Disturbo di personalità?
Gentili psicologi,
mi rivolgo a Voi per soddisfare un dubbio o meglio per avere le idee più chiare su una questione che mi stà facendo molto soffrire. Premetto che sono in cura da uno psicologo e da un neurologo che cura la parte farmacologica del mio disturbo, che è stato etichettato da quest'ultimo come "disturbo bipolare" con la possibilità di verificare tale disturbo tramite la somministrazione del Rorschach, che effettuerò tra qualche giorno. Premetto che sono assolutamente d'accordo con la diagnosi che mi è stata fatta ed anzi è stato un sollievo poter dare finalmente un nome ad una cosa che mi affligeva così tanto. Tuttavia sono ormai pochi giorni che sono stato lasciato dalla mia ragazza a causa di comportamenti che lei definiva quantomeno "strani", arrivando a dire addirittura che in alcune situazioni sociali si vergognava di me, questa unita ad un'altra serie di dinamiche che hanno reso il nostro rapporto problematico, l'hanno portata ad allontanarsi, causando in me un enorme dispiacere. Il titolo della mia richiesta è difatti indicativo, Vi chiedo se valga la pena di esplorare il versante della patologia anche sul Asse II, possibilità che è stata esclusa dal neurologo che semplicemente da un breve racconto della mia patologia in termini semplicemente umorali, mi ha catalogato dopo dieci minuti come bipolare, senza andare ad indagare ulteriori incongruità, che invece le persone che mi stanno intorno e soprattutto la mia ormai ex ragazza continuano a farmi notare. Sò che la personalità è quell'insieme di pensieri, disposizioni ed atteggiamenti più o meno stabili in un individuo e che quando questi diventano patologici stridono con l'ambiente circostante creando disagio e sofferenza, che vi assicuro è proprio quello che stò provando io nel venire a sapere di queste cose e nel dovermi rendere conto che una potenziale bellissima storia d'amore debba essere finita per questi motivi, soffro molto. Tuttavia non ho intenzione di mollare proprio ora, e voglio saperne di più, vi elenco un breve riassunto di quelli che sembrano essere (almeno secondo la mia ex-ragazza, ma a dire il vero confermati anche da più di 4-5 amici intimi) molto disfunzionali. In me la mia ex e i miei amici vedono un estremo infantilismo, il volermi mettere sempre al centro dell'attenzione sminuendo gli altri oppure traendo piacere nel scatenare qualche litigio. La mia ex inoltre nota che sono completamente inattinente al contesto sociale dicendo cose completamente fuori luogo, generando imbarazzo nei presenti e soprattutto in lei. Negli stessi contesti non sembro propriamente a mio agio, sembro "incriccato" sempre con un velo di tristezza, sempre a parlare di cose tristi, inoltre afferma che non è possibile dialogare con me perchè sono su un altro piano di realtà, ho pensieri persecutori, temo per esempio che per aver dato più di un anno e mezzo fa ormai, una poesia ad una ragazza fidanzata, il fidanzato di questa mi venga a cercare e riempire di botte, temo inoltre che possa venirlo a sapere da alcuni miei amici che anche lui conosce, e questo mi porta ad evitare le situazioni in cui ci sono questi amici che potrebbero "sputtanarmi" dicendo che io sono ancora appresso a questa ragazza. Come vedete le situazioni sono molto complesse e i problemi molti, io da modesto aspirante psicologo non credo che si possa attribuire tutto ad un'alterazione dell'umore ciclica, anche se questa è l'ipotesi del neurologo, il quale dedusse, dal semplice fatto che illustrai con logica e coerenza il mio malessere, che non soffrivo di alcun disturbo di personalità nè tantomeno di psicosi. Lo psicologo invece pensa che ci siano diversi pensieri abnormi in me che mi causano molta sofferenza e vorrebbe affrontarli ed è quello che stiamo iniziando a fare, con tutto il rispetto per il neurologo.....Anche perchè vorrei sottolineare che di questi pensieri io non ho critica, o meglio alcun insight e questo mi turba ulteriormente. Passo alla domanda, secondo Voi tali aspetti (che poi non sono neanche tutti ma solo una piccola parte) andrebbero a ragione indagati, bisognerebbe lavorarci sù e se sì avevo intenzione di richiedere un consulto diagnostico in questo senso al CSM che possa individuare il disturbo di personalità a cui più mi avvicino, perchè per me è molto importante dare un nome alle cose e a questa sofferenza che mi afflige, Voi pensate sia un ipotesi praticabile? Soprattutto che possa essere utile? E se posso, anche se mi rendo conto che questo è più difficile per ovvi motivi, sbilanciandovi un pò sapreste individuare già qualcosa da questo mio lungo resoconto? In attesa di una risposta e nel ringraziarVi dell'attenzione, cordialmente.
