Problemi legati ad una storia

Buonasera.
Sono una ragazza prossima ai ventun'anni e sono stata fidanzata per quasi tre anni e mezzo con un ragazzo di una decina d'anni più grande di me, fin quando lo scorso mese c'è stata una rottura a causa di alcune situazioni che ora descriverò. Innanzitutto, il ragazzo non è stato mai accettato dalla mia famiglia per l'età, essendo più grande di me, e i miei genitori hanno fatto di tutto per impedire che la nostra relazione andasse avanti, fin dal primo momento. Ma eravamo (e siamo, sottolineo) molto innamorati, quindi abbiamo superato le avversità mostrate dalla mia famiglia continuando a vivere la nostra storia. Una storia bellissima. Preciso che egli veniva da una storia passata molto lunga (a distanza di circa un annetto dalla fine della quale ci siamo messi insieme) e da una situazione di lutto importante occorsa però molto tempo prima della nostra conoscenza. Dopo un anno di storia, egli ha subito un trauma (incidente automobilistico) e dopo questo avvenimento è, per così dire, cambiato: è entrato in una sorta di vortice di brutti pensieri e cattive sensazioni che hanno fatto male in primis a se stesso, ma anche alla nostra vita di coppia. Dopo due anni mi sentivo stanca dei suoi continui pensieri, del suo stato d'animo, così ho deciso di prendere una pausa... Ma durante questa pausa (in cui realmente ho sperimentato la sua assenza) mi sono resa conto in cuor mio di amarlo davvero e di voler superare questo momento con lui. Egli infatti, dopo questa mia decisione, ha trovato la carica di andare da uno psicanalista per risolvere questa situazione e dice che la terapia stia andando bene. Il problema però è questo: la mia famiglia, dopo aver saputo di questo problema del ragazzo, mi ha messo in testa tantissime congetture, del tipo che egli sia malato, che non potrà mai uscire da questa situazione, che sono condannata ad un futuro infelice se resto con lui, che non devo prendere minimamente in considerazione il fatto di tornarci insieme. Io, presa da tutto questo "stress psicologico", ho deciso di troncare la relazione, ma sto malissimo, perchè sento di amarlo e di star facendo la cosa sbagliata. Capisco che i miei vogliano preservarmi dalle avversità della vita, ma cosa fare? Seguire il loro consiglio e vivere col rimpianto che tutto si sarebbe potuto risolvere? Probabilmente, se non lo amassi così tanto, opterei per seguire il "consiglio-obbligo" dei miei genitori, ma ogni giorni che passa sto peggio, perchè non convinta di questa decisione. I miei dicono che se il ragazzo non è riuscito ad uscire da questa condizione in due anni, non posso aspettarmi nulla di buono... però c'è anche da dire che solo adesso egli ha iniziato un percorso, guidato da uno specialista, il quale oltretutto gli ha fatto capire che il problema è tranquillamente superabile. Ma i miei sono scettici anche riguardo a questo. Vorrei un parere su questa situazione, perchè davvero non so come comportarmi. Grazie e scusate per la prolissità.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Ragazza,
comprendo le preoccupazioni dei suoi genitori, ma la vita è sua e le sue scelte sentimentali anche.

Perché se lei è innamorata ha deciso di troncare la relazione?
Dopotutto il suo ragazzo si sta curando e le prospettive sono buone, dunque a lei decidere per la sua storia e la sua vita.
Ascolti la voce del suo cuore.

