Ossessione per il cibo
salve,
è la seconda volta che vi scrivo, la prima volta mi siete stati molto utili, ma ora in qualche modo il mio problema si è evoluto senza andarsene.
Premetto che sono in terapia da una psicanalista con cui mi trovo molto bene, ma a cui non ho fatto questa domanda (non so bene il perchè, forse perchè so che lei non mi darà consigli su come comportarmi).
Vi spiego in breve la mia situazione. Ero pochissimo sovrappeso (anzi, secondo il BMI ero ancora normopeso ma ero comunque rotondetta), ho perso circa 8 chili con una dieta sbagliatissima e diseducativa, sono riuscita comunque a mantenere il peso ed ora è quasi un anno che lo mantengo. Sono passata dal primo periodo in cui ero ossessionata dal contare le calorie, ma non avevo paura di mangiarne 1800 o comunque secondo il mio fabisogno, nè di concedermi sfizi, mantenevo però un giorno depurativo a settimana. Poi ne ho parlato con il mio psicoterapeuta del tempo che mi aveva consigliato una "dieta" per eliminare l'ossessione del cibo in cui avrei dovuto mangiare tutto ciò che volevo ma solo a colazione pranzo e cena senza mangiare mai fuori pasto. Avendo visto che avevo ripreso un chilo e mezzo ho cominciato a ricontare le calorie, mi tenevo sotto le 1200 in settimana per poi abbuffarmi fino a star male nel fine settimana. Ho deciso di uscirne, ho cominciato a mangiare senza contare le calorie e la voglia di abbuffarsi è sparita come per magia Ora però sono ricaduta nel vortice delle calorie, le conto e se supero le 1500 mi spavento e penso di aver mangiato troppo. Mi sento in colpa anche solo per un biscotto in più. La mia psicanalista di ora mi ha chiarito che non serve solo la forza di volontà per uscirne, ma bisogna capire il meccanismo che spesso è molto sottile, quello che non mi è chiaro è se io devo continuare a tentare di uscirne con le mie forze o meno.. mi spiego: quando (per esempio) mi invitano per un gelato dopo cena, devo seguire il mio istinto "restrittivo" che mi dice che non posso mangiarlo se no ingrasserò anche se senza di quello supero appena le 1200 Kcal, o devo farmi coraggio e cercare di vincere la mia ossessione, e quindi andare a prendermi sto benedetto gelato?
vorrei aggiungere che oltre al'ossesione del non ingrassare sono proprio ossessionata dal cibo, nel senso che ci penso sempre, in continuazione, da appena mi sveglio a quando vado a dormire, anche quando non ho fame, e che questa ossessione mi ha un pò tolto la passione e la voglia di vivere, infatti mi sento sempre depressa e mi sento come se l'unica cosa bella della vita fosse il cibo..
grazie in anticipo
p.s. sono alta 168 cm e peso 57 chili, non credo di aver bisogno di dimagrire anche se sesso continuo a vedermi grassa nonostante tutti mi dicano che sto benissimo
è la seconda volta che vi scrivo, la prima volta mi siete stati molto utili, ma ora in qualche modo il mio problema si è evoluto senza andarsene.
Premetto che sono in terapia da una psicanalista con cui mi trovo molto bene, ma a cui non ho fatto questa domanda (non so bene il perchè, forse perchè so che lei non mi darà consigli su come comportarmi).
