieri i miei.
Purtroppo non posso smettere di lavorare. Ho rinunciato a un erasmus perché non me lo potevo permettere, se non lavoro non studio. Fino ad ora non ho nemmeno pagato tasse per le borse di studio, ma se non lavorassi dovrei tornare a fare la pendolare con 4 ore di treno al giorno. Inoltre con il mio lavoro aiuto la mia famiglia, cosa più importante.
Sì, ho scelto io il mio corso. In realtà volevo fare interpretariato, ma essendo a numero chiuso e non avendo superato il test per un paio di punti ho optato per lingue, con la ferma intenzione di specializzarmi poi come interprete. Adoro ciò che faccio e non lo cambierei. Faccio progetti per la magistrale, sogno... ma nel presente, non riesco a concretizzare.
La gente mi domanda "ma come fai?". A me sembra di sbagliare tutto. I miei mi vedono come una lagnona, gran lavoratori sono abituati a pensare che bisogna lavorare senza lamentarsi. Perciò non riesco bene a capire se sono io una lagna o se ho almeno il diritto di sentirmi stanca di tutto...
[#3]
Utente
Altra cosa, ultimamente piango spessissimo. Fatico proprio a trattenermi, e poi mi sento un po' meglio.
Ho fatto un sacco di analisi per via del ciclo, ma è tutto in ordine. A breve la ginecologa mi prescriverà la pillola per regolarizzarlo, ma non ci sono problemi ormonali.
La mia pelle è diventata brutta, sono pallida, ho tante imperfezioni. Perdo ciocche di capelli, sogno quasi ogni notte di essere incinta o di partorire!
chissà cosa sta accadendo in me...
Ho fatto un sacco di analisi per via del ciclo, ma è tutto in ordine. A breve la ginecologa mi prescriverà la pillola per regolarizzarlo, ma non ci sono problemi ormonali.
La mia pelle è diventata brutta, sono pallida, ho tante imperfezioni. Perdo ciocche di capelli, sogno quasi ogni notte di essere incinta o di partorire!
chissà cosa sta accadendo in me...
[#4]
Gentile ragazza,
leggendo quelli che scrivi c'è l'impressione che al centro del tuo mondo ci siano gli altri con il loro giudizio.
Scrivi: " I miei mi vedono come una lagnona, gran lavoratori sono abituati a pensare che bisogna lavorare senza lamentarsi. Perciò non riesco bene a capire se sono io una lagna o se ho almeno il diritto di sentirmi stanca di tutto..."
E questa sembra la tipica confusione di chi si lascia definire dagli altri, dall'esterno. Ma TU non credi di avere il diritto di sentirti anche stanca?
La prima impressione, e infatti te l'ho rimandato sopra, che avevo avuto leggendo il tuo primo post era proprio quella di una ragazza che non si ferma mai! E mi pare che sia legittimo sentirsi stanche, riposando (?) solo un giorno alla settimana.
Inoltre lavorare e studiare è una bella impresa!
Va bene che il tuo modello genitoriale è quello di grandi lavoratori, ma la tua visione (o la visione di tutta la famiglia) non sarà un po' troppo rigida?
Infine il problema alimentare va trattato e non sottovalutato.
Il cibo è vita ed è anche un piacere, ma non dovrebbe servirti per consolarti. Ecco che qui puoi apprendere altre strategie, decisamente più funzionali.
L'approccio cognitivo-comportamentale prevede di intercettare le emozioni e i pensieri che aprono le porte a questi comportamenti alimentari disfunzionali attraverso l'utilizzo dei diari e dell'auto-osservazione: se tu ti rivolgessi ad un terapeuta di persona tutto ciò potrebbe esserti insegnato con la finalità di imparare a gestire meglio i tuoi stati emotivi.
Ciò non toglie che mi pare "oggettivamente" pesante il carico di lavoro e studio che hai.
Per quanto riguarda lo studio e il metodo che stai utilizzando, è probabile che tu debba modificare qualcosa: iniziare a studiare una settimana prima dell'esame certamente fa sentire ansiosi.
Pensaci!
Saluti,
leggendo quelli che scrivi c'è l'impressione che al centro del tuo mondo ci siano gli altri con il loro giudizio.
Scrivi: " I miei mi vedono come una lagnona, gran lavoratori sono abituati a pensare che bisogna lavorare senza lamentarsi. Perciò non riesco bene a capire se sono io una lagna o se ho almeno il diritto di sentirmi stanca di tutto..."
E questa sembra la tipica confusione di chi si lascia definire dagli altri, dall'esterno. Ma TU non credi di avere il diritto di sentirti anche stanca?
La prima impressione, e infatti te l'ho rimandato sopra, che avevo avuto leggendo il tuo primo post era proprio quella di una ragazza che non si ferma mai! E mi pare che sia legittimo sentirsi stanche, riposando (?) solo un giorno alla settimana.
Inoltre lavorare e studiare è una bella impresa!
Va bene che il tuo modello genitoriale è quello di grandi lavoratori, ma la tua visione (o la visione di tutta la famiglia) non sarà un po' troppo rigida?
Infine il problema alimentare va trattato e non sottovalutato.
Il cibo è vita ed è anche un piacere, ma non dovrebbe servirti per consolarti. Ecco che qui puoi apprendere altre strategie, decisamente più funzionali.
L'approccio cognitivo-comportamentale prevede di intercettare le emozioni e i pensieri che aprono le porte a questi comportamenti alimentari disfunzionali attraverso l'utilizzo dei diari e dell'auto-osservazione: se tu ti rivolgessi ad un terapeuta di persona tutto ciò potrebbe esserti insegnato con la finalità di imparare a gestire meglio i tuoi stati emotivi.
Ciò non toglie che mi pare "oggettivamente" pesante il carico di lavoro e studio che hai.
Per quanto riguarda lo studio e il metodo che stai utilizzando, è probabile che tu debba modificare qualcosa: iniziare a studiare una settimana prima dell'esame certamente fa sentire ansiosi.
Pensaci!
Saluti,
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.6k visite dal 29/05/2013.
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