Cambiare terapista?
Gentilissimi medici,
sono una donna che soffre di dipendenza affettiva, cosa di cui mi sono resa conto in seguito a un rapporto distruttivo avvenuto 5 anni fa, finito 2 e che purtroppo mi ha lasciato i segni. Ovviamente non credo sia stato quello l'inizio dei miei problemi: già in passato avevo sofferto di manie ossessivo-compulsive di stampo 'magico', e poi di crisi bulimiche, oltre che di difficoltà a legarmi nei rapporti o, al contrario, a legarmi così tanto da stare male. Il tutto sembra essere in qualche modo ricondotto alla morte di mio padre quando avevo 1 anno.
Nel 2004 ho cominciato ad andare in modo regolare da uno psicologo col quale ho ripercorso un po' la mia storia, e siamo giunti alla conclusione che si trattava di un mio modo per non voler più soffrire, e quindi di una forte paura di replicare quell'abbandono. Questo mi faceva aver paura dell'intimità emotiva (non fisica, che invece sembra essere nel mio caso la cosa più semplice da mettere in gioco).
In tutto ciò, però, nessun miglioramento. Mentre andavo ancora da lui sono entrata nel vortice di quel rapporto distruttivo di cui ho prima detto, e in quel caso anche il mio compagno era purtroppo disturbato, per cui la situazione è caduta molto in basso. Il mio psicologo spesso mi fa sentire giudicata, diventa sibillino. Quando io non capisco mi lascia lì come se fossi io a non voler capire.
Se agisco d'impulso e sbaglio lui mi parla in modo quasi di rimprovero e biasimo, e se glielo faccio notare mi dice che non è vero. Piano piano ha dovuto farmi andare da lui in orari assurdi ogni 15 gg, perché essendo una struttura pubblica aveva altre richieste, ed essendo un solo giorno in particolare nella settimana, se per un motivo x mi saltava le sedute diventavano 1 al mese. ha cominciato a criticare il mio uso di fluoxetina che mi è stato somministrato da un neuropsichiatra prima di lui. Ad un certo punto ho cominciato a non capirci più nulla, ad avere ansia quando dovevo dirgli qualcosa che sapevo non avrebbe approvato, per cui mi potrebbe dire "ecco, vede? gliel'avevo detto". Di sicuro ho problemi di paranoia, ma vorrei capire se è meglio cambiare terapeuta oppure no a questo punto, magari specializzato in dipendenze affettive (visto che è la parte più lampante del mio malessere: quando sto insieme a un uomo emotivamente mi sale l'ansia da gelosia ossessiva, la paura dell'abbandono, l'angoscia di non essere all'altezza della situazione, e mi abbrutisco. Senza compagno invece sono una persona solare e attiva... Comincio a pensare di non poter stare con nessuno...)
Grazie per avermi letto. Spero in un vostro consiglio spassionato.
sono una donna che soffre di dipendenza affettiva, cosa di cui mi sono resa conto in seguito a un rapporto distruttivo avvenuto 5 anni fa, finito 2 e che purtroppo mi ha lasciato i segni. Ovviamente non credo sia stato quello l'inizio dei miei problemi: già in passato avevo sofferto di manie ossessivo-compulsive di stampo 'magico', e poi di crisi bulimiche, oltre che di difficoltà a legarmi nei rapporti o, al contrario, a legarmi così tanto da stare male. Il tutto sembra essere in qualche modo ricondotto alla morte di mio padre quando avevo 1 anno.
Nel 2004 ho cominciato ad andare in modo regolare da uno psicologo col quale ho ripercorso un po' la mia storia, e siamo giunti alla conclusione che si trattava di un mio modo per non voler più soffrire, e quindi di una forte paura di replicare quell'abbandono. Questo mi faceva aver paura dell'intimità emotiva (non fisica, che invece sembra essere nel mio caso la cosa più semplice da mettere in gioco).
In tutto ciò, però, nessun miglioramento. Mentre andavo ancora da lui sono entrata nel vortice di quel rapporto distruttivo di cui ho prima detto, e in quel caso anche il mio compagno era purtroppo disturbato, per cui la situazione è caduta molto in basso. Il mio psicologo spesso mi fa sentire giudicata, diventa sibillino. Quando io non capisco mi lascia lì come se fossi io a non voler capire.