mi rivolgo a Voi per soddisfare un dubbio o meglio per avere le idee più chiare su una questione che mi stà facendo molto soffrire. Premetto che sono in cura da uno psicologo e da un neurologo che cura la parte farmacologica del mio disturbo, che è stato etichettato da quest'ultimo come "disturbo bipolare" con la possibilità di verificare tale disturbo tramite la somministrazione del Rorschach, che effettuerò tra qualche giorno. Premetto che sono assolutamente d'accordo con la diagnosi che mi è stata fatta ed anzi è stato un sollievo poter dare finalmente un nome ad una cosa che mi affligeva così tanto. Tuttavia sono ormai pochi giorni che sono stato lasciato dalla mia ragazza a causa di comportamenti che lei definiva quantomeno "strani", arrivando a dire addirittura che in alcune situazioni sociali si vergognava di me, questa unita ad un'altra serie di dinamiche che hanno reso il nostro rapporto problematico, l'hanno portata ad allontanarsi, causando in me un enorme dispiacere. Il titolo della mia richiesta è difatti indicativo, Vi chiedo se valga la pena di esplorare il versante della patologia anche sul Asse II, possibilità che è stata esclusa dal neurologo che semplicemente da un breve racconto della mia patologia in termini semplicemente umorali, mi ha catalogato dopo dieci minuti come bipolare, senza andare ad indagare ulteriori incongruità, che invece le persone che mi stanno intorno e soprattutto la mia ormai ex ragazza continuano a farmi notare. Sò che la personalità è quell'insieme di pensieri, disposizioni ed atteggiamenti più o meno stabili in un individuo e che quando questi diventano patologici stridono con l'ambiente circostante creando disagio e sofferenza, che vi assicuro è proprio quello che stò provando io nel venire a sapere di queste cose e nel dovermi rendere conto che una potenziale bellissima storia d'amore debba essere finita per questi motivi, soffro molto. Tuttavia non ho intenzione di mollare proprio ora, e voglio saperne di più, vi elenco un breve riassunto di quelli che sembrano essere (almeno secondo la mia ex-ragazza, ma a dire il vero confermati anche da più di 4-5 amici intimi) molto disfunzionali. In me la mia ex e i miei amici vedono un estremo infantilismo, il volermi mettere sempre al centro dell'attenzione sminuendo gli altri oppure traendo piacere nel scatenare qualche litigio. La mia ex inoltre nota che sono completamente inattinente al contesto sociale dicendo cose completamente fuori luogo, generando imbarazzo nei presenti e soprattutto in lei. Negli stessi contesti non sembro propriamente a mio agio, sembro "incriccato" sempre con un velo di tristezza, sempre a parlare di cose tristi, inoltre afferma che non è possibile dialogare con me perchè sono su un altro piano di realtà, ho pensieri persecutori, temo per esempio che per aver dato più di un anno e mezzo fa ormai, una poesia ad una ragazza fidanzata, il fidanzato di questa mi venga a cercare e riempire di botte, temo inoltre che possa venirlo a sapere da alcuni miei amici che anche lui conosce, e questo mi porta ad evitare le situazioni in cui ci sono questi amici che potrebbero "sputtanarmi" dicendo che io sono ancora appresso a questa ragazza. Come vedete le situazioni sono molto complesse e i problemi molti, io da modesto aspirante psicologo non credo che si possa attribuire tutto ad un'alterazione dell'umore ciclica, anche se questa è l'ipotesi del neurologo, il quale dedusse, dal semplice fatto che illustrai con logica e coerenza il mio malessere, che non soffrivo di alcun disturbo di personalità nè tantomeno di psicosi. Lo psicologo invece pensa che ci siano diversi pensieri abnormi in me che mi causano molta sofferenza e vorrebbe affrontarli ed è quello che stiamo iniziando a fare, con tutto il rispetto per il neurologo.....Anche perchè vorrei sottolineare che di questi pensieri io non ho critica, o meglio alcun insight e questo mi turba ulteriormente. Passo alla domanda, secondo Voi tali aspetti (che poi non sono neanche tutti ma solo una piccola parte) andrebbero a ragione indagati, bisognerebbe lavorarci sù e se sì avevo intenzione di richiedere un consulto diagnostico in questo senso al CSM che possa individuare il disturbo di personalità a cui più mi avvicino, perchè per me è molto importante dare un nome alle cose e a questa sofferenza che mi afflige, Voi pensate sia un ipotesi praticabile? Soprattutto che possa essere utile? E se posso, anche se mi rendo conto che questo è più difficile per ovvi motivi, sbilanciandovi un pò sapreste individuare già qualcosa da questo mio lungo resoconto? In attesa di una risposta e nel ringraziarVi dell'attenzione, cordialmente.
