Ansia, depressione, senso della vita, voglia di vivere e di morire
Salve, ho 24 anni e da circa 5 anni e mezzo non riesco più a vivere totalmente una vita normale come vorrei.
Tutto iniziò a 16 anni, quando assumendo cannabis ebbi un attacco di panico molto forte. Poi da lì altri 2 anni trascorsi tranquillamente, ma continuai ad assumere droghe (cannabis, e in 2 o 3 casi anche ecstasy). Al che un paio di mesi prima della maturità iniziai ad avere piccoli attacchi di panico, fino ad un attacco di panico molto acuto in casa, e da lì, aprile 2002, è iniziato il tracollo.
Arrancando ho preso il diploma, ho girato un paio di psichiatri, ho cambiato alcune cure finché non sono riuscito per lo meno ad iniziare e finire le giornate da solo.
Comunque, diciamo che per i primi 2-3 anni ho fatto parecchio di testa mia: prendevo farmaci, e andavo avanti per inerzia. Ma non sono mai più riuscito ad avere voglia di vivere.
E per un paio di volte ho smesso di prendere questi farmaci da solo. Poi sono tornato a chiederli quando ho avuto crisi davvero pesanti.
Finché nel dicembre 2006 ho avuto una crisi pesantissima, e oltre al senso di vuoto, alla mancanza di emozioni, al vivere per inerzia, si sono aggiunti pesanti pensieri di morte, ossessioni fortissime.
C'è da dire che fin dall'inizio ho chiesto aiuto ai miei genitori.
In questo caso sono andato dal mio psichiatra che mi ha quasi obbligato a iniziare una psicoterapia, oltre a darmi dei farmaci viste le mie condizioni.
Ora, ad un anno e mezzo dall'inizio della terapia, sono ricrollato in maniera vertiginosa.
In questo anno ho modificato tante cose: soprattutto ho smesso del tutto con le droghe. Anzi ho il senso di colpa per averne fatto uso, in quanto mi dico sempre che se avessi avuto uno stile di vita tranquillo non sarei in queste condizioni.
Adesso mi sono laureato da un mese, ho avuto alcune crisi con la mia ragazza, e da qui sono crollato di nuovo.
Tutto farebbe pensare a normali crisi depressive dovute a normali fattori quotidiani, ma io è da più di 5 anni che non riesco ad avere più la voglia di vivere, di alzarmi la mattina contento di averlo fatto, quando sta per arrivare la sera mi arriva la paura, non posso piu guardare tanti film perche mi possono influenzare psicologicamente, non riesco ad avere progetti, un giorno avrei voglia di fare una cosa, il seguente un'altra.
Anche con la mia ragazza. Vado dalla sensazione che sia la cosa più bella di questo mondo, a quella un attimo dopo di dovermi lasciare perché mi soffoca.
Inoltre i pensieri di suicidio mi colpiscono migliaia di volte nella giornata in qualsiasi momento.
In realtà non so nemmeno se ho voglia di superare la mia crisi, perché in certi momenti mi sembra davvero di voler farla finita e che i pensieri non siano solo ossessioni ma volontà vere e proprie.
Ma il fatto di chiedere aiuto, questo mi fa pensare che non lo voglia veramente.
So che questo è un momento di crisi forte e forse pian piano miglioreranno le cose. Ma io non voglio che migliorino per poi ritornare qui. Voglio provare le emozioni che provavo da bambino, voglio potermi alzare la mattina, aprire la finestra ed esser contento che un'altra giornata inizia, voglio avere dei sogni.
Tutto questo non ce l'ho, da 5 anni e mezzo.
E penso sempre di più che non potrò mai più averlo.
Tutto iniziò a 16 anni, quando assumendo cannabis ebbi un attacco di panico molto forte. Poi da lì altri 2 anni trascorsi tranquillamente, ma continuai ad assumere droghe (cannabis, e in 2 o 3 casi anche ecstasy). Al che un paio di mesi prima della maturità iniziai ad avere piccoli attacchi di panico, fino ad un attacco di panico molto acuto in casa, e da lì, aprile 2002, è iniziato il tracollo.
Arrancando ho preso il diploma, ho girato un paio di psichiatri, ho cambiato alcune cure finché non sono riuscito per lo meno ad iniziare e finire le giornate da solo.
Comunque, diciamo che per i primi 2-3 anni ho fatto parecchio di testa mia: prendevo farmaci, e andavo avanti per inerzia. Ma non sono mai più riuscito ad avere voglia di vivere.
E per un paio di volte ho smesso di prendere questi farmaci da solo. Poi sono tornato a chiederli quando ho avuto crisi davvero pesanti.
Finché nel dicembre 2006 ho avuto una crisi pesantissima, e oltre al senso di vuoto, alla mancanza di emozioni, al vivere per inerzia, si sono aggiunti pesanti pensieri di morte, ossessioni fortissime.
C'è da dire che fin dall'inizio ho chiesto aiuto ai miei genitori.
In questo caso sono andato dal mio psichiatra che mi ha quasi obbligato a iniziare una psicoterapia, oltre a darmi dei farmaci viste le mie condizioni.