Se agisco d'impulso e sbaglio lui mi parla in modo quasi di rimprovero e biasimo, e se glielo faccio notare mi dice che non è vero. Piano piano ha dovuto farmi andare da lui in orari assurdi ogni 15 gg, perché essendo una struttura pubblica aveva altre richieste, ed essendo un solo giorno in particolare nella settimana, se per un motivo x mi saltava le sedute diventavano 1 al mese. ha cominciato a criticare il mio uso di fluoxetina che mi è stato somministrato da un neuropsichiatra prima di lui. Ad un certo punto ho cominciato a non capirci più nulla, ad avere ansia quando dovevo dirgli qualcosa che sapevo non avrebbe approvato, per cui mi potrebbe dire "ecco, vede? gliel'avevo detto". Di sicuro ho problemi di paranoia, ma vorrei capire se è meglio cambiare terapeuta oppure no a questo punto, magari specializzato in dipendenze affettive (visto che è la parte più lampante del mio malessere: quando sto insieme a un uomo emotivamente mi sale l'ansia da gelosia ossessiva, la paura dell'abbandono, l'angoscia di non essere all'altezza della situazione, e mi abbrutisco. Senza compagno invece sono una persona solare e attiva... Comincio a pensare di non poter stare con nessuno...)
Grazie per avermi letto. Spero in un vostro consiglio spassionato.
[#1]
Gentile Utente,
per prima cosa lo psicologo non può esprimersi sui farmaci e quindi sull'uso che Lei fa dell'antidepressivo.
Si tratta di uno psicologo o di uno psichiatra?
Inoltre, sebbene in una struttura pubblica, dovrebbe esserci un accordo molto chiaro sul tipo di terapia (si tratta di terapia o altro?), sulla cadenza delle sedute, sugli obiettivi.
Tutto questo c'è o c'è confusione?
Dire da qui di cambiare terapeuta è molto difficile, perchè non conosciamo la situazione, ma certamente il pz deve essere libero di esprimere col curante tutte le perplessità e le difficolta.
Saluti,
per prima cosa lo psicologo non può esprimersi sui farmaci e quindi sull'uso che Lei fa dell'antidepressivo.
Si tratta di uno psicologo o di uno psichiatra?
Inoltre, sebbene in una struttura pubblica, dovrebbe esserci un accordo molto chiaro sul tipo di terapia (si tratta di terapia o altro?), sulla cadenza delle sedute, sugli obiettivi.
Tutto questo c'è o c'è confusione?
Dire da qui di cambiare terapeuta è molto difficile, perchè non conosciamo la situazione, ma certamente il pz deve essere libero di esprimere col curante tutte le perplessità e le difficolta.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
gentile utente la psicoterapia deve necessariamente indurre verso il benessere e risolvere problemi, se a distanza di tempo questi obiettivi fondamentali non sono stati raggiundi, forse, è opportuno prendere in considerazione la possibilità di in cambiamento.
Se il problema è legato ad una tematica ossessivo-compulsiva, gli approcci esclusivamente interpretativi non sono particolarmente elettivi
saluti
Se il problema è legato ad una tematica ossessivo-compulsiva, gli approcci esclusivamente interpretativi non sono particolarmente elettivi
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#3]
Utente
Gentile Dottoressa Pileci, si tratta di uno psicologo, ma dice che i farmaci causano mutamenti in me per cui, non facendo venir fuori 'le crisi', non mi curano.
Gentile Dottor De Vincentiis, non ho capito bene cosa intende per approcci esclusivamente interpretativi... Non sono un'esperta: ce ne sono altri in questo caso?
Gentile Dottor De Vincentiis, non ho capito bene cosa intende per approcci esclusivamente interpretativi... Non sono un'esperta: ce ne sono altri in questo caso?
[#4]
questo le chiarirà le idee
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
[#6]
Utente
Scusate se vi disturbo di nuovo. Ho letto che vi sono anche delle terapie farmacologiche contro le manie ossessivo-compulsive. Una domanda: come agiscono nello specifico? Inoltre, leggo spesso che per DOC s'intendono i problemi legati a numeri magici e rituali. Io li ho avuti quando ero adolescente, ma sento con lo stesso e identico 'dettame' questa forza a livello ora di gelosia (ovviamente con compulsioni che non riguardano i numeri, ma la stessa domanda reiterata anche più volte al giorno o in un'ora). Ansie e angosce di essere tradita, paura persino di entrare nella sua macchina per paura di trovare qualcosa (potrebbe essere anche una cosa che non c'era la sera prima) che possa farmi temere un tradimento, paura di andare a casa sua per paura di ossessionarmi su qualche particolare (quindi con una forma fondamentalmente paranoica del tutto, credo). -il peggio è che, come sempre, mi rendo conto della patologia che si differenzia da una reazione normale, e questo mi fa soffrire, perché mi sembra di non riuscire a frenare qualcosa di cui sono consapevole.