Cari auguri

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno, dottoressa.
La ringrazio per la sua gentile risposta.
Le spiego un po' più nel dettaglio come si è evoluta la situazione: io ho covato un senso di frustrazione, di sentirmi inappagata da questa storia da qualche mese a questa parte, a causa dei problemi mostrati dal mio (ex) ragazzo. Ovvero, il suo dirmi continuamente di questi "brutti pensieri", i suoi ripetuti mal di testa mi mettevano di fronte ad una situazione che io non sapevo come gestire. Io potevo stargli accanto solo con il mio amore e con le mie parole di conforto... Tuttavia, non appena lo facevo "ragionare", rassicurandolo, le cose andavano meglio per qualche giorno/settimane, ma poi tutto ripiombava a picco. Ed io mi sentivo impotente di fronte a questa cosa, non avevo più armi da usarvi contro. C'è inoltre da precisare che noi abbiamo condotto una storia a distanza a partire dallo scorso anno, quindi gestire la situazione telefonicamente non è che sia il massimo, anche perchè io non avevo modo di rendermi conto come egli effettivamente stesse. Tuttavia, nonostante ci fosse questo problema, il mio ragazzo mi ricopriva sempre di mille attenzioni, mi faceva sentire la sua principessa in tutto e per tutto, ha fatto tantissimi sacrifici per me ed ha anche rinunciato a vivere una "storia normale", correlata di tutte le esperienze che i ragazzi dovrebbero fare (viaggi, concerti...), a causa dell'astio della mia famiglia, che non mi ha mai permesso di fare nulla di tutto ciò. Le poche cose che abbiamo fatto veramente come coppia sono state fatte di nascosto e sono quelle che realmente ci hanno fatto stare bene e che ci hanno dato la forza di andare avanti, nonostante tutto, e di sperare in tempo migliori, magari quando io sarei cresciuta un po' (anche se io non sono una bambina, ormai ho quasi 21 anni). Ecco perchè ribadisco, il nostro amore era ed è qualcosa di incommensurabile, infatti lui ancora adesso mi fa presente che è disposto ad aspettarmi e che non potrebbe trovare un'altra come me ( come anch'io, in cuor mio, sento che un ragazzo così non lo troverei più). Accanto a tutto questo amore, però, c'è questo problema e in una coppia, quando non sta bene uno, soffre automaticamente anche l'altro. Ultimamente forse in me l'insofferenza per la sua situazione aveva celato il mio amore per lui (da qui il voler prendere una pausa per riflettere), ma da quando ho effettivamente sperimentato la sua assenza, mi sono accorta di voler stare con lui e di affrontare questa situazione. Il problema è sorto nel momento in cui ho parlato di questa pausa a mia madre, che con mille discorsi di cui gli argomenti nella mia mail precedente, mi ha dissuasa dal riprovarci, dicendomi che lui è un ragazzo senza futuro e che io sarei destinata ad una vita infelice con lui (questo è il succo del discorso). Da qui, stressata da tutti questi discorsi, ho deciso di lasciarlo, ma sto facendo una battaglia contro i miei sentimenti. I miei mi dicono che devo perseverare e che prima o poi mi passerà... Forse credono sia facile dimenticare una persona da un momento all'altro, comportarsi come se non esista, ma per me risulta innaturale, mi sembra una situazione assurda. Io sono fiduciosa nella risoluzione della sua situazione e nel contempo preoccupata (come ovvio che sia), ma il fatto che abbia intrapreso questo percorso terapeutico mi infonde molta speranza (cosa che invece, sempre per tornare alla mia famiglia, i miei genitori mi negano, perchè dicono che non devo avere speranza in questa cosa). Inoltre sto anche iniziando a sviluppare quasi un senso di astio, di odio (che forse è una parola grossa) contro i miei genitori, il tutto dovuto a questa situazione, perchè è come se la mia mente li vedesse nemici della mia volontà e della mia speranza... mentre loro affermano l'esatto contrario.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentilissima,
Il suo ragazzo deve avere molto a cuore il vostro rapporto se si è' deciso ad intraprendere un percorso terapeutico. Questo fatto sembra segnalare la motivazione e anche il coraggio del suo ex a risolvere i suoi problemi personali. Lei ne è anche innamorata, ma i suoi genitori si dicono contrari. Mi chiedo, allora, quanto lei si faccia influenzare dai suoi e quanto sia autonoma nelle sue scelte. Ovvio che i genitori vogliano evitare problemi ai figli, ma come fanno a sapere se altri futuri compagni saranno senza problemi o difficoltà? Su quali criteri basano le loro convinzioni o i loro pregiudizi? Lei, cosa sente a livello di emozioni? Credo che sarebbe buono che la pausa di riflessione da lei richiesta si focalizzasse anche sulle sue priorità e sul peso dei condizionamenti sulle sue scelte.
Un cordiale saluto
Dott.ssa E.Scolamacchia
Psicologa ad ind.clinico