Ora, ad un anno e mezzo dall'inizio della terapia, sono ricrollato in maniera vertiginosa.
In questo anno ho modificato tante cose: soprattutto ho smesso del tutto con le droghe. Anzi ho il senso di colpa per averne fatto uso, in quanto mi dico sempre che se avessi avuto uno stile di vita tranquillo non sarei in queste condizioni.
Adesso mi sono laureato da un mese, ho avuto alcune crisi con la mia ragazza, e da qui sono crollato di nuovo.
Tutto farebbe pensare a normali crisi depressive dovute a normali fattori quotidiani, ma io è da più di 5 anni che non riesco ad avere più la voglia di vivere, di alzarmi la mattina contento di averlo fatto, quando sta per arrivare la sera mi arriva la paura, non posso piu guardare tanti film perche mi possono influenzare psicologicamente, non riesco ad avere progetti, un giorno avrei voglia di fare una cosa, il seguente un'altra.
Anche con la mia ragazza. Vado dalla sensazione che sia la cosa più bella di questo mondo, a quella un attimo dopo di dovermi lasciare perché mi soffoca.
Inoltre i pensieri di suicidio mi colpiscono migliaia di volte nella giornata in qualsiasi momento.
In realtà non so nemmeno se ho voglia di superare la mia crisi, perché in certi momenti mi sembra davvero di voler farla finita e che i pensieri non siano solo ossessioni ma volontà vere e proprie.
Ma il fatto di chiedere aiuto, questo mi fa pensare che non lo voglia veramente.
So che questo è un momento di crisi forte e forse pian piano miglioreranno le cose. Ma io non voglio che migliorino per poi ritornare qui. Voglio provare le emozioni che provavo da bambino, voglio potermi alzare la mattina, aprire la finestra ed esser contento che un'altra giornata inizia, voglio avere dei sogni.
Tutto questo non ce l'ho, da 5 anni e mezzo.
E penso sempre di più che non potrò mai più averlo.
[#1]
Gentile utente
Quando ci si sente come lei si è sentito in questi 5 anni, è come se indossassimo delle lenti che deformano la percezione di ciò che ci accade. So benissimo che se le facessi notare che lei ha sempre cercato aiuto quando ne ha avuto bisogno, che è riuscito a diplomarsi e addirittura a laurearsi, che ha smesso di drograrsi e che ha una ragazza, ciò non cambierebbe minimamente la sua percezione. E se le facessi presente che ci sono persone che non hanno diploma, tanto meno una laurea, che si drogano e che forse non hanno neppure una ragazza, e che stanno meglio di lei (o peggio, non ha importanza), neanche questo la farebbe star meglio.
Però, come psicologo, sono costretto a rilevare che queste cose ci sono e che hanno il loro peso. Potrebbe essere utile anche che ci dicesse che effetti ha avuto la psicoterapia che il suo psichiatra le aveva prescritto, e se è tutt'ora in cura farmacologica.
Cordiali saluti
Quando ci si sente come lei si è sentito in questi 5 anni, è come se indossassimo delle lenti che deformano la percezione di ciò che ci accade. So benissimo che se le facessi notare che lei ha sempre cercato aiuto quando ne ha avuto bisogno, che è riuscito a diplomarsi e addirittura a laurearsi, che ha smesso di drograrsi e che ha una ragazza, ciò non cambierebbe minimamente la sua percezione. E se le facessi presente che ci sono persone che non hanno diploma, tanto meno una laurea, che si drogano e che forse non hanno neppure una ragazza, e che stanno meglio di lei (o peggio, non ha importanza), neanche questo la farebbe star meglio.
Però, come psicologo, sono costretto a rilevare che queste cose ci sono e che hanno il loro peso. Potrebbe essere utile anche che ci dicesse che effetti ha avuto la psicoterapia che il suo psichiatra le aveva prescritto, e se è tutt'ora in cura farmacologica.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Esatto. E' proprio così: è come se avessi delle lenti deformanti. Ma nel vero senso della parola, cioè spesso mi sembra proprio di vedere distorto ciò che mi circonda. Di non sentire, vedere, toccare. Non ho la percezione di me stesso. Ma è veramente possibile tornare a vedere il mondo senza queste lenti? Oppure si può solo migliorare e magari doversele mettere ogni po' di tempo? Quando cado nello sconforto è come se sentissi che anche ciò che mi dice la psicologa viene detto solo per non buttarmi giù, mentre in realtà anche lei sa che quando i pensieri della mente sono così alterati non è più possibile ritornare ad uno stato di serenità totale.
La psicoterapia sicuramente mi ha aiutato in certe cose. Come ho detto in un anno e mezzo ho smesso di usare droghe, non esco più per sbronzarmi, lo faccio molto raramente, ho terminato un percorso come quello universitario che stava ristagnando. Ma non riesco mai a sentirmi bene. A sognare realmente.
