La situazione si è ulteriormente aggravata quando mi sono recato
Salve, vorrei chiedere consulto riguardo un problema che ho ormai da mesi.. All'inizio di quest'anno, precisamente a capodanno ho sofferto di una fortissima colite (dopo un abbondante pranzo mi sono dilettato a giocare con la wii). Questo episodio mi ha segnato molto poiché poche volte sono stato così male e soprattutto raramente ho rimesso in così grandi quantità e per così tanto tempo.. Da quel momento ho iniziato ad avere paura del cibo , in particolare a mangiare fuori casa.. La situazione si è ulteriormente aggravata quando mi sono recato a Roma per un esame e ho avuto attacchi d'ansia (credo trattisi di agorafobia) mentre attendevo in piedi da tre ore e circondato da gente ovunque prima di svolgere il test. Attualmente non riesco a mangiare fuori casa, sono terrorizzato, avverto nausea appena tocco cibo o sento odore di cibo.. Cosa mi consigliereste...?
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Gentile Utente,
secondo il modello cognitivo-comportamentale, è possibile che Lei abbia appreso e memorizzato quell'esperienza per Lei molto spiacevole e sgradevole e che ora faccia di tutto per evitare di potersi ritrovare nelle stesse condizioni: ecco che è meglio, dal Suo punto di vista, non mangiare fuori casa, dove non sarebbe in una zona di comfort in caso di disagio...
Cosa fare? Si rivolga ad uno psicologo psicoterapeuta, è possibile desensibilizzare questa fobia anche in tempi brevi.
Saluti,
secondo il modello cognitivo-comportamentale, è possibile che Lei abbia appreso e memorizzato quell'esperienza per Lei molto spiacevole e sgradevole e che ora faccia di tutto per evitare di potersi ritrovare nelle stesse condizioni: ecco che è meglio, dal Suo punto di vista, non mangiare fuori casa, dove non sarebbe in una zona di comfort in caso di disagio...
Cosa fare? Si rivolga ad uno psicologo psicoterapeuta, è possibile desensibilizzare questa fobia anche in tempi brevi.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>La ringrazio per la gentile risposta, mi permetto di chiederle, il problema dunque non è grave?
Gentile utente, in accordo con l'ipotesi formulata dalla dr.ssa Pileci sposterei la questione da "grave/non grave". Una situazione o un evento può magari non essere "grave" per alcune persone (di solito, per chi non li vive!), ma magari avere ripercussioni sul benessere e sulla qualità di vita della persona.
Secondo un'ottica cognitivo-comportamentale, potrebbe essere importante valutare accuratamente cosa sta facendo lei per "rinfocolare" il problema: ad esempio, gli evitamenti, le precauzioni e tutti i comportamenti che potrebbe mettere in atto per "salvaguardarsi" dalla possibilità di star male fuori casa.
Questi comportamenti (che possono essere considerati dei tentativi di "evitamento" sia delle situazioni concrete che dell'ansia anticipatoria ad esse connessa) potrebbero in realtà mantenere vive in lei le convinzioni di pericolosità ed insopportabilità dell'evento temuto.
In altre parole, finchè non si esporrà non scoprirà se quello che lei teme sia così terribile e probabile come se lo dipinge per ora.
Non posso che associarmi all'invito di effettuare una valutazione accurata, per decidere se affidarsi o meno ad un terapeuta. Ci sono molti orientamenti che affrontano le tematiche dell'evitamento in modo molto diretto. Io le ho illustrato un punto di vista, quello cognitivo-comportamentale, ma ce ne sono anche altri. Le allego un paio di link che potrebbero essere di suo interesse:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Cordialmente
Gentile utente, in accordo con l'ipotesi formulata dalla dr.ssa Pileci sposterei la questione da "grave/non grave". Una situazione o un evento può magari non essere "grave" per alcune persone (di solito, per chi non li vive!), ma magari avere ripercussioni sul benessere e sulla qualità di vita della persona.
Secondo un'ottica cognitivo-comportamentale, potrebbe essere importante valutare accuratamente cosa sta facendo lei per "rinfocolare" il problema: ad esempio, gli evitamenti, le precauzioni e tutti i comportamenti che potrebbe mettere in atto per "salvaguardarsi" dalla possibilità di star male fuori casa.
Questi comportamenti (che possono essere considerati dei tentativi di "evitamento" sia delle situazioni concrete che dell'ansia anticipatoria ad esse connessa) potrebbero in realtà mantenere vive in lei le convinzioni di pericolosità ed insopportabilità dell'evento temuto.
In altre parole, finchè non si esporrà non scoprirà se quello che lei teme sia così terribile e probabile come se lo dipinge per ora.
Non posso che associarmi all'invito di effettuare una valutazione accurata, per decidere se affidarsi o meno ad un terapeuta. Ci sono molti orientamenti che affrontano le tematiche dell'evitamento in modo molto diretto. Io le ho illustrato un punto di vista, quello cognitivo-comportamentale, ma ce ne sono anche altri. Le allego un paio di link che potrebbero essere di suo interesse:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.7k visite dal 28/05/2013.
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