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La sua è una domanda alla quale non è possibile dare risposte semplici. Due aspetti sono fondamentali.
Primo, vi può essere confusione, o meglio, parziale sovrapposizione, fra diagnosi di disturbo bipolare e disturbo di personalità. Molti psichiatri sono più inclini a diagnosticare la bipolarità in tutte le sue declinazioni, dove uno psicologo è magari più disposto a individuare un disturbo di personalità.
Secondo, i disturbi di personalità sono di per sé difficili diagnosticare in modo puro, perché possono esserci sovrapposizioni fra profili diversi e addirittura fra tipologie diverse di DDP.
A distanza è difficile valutare il suo caso, che appare complesso, la cosa migliore probabilmente sarebbe raccogliere più pareri diagnostici e aspettare a tirare delle conclusioni.
Se non le è chiaro qualcosa o se vuole specificare ulteriori domande, chieda pure.
Primo, vi può essere confusione, o meglio, parziale sovrapposizione, fra diagnosi di disturbo bipolare e disturbo di personalità. Molti psichiatri sono più inclini a diagnosticare la bipolarità in tutte le sue declinazioni, dove uno psicologo è magari più disposto a individuare un disturbo di personalità.
Secondo, i disturbi di personalità sono di per sé difficili diagnosticare in modo puro, perché possono esserci sovrapposizioni fra profili diversi e addirittura fra tipologie diverse di DDP.
A distanza è difficile valutare il suo caso, che appare complesso, la cosa migliore probabilmente sarebbe raccogliere più pareri diagnostici e aspettare a tirare delle conclusioni.
Se non le è chiaro qualcosa o se vuole specificare ulteriori domande, chieda pure.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
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Ex utente
Gentile dott. Santocito,
La ringrazio per la celere risposta e per la proposta di un inquadramento diagnostico più appropiato! In effetti avrei in programma un rorschach tra qualche giorno e magari le pubblicherò l'esito proprio qui, per tenerLa aggiornata. Volevo sapere però due cose fondamentali la prima, secondo Lei tale test è valido per individuare un eventuale patologia della personalità come quella citata e seconda cosa, il mio curante in effetti da psicologo più che all'ipotesi del bipolarismo tende a quella della personalità borderline perchè vede in me una disforia, un'angoscia di fondo più che una vera e propria (ipo)maniacalità ciclica, mentre la fase depressiva è talvolta più grave talvolta più sfumata. Vede inoltre in me l'instabilità affettiva e cognitiva tipica del disturbo e per lui sarei borderline, considerando anche qualche interpretazione che si avvicina alla sfera psicotica. Ho però un dubbio e non riesco a fidarmi, e credo sia importante fidarsi della diagnosi ricevuta anche per dare un nome alla "cosa". Ho letto infatti che caratteristica altrettanto importante per fare diagnosi borderline sono gli scoppi di rabbia l'elevata impulsività le minacce di suicidio e l'autolesionismo, tutte dinamiche che non mi appartengono! Diciamo che sono molto meno tumultuoso di quanto non si dica nei criteri per fare diagnosi borderline. Secondo Lei sono questi ultimi criteri accessori o indispensabili, perchè se fosse la prima ipotesi in effetti tale diagnosi sarebbe da scartare, o no?! Resto in attesa di ulteriori commenti e risposte, cordialmente.