Vi spiego in breve la mia situazione. Ero pochissimo sovrappeso (anzi, secondo il BMI ero ancora normopeso ma ero comunque rotondetta), ho perso circa 8 chili con una dieta sbagliatissima e diseducativa, sono riuscita comunque a mantenere il peso ed ora è quasi un anno che lo mantengo. Sono passata dal primo periodo in cui ero ossessionata dal contare le calorie, ma non avevo paura di mangiarne 1800 o comunque secondo il mio fabisogno, nè di concedermi sfizi, mantenevo però un giorno depurativo a settimana. Poi ne ho parlato con il mio psicoterapeuta del tempo che mi aveva consigliato una "dieta" per eliminare l'ossessione del cibo in cui avrei dovuto mangiare tutto ciò che volevo ma solo a colazione pranzo e cena senza mangiare mai fuori pasto. Avendo visto che avevo ripreso un chilo e mezzo ho cominciato a ricontare le calorie, mi tenevo sotto le 1200 in settimana per poi abbuffarmi fino a star male nel fine settimana. Ho deciso di uscirne, ho cominciato a mangiare senza contare le calorie e la voglia di abbuffarsi è sparita come per magia Ora però sono ricaduta nel vortice delle calorie, le conto e se supero le 1500 mi spavento e penso di aver mangiato troppo. Mi sento in colpa anche solo per un biscotto in più. La mia psicanalista di ora mi ha chiarito che non serve solo la forza di volontà per uscirne, ma bisogna capire il meccanismo che spesso è molto sottile, quello che non mi è chiaro è se io devo continuare a tentare di uscirne con le mie forze o meno.. mi spiego: quando (per esempio) mi invitano per un gelato dopo cena, devo seguire il mio istinto "restrittivo" che mi dice che non posso mangiarlo se no ingrasserò anche se senza di quello supero appena le 1200 Kcal, o devo farmi coraggio e cercare di vincere la mia ossessione, e quindi andare a prendermi sto benedetto gelato?
vorrei aggiungere che oltre al'ossesione del non ingrassare sono proprio ossessionata dal cibo, nel senso che ci penso sempre, in continuazione, da appena mi sveglio a quando vado a dormire, anche quando non ho fame, e che questa ossessione mi ha un pò tolto la passione e la voglia di vivere, infatti mi sento sempre depressa e mi sento come se l'unica cosa bella della vita fosse il cibo..
grazie in anticipo
p.s. sono alta 168 cm e peso 57 chili, non credo di aver bisogno di dimagrire anche se sesso continuo a vedermi grassa nonostante tutti mi dicano che sto benissimo
[#1]
Gentile Ragazza,
Come ha giustamente detto la sua analista, non è contando o meno le calorie, che verrà fuori dal vortice ossessivo e dannoso per la sua psiche/ soma, ma comprendendo mediante il lavoro psicologico, i meccanismi che stanno alla base del processo mentale.
Da quant tempo è in trapia, ci ha scritto in febbraio?
Forse è troppo posto per vedere i primi risultati, rivolga alla sua terapeuta le sue perplessità
Come ha giustamente detto la sua analista, non è contando o meno le calorie, che verrà fuori dal vortice ossessivo e dannoso per la sua psiche/ soma, ma comprendendo mediante il lavoro psicologico, i meccanismi che stanno alla base del processo mentale.
Da quant tempo è in trapia, ci ha scritto in febbraio?
Forse è troppo posto per vedere i primi risultati, rivolga alla sua terapeuta le sue perplessità
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Cara Sara,
mi sembra di capire che, rispetto all'ultima volta che ci ha scritto, abbia cambiato il suo curante visto che prima parlava di una terapia breve strategica iniziata per altri motivi ed ora parla di una psicoanalista. E' così?
Da quanto tempo segue questa nuova terapia?
Credo sia un po' presto per poter vedere dei cambiamenti significativi. Si dia il tempo per comprendere i meccanismi di cui, giustamente, parla la sua psicoterapeuta ed eviti di pensare al conteggio o meno delle calorie.
Non è in questo modo che troverà la soluzione al suo problema.
Un caro saluto
mi sembra di capire che, rispetto all'ultima volta che ci ha scritto, abbia cambiato il suo curante visto che prima parlava di una terapia breve strategica iniziata per altri motivi ed ora parla di una psicoanalista. E' così?
Da quanto tempo segue questa nuova terapia?
Credo sia un po' presto per poter vedere dei cambiamenti significativi. Si dia il tempo per comprendere i meccanismi di cui, giustamente, parla la sua psicoterapeuta ed eviti di pensare al conteggio o meno delle calorie.
Non è in questo modo che troverà la soluzione al suo problema.
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
[#3]
gentile ragazza ha già letto questo?