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

[#4]
Utente
Utente
Buonasera dottoressa, la ringrazio per la gentile risposta.
Come facevo cenno nelle mail precedenti, i miei genitori si sono sempre mostrati contrari a questa relazione per l'età del mio ragazzo: sostenevano (e sostengono) che un rapporto sano debba instaurarsi preferibilmente tra due persone della stessa età, che condividano stessi interessi e stesso percorso scolastico etc... Preciso altresì che io non ho mai capito i discorsi dei miei genitori, avendo essi una differenza d'età maggiore rispetto alla mia col mio ex... Ma molto spesso ho notato un'insofferenza da parte di mia madre, che ha "sacrificato" parte della sua giovinezza per il matrimonio e per i figli. Ritornando al discorso precedente, io non mi sono fatta minimamente influenzare dalle loro ideologie a riguardo, altrimenti la mia storia con questo ragazzo non sarebbe nata fin da principio. Ovviamente però i miei hanno sempre cercato di mettermi i bastoni tra le ruote, proibendomi di fare molte delle cose che i ragazzi fanno (esempio stupido: andare al mare insieme al mio ragazzo), per loro "avere una storia" equivale ad uscire quell'ora o due la sera e basta. Per me la situazione è stata abbastanza pesante, ma ho sempre sopportato, per amore del mio ex. Dopo che è subentrato quest'altro problema, mi sono sentita ancor più insofferente, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il ripetere continuo dei miei genitori dei discorsi che riportavo nelle mail precedenti; essi praticamente sostengono che lui sia malato, che da queste "brutte cose" non si esca, che sarò condannata ad una vita infelice al suo fianco e che devo fidarmi delle cose che dicono loro, perchè sono grandi e sanno come vanno a finire "certe cose", che devo accantonare l'amore per lui e voler bene a me stessa e perchè, essendomi genitori, essi agiscono solo per il mio bene. Io non so se fidarmi di loro e sopprimere il mio sentimento oppure se lottare contro le loro opinioni, come ho sempre fatto, anche in questa circostanza! So che sono i miei genitori e vogliono il mio bene, ma come ha detto lei, dottoressa, non è detto che ipotetici altri partners siano immuni da eventuali problemi. Ma i miei genitori sostengono che con questo "precedente" grave che c'è stato, io non posso aspettarmi nulla di buono da una relazione e una vita con una lui.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Cara ragazza,
Io non so quale problematica avesse il suo ex, ne' quale diagnosi gli abbiano fatto. Lei ne è' al corrente? Ad ogni modo, se sta facendo un percorso terapeutico, deve essere una persona motivata,determinata e coraggiosa. Non tutti sono in grado di affrontare una psicoterapia. Vede, chi sta davvero male, non riesce neanche a prendersi cura di se'. Ripeto, non conosco il problema, ma da quel poco che lei dice, sembrerebbe trattarsi di idee ossessive che spiegherebbero, forse, anche i suoi ricorrenti mal di testa. Se e' così, la psicoterapia e' molto indicata e quasi sempre risolutiva. Chi si cura, ha ottime probabilità di guarire e persino di star meglio dei cosiddetti "normali", perché persone che hanno fatto un buon percorso acquisiscono una marcia in più, maggiore consapevolezza, e hanno imparato a gestire i problemi. In questo, mi sento di rassicurarla. Tuttavia, lei deve valutare, di fronte a questi dubbi, se se la sente di rimanere accanto a questa persona oppure no. Purtroppo, ancora oggi, si pensa che un disagio psicologico sia una condanna a vita! Non è' così!
