Stress lavorativo

Buongiorno,
da un anno lavoro in un posto di lavoro in cui mi sento molto stressato. Dato che i manager trascurano l'aspetto organizzativo e nelle assunzioni tendono a risparmiare sulle teste assoldando persone "acerbe", ne risulta un ufficio in cui sono caricati di lavoro solo i pochi che, per senso del dovere (come nel mio caso), o per altri motivi (es. arrivismo), dimostrano abilità, esperienza e/o volontà sufficiente da portare, in qualche modo, a termine i loro compiti (preciso che è una società di servizi e finire il lavoro significa soddisfare il cliente e quindi poter fare fattura. Peraltro si lavora a scadenze continue). Le persone "responsabilizzate" non possono mai prendere ferie: anche se formalmente veniamo invitati a farlo, di fatto abbiamo sempre delle scadenze a cui, senza organizzazione, dobbiamo provvedere in prima persona. Quindi, sento un macigno sulle spalle e davanti una lunga strada da percorrere senza mai una sosta. In più, a capo abbiamo una persona dai modi aggressivi, irascibile, nervosa e che MAI rende giustizia al nostro impegno e ai nostri risultati, nonostante non perda l'occasione di rimproverarci pubblicamente in presenza di errori. A questo si aggiungono rapporti con i "pari" spesso problematici. Da un lato perchè il terreno in cui crescono i rapporti fra colleghi è di per sé malato (iniquità del carico a parità di stipendio - basso -, stanchezza da troppo lavoro, ritmi incalzanti, ecc..), il che comporta che tutti si vomitano l'uno addosso l'altro le proprie lamentele tutto il giorno. D'altro canto, nell'ufficio ci sono personalità che io reputo "difficili" (una su tutte, una 50enne che interpreta la realtà con la lente della sua frustrazione, vivendo così di paranoie sul conto di alcuni colleghi (tra cui il sottoscritto), in virtù di cui perpetra ogni giorno delle vere e proprie crociate di ostracimo). Poi, fa da corollario a tutto questo il fatto che io mi reputi un pesce fuor d'acqua in quell'ufficio. Trovo che abbiano tutti una mentalità un po' ristretta e, a dire il vero, li trovo tutti un po' ignorantelli. Non riesco mai a rapportarmici con soddisfazione (salvo rari momenti, condivisi per lo più con una persona). Corollario a tutto ciò delle forti insoddisfazioni di fondo: non essere stato in grado di intraprendere una professione più attinente con quello che sono e vivere ancora a casa in famiglia. Lo stipendio è quello che è, ed aiuti la mia famiglia non può darmene. Questo si allaccia alla mia situazione sentimentale, o meglio non situazione, perchè fintanto che vivo a casa in famiglia, continuo a sentirmi un "mezzo uomo" e non propormi neanche in "amore" perchè, di fondo, mi vergono di me stesso.
Il problema è che comincio a temere per la mia salute mentale. Per il momento reggo, ma vedo la situazione molto grigia e senza via d'uscita. Dormo poco e male.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> fintanto che vivo a casa in famiglia, continuo a sentirmi un "mezzo uomo" e non propormi neanche in "amore" perchè, di fondo, mi vergono di me stesso
>>>

Facendo così rischia di mettere il carro avanti i buoi e di sbagliare completamente priorità. E' proprio quando un uomo ha un amore importante da portare avanti, che può sentire la spinta a uscire da sotto l'ala protettiva della famiglia.

Quanto al suo ambiente lavorativo sembra che non ci siano tanto persone responsabilizzate, ma persone che si autoresponsabilizzano, si sovraccaricano per senso del dovere e, in ultima analisi, diventano artefici del proprio destino ristretto e sottomesso. D'accordo la difficoltà, d'accordo la necessità di portare a casa uno stipendio, d'accordo il momento delicato e incerto che la nostra società sta attraversando, ma decidere di rimanere e vivere in un ambiente lavorativo subottimale è pur sempre frutto di una scelta.

Sostanzialmente lei ha due scelte: ho si cerca un altro lavoro, oppure fa i cambiamenti necessari che la mettano in condizione di non stressarsi più di tanto nel lavoro attuale. Lo stress è sempre una combinazione di fattori esterni e interni. Si può agire sugli uni o sugli altri per cambiare le cose.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Per il momento reggo, ma vedo la situazione molto grigia e senza via d'uscita. "

Probabilmente reggere questa situazione e resistere in tali circostanze hanno a che vedere con la scarsa possibilità di vedere altre soluzioni.
Lei non riesce a vedere via d'uscita...
Ma se provasse a pensare a quali altre scelte potrebbe attuare nella Sua vita, che cosa vedrebbe?
Fare un elenco di altre possibilità, magari dapprima elencando tutte le idee che ha in mente, e poi eliminando gradualmente quelle irrealizzabili o meno convenienti per Lei, potrebbe aiutarLa a capire che esistono altre opzioni che potrebbe mettere in atto.