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1121-cibo-e-ossessione-quando-la-malattia-sta-nella-dieta.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1121-cibo-e-ossessione-quando-la-malattia-sta-nella-dieta.html
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#4]
Utente
allora..
innanzitutto grazie davvero per le risposte.. sì, prima seguivo una terapia di tipo strategico, ma mi sono resa conto che non mi avrebbe portato a molto (almeno per come la vedo io) curare i sintomi, ma che fosse più importante trovare le cause del mio "disturbo".. con la nuova psicanalista mi trovo benissimo, e credo che il suo e mio obiettivo sia quello di farmi costruire un'immagine di me più articolata e limpida, libera dai giudizi negativi che credo di vedere ovunque forse a causa anche del fatto che i miei genitori non mi hanno aiutato in tenera età a costruire un'immagine di me serena e positiva..
in ogni caso ho letto l'articolo che mi avete segnalato, ed è ciò che pensavo di avere capito infatti, che non bisogna sfidarsi con la forza di volontà e pensare così di abbattere il disturbo.. però certe volte il cibo e il pensiero di esso e di non ingrassare limitano anche le mie occasioni sociali, cosa che mi ha portato ad essere spesso depressa, ansiosa e a restare "isolata" dal mondo esterno, pur trovando questa condizione insopportabile. Quindi a volte penso possa essere meglio sforzarmi un minimo e "andare a prendere il gelato" (lo uso come metafora per far capire la situazione).. l'unica volta che ho deciso di non cedere alle mie ansie e di lasciarmi andare allo sfizio dopo cena (pur avendo controllato più e più volte le calorie assunte ed essermi accertata di essere poco oltre le 1200 e quindi aver deciso di potermi concedere un piccolo dolce) poi mi sono sentita bene, non dico appagata però un minimo soddisfatta, di me stessa e della serata passata in compagnia (e per una volta non ero soddisfatta di me stessa per essere stata a dieta ma per non esserci stata!) quindi mi sono chiesta se non serve proprio a niente o se sento che comunque ogni tanto sforzarmi di "essere normale" possa servirmi.. anche solo per autostima o autoconvinzione.. perchè davvero dopo mi sono sentita meglio che se non l'avessi fatto, più libera..
per rispondere all'altra domanda, sono in terapia da circa due mesi e mezzo, e già ho notato dei miglioramenti sostanziali.. nel senso che non ho più voglia di abbuffarmi, e se un giorno mangio qualcosa in più del solito il giorno dopo non corro più ai ripari privandomi di tutto e facendo un simil-digiuno.. anche se poi il problema persiste in altri modi e sintomi..
grazie!
innanzitutto grazie davvero per le risposte.. sì, prima seguivo una terapia di tipo strategico, ma mi sono resa conto che non mi avrebbe portato a molto (almeno per come la vedo io) curare i sintomi, ma che fosse più importante trovare le cause del mio "disturbo".. con la nuova psicanalista mi trovo benissimo, e credo che il suo e mio obiettivo sia quello di farmi costruire un'immagine di me più articolata e limpida, libera dai giudizi negativi che credo di vedere ovunque forse a causa anche del fatto che i miei genitori non mi hanno aiutato in tenera età a costruire un'immagine di me serena e positiva..
in ogni caso ho letto l'articolo che mi avete segnalato, ed è ciò che pensavo di avere capito infatti, che non bisogna sfidarsi con la forza di volontà e pensare così di abbattere il disturbo.. però certe volte il cibo e il pensiero di esso e di non ingrassare limitano anche le mie occasioni sociali, cosa che mi ha portato ad essere spesso depressa, ansiosa e a restare "isolata" dal mondo esterno, pur trovando questa condizione insopportabile. Quindi a volte penso possa essere meglio sforzarmi un minimo e "andare a prendere il gelato" (lo uso come metafora per far capire la situazione).. l'unica volta che ho deciso di non cedere alle mie ansie e di lasciarmi andare allo sfizio dopo cena (pur avendo controllato più e più volte le calorie assunte ed essermi accertata di essere poco oltre le 1200 e quindi aver deciso di potermi concedere un piccolo dolce) poi mi sono sentita bene, non dico appagata però un minimo soddisfatta, di me stessa e della serata passata in compagnia (e per una volta non ero soddisfatta di me stessa per essere stata a dieta ma per non esserci stata!) quindi mi sono chiesta se non serve proprio a niente o se sento che comunque ogni tanto sforzarmi di "essere normale" possa servirmi.. anche solo per autostima o autoconvinzione.. perchè davvero dopo mi sono sentita meglio che se non l'avessi fatto, più libera..