E' come se quando mi viene un'idea, una fantasia, una specie di progetto o di obiettivo, una parte di me subito mi blocca e mi dice "fai pure, fallo pure, tanto non serve a niente, puoi fare tutte le cose che vuoi tanto nessuna riuscirà a restituirti la serenità". E infatti è così, la serenità non c'è.
Inoltre, e credo che questo abbia un peso notevole, noto che riesco ad esprimermi veramente, ad andare più a fondo con i problemi, i sintomi, a voler lottare (contro le cause del mio malessere) solo quando sto realmente male, quando tutto mi sembra inutile, quando sono in crisi nera. Solo in quei momenti riesco ad affrontare un po' le mie paure e i miei problemi, anche se non trovo la radice. Quando invece sto meglio, tendo a metterli un po' da parte, vivo le giornate, dicendomi che le cose miglioreranno, ma in realtà non lavoro per bene. Infatti quando sto meglio le sedute mi sembrano quasi inutili, è più un raccontare la mia settimana come è andata, cosa ho fatto, mi soffermo su cose futili.
La crisi che sto attraversando adesso ha degli aspetti un po' diversi dalle altre. Ci sono momenti che mi sento ancora più perso e inetto. Altri in cui mi pare di soffermarmi meno sui pensieri suicidi, o meglio mi sembra di provare ad andare a ricercare le vere cause del mio malessere (anche se non riesco a trovarle, evidentemente mi blocco ad un certo punto: la mia psicologa dice che ho paura di arrivarci, o qualcosa di simile) senza dirmi "sto male perché ho i pensieri suicidi" e di conseguenza "ho i pensieri suicidi perche sto male", come facevo in precedenza. Cioè, prima mi soffermavo esclusivamente sui pensieri ossessivi, adesso sto cercando di escluderli, o meglio di affrontare altre cose cercando di metabolizzare che quelle ossessioni sono solo un "rifugio" del mio malessere, un modo per esprimere l'angoscia. Ok, non ci riesco spesso, molte volte lo sconforto totale mi assale e non riesco a pensare ad altro, mi dico che non c'è via di uscita e che ciò che mi domina è il pensiero del suicidio, che prima o poi mi vincerà. Ma quelle poche volte che provo a indicarlo come conseguenza, ecco mi sembra per un attimo di fare un piccolo passo.
Per lo meno di affrontare realmente ciò che devo affrontare. Anche se in realtà non riesco a farlo fino in fondo.
Ecco magari tutto questo lo dico solo perché in questo momento l'angoscia è minore, e domattina ritratterò tutto pensando che non ho scampo, che posso cercare di convincermi ma tanto non riuscirò mai a trovare la serenità e a "prendere in giro" i pensieri di suicidio (perché mi pare di aver capito che non si possono eliminare, ma bisognerebbe imparare a conviverci serenamente).
Tutto questo comporta una confusione immensa. Mi sembra di lavorare, di ragionare, di cercare il problema. Di avvicinarmici. E poi arrivano dei pensieri che scacciano via tutti i buoni propositi.
E la serenità si allontana sempre di più dal mio ricordo. Fino a volte a farmi venire il pensiero (reale o no? come faccio a sapere cosa penso davvero con tutto ciò che mi passa per la testa???) di non aver nemmeno la speranza e di non volerla nemmeno più.
La psicoterapia sicuramente mi ha aiutato in certe cose. Come ho detto in un anno e mezzo ho smesso di usare droghe, non esco più per sbronzarmi, lo faccio molto raramente, ho terminato un percorso come quello universitario che stava ristagnando. Ma non riesco mai a sentirmi bene. A sognare realmente.
E' come se quando mi viene un'idea, una fantasia, una specie di progetto o di obiettivo, una parte di me subito mi blocca e mi dice "fai pure, fallo pure, tanto non serve a niente, puoi fare tutte le cose che vuoi tanto nessuna riuscirà a restituirti la serenità". E infatti è così, la serenità non c'è.
Inoltre, e credo che questo abbia un peso notevole, noto che riesco ad esprimermi veramente, ad andare più a fondo con i problemi, i sintomi, a voler lottare (contro le cause del mio malessere) solo quando sto realmente male, quando tutto mi sembra inutile, quando sono in crisi nera. Solo in quei momenti riesco ad affrontare un po' le mie paure e i miei problemi, anche se non trovo la radice. Quando invece sto meglio, tendo a metterli un po' da parte, vivo le giornate, dicendomi che le cose miglioreranno, ma in realtà non lavoro per bene. Infatti quando sto meglio le sedute mi sembrano quasi inutili, è più un raccontare la mia settimana come è andata, cosa ho fatto, mi soffermo su cose futili.