Un caro saluto
Dott.ssa E.Scolamacchia
[#6]
Utente
Utente
La ringrazio, dottoressa.
Inizialmente, dopo l'incidente automobilistico cui facevo cenno nella mia prima mail, gli era diagnosticata "crisi d'ansia generalizzata" per cui aveva assunto dei blandi tranquillanti (egli aveva fatto una visita neurologica onde risalire all'eziologia del malore avuto, causa dell'incidente stesso). Successivamente egli ha iniziato ad avvertire un senso di insofferenza quando si trovava in luoghi molto affollati, tremore alle gambe, addirittura non riconoscersi più quando si guardava allo specchio. Lui mi diceva che nell'arco della vita è sempre stato una persona dinamica e allegra e che avvertire quelle sensazioni di paura era una cosa che, per lui, si discostava dalla sua vera natura. Di questo ne soffriva. Pian piano queste sensazioni gli sono passate totalmente (infatti stiamo parlando dei primi mesi dopo il suo incidente) e la cosa che ha avvertito fino ad arrivare al mese scorso (e quindi alla nostra separazione) era la presenza costante, ossessiva di cosiddetti "brutti pensieri" che potevano essere di ogni tipo: paura di nuocere alle persone care, di poter commettere qualche sciocchezza... Alla mia domanda: "Ma realmente quali sono questi cattivi pensieri?" confesso che molte volte non sapeva nemmeno lui cosa rispondere, limitandosi a un "di tutto". Quindi, secondo me, lui era entrato in uno stato in cui vedeva come negativo ogni aspetto della realtà, in ogni minima azione riscontrava il senso negativo. Egli è stato sempre molto cosciente della situazione, molto triste, perchè, appunto come dicevo prima, non si riusciva a riconoscere in tutti questi brutti pensieri, diceva di non averli mai fatti... Da quando abbiamo rotto ha intrapreso un percorso terapeutico (mi ha detto che non poteva perdere la persona che ama per dei "suoi limiti", quindi ha deciso di mettersi, per modo di dire, a faccia a faccia con se stesso). Qui lo specialista gli ha detto che i suoi brutti pensieri non sono altro che il manifestarsi delle sue paure, che egli ha in qualche modo concretizzato nella sua mente, e che ora sorgono in ogni minima cosa lui faccia. Queste paure l'hanno fatto entrare in un circolo vizioso in cui egli vede negatività ovunque (da qui i suoi pensieri ossessivi) e per questo sono risaliti, insieme, a quella che potrebbe (e che, secondo il dottore curante è) la causa di tutte queste sensazioni, ovvero un grave lutto subito e la rottura di una sua precedente storia, durata molti anni. Il dottore gli ha detto che lui non ha metabolizzato questi traumi subiti e quindi, al primo episodio traumatico occorso (incidente) si sono manifestati. E' come se egli fosse "scoppiato". Ho