E purtroppo questa gelosia estrema è venuta fuori in seguito a un rapporto precedente particolarmente devastante, come se avesse slatentizzato problemi che credevo di aver risolto e che, sinceramente, con altri rapporti non venivano fuori.
Tutti mi riconoscono come una donna brillante, con un'intelligenza e una creatività sopra la media, e coscientemente so di essere una persona acuta. Ma in queste cose ho una vera e propria regressione, divento stupida, piccola, infantile, e mi vergogno di me stessa.
Anche questi possono essere definiti DOC? Ho molta paura... Vorrei essere per una volta serena...
E purtroppo questa gelosia estrema è venuta fuori in seguito a un rapporto precedente particolarmente devastante, come se avesse slatentizzato problemi che credevo di aver risolto e che, sinceramente, con altri rapporti non venivano fuori.
Tutti mi riconoscono come una donna brillante, con un'intelligenza e una creatività sopra la media, e coscientemente so di essere una persona acuta. Ma in queste cose ho una vera e propria regressione, divento stupida, piccola, infantile, e mi vergogno di me stessa.
Anche questi possono essere definiti DOC? Ho molta paura... Vorrei essere per una volta serena...
[#7]
Gentile Utente,
forse lei soffre di ansia da separazione che si combina con la sua nevrosi ossessiva determinando i suoi comportamenti, o magari la nevrosi ossessiva è solo una manifestazione sintomatica dell'angoscia che prova quando teme di perdere l'uomo con il quale sta - terrore che sicuramente è stato risvegliato da quella relazione "devastante" che ha slatentizzato un disagio che deriva dalla perdita precocissima del papà.
E' quindi probabilmente una situazione nella quale l'ansia deriva dalla grave ferita subita con la morte del papà, ed è importante intervenire sul suo vissuto a quel riguardo per aiutarla ad elaborare il lutto e i conseguenti timori abbandonici.
Ha chiarito se il collega che la segue attua con lei un intervento psicoterapeutico o un percorso di sostegno?
Se si tratta di psicoterapia, ha capito se è riconducibile ad un orientamento specifico?
Ho capito male o è in cura presso quella struttura dal 2004?
Assume da prima di allora la fluoxetina o al momento assume altri farmaci?
forse lei soffre di ansia da separazione che si combina con la sua nevrosi ossessiva determinando i suoi comportamenti, o magari la nevrosi ossessiva è solo una manifestazione sintomatica dell'angoscia che prova quando teme di perdere l'uomo con il quale sta - terrore che sicuramente è stato risvegliato da quella relazione "devastante" che ha slatentizzato un disagio che deriva dalla perdita precocissima del papà.
E' quindi probabilmente una situazione nella quale l'ansia deriva dalla grave ferita subita con la morte del papà, ed è importante intervenire sul suo vissuto a quel riguardo per aiutarla ad elaborare il lutto e i conseguenti timori abbandonici.
Ha chiarito se il collega che la segue attua con lei un intervento psicoterapeutico o un percorso di sostegno?
Se si tratta di psicoterapia, ha capito se è riconducibile ad un orientamento specifico?
Ho capito male o è in cura presso quella struttura dal 2004?
Assume da prima di allora la fluoxetina o al momento assume altri farmaci?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#8]
Utente
Gentilissima Dottoressa Massaro,
la ringrazio per la sua risposta. Sì, sono stata in cura dal 2004 al 2008 circa per 1 volta a settimana, poi probabilmente sono subentrate altre persone e gli incontri sono diventati sporadici.
La fluoxetina me l'aveva prescritta un neuropsichiatra da cui sono andata da adolescente per i DOC di numeri e rituali, ma anche per una bulimia durata circa 8-9 anni.
Dopo un po' per motivi economici un po' di spostamenti per l'Italia non ho più curato l'assunzione di fluoxetina, continuando a prenderne 1 al giorno o eliminandola piano piano ma tornando a riprenderla se stavo male.