La ringrazio per la celere risposta e per la proposta di un inquadramento diagnostico più appropiato! In effetti avrei in programma un rorschach tra qualche giorno e magari le pubblicherò l'esito proprio qui, per tenerLa aggiornata. Volevo sapere però due cose fondamentali la prima, secondo Lei tale test è valido per individuare un eventuale patologia della personalità come quella citata e seconda cosa, il mio curante in effetti da psicologo più che all'ipotesi del bipolarismo tende a quella della personalità borderline perchè vede in me una disforia, un'angoscia di fondo più che una vera e propria (ipo)maniacalità ciclica, mentre la fase depressiva è talvolta più grave talvolta più sfumata. Vede inoltre in me l'instabilità affettiva e cognitiva tipica del disturbo e per lui sarei borderline, considerando anche qualche interpretazione che si avvicina alla sfera psicotica. Ho però un dubbio e non riesco a fidarmi, e credo sia importante fidarsi della diagnosi ricevuta anche per dare un nome alla "cosa". Ho letto infatti che caratteristica altrettanto importante per fare diagnosi borderline sono gli scoppi di rabbia l'elevata impulsività le minacce di suicidio e l'autolesionismo, tutte dinamiche che non mi appartengono! Diciamo che sono molto meno tumultuoso di quanto non si dica nei criteri per fare diagnosi borderline. Secondo Lei sono questi ultimi criteri accessori o indispensabili, perchè se fosse la prima ipotesi in effetti tale diagnosi sarebbe da scartare, o no?! Resto in attesa di ulteriori commenti e risposte, cordialmente.
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Vale quanto già detto: i DDP spesso si presentano con sovrapposizioni sintomatiche e quindi sono difficili da diagnosticare in modo puro, da manuale. I casi reali più frequenti sono sempre "sporchi".
Quanto ai test, personalmente non attribuisco loro grande rilevanza a fini diagnostico-clinici (eccezion fatta per quelli di efficienza intellettiva). Il responso del Rorschach da solo non basta automaticamente a far diagnosi, ci vuole sempre il colloquio clinico, che è dirimente.
Altrimenti chiunque si potrebbe diagnosticare da sé qualunque cosa.
Piuttosto, la sua preoccupazione di ricevere una diagnosi giusta, per quanto comprensibile, potrebbe essere essa stessa un sintomo, ad esempio di una certa ansia/ossessività.
Quanto ai test, personalmente non attribuisco loro grande rilevanza a fini diagnostico-clinici (eccezion fatta per quelli di efficienza intellettiva). Il responso del Rorschach da solo non basta automaticamente a far diagnosi, ci vuole sempre il colloquio clinico, che è dirimente.
Altrimenti chiunque si potrebbe diagnosticare da sé qualunque cosa.
Piuttosto, la sua preoccupazione di ricevere una diagnosi giusta, per quanto comprensibile, potrebbe essere essa stessa un sintomo, ad esempio di una certa ansia/ossessività.
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Ex utente
Gentile dott. Santonocito,
Quel che scrive è assolutamente vero, la ricerca compulsiva della "diagnosi giusta" mi prende molto, nonostante a dire il vero l'abbia ricevuta poco tempo fa da un luminare della psichiatria e neurologia e questo mi avrebbe dovuto quietare...invece non è stato così. Afffianco a questa ricerca della diagnosi con tentativi maldestri di auto-diagnosi, si pone anche la ricerca del "farmaco magico" che mi aiuti ad uscire da questa situazione, portandomi molto spesso a cambiare di mia iniziativa le cure o a integrarle con altre molecole che in quel momento per assurdi ragionamenti ritengo utili. Il problema è che quest'aspetto è veramente pressante, un impulso incoercibile, che mi fa somigliare quasi ad un tossicomane. Le chiedo secondo Lei sarebbe il caso di portare questi elementi in terapia per dargli una spiegazione dinamica e più in generale cominciare a lavorare seriamente su tutti gli aspetti che mi affligono aldilà del "semplice" disturbo bipolare per il quale mi è stato dato una cura con revisione dopo 40 giorni. Lei pensa che in questo lasso di tempo parallelamente con il mio psicologo possa alleviare i tempi di latenza farmacologici lavorando su aspetti dinamici del mio funzionamento, Le sembra una buona strategia o devo procedere in altro modo? La ringrazio per l'attenzione posta al caso! Cordialmente.