sentito il mio ex telefonicamente un paio di volte dopo esserci lasciati (non c'è un sentimento di odio da parte sua verso me, perchè mi dice di comprendere cosa io possa aver passato e per questo mi chiede anche susa, pure se io non voglio questo!) e mi ha detto che adesso si sente molto meglio, che ha capito come porsi nel momento in cui gli viene un brutto pensiero e, la cosa che mi ha colpito, è che mi ha detto: "Io consiglierei questo percorso a tutti, anche a chi "sta bene", perchè realmente capisci come affrontare i tuoi limiti con l'ausilio di una persona che ne capisce... In questo modo si vive meglio". Mi chiede di dargli l'opportunità di dimostrarmi che ce la sta facendo, che tutto tornerà come era prima, anzi meglio... Ed io vorrei tanto, davvero. Però mi risuonano sempre in mente le parole dei miei genitori, e questo mi fa avere tanta tanta paura! Ecco perchè sono molto confusa e non capisco quale sia la cosa giusta da fare... E poi il pensiero di dover affrontare i miei genitori, dicendo ipoteticamente loro che sono tornata assieme a questa persona, mi mette panico! Non so come prenderebbero la cosa e questo accentua ancor più il mio dolore, perchè so già che, prendendo l'eventuale decisione di tornarci insieme, troverei la strada ancor più ripida rispetto a quanto non lo sia stata in questi tre anni e mezzo.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Cara ragazza,
La diagnosi di ansia generalizzata con il correlato di pensieri ossessivi e' davvero risolvibile, mi creda! Prova ne è' che il suo ex ragazzo sta già meglio. Da come lei riferisce, pare anche che abbia trovato un terapeuta molto in gamba con il quale ha instaurato una buona relazione! Sono convinta che il trauma dell'incidente abbia portato allo scoperto quella vecchia ferita e bravo davvero il collega che lo sta seguendo. Insomma, e' in ottime mani e il suo ex mostra grande maturità quando dice che consiglierebbe questo percorso anche a chi "sta bene", perché si capiscono i limiti ma anche le straordinarie risorse che ognuno di noi ha. Questo e' il senso della psicoterapia: sapere chi siamo, cosa vogliamo e dove vogliamo andare. Credo che se un maggior numero di persone si avvicinasse a una migliore conoscenza di se', il mondo andrebbe molto meglio e i rapporti tra le persone non sarebbero così complicati. Mi rendo conto che lei è' combattuta, tra l'amore e la paura, l'amore per lui e la paura di affrontare la vita con i suoi che la ostacolano. Si dia il tempo per riflettere quanto si sente di investire in questo rapporto. La vita non da' garanzie ne' certezze, quello che sembra complicato può essere in realtà semplice e quello che appare semplice può rivelarsi molto complicato. La lascio con una riflessione e una domanda: e se i suoi, anche in futuro, dovessero essere contrari ad un altro ragazzo che lei scegliesse, cosa pensa che farebbe?
Un caro saluto
Dott.ssa E.Scolamacchia
[#8]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<E poi il pensiero di dover affrontare i miei genitori, dicendo ipoteticamente loro che sono tornata assieme a questa persona, mi mette panico! >