Infine, se Lei aspetta che ci siano le condizioni ottimali per farsi avanti con una donna, potrebbe rischiare di dover attendere ancora a lungo.
Quindi comprendendo che per un uomo sapere di poter provvedere e proteggere la propria donna sono condizioni molto importanti, non crede che ci siano alcuni punti che varrebbe la pena di rielaborare?

Io le consiglio di vedere questa problematica con l'aiuto di uno psicologo, che possa aiutarla a mettere a fuoco il problema e soprattutto le diverse possibilità di scelta e soluzione.
Tenga presente che un lavoro psicologico del genere può tranquillamente farlo anche nelle strutture pubbliche e che nella Sua città non mancano le opportunità per farlo.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Grazie innanzitutto.
"Quanto al suo ambiente lavorativo sembra che non ci siano tanto persone responsabilizzate, ma persone che si autoresponsabilizzano, si sovraccaricano per senso del dovere e, in ultima analisi, diventano artefici del proprio destino"
Vero, bisogna imparare a dire di no e a mettere dei paletti.
Però è anche vero che si tratta sempre di lavoro dipendente. C'è una disparità di fondo, che ci rende tutti (chi + chi -) ricattabili, soprattutti di questi tempi.

"oppure fa i cambiamenti necessari che la mettano in condizione di non stressarsi più" Fattori esterni; potrei pretendere dei tempi sufficienti per fare le cose senza fretta e obbligarli, così, a dare i miei lavori ad altri? Fattori interni; potrei cambiare atteggiamenti e pensieri, per vivere meglio lo stress, ma è chiaro che se ne fossi stato capace da solo, non starei così.

X dot.sa Pileci: è vero, non vedo altre soluzioni, perchè il lavoro in giro è poco e di scarsa qualità.
Per elenco di altre possibilità, lei intende possibilità esclusivamente lavorative? o possibilità di vita a 360° ? Devo dire che questo elenco lo facco nella testa in continuazione ed anche inconsciamente, ma da solo, anche qui, non trovo un'alternativa valida che mi dia la motivazione ad agire.
Forse è proprio per questo che ho bisogno di un sostegno.....
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Intendo ampliare il grado delle possibilità in genere.
In altri termini potrebbe imparare a risolvere dei problemi; sembra, con i limiti di un consulto on line, che Lei sia molto abile ad analizzare la questione, ma non altrettanto a vedere le soluzioni, nè a trovare il coraggio per implementare i piani che ha fatto e a mettere in pratica le decisioni che ha preso.
Però incepparsi sull'analisi dei problemi potrebbe anche finire per aggiungere problemi o crearne altri dove non ci sono.
Per il lavoro è vero che la situazione non è rosea, ma se Lei -pur convinto che adesso sia la soluzione migliore per Lei restare lì- non prova a guardarsi attorno, finirà per rimanere chiuso e "parcheggiato" in un ambiente che non Le piace e che non La gratifica neppure economicamente.
Stessa cosa per le donne: è sicuro che quella della sicurezza economica non sia (anche) un alibi? ^__^

Buona giornata,
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> si tratta sempre di lavoro dipendente. C'è una disparità di fondo, che ci rende tutti (chi + chi -) ricattabili, soprattutti di questi tempi
>>>

La ricattabilità non è inevitabile, dipende sempre dalla persona che si sente sotto ricatto. Se uno si lascia ricattare per paura, è la paura che lo rende ricattabile, non le circostanze.

Si può preferire avere paura e restare sotto ricatto piuttosto che cercarsi un altro lavoro, ma sempre di scelte si tratta. Gliela sto mettendo in modo duro non per contrariarla, ma per farle presente che non esistono solo le circostanze, esistiamo anche noi. E che molte, troppe persone oggi si sentono sopraffatte dalla crisi non perché sia una crisi più grave di altre (pensi ai nostri nonni e genitori nel dopoguerra), ma come alibi per giustificare una sensazione di essere in pericolo che c'era anche prima della crisi.

Pensi ad esempio che le persone forti, giudizi morali a parte, riescono a prosperare di più PROPRIO nei tempi di crisi.

>>> Fattori esterni; potrei pretendere dei tempi sufficienti per fare le cose senza fretta e obbligarli, così, a dare i miei lavori ad altri?
>>>

Se lei è convinto di valere poco e che il suo lavoro può essere svolto da chiunque altro, allora fa bene a restare sottomettesso e sentirsi sotto ricatto. Se invece sa quanto vale e riesce a rendersi conto che il suo datore di lavoro la stima per il modo in cui svolge i suoi compiti, allora può chiedere qualcosa in più. È chiaro però che se non ci prova resterà nel campo delle ipotesi e finirà per cantarsela e suonarsela da solo.

>>> Fattori interni; potrei cambiare atteggiamenti e pensieri, per vivere meglio lo stress, ma è chiaro che se ne fossi stato capace da solo, non starei così.
>>>

È chiaro anche che non può sperare di risolvere il suo problema online. Se ha bisogno di un consulto psicologico "vero" le raccomando di cercarlo presso uno psicologo di persona, magari uno psicologo del lavoro e delle organizzazioni.