La crisi che sto attraversando adesso ha degli aspetti un po' diversi dalle altre. Ci sono momenti che mi sento ancora più perso e inetto. Altri in cui mi pare di soffermarmi meno sui pensieri suicidi, o meglio mi sembra di provare ad andare a ricercare le vere cause del mio malessere (anche se non riesco a trovarle, evidentemente mi blocco ad un certo punto: la mia psicologa dice che ho paura di arrivarci, o qualcosa di simile) senza dirmi "sto male perché ho i pensieri suicidi" e di conseguenza "ho i pensieri suicidi perche sto male", come facevo in precedenza. Cioè, prima mi soffermavo esclusivamente sui pensieri ossessivi, adesso sto cercando di escluderli, o meglio di affrontare altre cose cercando di metabolizzare che quelle ossessioni sono solo un "rifugio" del mio malessere, un modo per esprimere l'angoscia. Ok, non ci riesco spesso, molte volte lo sconforto totale mi assale e non riesco a pensare ad altro, mi dico che non c'è via di uscita e che ciò che mi domina è il pensiero del suicidio, che prima o poi mi vincerà. Ma quelle poche volte che provo a indicarlo come conseguenza, ecco mi sembra per un attimo di fare un piccolo passo.
Per lo meno di affrontare realmente ciò che devo affrontare. Anche se in realtà non riesco a farlo fino in fondo.
Ecco magari tutto questo lo dico solo perché in questo momento l'angoscia è minore, e domattina ritratterò tutto pensando che non ho scampo, che posso cercare di convincermi ma tanto non riuscirò mai a trovare la serenità e a "prendere in giro" i pensieri di suicidio (perché mi pare di aver capito che non si possono eliminare, ma bisognerebbe imparare a conviverci serenamente).
Tutto questo comporta una confusione immensa. Mi sembra di lavorare, di ragionare, di cercare il problema. Di avvicinarmici. E poi arrivano dei pensieri che scacciano via tutti i buoni propositi.
E la serenità si allontana sempre di più dal mio ricordo. Fino a volte a farmi venire il pensiero (reale o no? come faccio a sapere cosa penso davvero con tutto ciò che mi passa per la testa???) di non aver nemmeno la speranza e di non volerla nemmeno più.
[#3]
Caro utente, sembrerebbe che l'impossibilità di ritornare a 5 anni fa e di raggiungenre la tanto sognata serentà, la fanno cadere nello sconforto più totale, tanto che qualsiasi tentativo di tirarsi su risulta inutile e invano. Sembra di cogliere in lei un senso di impotenza, per cui ogni sforzo che fa (dorghe, laurea, fidanzata) per rimettersi in sesto, non le da la sensazione di raggiungere la serenità, anzi le ricadute compaiono e lo sconforto aumenta.
La vedo immersa nel suo percorso doloroso e altalenate, nel chiedersi se guarirà o dovrà convivere con tutto ciò, e come persona oltre che psicologa, mi sento solo di accogliere il suo sfogo, la sua sfiducia che la situazione si risolva una volta per tutte e invitarla a continuare il percorso con la sua psicologa.
In bocca al lupo
La vedo immersa nel suo percorso doloroso e altalenate, nel chiedersi se guarirà o dovrà convivere con tutto ciò, e come persona oltre che psicologa, mi sento solo di accogliere il suo sfogo, la sua sfiducia che la situazione si risolva una volta per tutte e invitarla a continuare il percorso con la sua psicologa.
In bocca al lupo
Dott.ssa Maria Cristina Bivona
Psicoterapeuta e Sessuologa
Roma- Tivoli 347 0550866
www.psicologotivoli.com
[#5]
Gentile utente, non ho la risposta alla sua domanda, non so dirle se guarirà una volta per tutte o se dovrà convivere con tutto ciò. Sento solo che lei ci sta veramente provando, con la sofferenza e le difficoltà che ciò comporta. E il mio era un invito a non mollare.
La saluto nuovamente
La saluto nuovamente
[#6]
Gentile ragazzo,
ci credo che sei confuso, se dopo un anno e mezzo di psicoterapia e altri anni di farmacoterapia il risultato è che dovresti "convivere" con i pensieri suicidari E IL MINIMO che tu ti senta confuso!
Intanto vorrei far presente che la presenza di ideazione suicidaria è segno che c'è un problema legato all'umore, e se c'è un problema legato all'umore si devono fare due considerazioni fondamentali:
1) la farmacoterapia in questo momento non ti sta aiutando (farmaci sbagliati, oppure non aggiornati con la tua situazione, oppure assunzione errata da parte tua, tipo "altalena" o "solo al bisogno")
2) finchè non rientra in asse il tuo umore il lavoro psicoterapeutico sull'ideazione suicidaria può solo diventare un mucchio di "chiacchiere" senza senso
Per questo tu non c'entri nulla. Anzi, la mancanza di fiducia nel futuro, il cinismo, la colpevolizzazione che trapelano dalle tue parole confermano sempre più che il tuo umore deve essere gestito in un altro modo.