L'intervento dovrebbe essere psicoterapeutico, anche se da quando si sono diradate le sedute mi pare più di sostegno. Non so quale sia l'orientamento: lui è poco avvezzo alle definizioni, non mi dà mai molta soddisfazione quando gli faccio domande su definizioni o concetti, dicendo che non cambia il risultato. Comunque è uno psicologo che spesso si occupa di rapporti relazionali di famiglie-coppie etc...
Al momento assumo la fluoxetina e, quando sto molto male, un po' di diazepam.
Lei pensa che il mio disturbo debba essere trattato per forza da uno psichiatra o posso cambiare semplicemente psicologo?
ps. il problema è che a volte creo quasi ad arte le situazioni per cui angosciarmi, andando a spulciare in cose vecchie o fissandomi su elementi assurdi, tipo appunto un oggetto nuovo in macchina. E' come se avessi dentro un istinto che mi fa scattare un campanello d'allarme in modo semplicissimo, e a mia volta... ho paura della mia paura, ho l'ansia di avere ansia, entrando in un cerchio concentrico in cui mi perdo in aspetti sempre più minuziosi che mi fanno diventare cieca.
la ringrazio per la sua risposta. Sì, sono stata in cura dal 2004 al 2008 circa per 1 volta a settimana, poi probabilmente sono subentrate altre persone e gli incontri sono diventati sporadici.
La fluoxetina me l'aveva prescritta un neuropsichiatra da cui sono andata da adolescente per i DOC di numeri e rituali, ma anche per una bulimia durata circa 8-9 anni.
Dopo un po' per motivi economici un po' di spostamenti per l'Italia non ho più curato l'assunzione di fluoxetina, continuando a prenderne 1 al giorno o eliminandola piano piano ma tornando a riprenderla se stavo male.
L'intervento dovrebbe essere psicoterapeutico, anche se da quando si sono diradate le sedute mi pare più di sostegno. Non so quale sia l'orientamento: lui è poco avvezzo alle definizioni, non mi dà mai molta soddisfazione quando gli faccio domande su definizioni o concetti, dicendo che non cambia il risultato. Comunque è uno psicologo che spesso si occupa di rapporti relazionali di famiglie-coppie etc...
Al momento assumo la fluoxetina e, quando sto molto male, un po' di diazepam.
Lei pensa che il mio disturbo debba essere trattato per forza da uno psichiatra o posso cambiare semplicemente psicologo?
ps. il problema è che a volte creo quasi ad arte le situazioni per cui angosciarmi, andando a spulciare in cose vecchie o fissandomi su elementi assurdi, tipo appunto un oggetto nuovo in macchina. E' come se avessi dentro un istinto che mi fa scattare un campanello d'allarme in modo semplicissimo, e a mia volta... ho paura della mia paura, ho l'ansia di avere ansia, entrando in un cerchio concentrico in cui mi perdo in aspetti sempre più minuziosi che mi fanno diventare cieca.
[#9]
Penso che sia importante in primis l'intervento psicologico perchè nessun farmaco le potrà consentire l'elaborazione del dolore che si porta dentro, e che già da bambina ha tentato di tenere a bada sviluppando una sintomatologia ossessivo-compulsiva.
A fianco di questo potrebbe esserle utile anche una terapia farmacologica, ma deve essere lo psichiatra a valutare l'entità dei suoi sintomi e quanto la sua vita sociale e lavorativa ne è compromessa.
A fianco di questo potrebbe esserle utile anche una terapia farmacologica, ma deve essere lo psichiatra a valutare l'entità dei suoi sintomi e quanto la sua vita sociale e lavorativa ne è compromessa.
[#10]
Utente
Il punto è che questo psicologo di ora è completamente contrario. Non credo neanch'io nel farmaco come 'risoluzione', ma ci credo come scappatoia per superare i periodi più neri e insostenibili, quelli in cui ne vanno a risentire anche il lavoro e la vita di tutti i giorni, o il sonno, o comunque la quotidianità.
Lei crede che se in 5-6 anni di psicoterapia fatta costantemente con questo psicologo non sono riuscita ad elaborare il lutto è ora che cambi terapista? Mi hanno consigliato uno psicologo che lavora insieme ad un neuropsichiatra e si dice che entrambi siano molto bravi. Questo psicologo sembra partire dal problema presente per affrontare il passato, insegnando anche metodi di salvataggio da usare all'occorrenza per imparare a interpretare gli attacchi di ansia quando arrivano.