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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
"potrebbe imparare a risolvere dei problemi; sembra, con i limiti di un consulto on line, che Lei sia molto abile ad analizzare la questione, ma non altrettanto a vedere le soluzioni, nè a trovare il coraggio per implementare i piani che ha fatto e a mettere in pratica le decisioni che ha preso."
beh diciamo che mi ci è voluto un anno x srotolare la matassa di problemi che ha quel posto di lavoro. In effetti, avrei potuto fermarmi a dire "beh sto posto mi fa abbastanza schifo, comincerò presto a guardarmi attorno".

E' vero tutto il resto: sono una frana nel vedere le soluzioni, perchè sempre pervaso dal pessimismo e dal "non ce la farò mai", anche perchè, ribadisco, io devo fare tutto da me.

Per l'ambito dei sentimenti, forse possono esserci altri fattori, ma so che se almeno avessi la mia indipendenza, comincerei a guardami intorno anche lì, perchè sentirei di valere di più.

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"...perchè sentirei di valere di più."

Da una parte è vero che i profondi e rapidi cambiamenti della nostra società negli ultimi hanno hanno costretto e stanno costringendo molte persone a scelte "forzate", ad esempio rimanere a vivere con i genitori più a lungo di quanto non accadesse in passato (con la conseguenza di sentirsi meno autonomi e indipendenti: tutto questo, in alcuni casi, ha delle ricadute anche sulla salute per esempio a livello relazionale e sessuale) oppure non poter comprare/affittare casa, ecc...

Tuttavia, io credo che il problema sia in un certo senso rafforzato da questa situazione e dai Suoi timori. Più Lei si sentirà "bloccato" da questa situazione, meno Le verrà voglia di osare.
E se potrebbe essere vero ritrovare ancora alcuni clichè nella nostra società, come ad esempio l'uomo che ha il compito di portare a casa lo stipendio e provvede alla propria famiglia (e di conseguenza patisce di più le condizioni lavorative), è anche vero che -ipotizzando uno scenario futuro- fin quando Lei sceglierà di restare in questa condizione, tutte queste sfaccettature di uno stesso problema rafforzeranno la situazione attuale. Il risultato sarà quello di farLa sentire a disagio e forse inadeguato.
Ma se invece Lei avesse il coraggio di cominciare a spezzare questo meccanismo, chiaramente l'equilibrio che ha trovato ora potrebbe risentirne, ma potrà avere lo sguardo più lungo sui Suoi obiettivi di domani.
In altre parole occorre mettere un po' d'ordine ed esporsi davanti a ciò che Le fa paura.

Inoltre, mi permetta una considerazione ben più importante: il valore di una persona non si misura dal lavoro che svolge o da quanti soldi ha in tasca, nè dall'automobile che guida. Il valore di una persona non si può proprio misurare.

Un cordiale saluto,
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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Vi ringrazio per il tempo speso per rispondermi e per i tanti spunti di riflessione che mi avete dato.

x Dott. Santonocito
Mi ha colpito molto la frase sulla crisi come alibi per una sensazioni di essere in pericolo preesistente. Io ho sempre e DA SEMPRE questa ansia da precarietà, come se fossero sempre in pericolo la mia vita ed il mio equilibrio (anche economico). Sono certo che sia il risultato delle ansie che mi ha inculcato mia madre sin da piccolissomo (sui soldi, soprattutto).
Sul fatto della "convinzione di valere", dico che sotto alcuni aspetti i miei lavori sono meglio fatti ed è probabilmente difficile che altri li facciano altrettanto bene. Penso, anche che col cavolo che trovano altrove uno come me!!! Ma grazie a Dio, non penso nemmeno di essere insostituibile e penso anche che spesso lavori meno scrupolosi sono più che sufficienti.

x Dott.a Pileci
Verissimo che devo spezzare questo loop mentale. Per forza, visto che così non vado da nessuna parte, ma nemmeno vedo il mio futuro. E' come se fossi immerso in una coltre di nebbia, non vedo ad un palmo da naso e non so dove andare. Non ho dimensionalità, progettualità. C'è solo l'oggi e l'affanno quotidiano per sopravvivere alle difficoltà lavorative.
La precisazione sul valore era doverosa. Fortunatamente non faccio l'equivalenza valore=beni materiali posseduti, anche perchè nel mio caso sarebbe un grossissimo problema :) Quando dicevo che sentirei di valere se avessi la mia indipendenza, intendevo che sentirei di valere perchè avrei raggiunto un traguardo per me MOLTO desiderabile.




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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Io ho sempre e DA SEMPRE questa ansia da precarietà, come se fossero sempre in pericolo la mia vita ed il mio equilibrio
>>>

Infatti, non a caso ho usato quelle parole. Molte persone che riportano lamentele riguardo all'ambiente lavorativo, sentendosene ricattate, sono pervase da un'ideazione che quando non è persecutoria è di precarietà e pericolo. Quando si riesce a mitigare quella, le altre preoccupazioni si attenuano per conseguenza.