per rispondere all'altra domanda, sono in terapia da circa due mesi e mezzo, e già ho notato dei miglioramenti sostanziali.. nel senso che non ho più voglia di abbuffarmi, e se un giorno mangio qualcosa in più del solito il giorno dopo non corro più ai ripari privandomi di tutto e facendo un simil-digiuno.. anche se poi il problema persiste in altri modi e sintomi..
grazie!
[#5]
Cara ragazza,
<< l'unica volta che ho deciso di non cedere alle mie ansie e di lasciarmi andare allo sfizio dopo cena (pur avendo controllato più e più volte le calorie assunte ed essermi accertata di essere poco oltre le 1200 e quindi aver deciso di potermi concedere un piccolo dolce) poi mi sono sentita bene, non dico appagata però un minimo soddisfatta, di me stessa e della serata passata in compagnia>>
questo episodio dovrebbe rispondere ai suoi dubbi riguardo alla metafora del gelato.
Sperimentare nuove sensazioni legate alla soddisfazione personale e relazionale offerte da una serata senza troppi pensieri legati alle calorie può, come ha visto, essere funzionale e rinforzare positivamente un comportamento che, nel tempo, potrebbe divenire automatico.
Se dopo soli due mesi e mezzo sente già dei sostanziali miglioramenti, la cura sembra dare i suoi benefici e credo, quindi, che la strada intrapresa sia quella giusta.
Continui a cercare di volersi bene, ricercando le sensazioni di benessere che racconta relativamente al suo sfizio di quella serata e si affidi alla sua psicoterapeuta, anche se non le darà il consiglio che si aspetta. Non rientra nei suoi compiti "darle consigli" in modo diretto anche se, visto che la terapia sta funzionando, sono certo che i consigli giusti si stanno facendo strada dentro di sé in modo autonomo.
Un caro saluto
<< l'unica volta che ho deciso di non cedere alle mie ansie e di lasciarmi andare allo sfizio dopo cena (pur avendo controllato più e più volte le calorie assunte ed essermi accertata di essere poco oltre le 1200 e quindi aver deciso di potermi concedere un piccolo dolce) poi mi sono sentita bene, non dico appagata però un minimo soddisfatta, di me stessa e della serata passata in compagnia>>
questo episodio dovrebbe rispondere ai suoi dubbi riguardo alla metafora del gelato.
Sperimentare nuove sensazioni legate alla soddisfazione personale e relazionale offerte da una serata senza troppi pensieri legati alle calorie può, come ha visto, essere funzionale e rinforzare positivamente un comportamento che, nel tempo, potrebbe divenire automatico.
Se dopo soli due mesi e mezzo sente già dei sostanziali miglioramenti, la cura sembra dare i suoi benefici e credo, quindi, che la strada intrapresa sia quella giusta.
Continui a cercare di volersi bene, ricercando le sensazioni di benessere che racconta relativamente al suo sfizio di quella serata e si affidi alla sua psicoterapeuta, anche se non le darà il consiglio che si aspetta. Non rientra nei suoi compiti "darle consigli" in modo diretto anche se, visto che la terapia sta funzionando, sono certo che i consigli giusti si stanno facendo strada dentro di sé in modo autonomo.
Un caro saluto
[#6]
Due mesi , come già detto dal Collega, sono davvero pochi per avvertire i primi cambiamenti sostanziali.
Prosegua con fiducia e pazienza, i cambiamenti non tarderanno ad arrivare e, soprattutto a stabilizzarsi, facendole recuperare qualità di vita .
Prosegua con fiducia e pazienza, i cambiamenti non tarderanno ad arrivare e, soprattutto a stabilizzarsi, facendole recuperare qualità di vita .
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 12.4k visite dal 21/05/2013.
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