Lei crede che se in 5-6 anni di psicoterapia fatta costantemente con questo psicologo non sono riuscita ad elaborare il lutto è ora che cambi terapista? Mi hanno consigliato uno psicologo che lavora insieme ad un neuropsichiatra e si dice che entrambi siano molto bravi. Questo psicologo sembra partire dal problema presente per affrontare il passato, insegnando anche metodi di salvataggio da usare all'occorrenza per imparare a interpretare gli attacchi di ansia quando arrivano.
[#11]
Gentile Utente,
per evitare confusione sarebbe davvero importante che Lei chiedesse al curante quale tipo di psicoterapia sta facendo, quali obiettivi terapeutici avete concordato e di fare il punto della situazione, ovvero quali di questi obiettivi sono stati raggiunti e che piani ci sono per il futuro.
Inoltre questo potrebbe mettere a fuoco la priorità: è gestire gli attacchi d'ansia? O altro?
Per quanto riguarda il farmaco, se davvero soffre di DOC, ci sono pz che assumono il farmaco per diverso tempo, ma qui dev'essere il Suo psichiatra ad impostare la terapia farmacologica e a monitorarla nel tempo.
Per Lei sarebbe un problema l'assunzione di questi farmaci?
Che idea ha del farmaco?
Quanto al cambiamento del terapeuta, per tornare al Suo quesito, penso anch'io -come il Collega De Vincentiis- che a questo punto sarebbe opportuno considerare di cambiare strategie e questo potrebbe significare anche un cambiamento dello stesso psicoterapeuta.
Concordo con il Collega che gli approcci più indicati, se parliamo di DOC, sono quelli più attivi e prescritivi come quello cognitivo-comportamentale ad esempio.
Un cordiale saluto,
per evitare confusione sarebbe davvero importante che Lei chiedesse al curante quale tipo di psicoterapia sta facendo, quali obiettivi terapeutici avete concordato e di fare il punto della situazione, ovvero quali di questi obiettivi sono stati raggiunti e che piani ci sono per il futuro.
Inoltre questo potrebbe mettere a fuoco la priorità: è gestire gli attacchi d'ansia? O altro?
Per quanto riguarda il farmaco, se davvero soffre di DOC, ci sono pz che assumono il farmaco per diverso tempo, ma qui dev'essere il Suo psichiatra ad impostare la terapia farmacologica e a monitorarla nel tempo.
Per Lei sarebbe un problema l'assunzione di questi farmaci?
Che idea ha del farmaco?
Quanto al cambiamento del terapeuta, per tornare al Suo quesito, penso anch'io -come il Collega De Vincentiis- che a questo punto sarebbe opportuno considerare di cambiare strategie e questo potrebbe significare anche un cambiamento dello stesso psicoterapeuta.
Concordo con il Collega che gli approcci più indicati, se parliamo di DOC, sono quelli più attivi e prescritivi come quello cognitivo-comportamentale ad esempio.
Un cordiale saluto,
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"Lei crede che se in 5-6 anni di psicoterapia fatta costantemente con questo psicologo non sono riuscita ad elaborare il lutto è ora che cambi terapista?"
Direi di sì non solo e non tanto in riferimento agli obiettivi non raggiunti, vista la complessità di una situazione che va ben oltre la presenza di qualche sintomo d'ansia, ma soprattutto perchè sta riferendo che non si sente seguita adeguatamente e questo, visto il malessere che prova, indica che qualcosa va cambiato.
Se le hanno presentato positivamente la possibilità di rivolgersi ad uno psicologo che collabora con uno psichiatra, riferendole che sono professionisti validi, penso che sarebbe un'ottima idea rivolgersi a loro.
Direi di sì non solo e non tanto in riferimento agli obiettivi non raggiunti, vista la complessità di una situazione che va ben oltre la presenza di qualche sintomo d'ansia, ma soprattutto perchè sta riferendo che non si sente seguita adeguatamente e questo, visto il malessere che prova, indica che qualcosa va cambiato.
Se le hanno presentato positivamente la possibilità di rivolgersi ad uno psicologo che collabora con uno psichiatra, riferendole che sono professionisti validi, penso che sarebbe un'ottima idea rivolgersi a loro.
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 2.2k visite dal 16/05/2013.
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