La prima cosa da fare è una rivalutazione psichiatrica, o dallo stesso psichiatra oppure da un altro, l'importante è far presente come ti senti "dentro" in questo momento
La seconda cosa da fare è STAMPARE questi nostri scambi di mail con te e portarli alla tua psicologa: a lei forse manca tutta la profondità con la quale ti sei descritto qui. La stessa stampata falla leggere anche alla persona più cara per te in questo momento
Terzo consiglio: fallo e basta, non pensarci perchè chi è depresso crede che nulla possa servire ad alleviare il dolore, invece non è così, per cui è meglio che ascolti i consigli tipo "automa" in questo momento della tua vita
Quarto: è probabile che parte del tuo problema sia legato anche alla presenza di un disturbo d'ansia non adeguatamente gestito, o comunque non del tutto: lo dimostra il fatto che analizzi profondamente ogni minimo particolare, soprattutto i tuoi stati d'animo. Tutta questa grande mole di pensieri dovrebbe essere gestita dalla tua farmacoterapia, non è evidentemente così, motivo in più per risistemarla
Quinto: spegni il pc e vai dagli specialisti
Tienici informati
ci credo che sei confuso, se dopo un anno e mezzo di psicoterapia e altri anni di farmacoterapia il risultato è che dovresti "convivere" con i pensieri suicidari E IL MINIMO che tu ti senta confuso!
Intanto vorrei far presente che la presenza di ideazione suicidaria è segno che c'è un problema legato all'umore, e se c'è un problema legato all'umore si devono fare due considerazioni fondamentali:
1) la farmacoterapia in questo momento non ti sta aiutando (farmaci sbagliati, oppure non aggiornati con la tua situazione, oppure assunzione errata da parte tua, tipo "altalena" o "solo al bisogno")
2) finchè non rientra in asse il tuo umore il lavoro psicoterapeutico sull'ideazione suicidaria può solo diventare un mucchio di "chiacchiere" senza senso
Per questo tu non c'entri nulla. Anzi, la mancanza di fiducia nel futuro, il cinismo, la colpevolizzazione che trapelano dalle tue parole confermano sempre più che il tuo umore deve essere gestito in un altro modo.
La prima cosa da fare è una rivalutazione psichiatrica, o dallo stesso psichiatra oppure da un altro, l'importante è far presente come ti senti "dentro" in questo momento
La seconda cosa da fare è STAMPARE questi nostri scambi di mail con te e portarli alla tua psicologa: a lei forse manca tutta la profondità con la quale ti sei descritto qui. La stessa stampata falla leggere anche alla persona più cara per te in questo momento
Terzo consiglio: fallo e basta, non pensarci perchè chi è depresso crede che nulla possa servire ad alleviare il dolore, invece non è così, per cui è meglio che ascolti i consigli tipo "automa" in questo momento della tua vita
Quarto: è probabile che parte del tuo problema sia legato anche alla presenza di un disturbo d'ansia non adeguatamente gestito, o comunque non del tutto: lo dimostra il fatto che analizzi profondamente ogni minimo particolare, soprattutto i tuoi stati d'animo. Tutta questa grande mole di pensieri dovrebbe essere gestita dalla tua farmacoterapia, non è evidentemente così, motivo in più per risistemarla
Quinto: spegni il pc e vai dagli specialisti
Tienici informati
[#7]
Gentile utente
Mi permetta un'ultima domanda. Lei saprebbe dire se nella sua vita c'è stata una forte delusione o la perdita di qualcosa, prima dell'inizio della depressione? Potrebbe trattarsi di una sua aspirazione che non ha potuto intraprendere, di un'importante convinzione che ha visto spezzarsi, oppure di una relazione con persone importanti che non si è svolta come secondo lei avrebbe dovuto.
Cordiali saluti
Mi permetta un'ultima domanda. Lei saprebbe dire se nella sua vita c'è stata una forte delusione o la perdita di qualcosa, prima dell'inizio della depressione? Potrebbe trattarsi di una sua aspirazione che non ha potuto intraprendere, di un'importante convinzione che ha visto spezzarsi, oppure di una relazione con persone importanti che non si è svolta come secondo lei avrebbe dovuto.
Cordiali saluti
[#8]
Utente
Di delusioni ce ne sono sicuramente diverse. Dal rapporto con mio padre, mai sbocciato veramente, al rapporto dei miei genitori tra loro, che non va da molti anni. Inoltre ho avuto un paio di delusioni amorose. Ma forse il fatto di aver "disobbedito" ai miei principi, il fatto di aver seguito gli amici facendo uso di alcune sostanze (anche se mai in grandi quantità, sia chiaro) quando da piccolo mi ritenevo una persona di saldi principi e dai veri ideali.
La depressione è iniziata verso i 18 anni e mezzo, prima della maturità. In casa non c'è mai stato un gran dialogo generale tra me, i miei, e anche mio fratello più piccolo.
Comunque il mio cambiamento è avvenuto a 16 anni, quando dopo una delusione amorosa ho iniziato a seguire le vie degli altri ragazzi, a pensare meno ai sentimenti e più alle cose "artificiali" e superficiali, come l'apparire ad esempio.
Ne ho parlato tanto, con diverse persone (genitori e psicologi soprattutto) e non è mai stata trovata UNA CAUSA, ma mi è sempre stato detto che tutto è nato da una serie di fattori. Forse io da sempre sto cercando sto benedetto fattore scatenante quando in realtà dovrei guardare al presente, e comunque migliorare tanti aspetti che mi hanno portato a questa situazione senza cercare scheletri nell'armadio che forse non ci sono. Inoltre adesso sono passati 6 anni da quell'attacco di panico che modificò la mia vita, perciò inizia ad esser lontano nel tempo per risalire a qualcosa di simile.
