Crisi esistenziale

Buongiorno
ho una lieve tendenza alla depressione
sono andato in crisi in seguito ad una storia d'amore che ha palesato le difficoltà del mio matrimonio.
da un lato vorrei seguire l'istinto che mi porta verso una persona speciale con cui ho vissuto emozioni vere e di cui mi sembra di non poter fare a meno
contemporaneamente mi sento imprigionato nella mia attuale vita nelle mie responsabilità lavorative e famigliari
il conflitto è talmente violento da assorbire una quantità enorme di energia
mi si scatenano pure ataviche di abbandono e di solitudine
e rimango bloccato; pur avendo richiesto aiuto di specialisti
vivo su montagne russe e mi sento tirato da due parti.
tutto questo mi ha comportato un effetto collaterale terribile: ho perso la mia identità e il senso della mia vita; io sono stato sempre abituato a prendermi cura di qualcuno, ad avere uno scopo ed oggi l'ipotesi di sacrificare parte delle cose positiva costruite (ho anche due figli) o la possibilità di una vita diversa e appagante come il mio rapporto so con certezza non potrà essere mi fa morire.
Ringrazio in anticipo ho veramente bisogno di supporto.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile Signore,
La sua età e' anche una fase di bilanci in senso affettivo e psicologico, oltre che materiale. In più, la storia d'amore e' intervenuta ad amplificare una crisi del ciclo di vita. Lei parla di crisi esistenziale e credo proprio che abbia colto che il problema va al di la' di una eventuale rottura del suo matrimonio e l'inizio di una nuova convivenza, ma investe anche la sfera dei suoi bisogni emotivi profondi probabilmente relegati sullo sfondo in tutti questi anni in cui lei, immagino, avrà realizzato molte cose sul piano materiale e lavorativo. Ora, invece, le emozioni, forse represse, tornano in primo piano e sembrano chiedere il conto per non essere state accolte precedentemente. Mi chiedo se, in tutti questi anni, lei abbia vissuto le sue esperienze più da un punto di vista razionale che emotivo, magari più centrato sull''obiettivo da raggiungere che sul mondo interiore. La tendenza alla depressione di cui parla in che cosa consiste, esattamente? E gli specialisti che ha consultato, che tipo di specialisti sono?
Resto in attesa di una sua risposta.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
prima di tutto grazie
devo dire che mi riconosco molto nella sua analisi che ha sviluppato con i pochi elementi che ho fornito. Effettivamente ho avuto un percorso di vita impegnativo dove il lavoro ha portato via molto molto tempo nel contempo ho subito i lutti della perdita di entrambi i genitori (già da molti anni) e mi sono accorto di come mi sia lasciato molto vivere all'interno di un matrimonio perfetto visto dall'esterno perchè molto funzionale ma privo di passione e soprattutto sessualità inizialmente per un problema post partum riferito da mia moglie dopo la nascita del primo figlio che ha avuto ripercussioni mai più sanate nella condivisione e nella complicità di coppia. In sostanza non essendo stato coinvolto nel problema e non riuscendo mai mia moglie a parlarmi nè dei suoi problemi nè delle cercate soluzioni ho smesso di chiedere e mi sono adagiato ad una vita di doveri lavorativi e famigliari in una sorta di prigione comunque dorata.
La distanza con mia moglie è molta da molti anni pur in un clima di assoluto affetto che mi sono accorto rappresenta per me un corollario necessario mentre per mia moglie ho scoperto essere l'essenza del suo volermi bene; i rapporti sessuali sono stati sempre più occasionali e distanziati mesi e qualitativamente insoddisfacenti. Ma anche questo mi sono reso conto è stata la mia percezione; mia moglie oggi mi nega sostanzialmente il tutto adducendo una sorta di nomalità e lamentando anzi una sua condizione di insoddisfazione taciuta per codardia.
In questo tempo di lontananza io ho ceduto in alcune occasioni ad altre persone non concependo l'allontanamento dalla famiglia e pensando che fosse un modo per poter andare avanti senza togliere niente a nessuno.
Chiaramente i miei erano bisogni di rapporto a tutto tondo e non solo di sesso e così a fronte di brevi momenti di felicità ho avuto grandi frustrazioni successive che si sono trasformate oggi in sensi di colpa anche perchè non avevo mai tradito nemmeno le fidanzate.
Il vortice è stato talmente intenso da perdere la cognizione di quello che è successo in questi anni che oggi mi sembrano fuggiti e dove hanno trovato spazio tanti doveri e momenti difficili in corrispondenza delle malattie che hanno poi comportato la morte dei miei genitori.
La mai componente depressiva (tendo ad essere molto esigente soprattutto nei miei confronti) l'ho ereditata da mia madre e nel corso degli anni ho dovuto assumere blandi antidepressivi e imparare a gestire crisi di panico.
