Mio marito è andato via di casa
Gentili psicologi mi ritrovo qui per l'ennesima volta a chiedervi consiglio sul da fare nei confronti di una situazione per me davvero logorante,premetto che ho già chiesto 2 consulti inerenti alla situazione,sono sposata da 4 anni e sto con il mio attuale marito da 11.Giovedì dopo aver accompagnato le mie bambine a scuola nel rientrare a casa trovo mio marito che prepara le valige con tutte le sue cose,chiedo ovviamente spiegazioni e lui afferma di non voler più vivere nella nostra casa(intendendo che il luogo di periferia dove viviamo lui non lo ritiene idoneo per la crescita delle sue figlie)io cerco di dissuaderlo proponendogli di cercare qualcosa di diverso(come avevamo già discusso tempo fa)ma per lui esiste solo il luogo in cui vive la sua famiglia di origine,discutiamo della situazione ma nulla cambia e lui va via dicendo ch'è stanco di sentirsi dire che lui in casa sua non comanda nulla,non è nessuno,e che io lo gestisco in ogni modo.Se avete seguito i miei consulti precedenti avrete già capito che dietro tutta questa esasperazione c'è la sua famiglia di origine,ed infatti è andato via da casa nostra per andare a casa della mamma(cosa per me inammissibile)ancor più inammissibile è stato il comportamento di mia suocera che sapendo della futile motivazione per cui lui è andato via l'ha accolto in casa dandogli tutto il suo appoggio,e fingendo con me invece che lei provava disappunto per la situazione.Detto ciò io ho espresso alla famiglia il mio disapunto per il loro comportamento,spiegando che accogliendo lui hanno escluso me e le bambine dalla loro casa,e dicendo anche di messaggi trovati da me sul telefono di mio marito,da perte della madre con scritto che io lo gestivo,io lo comandavo ecc ecc(detto così sembra poco,ma vi assicuro che i termini usati in napoletano nei miei confronti erano tutt'altro che consoni alla mia persona)e loro hanno negato TUTTO.Ora io capisco che sicuramente mio marito è molto immaturo(28anni io 26)ma si può per un motivo del genere andare via di casa?e poi chiedermi di seguirlo in una casa in 1 altro posto per altro proprietà di suo padre,più piccola della nostra abitazione,per rimanere li 1 anno vendere il nostro appartamento per poi cercare una nuova casa?io sono allibita da questa richiesta,quando ho chiesto a mio marrito di tornare a casa per il bene delle figlie mi ha detto che non può farlo e ch'è un punto che deve mantenere...io escludo di assecondare questa sua stupidata,anche perchè sarebbe come dargli l'autorizzazione a calpestarmi come meglio crede,secondo voi come dovrei comportarmi???ho provato a dissuadere mio marito ma è irremovibile.come faccio a fargli capire ch'è un assurdità?
poi vorrebbe venire a prendere le bambine per portarle al parco o altrove ma non so se devo consentirgli tutto questo visto che non si preoccupa di loro quando la sera mi chiedono di lui e io devo inventarmi scuse.
poi vorrebbe venire a prendere le bambine per portarle al parco o altrove ma non so se devo consentirgli tutto questo visto che non si preoccupa di loro quando la sera mi chiedono di lui e io devo inventarmi scuse.
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Gentile Signora,
la situazione venutasi a creare è certamente difficile e dolorosa, non è infrequente che problematiche relative alle famiglie di origine originino, sostengano i amplificano quelle della coppia coniugale.
A nulla vale che lei si rivolga alla famiglia di suo marito, non si può aspettare in questo caso appoggio o comprensione da loro, dato un certo modo di funzionare a livello di dinamiche che mi pare di intravedere in quello che finora ci ha comunicato.
La situazione mi sembra difficilmente risolvibile senza un aiuto competente esterno, da tutelare in particolare il benessere delle bimbe che hanno l'assoluta necessità di essere tenute fuori da conflitti e sofferenze e di crescere in modo equilibrato.
Le avevamo suggerito già in precedenza di rivolfersi a un terapeuta esperto in problematiche di coppia, ci aveva risposto che si sarebbe rivolta al consultorio, lo ha poi fatto?
Se ancora no, cosa la frena dal farlo?
la situazione venutasi a creare è certamente difficile e dolorosa, non è infrequente che problematiche relative alle famiglie di origine originino, sostengano i amplificano quelle della coppia coniugale.
A nulla vale che lei si rivolga alla famiglia di suo marito, non si può aspettare in questo caso appoggio o comprensione da loro, dato un certo modo di funzionare a livello di dinamiche che mi pare di intravedere in quello che finora ci ha comunicato.
La situazione mi sembra difficilmente risolvibile senza un aiuto competente esterno, da tutelare in particolare il benessere delle bimbe che hanno l'assoluta necessità di essere tenute fuori da conflitti e sofferenze e di crescere in modo equilibrato.
Le avevamo suggerito già in precedenza di rivolfersi a un terapeuta esperto in problematiche di coppia, ci aveva risposto che si sarebbe rivolta al consultorio, lo ha poi fatto?
Se ancora no, cosa la frena dal farlo?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Gentile Signora,
in una coppia si devono inevitabilmente mettere insieme due diversi modi di pensare, di vivere, di essere. Certamente non si può essere d'accordo su tutto, ma è importante imparare ad andare d'accordo, a trovare degli accordi, dei compromessi, in cui ciascuno dei due cerca di comprendere e avvicinarsi un po' alle posizioni dell'altro.
Da quanto scrive, invece, pare che tra voi sia in atto una lotta per il potere, per decidere chi comanda e chi è subordinato, e questo non è proprio l'assetto relazionale indicato per una coppia che funzioni.
Non utilizzi le bambine come strumento di punizione o di vendetta nei confronti del loro papà: la crisi è tra voi due marito-moglie, ma entrambi (pur con le vostre differenze individuali) restate genitori di quelle due piccoline.
Penso che fareste bene a rivolgervi ad un mediatore famigliare per cercare di superare i vostri conflitti e comprendere in quale direzione volete portare la vostra coppia.
Saluti.
in una coppia si devono inevitabilmente mettere insieme due diversi modi di pensare, di vivere, di essere. Certamente non si può essere d'accordo su tutto, ma è importante imparare ad andare d'accordo, a trovare degli accordi, dei compromessi, in cui ciascuno dei due cerca di comprendere e avvicinarsi un po' alle posizioni dell'altro.
Da quanto scrive, invece, pare che tra voi sia in atto una lotta per il potere, per decidere chi comanda e chi è subordinato, e questo non è proprio l'assetto relazionale indicato per una coppia che funzioni.
Non utilizzi le bambine come strumento di punizione o di vendetta nei confronti del loro papà: la crisi è tra voi due marito-moglie, ma entrambi (pur con le vostre differenze individuali) restate genitori di quelle due piccoline.
Penso che fareste bene a rivolgervi ad un mediatore famigliare per cercare di superare i vostri conflitti e comprendere in quale direzione volete portare la vostra coppia.
Saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 14.9k visite dal 23/04/2013.
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