Quel che scrive è assolutamente vero, la ricerca compulsiva della "diagnosi giusta" mi prende molto, nonostante a dire il vero l'abbia ricevuta poco tempo fa da un luminare della psichiatria e neurologia e questo mi avrebbe dovuto quietare...invece non è stato così. Afffianco a questa ricerca della diagnosi con tentativi maldestri di auto-diagnosi, si pone anche la ricerca del "farmaco magico" che mi aiuti ad uscire da questa situazione, portandomi molto spesso a cambiare di mia iniziativa le cure o a integrarle con altre molecole che in quel momento per assurdi ragionamenti ritengo utili. Il problema è che quest'aspetto è veramente pressante, un impulso incoercibile, che mi fa somigliare quasi ad un tossicomane. Le chiedo secondo Lei sarebbe il caso di portare questi elementi in terapia per dargli una spiegazione dinamica e più in generale cominciare a lavorare seriamente su tutti gli aspetti che mi affligono aldilà del "semplice" disturbo bipolare per il quale mi è stato dato una cura con revisione dopo 40 giorni. Lei pensa che in questo lasso di tempo parallelamente con il mio psicologo possa alleviare i tempi di latenza farmacologici lavorando su aspetti dinamici del mio funzionamento, Le sembra una buona strategia o devo procedere in altro modo? La ringrazio per l'attenzione posta al caso! Cordialmente.
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Il bisogno estremo di controllo, di far da sé, di autodiagnosticarsi i sintomi e possibilmente di trovare da soli la cura giusta è un sintomo di ossessività. Per questo arrivo a sostenere, in base alla mia esperienza, che molti degli utenti che ci scrivono, che se ne rendano conto o meno, per il solo fatto di cercare aiuto psicologico a distanza esibiscono un certo tratto ossessivo.
Quando poi il far da sé diventa un bisogno pressante, ecco che si cade nel paradosso descritto qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
Da qui non è possibile dirle se lei sia più bipolare, più borderline o più un ansioso/ossessivo, ed è proprio per questo che le ho suggerito di farsi dare più pareri specialistici. Senza focalizzarsi sul cercare luminari, perché anche questa può essere una tentazione dovuta all'ossessività: mi serve LA diagnosi.
Chieda magari pareri a specialisti ad approccio diverso da quelli consultati finora, ad es. uno psicologo psicoterapeuta breve strategico o comportamentale.
Quando poi il far da sé diventa un bisogno pressante, ecco che si cade nel paradosso descritto qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
Da qui non è possibile dirle se lei sia più bipolare, più borderline o più un ansioso/ossessivo, ed è proprio per questo che le ho suggerito di farsi dare più pareri specialistici. Senza focalizzarsi sul cercare luminari, perché anche questa può essere una tentazione dovuta all'ossessività: mi serve LA diagnosi.
Chieda magari pareri a specialisti ad approccio diverso da quelli consultati finora, ad es. uno psicologo psicoterapeuta breve strategico o comportamentale.
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Ex utente
Gentile dott. Santonocito,
torno a scriverLe in un momento di particolare lucidità(forse..). Non avevo apprezzato da subito Le sue parole non ritenendomi più ossessivo che bipolare e invece credo che il problema ansioso-fobico-ossessivo sia proprio quello che più mi riguarda, molto di più del sospetto bipolarismo. In effetti è partita con una presa di coscienza data anche dal fatto che la cura, soprattutto quella farmacologica non dà i risultati sperati e io perdo fiducia, sono andato alla ricerca di risposte e mi sono imbattuto inconsapevolmente in quello che Lei ha giustamente definito un meccanismo ossessivo. Il mio primo curante a dir la verità ha sempre ritenuto che ci fosse questo alla base del mio malessere, anche di quello depressivo. Lui considerava la depressione sono l'epi-fenomeno della mia compulsività e ossessività, aggiungo io con spunti fobici perchèultimamente sono sempre di più le paure che mi assalgono, vorrei però una risposta da Lei pur sapendo che non può essere dirimente e pur sapendo che il meccanismo della rassicurazione è uno dei primi dell'ossessività. A dir la verità evito di parlarne con il mio attuale curante, il quale è straconvinto che il mio problema sia il bipolarismo sottovalutando qualsiasi altro aspetto e sinceramente non me la sento di abbandonare una cura che chissà, se le sue intuizioni si rivelassero quelle giuste, potrebbe