Cara Ragazza,
gli stereotipi culturali sul malessere psicologico sono purtroppo ancora difficili da abbattere in pieno.

Anche se con buone intenzioni, i suoi genitori si stanno intromettendo nelle sue scelte sentimentali, ma solo lei può sapere cosa e chi può renderla felice e quali siano i suoi sentimenti.
Dopotutto paradossalmente ciò che i suoi genitori stanno cercando di fare per il suo bene , secondo loro, è proprio ciò che le procura sofferenza.

Crescere e diventare autonomi significa anche riuscire a porsi in modo maturo nella relazione con i propri genitori e comunque verso se stessi.
Comprendo le sue difficoltà al solo pensiero di affrontare i suoi genitori e i sentimenti di lealtà nei loro confronti, tuttavia sarebbe opportuno che cominciasse a pensare al come poter modulare in modo diverso e più assertivo il rapporto con loro.

Continuare a sentirsi in questo modo dà a i suoi genitori il "permesso" di decidere al posto suo e dunque di frenare la sua autonomia.

Cari saluti
[#9]
Utente
Utente
Gentili dottoresse,
vi ringrazio per l'attenzione e il supporto che mi state dando.
E' vero, purtroppo io mi sento continuamente ossessionata dal pensiero dei miei genitori e quindi mi sento frenata nelle mie scelte. Io stessa ho cercato di far capire loro che la situazione potrebbe non essere irrisolvibile, che non è giusto partire sconfitti in partenza, ma essi mi rispondono dicendo che sono "piccola" per capire queste cose, che vanno a finire solo in un modo e basta... Il mio ex mi ha chiesto di prenderci un po' di tempo per noi, di rivederci e parlare, sottolineando che il vedersi non implica tornare assieme, ma può significare tante cose... Se dovessi pensare solo con il mio cuore e la mia testa, io direi di sì: vorrei dare la possibilità a lui (ma anche a me stessa di capire) di dimostrarmi che ora le cose vanno meglio, che la sua terapia sta dando buoni risultati ed onestamente anche stargli vicino in questo momento. Però poi, appena ripenso a tutti i discorsi dei miei genitori, mi viene l'angoscia...
Per tentare di rispondere alla sua ultima domanda, dottoressa Scolamacchia, beh... bella domanda... le dico che, paradossalmente, io mi sento talmente influenzata dalle opinioni dei miei che farei in modo di non mettermi più nelle condizioni di innamorarmi di qualcuno che non vada loro a genio, in tutto e per tutto; dovrei frequentare solo gente appartenente al mio ambiente scolastico ed aspettare che, col tempo, incontri una persona che mi faccia battere il cuore. So benissimo che non scegliamo mica noi di chi innamorarci... infatti, se leggessi questa frase scritta da una qualsiasi altra persona, la reputerei "pazza". Eppure, non so perchè mi sento così...
Purtroppo so cosa vuol dire lottare per amore, quindi il pensiero di doverlo fare per l'ennesima volta un po' mi abbatte. Sono altresì consapevole che questo atteggiamento è sbagliato di fronte alla vita. Ma è proprio da ciò che deriva il mio stato confusionale.
Da quando mi sono fidanzata, tre anni e mezzo fa, il rapporto con mio padre è cambiato: lui non mi chiede mai come sto io, personalmente ed umanamente, si preoccupa solo dei miei studi e della mia futura carriera; o probabilmente si preoccupa, ma non mi chiede niente ed io sto male per questa condizione, perchè dal punto di vista sentimentale i miei genitori non si sono mai resi partecipi della mia storia. Non mi hanno mai chiesto come stessi con questo ragazzo, se mi trattasse bene, niente di niente! E, guarda caso, l'unica volta in cui hanno fatto irruzione nella mia relazione è stato in un mio momento di crisi, per convincermi a lasciarlo... E ce l'hanno fatta! Io voglio bene ai miei genitori, ma nel contempo, come scrivevo in una delle miei mail precedenti, è come se iniziassi a covare già da ora una sorta di rancore nei loro confronti. E questa è anche una delle motivazioni che mi spinge a pensare che, forse, la mia decisione non è proprio quella giusta.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<la mia decisione non è proprio quella giusta.>

Cara Ragazza,
la decisione che ha preso è quella dei suoi genitori.

<io mi sento talmente influenzata dalle opinioni dei miei che farei in modo di non mettermi più nelle condizioni di innamorarmi di qualcuno che non vada loro a genio, in tutto e per tutto; dovrei frequentare solo gente appartenente al mio ambiente scolastico ed aspettare che, col tempo, incontri una persona che mi faccia battere il cuore.>
Si rende conto di quanto questo dipendere emotivamente possa riverberarsi sulla sue scelte autonome e sulla costruzione di un suo progetto di vita autonomo?

Se da sola non ce la fa ad affrontare in modo efficace queste difficoltà, non scarti l'opportunità di sentire direttamente un nostro collega allo scopo.
Può ad esempio rivolgersi al Consultorio Familiare- Spazio giovani- ASL, senza precrizione del medico.

Cari auguri
[#11]
Utente
Utente
La ringrazio, dottoressa Rinella.
Prenderò in considerazione la sua proposta, se dovessi continuare a sentirmi così frustrata da questa condizione.
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