Per ciò che concerne i pensieri suicidi: fino al dicembre di un anno e mezzo fa, quando crollai e decisi di iniziare la terapia con una psicologa, non ne avevo avuti, o solo in maniera molto sporadica e superficiale nel corso delle crisi precedenti. Da quel momento invece questo è stato il sintomo più presente del mio malessere. Ogni volta che usavo il trincetto a lavoro, che prendevo il coltello per apparecchiare, o vedevo delle forbici, o qualcosa del genere (sentire una canzone che può riportare a ciò) avevo il pensiero. Ho preso dei farmaci per riportare l'umore a livello decente e iniziare la terapia, e devo dire che i pensieri suicidi sono diminuiti, ma mai andati via del tutto. Ora, da circa un mese e mezzo, a causa di alcune dimenticanze, avevo deciso di interrompere i farmaci. La mia vita comunque procedeva, stavo per laurearmi, ero fidanzato, avevo programmato la vacanza. Insomma "gli eventi" sembravano darmi una vita normale. Anche se in realtà non era proprio così. L'ansia non mi abbandonava mai del tutto, ad esempio non riuscivo a guardare dei film psicologici, e prima di andare a letto cercavo di essere sempre totalmente stanco in modo da non starmene da solo a pensare prima di addormentarmi.
Questa mia crisi è avvenuta circa un paio di settimane dopo la mia laurea, ovvero circa dieci giorni fa. Inoltre non avevo e non ho lavoro (l'ho abbandonato da 2 mesi e mezzo per terminare gli studi e la tesi) e avendo prenotato le vacanze cominciavo ad esser con l'acqua alla gola economicamente. Infine è accaduto quando ci sono stati dei problemi nella mia relazione sentimentale, in quanto vedevamo le cose un po' diversamente. Eravamo quasi sul punto di lasciarci, ma al momento di farlo non ci sono riuscito (dice la mia psicologa perché non riesco ad accettare l'allontanamento da un legame: prima quello dalla mia casa e da mia madre, adesso da lei). E due giorni dopo sono crollato, attacchi di panico con sintomi suicidi onnipresenti, ansia continua, e depressione (credo) data la totale mancanza di stimoli a vivere e andare avanti.
So che è più complessa la mia storia, e la mia psicologa mi conosce sicuramente meglio, ma questo è il mio ultimo periodo. Adesso non prendo farmaci, e forse anche il fatto di non avere l' "appoggio" di essi ha favorito la mia ricaduta. Ma non posso nemmeno pensare di prenderli per tutta la vita per evitare o tenere un po' lontani i pensieri suicidi (e a volte anche omicidi). Sto cercando di provare ad affrontare la questione da un altro approccio: quello che vede le ossessioni come conseguenza del mio malessere. Anche se spesso durante la giornata non riesco a vederla così, ci sto provando, e speravo non servissero i farmaci per affrontare la mia situazione. Mi sembrerebbe proprio come ripartire totalmente da zero (cosa che mi passa per la mente spesso e mi affossa ancor di più).
Fermo restando che la mia confusione su ciò che provo per la mia ragazza, o comunque questo "devo non devo lasciarmi? sì, la lascio; no, voglio stare con lei per sempre" mi sembra (anche se come per tutte le cose, non riesco ad averne la convinzione e quindi tutto mi si confonde) il motivo maggiore che ha scatenato questa nuova crisi, adesso riesco ancora meno ad essere lucido e ponderante su questa situazione. Finché non sarò riuscito a ritrovare un pochino di forza, con le ossessioni meno forzanti e avrò un pochino di lucidità generale, non credo che potrò affrontare questa situazione. E il fatto di lasciara in stand by non mi aiuta di certo.
A volte penso di avere una doppia personalità, o più di una, in quanto i pensieri conducono la mia vita, non ho un "IO" che la conduce. E se magari un giorno penso a una cosa che mi piacerebbe fare, tre ore dopo penso al contrario. Mi hanno sempre detto che i pensieri tipo "ho doppia personalità, sono pazzo, ho la mente ormai disintegrata dalle droghe" sono ossessioni, e in effetti quando sto un po' meglio non mi balenano. Ma Se ho queste ossessioni significa che sto male. E se sto male è perché non riesco ad avere certezze che mi fanno prendere una strada. E se non ci riesco è perché ho continuamente una confusione generata dal turbine di pensieri e dall'ansia che mi percorrono sempre. E questo da cosa è provocato??? Perché mi precludo la serenità??? C'è davvero la possibilità di farcela in questi casi?
In questi ultimi 10 giorni ho preso un block notes e ci ho appuntato tutte le sensazioni che mi passavano per la testa. In vari momenti della giornata. Quasi tutte negative, chiaramente, ma ho cercato anche di mettere qualche minimo bagliore di positività (o di NON negatività come li chiamo io, non riesco mai ad esser positivo totalmente) e ho deciso di far leggere tutto alla mia psicologa. Sensazioni, paure, sintomi, crisi, ricordi, insomma un po' di tutto. Anche cose personalissime riguardanti il rapporto con la mia lei.
