Possibilità di decondizionamento
Salve , vorrei porvi una domanda riguardo la possibilità di decondizionarsi da precedenti esperienze dolorose e umilianti che , purtroppo , mi hanno condizionato il modo di vivere e di rapportarmi in società . Andando più nello specifico, ho notato di aver maturato dei complessi molto profondi nel rapportarmi con l'altro sesso , con quello femminile . Quando conosco una persona nuova o anche quando incontro delle persone con cui magari non ho avuto bellissimi rapporti e non vedo da molto tempo,durante una banale conversazione, noto in me come il sopraggiungere di ansia , pallore , fiato corto , rendendomi quasi ridicolo agli occhi di queste persone che magari non sospettano minimamente di ciò che , in realtà, accade dentro di me . Ho letto e studiato molti testi di psicologia, tentando molte volte di avere un approccio decondizionato, anche se invano , perchè quanto più cercavo di combattere e tenere a freno queste emozioni , tanto più salivano e mi procuravano veri e propri sintomi da svenimento, confusione . Sono un ragazzo ansioso da quando ero piccolo, penso sempre e molto spesso e tendo ad ingigantire mali piccolissimi e addirittura quasi inesistenti. Vi chiedo un parere , a voi esperti in materia , per capire se esiste un modo per superarli e vivere una vita normale o se devo semplicemente abituarmici . Devo seguire una psicoterapia o magari con pratici consigli , riuscirei a migliorare la mia condotta ? Mi piacerebbe essere più sciolto e cordiale, amo molto stare in società e conoscere gente nuova, ragion per cui vorrei eliminare questi stati che , da un pò di tempo, stanno seriamente limitando la mia quotidianità .
[#1]
Gentile Utente,
Più che de condizionamento, io parlerei di " elaborazione" dell' accaduto, cioè la disamina dei pregressi legami d' amore che l' hanno resa così vulnerabile,.
L' ansia e le sue manifestazioni somatiche va trattata mediante una psicoterapia, non consigli pratici.
Si rivolga ad una struttura pubblica per diagnosi e terapia mirata
Più che de condizionamento, io parlerei di " elaborazione" dell' accaduto, cioè la disamina dei pregressi legami d' amore che l' hanno resa così vulnerabile,.
L' ansia e le sue manifestazioni somatiche va trattata mediante una psicoterapia, non consigli pratici.
Si rivolga ad una struttura pubblica per diagnosi e terapia mirata
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazzo, qualche domanda e qualche considerazione.
Ci scrive:
>>vorrei porvi una domanda riguardo la possibilità di decondizionarsi da precedenti esperienze dolorose e umilianti che , purtroppo , mi hanno condizionato il modo di vivere e di rapportarmi in società
Potrebbe fornirci qualche informazione in più? Cosa è accaduto? Cosa di quello che è accaduto è stato per lei doloroso ed umiliante? Come mai pensa che abbia condizionato il suo modo di rapportarsi in società ed, in particolare, con l'altro sesso?
>>noto in me come il sopraggiungere di ansia , pallore , fiato corto , rendendomi quasi ridicolo agli occhi di queste persone che magari non sospettano minimamente di ciò che , in realtà, accade dentro di me
Ci descrive sensazioni ascrivibili ad uno stato ansioso. Quali sono i pensieri che si agitano nella sua mente in quei momenti? Cosa teme?
Secondo una prospettiva cognitivo-comportamentale, quando ci sentiamo "condizionati" da qualche esperienza, quello che si è verificato potrebbe essere un processo di apprendimento. In sintesi, in qualche situazione specifica abbiamo ricavato informazioni su noi stessi, sul nostro valore personale, sulle nostre abilità/inabilità, sugli altri, su come ci tratteranno/ considereranno/ giudicheranno, etc.
Questi apprendimenti, che si manifestano come pensieri, possono diventare quello che tecnicamente si definisce "dialogo interno", ovvero "le parole che ci dice la nostra mente". Se diamo molto credito a queste parole, potremmo agire per come ci dicono loro, e creeremo delle abitudini comportamentali. Se non contrastiamo queste abitudini, possono radicarsi, diventare quasi delle necessità, ed entrare a far parte del nostro repertorio stabile di comportamenti, ovvero del nostro "carattere".