Le motivazioni che oggi mi affliggono sono legate al venir meno di quelli che avevo come punti fermi della mia vita:
i miei genitori (non ci sono più)
il lavoro è diventata una rincorsa senza fini cui andrebbe dedicata ogni energia
la famiglia .... la cosa più importante .... è stato il disastro maggiore in relazione alle aspettative
oggi ho perduto la mia identità .... pensavo di essere bravo e non mi riconosco e se penso di fare un cambiamento radicale basato su questo amore vado nel panico perchè mi scattano i sensi di colpa legati ad una separazione. Mia moglie ha continuato a giurarmi il suo amore pur parlandomi con il contagocce, non si è messa pertanto molto in discussione e pensa (ne ho avuto i riscontri) che io sia improvvisamente impazzito e sia diventato un egoista assoluto e miope che oltre a non vedere e non saper apprezzare le cose belle che ha le vuole addirittura distruggere.
Io in tutto questo non riesco ad arrabbiarmi ma solamente ad intristirmi .......... mi sento letteralmente morire, mi sembra che veramente la vita finisca ........ mi sembra insostenibile qualsiasi soluzione che però devo trovare perchè sono sfinito.
Sono in cura da una sua collega psicoterapeuta da circa sei mesi; precedentemente avevo già iniziato un percorso con altro psicoterapeuta che ho poi lasciato per carenza di feeling.
Spero di aver fornito indicazioni utili ........
grazie
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Che tipo di psicoterapia sta seguendo? Sente che le e' utile? O, almeno, si sente compreso e supportato? Come lei dice, il "feeling" con il proprio terapeuta e' fondamentale, in ogni caso, ma ritengo che di fronte a problematiche di tipo depressivo lo sia ancora di più. Io credo che lei debba darsi il tempo per elaborare diverse perdite, tra le quali quelle dei suoi genitori, dell'idea del matrimonio con tutte le aspettative ad esso correlate, dell'immagine di lei alla riscoperta di bisogni a lungo accantonati ma sempre molto vivi. Non conoscendo la situazione che lei pur dettagliatamente descrive, posso solo invitarla a considerare un'eventuale terapia anche di coppia, se lei pensa di poter risvegliare con sua moglie la passione dei primi tempi, se c'è' stata, coinvolgendola in un percorso a due. Visto che lei ha già tentato di farlo, senza una vera rispondenza, un aiuto esterno sarebbe raccomandabile. Ovviamente, però, considerando che lei è' in trattamento, dovrebbe parlarne con la sua terapeuta in quanto solo lei, che la conosce, può inquadrare il caso nel modo migliore. Quando la rivedrà in seduta?
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
[#4]
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Buonasera e grazie
psicoterapia cognitiva-relazionale;
la vedrò martedì; penso sia una professionista valida che mi stia aiutando ma penso anche di essere io un soggetto particolarmente difficile e soprattutto in questo momento sono piombato in un baratro per cui cerco qualsiasi punto di vista qualificato che mi aiuti ad uscirne.
La cosa di me che in fondo non riesco a capire sono queste:
sono molti anni che in realtà io vivo una grande distanza interiore con mia moglie e che ho sognato una vita diversa salvo poi farmi prendere dalla quotidianità
mia moglie è peraltro una brava persona che però ha fatto poco per calarsi nei problemi e ancora oggi pensa siano solo miei
da circa un anno ho conclamato la crisi lei ha fatto per lo più resistenza passiva ma il suo migliore alleato mi sono rivelato io che non ostante mi renda conto di limiti e prospettive avvilenti non riesco ad avere una determinazione netta di troncare, ho perso la memoria del passato, perdo il senso dei miei desideri, forse in fondo le credo veramente quando mi dice che sono un egoista fuori di testa
dall'altra parte ho incontrato una persona che non vorrei perdere e che in qualche modo sto perdendo e non lo vorrei per nulla
da quando ho incontrato questa persona non ho avuto rapporti con mia moglie e allora quale è il meccanismo perverso che mi attanaglia e mi condanna ad una infelicità certa? perchè credo che su questi presupposti qualsiasi scelta si rivelerà suscettibile di portare a questo.
Dove mi avviluppo?
dove sbaglio?
Perchè ho così paura della vita?
grazie
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
L'etimologia latina della parola "scelta" e' taglio, per cui scegliere significa tagliare via tutte le altre opzioni. Il principio di realtà ci pone costantemente di fronte a scelte quotidiane, piccole o grandi e ogni volta che scegliamo, abbandoniamo quello che non rientra appunto nella scelta. Chi teme le scelte, parte da una credenza, a monte, irrazionale, ovvero che sia possibile avere tutto. Non so se anche lei abbia un presupposto di questo tipo, magari implicito. D'altro canto, la tematica depressiva, secondo alcune teorie, si baserebbe sul concetto di perdita e non solo in senso fisico, come la morte. Anche la perdita di un'illusione può rientrare in ciò, e perdere e' anche abbandonare quello che non si può scegliere. Questi sono solo ulteriori spunti di riflessione da portare, se vuole, in seduta.
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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
lo farò
grazie