Incapacità di vivere senza mia madre

Gentili dottori, vi seguo spesso ed era da tempo che avrei voluto porvi un quesito.
Ho 28 anni, laureata col massimo dei voti, sto facendo la pratica forense con buoni risultati, sono fidanzata da dieci anni, con un ragazzo che amo e che mi ama tanto. Il mio problema è non riuscire a vivere senza mia madre.
Lei è sempre stata una donna presente nella mia vita, mi ha sempre sostenuto, compreso, è la mia colonna portante. Poi, 7 anni fa ha cominciato a soffrire di depressione con una manifestazione psicotica (aveva paura della polvere da costruzioni). E' stato un periodo durissimo, non riuscivamo a trovare il medico giusto ma soprattutto la terapia adatta. La prima cosa che ho fatto è stato dedicarmi a lei in toto. Mio padre, purtroppo, aveva inizialmente grosse difficoltà a capire la serietà del problema, credendo che con la sola forza di volontà tutto potesse risolversi. Quindi, mi sono rimboccata le maniche e mi sono occupata di mia madre, lavandola persino ed occupandomi della casa, oltre che dei medici, cercando di capire bene cosa intendessero con tutte le loro grosse parole. Nel frattempo mio padre ha imparato a capire la relatà del problema e mi ha sostenuto di più. Dopo circa una nno, finalmente trovammo la psichiatra giusta che in qualche mese riuscì a farla rialzare dal letto e a ridimensionare la sua fobia. La diagnosi era: disturbo bipolare di tipo II, anche se, devo dire, episodi di ipomania non ne ho mai visti. Poco importava, la mia mamma stava meglio ed io con lei. Ho sempre creduto che potesse guarire, che potesse tornare la mia mamma di prima... Tra alti e bassi siamo andati avanti, avevamo raggiunto un nostro equilibrio. Il mio equilibrio era però solo dentro casa. Ho rinunciato a tutto, all'amicizia, a frequentare l'università...all'amore no, ma devo ringraziare il mio fidanzato perchè mi è sempre stato accanto. Nel frattempo, però, ho cominciato a sviluppare una fobia, un'ipocondria...verso mia madre però. Ho sempre paura che abbia qualche malattia che possa portarmela via. L'attesa dell'esito di qualsiasi visita medica per me è un'agonia, è l'attesa di una sentenza funesta. Crisi d'ansia, di pianto...In ogni caso, con l'aiuto dei miei cari riuscivo a superare questi momenti davvero terribili per me e ad andare avanti, nella speranza che non accadessero più. Ogni volta, però, ero allo stesso punto.
L'anno scorso è arrivata la mia laurea e con essa tutti i sogni che intendevo realizzare. Solo che nulla è andato come previsto. Dopo la laurea ho vissuto un vero e proprio lutto. Speravo di trovare lavoro, di andare a vivere col mio fidanzato (lui studia fuori) ritenendo che quello fosse il momento giusto poichè le cose a casa, tra alti e bassi, avevano tutto sommato una loro regolarità.
Ma le cose sono peggiorate. Mia madre ha avuto una brutta ricaduta. Abbiamo cercato di curarla con anafranil intramuscolo, aumentando il dosaggio del depakin, ma lei stava peggio fisicamente. Io mi rendevo conto che qualcosa non andava, era lenta
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
< Il mio problema è non riuscire a vivere senza mia madre...è la mia colonna portante.>

Gentile Ragazza,
i suoi timori e difficoltà sono comprensibili alla luce del rapporto particolarmente significativo con sua madre.
Il disturbo di sua madre l'ha vista coinvolta in un ruolo di cura e accudimento, anche a quanto pare compensativo in ordine a suo padre, che ha contribuito a non incentivare quella graduale maturazione del rapporto che consente a un figlio di potersi progressivamente affrancare dalla propria famiglia in vista di un proprio futuro autonomo
<Tra alti e bassi siamo andati avanti, avevamo raggiunto un nostro equilibrio. Il mio equilibrio era però solo dentro casa. Ho rinunciato a tutto, all'amicizia, a frequentare l'università..>

L'equilibrio raggiunto successivamente, anche se precario, sembra poi non avere più retto, dato che oltre alla ricaduta di sua madre lei ha concluso i suoi studi, si è trovata alla fine di un ciclo e davanti ad un cambiamento importante che riguarda il suo futuro <speravo di trovare lavoro, di andare a vivere col mio fidanzato (lui studia fuori)> , la possibilità di doversi staccare dalla sua famiglia, da sua madre.
<Ho sempre paura che abbia qualche malattia che possa portarmela via>

I timori che descrive la mantengono nel malessere e in una condizione di preoccupazione e di allarme che ostacola e alimenta le sue possibilità di progettarsi un futuro autonomo al di fuori della sua famiglia "lontano" da sua madre, la "colonna portante" della sua vita.

Tuttavia dovrebbe riflettere sul fatto che maturare la possibilità di pensare al proprio futuro in modo diverso, trovando spazio per sé e per i propri progetti autonomi, non significa "abbandonare sua madre", ma trovare un equilibrio differente nel rapporto che ha con lei , ridimensionando anche i suoi timori.