Spero di aver fatto bene, e che possa servire.
Detto tutto questo, nei momenti di vita quotidiana in questi giorni non so come comportarmi, è come se fossi in attesa perenne dei colloqui, e tutto il resto è inutile e insignificante.
La depressione è iniziata verso i 18 anni e mezzo, prima della maturità. In casa non c'è mai stato un gran dialogo generale tra me, i miei, e anche mio fratello più piccolo.
Comunque il mio cambiamento è avvenuto a 16 anni, quando dopo una delusione amorosa ho iniziato a seguire le vie degli altri ragazzi, a pensare meno ai sentimenti e più alle cose "artificiali" e superficiali, come l'apparire ad esempio.
Ne ho parlato tanto, con diverse persone (genitori e psicologi soprattutto) e non è mai stata trovata UNA CAUSA, ma mi è sempre stato detto che tutto è nato da una serie di fattori. Forse io da sempre sto cercando sto benedetto fattore scatenante quando in realtà dovrei guardare al presente, e comunque migliorare tanti aspetti che mi hanno portato a questa situazione senza cercare scheletri nell'armadio che forse non ci sono. Inoltre adesso sono passati 6 anni da quell'attacco di panico che modificò la mia vita, perciò inizia ad esser lontano nel tempo per risalire a qualcosa di simile.
Per ciò che concerne i pensieri suicidi: fino al dicembre di un anno e mezzo fa, quando crollai e decisi di iniziare la terapia con una psicologa, non ne avevo avuti, o solo in maniera molto sporadica e superficiale nel corso delle crisi precedenti. Da quel momento invece questo è stato il sintomo più presente del mio malessere. Ogni volta che usavo il trincetto a lavoro, che prendevo il coltello per apparecchiare, o vedevo delle forbici, o qualcosa del genere (sentire una canzone che può riportare a ciò) avevo il pensiero. Ho preso dei farmaci per riportare l'umore a livello decente e iniziare la terapia, e devo dire che i pensieri suicidi sono diminuiti, ma mai andati via del tutto. Ora, da circa un mese e mezzo, a causa di alcune dimenticanze, avevo deciso di interrompere i farmaci. La mia vita comunque procedeva, stavo per laurearmi, ero fidanzato, avevo programmato la vacanza. Insomma "gli eventi" sembravano darmi una vita normale. Anche se in realtà non era proprio così. L'ansia non mi abbandonava mai del tutto, ad esempio non riuscivo a guardare dei film psicologici, e prima di andare a letto cercavo di essere sempre totalmente stanco in modo da non starmene da solo a pensare prima di addormentarmi.
Questa mia crisi è avvenuta circa un paio di settimane dopo la mia laurea, ovvero circa dieci giorni fa. Inoltre non avevo e non ho lavoro (l'ho abbandonato da 2 mesi e mezzo per terminare gli studi e la tesi) e avendo prenotato le vacanze cominciavo ad esser con l'acqua alla gola economicamente. Infine è accaduto quando ci sono stati dei problemi nella mia relazione sentimentale, in quanto vedevamo le cose un po' diversamente. Eravamo quasi sul punto di lasciarci, ma al momento di farlo non ci sono riuscito (dice la mia psicologa perché non riesco ad accettare l'allontanamento da un legame: prima quello dalla mia casa e da mia madre, adesso da lei). E due giorni dopo sono crollato, attacchi di panico con sintomi suicidi onnipresenti, ansia continua, e depressione (credo) data la totale mancanza di stimoli a vivere e andare avanti.
So che è più complessa la mia storia, e la mia psicologa mi conosce sicuramente meglio, ma questo è il mio ultimo periodo. Adesso non prendo farmaci, e forse anche il fatto di non avere l' "appoggio" di essi ha favorito la mia ricaduta. Ma non posso nemmeno pensare di prenderli per tutta la vita per evitare o tenere un po' lontani i pensieri suicidi (e a volte anche omicidi). Sto cercando di provare ad affrontare la questione da un altro approccio: quello che vede le ossessioni come conseguenza del mio malessere. Anche se spesso durante la giornata non riesco a vederla così, ci sto provando, e speravo non servissero i farmaci per affrontare la mia situazione. Mi sembrerebbe proprio come ripartire totalmente da zero (cosa che mi passa per la mente spesso e mi affossa ancor di più).
Fermo restando che la mia confusione su ciò che provo per la mia ragazza, o comunque questo "devo non devo lasciarmi? sì, la lascio; no, voglio stare con lei per sempre" mi sembra (anche se come per tutte le cose, non riesco ad averne la convinzione e quindi tutto mi si confonde) il motivo maggiore che ha scatenato questa nuova crisi, adesso riesco ancora meno ad essere lucido e ponderante su questa situazione. Finché non sarò riuscito a ritrovare un pochino di forza, con le ossessioni meno forzanti e avrò un pochino di lucidità generale, non credo che potrò affrontare questa situazione. E il fatto di lasciara in stand by non mi aiuta di certo.