In un bel monologo del recente "The Iron Lady", un'anziana Margaret Thatcher riassume così la sua filosofia di vita:
Cura i pensieri e diventeranno parole
cura le tue parole e diventeranno le tue azioni
cura le tue azioni perchè diventeranno abitudini
cura le tue abitudini perchè diventeranno il tuo carattere
e cura il tuo carattere perchè diventerà il tuo destino
Quello che pensiamo, diventiamo
E' una filosofia un pò semplicistica (pensi, è da un anno che penso di diventare miliardario ed ancora nulla di fatto!), ma contiene in sè un germe di saggezza che condivido. A volte, lasciamo che la nostra mente prenda il sopravvento, ed indirizzi le nostre azioni, basandosi sulle paure, sulle previsioni, sulle idee; e magari perdendo di vista quello che REALMENTE sta accadendo in quel momento.
In merito a consigli "pratici", mi associo all'indicazione della dott.ssa Randone: a volte, il modo migliore per aiutarsi è chiedere aiuto.
Allego un paio di link ad articoli MinForma che potrebbero esserle utili:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
Cordialmente
Ci scrive:
>>vorrei porvi una domanda riguardo la possibilità di decondizionarsi da precedenti esperienze dolorose e umilianti che , purtroppo , mi hanno condizionato il modo di vivere e di rapportarmi in società
Potrebbe fornirci qualche informazione in più? Cosa è accaduto? Cosa di quello che è accaduto è stato per lei doloroso ed umiliante? Come mai pensa che abbia condizionato il suo modo di rapportarsi in società ed, in particolare, con l'altro sesso?
>>noto in me come il sopraggiungere di ansia , pallore , fiato corto , rendendomi quasi ridicolo agli occhi di queste persone che magari non sospettano minimamente di ciò che , in realtà, accade dentro di me
Ci descrive sensazioni ascrivibili ad uno stato ansioso. Quali sono i pensieri che si agitano nella sua mente in quei momenti? Cosa teme?
Secondo una prospettiva cognitivo-comportamentale, quando ci sentiamo "condizionati" da qualche esperienza, quello che si è verificato potrebbe essere un processo di apprendimento. In sintesi, in qualche situazione specifica abbiamo ricavato informazioni su noi stessi, sul nostro valore personale, sulle nostre abilità/inabilità, sugli altri, su come ci tratteranno/ considereranno/ giudicheranno, etc.
Questi apprendimenti, che si manifestano come pensieri, possono diventare quello che tecnicamente si definisce "dialogo interno", ovvero "le parole che ci dice la nostra mente". Se diamo molto credito a queste parole, potremmo agire per come ci dicono loro, e creeremo delle abitudini comportamentali. Se non contrastiamo queste abitudini, possono radicarsi, diventare quasi delle necessità, ed entrare a far parte del nostro repertorio stabile di comportamenti, ovvero del nostro "carattere".
In un bel monologo del recente "The Iron Lady", un'anziana Margaret Thatcher riassume così la sua filosofia di vita:
Cura i pensieri e diventeranno parole
cura le tue parole e diventeranno le tue azioni
cura le tue azioni perchè diventeranno abitudini
cura le tue abitudini perchè diventeranno il tuo carattere
e cura il tuo carattere perchè diventerà il tuo destino
Quello che pensiamo, diventiamo
E' una filosofia un pò semplicistica (pensi, è da un anno che penso di diventare miliardario ed ancora nulla di fatto!), ma contiene in sè un germe di saggezza che condivido. A volte, lasciamo che la nostra mente prenda il sopravvento, ed indirizzi le nostre azioni, basandosi sulle paure, sulle previsioni, sulle idee; e magari perdendo di vista quello che REALMENTE sta accadendo in quel momento.
In merito a consigli "pratici", mi associo all'indicazione della dott.ssa Randone: a volte, il modo migliore per aiutarsi è chiedere aiuto.
Allego un paio di link ad articoli MinForma che potrebbero esserle utili:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.1k visite dal 23/04/2013.
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