Proprio per questo, dal mio punto di vista sentire un parere diretto di un collega, le potrebbe essere utile. Ci ha mai pensato?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
FIINISCO IL MIO INIZIALE POST
nei movimenti, non aveva più alcuna agilità. Dicevano che ero io che esageravo...Passò qualche mese, la situazione migliorò un pò. Poi, una notte mia madre cominciò ad avere allucinazioni (mai avute) e la portammo in ospedale. Inizialmente pensavano ad una riattivazione dei sintomi psicotici, ma poi dalle analisi risulava il valore dell'ammonio abbastanza alto. Poichè mia madre è affetta da epatite c, si sospettò una sua evoluzione in cirrosi. Fino a quel momento non se ne era mai parlato, anzi, le analisi andavano bene ed anche i controlli erano tranquillizzanti in quel senso. Sospesa tutta la terapia, in attesa di altri approfondimenti. Nel frattempo aveva eseguito anche una RM sll'encefalo, che nulla ha rilevato. DA tutti i controlli ed esami svolti, è risultato che molto probabilmente tutta quella alterazione è stata dovuta ai farmaci (epatopatia iatrogena - la gamma gt era a 800!). Le ultime analisi del sangue sono nella norma. Quanto alla terapia psichiatrica, attualmente è in cura col solo cipralex e il trittico la sera per dormire. Ha recuperato tutte le sue forze, ha i soliti acciacchi dell'età (anni 57) ma non più quella goffaggine ed impossibilità di muoversi. L'umore inizialmete sembrava molto migliorato...solo nell'ultimo mese è più taciturna e ha avuto qualche episodio di sonnambulismo, di cui dovremmo parlare con la specialista.
Questa la situazione attuale, che mi sta tormentando l'anima! Ho paura di perdere mia madre, di non poterla avere accanto così come le altre figlie, di dovermi gestire da sola, di non potermi confrintare con lei, di non poterle parlare perchè le sue problematiche l'allontanano da me. Ho paura che la situazioni peggiori e che io debba imparare a fare a meno di lei. Come faccio ad essere felice se lei non sta bene? Ho paura di tornare a casa, non siamo molto sereni e questo mi fa soffrire, a volte ho provato invidia per quellle famglie che non hanno queste problematiche. Il mio umore dipende da lei e adesso che ho la possibiltà di andarmene di casa per un lavoro, ho paura di farlo, perchè temo di dover imparare a fare a meno di mia madre, a non averla accanto per colpa della malattia. E' tutto proiettato su di lei, quando in realtà non dovrebbe essere così, dovrei vivere la mia vita col mio fidanzato, fare progetti con lui...e invece...Come può un figlio di un depresso non esserlo a sua volta?
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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
La ringrazio per la celere risposta. Razionalmente condivido tutto quello che mi dice. Ma poi, all'atto pratico, non ne sono capace. Se mia madre non è felice, io sopravvivo. Non vorrei far mai passare ai miei figli e al mio compagno quello che sto passando io. E invece pare che la strada sbagliata l'abbia già imboccata.
"Tuttavia dovrebbe riflettere sul fatto che maturare la possibilità di pensare al proprio futuro in modo diverso, trovando spazio per sé e per i propri progetti autonomi, non significa "abbandonare sua madre", ma trovare un equilibrio differente nel rapporto che ha con lei , ridimensionando anche i suoi timori". E' questo che sono incapace di fare.
Ho sempre sognato un futuro diverso. Avrei voluto avre mia madre sana, mia complice, mia amica...Lo è stata e lo è, ma pretendo sempre qualcosa da lei, la rimprovero di non starmi accanto, quando forse non è così. A volte spero che mi accada qualcosa, per metterla alla prova. E' tutto assurdo quello che sto dicendo...ho quasi trent'anni, ma ragiono come una tredicenne... Ho un fidanzato meraviglioso, la sua famiglia mi ha accolta come se fossi una figlia, mia madre e mio padre, nonostante i problemi, mi sono sempre stati accanto in questi anni, sostenendomi negli studi, incoraggiandomi sempre. Ed ora sperano che vada via di casa affinchè possa stare meglio.
Che altro posso pretendere? Eppure, l'ipocondria si riaffaccia e temo ora che mia madre possa avere qualche altro problema di salute mentale, a causa di questi episodi di sonnambulismo e del suo quasi silenzio diurno. mi dicono che sono io che mi fisso e che anche se fosse, non dovrei preoccuparmi. Sono alti e bassi e passeranno. E si non passeranno si cureranno.
E invece io mi faccio travolgere dall'angoscia.
So che avrei bisogno di un terapeuta...ma sa, i soldi non bastano... E' stata davvero gentile a rispondermi. Spero di risolvere al più presto il problema, altrimenti perderò tutto quello che amo di più al mondo.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
< E' tutto assurdo quello che sto dicendo...ho quasi trent'anni, ma ragiono come una tredicenne..mia madre e mio padre... ora sperano che vada via di casa affinchè possa stare meglio.>

Cara Ragazza,
progettarsi e svincolarsi dalla propria famiglia non sempre può essere facile, passare dal sogno all'azione concreta quando sussistono e permangono certe dinamiche sostenute poi da difficoltà contingenti comunque lette e percepite in modo un po' "catastrofico".

Proprio per questo e per un suo miglior equilibrio tra esigenze personali consone alla sua età e rapporti familiari troppo "stringenti", le suggerirei di rivolgersi di persona a uno psicologo/psicoterapeuta.

Se non ha disponibilità economiche per rivolgersi a un professionista privato, può comunque usufruire del servizio pubblico, ad esempio presso il Consultorio Familiare ASL, non dovrebbe occorrere prescrizione medica.

Ecco un link con i riferimenti
http://www.paginesanitarie.com/consultori_puglia.htm

Cari auguri e se crede ci può aggiornare in futuro
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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
La ringrazio dottoressa, credo che farò tale passo, non è più possibile vivere in questa maniera... Grazie ancora!
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Lieta di esserle stata un pochino utile, non esiti dunque a fare il passo che la possa condurre a una condizione di maggior benessere.

Grazie per il suo cortese riscontro.
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