A volte penso di avere una doppia personalità, o più di una, in quanto i pensieri conducono la mia vita, non ho un "IO" che la conduce. E se magari un giorno penso a una cosa che mi piacerebbe fare, tre ore dopo penso al contrario. Mi hanno sempre detto che i pensieri tipo "ho doppia personalità, sono pazzo, ho la mente ormai disintegrata dalle droghe" sono ossessioni, e in effetti quando sto un po' meglio non mi balenano. Ma Se ho queste ossessioni significa che sto male. E se sto male è perché non riesco ad avere certezze che mi fanno prendere una strada. E se non ci riesco è perché ho continuamente una confusione generata dal turbine di pensieri e dall'ansia che mi percorrono sempre. E questo da cosa è provocato??? Perché mi precludo la serenità??? C'è davvero la possibilità di farcela in questi casi?
In questi ultimi 10 giorni ho preso un block notes e ci ho appuntato tutte le sensazioni che mi passavano per la testa. In vari momenti della giornata. Quasi tutte negative, chiaramente, ma ho cercato anche di mettere qualche minimo bagliore di positività (o di NON negatività come li chiamo io, non riesco mai ad esser positivo totalmente) e ho deciso di far leggere tutto alla mia psicologa. Sensazioni, paure, sintomi, crisi, ricordi, insomma un po' di tutto. Anche cose personalissime riguardanti il rapporto con la mia lei.
Spero di aver fatto bene, e che possa servire.
Detto tutto questo, nei momenti di vita quotidiana in questi giorni non so come comportarmi, è come se fossi in attesa perenne dei colloqui, e tutto il resto è inutile e insignificante.
[#9]
Gentile utente
Ho voluto farle questa domanda solo per rendermi conto meglio di come stessero le cose. A volte l'abuso di sostanze può provocare danni ma non mi sembrava questo il suo caso. E infatti la sue descrizioni lucide e dettagliate sembrano confermarlo. In ogni caso lei è seguito da uno psichiatra che pare averla presa a cuore, quindi credo che da questo punto di vista possa considerarsi sufficientemente coperto.
Da un punto di vista psicologico, invece, posso dirle che la depressione può essere la manifestazione di un atteggiamento di rinuncia, derivante a sua volta da una forte delusione o disillusione. Una cosa molto importante, sulla quale contavamo e che ci viene a crollare sotto i piedi. Lei menziona addirittura di averne avute più di una. E devo confessarle di aver sospettato che una di esse potesse proprio avere a che fare con l'aver "disobbedito" ai propri saldi principi e ideali.
È vero ciò che dice lei, ossia che i problemi vanno affrontati al presente, perché qualunque ne sia stata la causa è nell'oggi che il problema continua a manifestarsi. E in ogni caso non potremmo far niente per cambiare il passato. Ma in alcuni casi, come mi pare il suo, per ricostruire nel presente è indispensabile innanzitutto fare piazza pulita delle macerie del passato, che c'ingombrano lo spazio. Quindi le dico che esiste senz'altro la possibilità di uscirne, ma non prima di aver sistemato le questioni irrisolte. Quindi credo che la sua psicoterapia dovrebbe focalizzarsi soprattutto su questo.
Cordiali saluti
Ho voluto farle questa domanda solo per rendermi conto meglio di come stessero le cose. A volte l'abuso di sostanze può provocare danni ma non mi sembrava questo il suo caso. E infatti la sue descrizioni lucide e dettagliate sembrano confermarlo. In ogni caso lei è seguito da uno psichiatra che pare averla presa a cuore, quindi credo che da questo punto di vista possa considerarsi sufficientemente coperto.
Da un punto di vista psicologico, invece, posso dirle che la depressione può essere la manifestazione di un atteggiamento di rinuncia, derivante a sua volta da una forte delusione o disillusione. Una cosa molto importante, sulla quale contavamo e che ci viene a crollare sotto i piedi. Lei menziona addirittura di averne avute più di una. E devo confessarle di aver sospettato che una di esse potesse proprio avere a che fare con l'aver "disobbedito" ai propri saldi principi e ideali.
È vero ciò che dice lei, ossia che i problemi vanno affrontati al presente, perché qualunque ne sia stata la causa è nell'oggi che il problema continua a manifestarsi. E in ogni caso non potremmo far niente per cambiare il passato. Ma in alcuni casi, come mi pare il suo, per ricostruire nel presente è indispensabile innanzitutto fare piazza pulita delle macerie del passato, che c'ingombrano lo spazio. Quindi le dico che esiste senz'altro la possibilità di uscirne, ma non prima di aver sistemato le questioni irrisolte. Quindi credo che la sua psicoterapia dovrebbe focalizzarsi soprattutto su questo.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 28.2k visite dal 16/05/2008.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Attacchi di panico
Scopri cosa sono gli attacchi di panico, i sintomi principali, quanto durano e quali sono le cause. Come affrontarli e come gestire l'ansia che li provoca?