giovarmi. Le vorrei quindi chiedere se la paura della sera...di possibili aggressioni...la paura che mi sia stata sbagliata diagnosi...la paura che il mio fisico non sia adeguato o che gli altri parlino male di me(sono tutte paure che ho e che sinceramente trovo in primo piano rispetto alla condizione umorale...pensi che per andare fuori città ho dovuto chiedere di essere accompagnato in treno)....la paura che qualche ragazza trovi ridicole i miei tentativi d'approccio e vada a "sputtanarli" in giro...tutte queste paure mi affliggono e mi rendo conto che a prima vita tutto può essere ricondotto a un'insicurezza di fondo...a cui però si aggiunge paura di prendere l'auto e altre...Alcune di queste si presentano sottoforma di pensieri intrusivi...come il fisico non adeguato...altre invece come la diagnosi, temo si presentino più in forma ossessiva-compulsiva...con relativa compulsione di cercare qui su internet la diagnosi adatta o il responso giusto, cosa che in effetti avevo già accennato nel post precedente. Lei alla luce di questi sintomi propenderebbe logicamente verso un disturbo di natura ansiosa-ossessiva o mi consiglia di continuare a dare credito al mio curante? La prego tenti di capire il mio stato d'animo...sono in forte confusione, perché mi rendo conto che una diagnosi sbagliata può indirizzare verso una cura sbagliata e il perpetuarsi del mio malessere. Tra l'altro ho sempre nutrito forti dubbi sul mio carattere ossessivo, proprio perché molte delle ossessioni, pensieri intrusivi che avevo non rispettavano "le norme" dei comuni peniseri che invece vedo pubblicati ampiamente qui, mi spiego meglio: vedo consulti di molte persone con tematiche di doc aggressivo, religioso, da contaminazione, paura di impazzire. Questi temi invece a me non toccano minimamente non ho assolutamente fobia di queste tematiche, accetterei tranquillamente di essere psicotico, c'è una cura anche per questa condizione mi dico...e non me ne preoccupo. Per esempio però ho la fobia della diagnosi sbagliata, con relativa ossessione; oppure per un periodo(a dire il vero non ancora risolta) l'ossessione che la mia ragazza rimanesse incinta.Come vede i temi si distaccano dai soliti "trattati" per questo non so come comportarmi. Un'ultima cosa, ammesso che siano pensieri intrusivi fobici ossessivi o quant altro...è possibile che essi stessi scatenino tendenze depressive? UN po' come sosteneva il mio vecchio curante...o è un'ipotesi che clinicamente và scartata? La ringrazio per l'attenzione con la viva speranza di rileggerLa, cordialmente.
torno a scriverLe in un momento di particolare lucidità(forse..). Non avevo apprezzato da subito Le sue parole non ritenendomi più ossessivo che bipolare e invece credo che il problema ansioso-fobico-ossessivo sia proprio quello che più mi riguarda, molto di più del sospetto bipolarismo. In effetti è partita con una presa di coscienza data anche dal fatto che la cura, soprattutto quella farmacologica non dà i risultati sperati e io perdo fiducia, sono andato alla ricerca di risposte e mi sono imbattuto inconsapevolmente in quello che Lei ha giustamente definito un meccanismo ossessivo. Il mio primo curante a dir la verità ha sempre ritenuto che ci fosse questo alla base del mio malessere, anche di quello depressivo. Lui considerava la depressione sono l'epi-fenomeno della mia compulsività e ossessività, aggiungo io con spunti fobici perchèultimamente sono sempre di più le paure che mi assalgono, vorrei però una risposta da Lei pur sapendo che non può essere dirimente e pur sapendo che il meccanismo della rassicurazione è uno dei primi dell'ossessività. A dir la verità evito di parlarne con il mio attuale curante, il quale è straconvinto che il mio problema sia il bipolarismo sottovalutando qualsiasi altro aspetto e sinceramente non me la sento di abbandonare una cura che chissà, se le sue intuizioni si rivelassero quelle giuste, potrebbe giovarmi. Le vorrei quindi chiedere se la paura della sera...di possibili aggressioni...la paura che mi sia stata sbagliata diagnosi...la paura che il mio fisico non sia adeguato o che gli altri parlino male di me(sono tutte paure che ho e che sinceramente trovo in primo piano rispetto alla condizione umorale...pensi che per andare fuori città ho dovuto chiedere di essere accompagnato in treno)....la paura che qualche ragazza trovi ridicole i miei tentativi d'approccio e vada a "sputtanarli" in giro...tutte queste paure mi affliggono e mi rendo conto che a prima vita tutto può essere ricondotto a un'insicurezza di fondo...a cui però si aggiunge paura di prendere l'auto e altre...Alcune di queste si presentano sottoforma di pensieri intrusivi...come il fisico non adeguato...altre invece come la diagnosi, temo si presentino più in forma ossessiva-compulsiva...con relativa compulsione di cercare qui su internet la diagnosi adatta o il responso giusto, cosa che in effetti avevo già accennato nel post precedente. Lei alla luce di questi sintomi propenderebbe logicamente verso un disturbo di natura ansiosa-ossessiva o mi consiglia di continuare a dare credito al mio curante? La prego tenti di capire il mio stato d'animo...sono in forte confusione, perché mi rendo conto che una diagnosi sbagliata può indirizzare verso una cura sbagliata e il perpetuarsi del mio malessere. Tra l'altro ho sempre nutrito forti dubbi sul mio carattere ossessivo, proprio perché molte delle ossessioni, pensieri intrusivi che avevo non rispettavano "le norme" dei comuni peniseri che invece vedo pubblicati ampiamente qui, mi spiego meglio: vedo consulti di molte persone con tematiche di doc aggressivo, religioso, da contaminazione, paura di impazzire. Questi temi invece a me non toccano minimamente non ho assolutamente fobia di queste tematiche, accetterei tranquillamente di essere psicotico, c'è una cura anche per questa condizione mi dico...e non me ne preoccupo. Per esempio però ho la fobia della diagnosi sbagliata, con relativa ossessione; oppure per un periodo(a dire il vero non ancora risolta) l'ossessione che la mia ragazza rimanesse incinta.Come vede i temi si distaccano dai soliti "trattati" per questo non so come comportarmi. Un'ultima cosa, ammesso che siano pensieri intrusivi fobici ossessivi o quant altro...è possibile che essi stessi scatenino tendenze depressive? UN po' come sosteneva il mio vecchio curante...o è un'ipotesi che clinicamente và scartata? La ringrazio per l'attenzione con la viva speranza di rileggerLa, cordialmente.
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Sì, è possibile - e di fatto lo vediamo spesso - che aspetti depressivi insorgano come senso di rinuncia e abbandono rispetto al problema principale, che non si è riusciti a risolvere. Si parla in questi casi di depressione reattiva.
>>> Lei alla luce di questi sintomi propenderebbe logicamente verso un disturbo di natura ansiosa-ossessiva o mi consiglia di continuare a dare credito al mio curante?
>>>
Questo deve sceglierlo lei. Io, come già detto, se fossi in lei mi farei fare almeno un'altra valutazione da uno specialista di tipo diverso. È certo che da qui non potrà ricevere alcuna diagnosi, non sarebbe appropriato per i motivi che può immaginare.
Se il suo attuale curante è convinto della diagnosi di bipolarità, evidentemente vedendola di persona ha ritenuto di avere elementi sufficienti per affermarlo. Quello che posso dirle da qui, con tutti i limiti del consulto online, è che aspetti rimuginatorio-ossessivi di una certa importanza sembrerebbero essere presenti. Occorre però vedere *come* questi si esprimono, in relazione anche agli altri sintomi che lei presenta.
In conclusione, si faccia vedere da un altro professionista se il parere di quello attuale non la convince fino in fondo.
>>> Lei alla luce di questi sintomi propenderebbe logicamente verso un disturbo di natura ansiosa-ossessiva o mi consiglia di continuare a dare credito al mio curante?
>>>
Questo deve sceglierlo lei. Io, come già detto, se fossi in lei mi farei fare almeno un'altra valutazione da uno specialista di tipo diverso. È certo che da qui non potrà ricevere alcuna diagnosi, non sarebbe appropriato per i motivi che può immaginare.
Se il suo attuale curante è convinto della diagnosi di bipolarità, evidentemente vedendola di persona ha ritenuto di avere elementi sufficienti per affermarlo. Quello che posso dirle da qui, con tutti i limiti del consulto online, è che aspetti rimuginatorio-ossessivi di una certa importanza sembrerebbero essere presenti. Occorre però vedere *come* questi si esprimono, in relazione anche agli altri sintomi che lei presenta.
In conclusione, si faccia vedere da un altro professionista se il parere di quello attuale non la convince fino in fondo.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.4k visite dal 27/04/2013.
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Approfondimento su Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.