Relazioni d'amore
Sono una donna di 38 anni, molto delusa e confusa riguardo alle sue storie sentimentali in genere. C'è un copione che si ripete e che, alla mia età, comincia a farmi paura per il mio futuro e a farmi sentire in colpa per il mio passato. In sintesi, ragazzi con cui ho stabilito relazioni importanti mi hanno sempre corteggiata intensamente e quasi pressantemente agli inizi della storia, riempiendomi di complimenti e di giudizi positivi, come se avessero già capito tutti di me e avessero molto chiaro nella loro testa chi fossi io e cosa potessi apportare alla storia. salvo poi, mesi o anni dopo, dichiararsi delusi da me. Delusione che non ha mai portato ad una richiesta di rottura da parte loro, ma "semplicemente" ad una trasformazione nel loro comportamento che, da dolce e accogliente, è diventato freddo, scostante, urtato, quando non anche violento in qualche caso.
Così a rompere le varie relazioni sono stata praticamente sempre io, da innamorata, uscendone a pezzi, affranta e delusa il più delle volte, spesso incredula e difficile a rassegnarmi, e adesso anche preoccupata di continuare così e di essere incapace di costruire relazioni stabili e soddisfacenti.
Non so se sono stata chiara od esauriente, ma un parere o un suggerimento professionale a questo proposito, in questo momento della mia vita mi sarebbe molto utile.
Così a rompere le varie relazioni sono stata praticamente sempre io, da innamorata, uscendone a pezzi, affranta e delusa il più delle volte, spesso incredula e difficile a rassegnarmi, e adesso anche preoccupata di continuare così e di essere incapace di costruire relazioni stabili e soddisfacenti.
Non so se sono stata chiara od esauriente, ma un parere o un suggerimento professionale a questo proposito, in questo momento della mia vita mi sarebbe molto utile.
[#1]
Gentile Utente,
Se le storie si ripetono, pur con il cambiamento dei personaggi, sembra piuttosto evidente che qualcosa di disfunzionale possa effettivamente esservi. Tutti i rapporti si trasformano da un intenso corteggiamento in qualcosa di diverso, ma nel suo caso sembra proprio che il finale non sia a sorpresa. Come se vi fosse un copione, per dirla in termine di Analisi Transazionale, o di coazione a ripetere, in termini freudiani, che, ripetendosi, non fa che confermarle una credenza che sta sullo sfondo ma che può essere riassunta come senso di colpa per aver sprecato occasioni, preoccupazioni per il futuro e tutto un correlato di pensieri negativi e pessimisti. Chiaramente, se lei vuole, questo deve essere modificato, ma, non potendo cambiare gli altri, l'unica possibilità e' modificare se stessi e il proprio approccio verso le relazioni. Ha mai fatto un percorso terapeutico mirato a lavorare su questo punto che ritengo sia estremamente importante?
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
Se le storie si ripetono, pur con il cambiamento dei personaggi, sembra piuttosto evidente che qualcosa di disfunzionale possa effettivamente esservi. Tutti i rapporti si trasformano da un intenso corteggiamento in qualcosa di diverso, ma nel suo caso sembra proprio che il finale non sia a sorpresa. Come se vi fosse un copione, per dirla in termine di Analisi Transazionale, o di coazione a ripetere, in termini freudiani, che, ripetendosi, non fa che confermarle una credenza che sta sullo sfondo ma che può essere riassunta come senso di colpa per aver sprecato occasioni, preoccupazioni per il futuro e tutto un correlato di pensieri negativi e pessimisti. Chiaramente, se lei vuole, questo deve essere modificato, ma, non potendo cambiare gli altri, l'unica possibilità e' modificare se stessi e il proprio approccio verso le relazioni. Ha mai fatto un percorso terapeutico mirato a lavorare su questo punto che ritengo sia estremamente importante?
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#2]
Sì, è proprio un copione che gira sullo steeso cerchio. Però Lei non ci dice nulla di sè e dei suoi sentimenti/sensazioni/stati d'animo, se non in fase di chiusura delle relazioni. E' forse centrata su quelli dell'altro? Come "sente" Lei nel corso delle relazioni?
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#3]
Utente
Gentili Dottoresse,
grazie per le tempestive risposte.
In tempi universitari avevo affrontato una terapia anche se, a parte averla trovata lunghissima ed estenuante per quanto istruttiva e interessante, non è che avessi tirato fuori chissà che problematiche. Certo mi aveva aiutato a capire molte cose di me, a fare ordine nei miei pensieri, ad essere più consapevole di certi atteggiamenti, ma in fondo ho la fortuna di avere avuto un'infanzia affettivamente ricca, felice e serena; un'adolescenza abbastanza cauta e protetta da genitori comunque presenti e abbastanza attenti; relazioni sociali adolescenziali positive. Svolgo un lavoro appagante, nel tempo mi sono costruita una vita fuori dalla mia città d'origine e mi ritengo soddisfatta e fortunata sotto molteplici aspetti. Nessun trauma vero e proprio, insomma, anche se, appunto, alla soglia dei miei quasi quarant'anni sto cominciando a preoccuparmi per il "circolo vizioso" che vi ho descritto. Quello che sento io, o come mi sento io, nelle storie non mi sembra complicato, è per questo che non capisco come mai il copione tenda a ripetersi. Ho sempre accettato il corteggiamento di chi mi attraeva o mi interessava già, quindi da questo punto di vista non posso dire di essermi mai "accontentata" o di avere scelto relazioni di comodo o di ripiego. Ho anche cambiato "target" proprio per evitare di entrare nel clichè dell'essere attratta sempre dalla stessa tipologia di persona per cui ho spaziato dall'intellettuale allo sortivo, dall'ingegnere all'economista, dal coetaneo, al più grande di me al più giovane. Mi sono divertita anche a sperimentare, in qualche caso, e ho sempre avuto la sensazione di venire scelta con gioia e meraviglia (reciproca) da chi entrava in relazione con me. Relazioni che comunque mi godo appieno, nel miglior modo possibile, cercando di costruire benessere reciproco, condivisione e dialogo alla pari, senza cadere in gelosie, lotte di potere, ripicche. Sono sempre stata tendenzialmente gioiosa, spontanea, intraprendente, ricca di interessi, curiosità, creatività. Sono contenta di saper riconoscere e cogliere belle occasioni quando mi si presentano. Allo stesso tempo mi ritengo una persona responsabile, seria, impegnata, autonoma e molto profonda. Eppure ho come l'amara e spaventevole impressione che gli uomini si fermino, come dire, alla "copertina" del libro che sono: quando si accorgono che, oltre la patina elegante e frizzante, il libro non è di facile lettura, gettano la spugna, cominciano a diventare scostanti, aggressivi, sarcastici e denigranti. Da lì in poi, la scivolata facile da prevedere anche per me: tutto ciò che faccio per riportare la situazione su binari positivi di dialogo, di parità, di tenerezza e quant'altro, si ritorce contro di me, perchè cominciano a vedermi insicura, pressante, richiedente, debole e fragile nel sentimento. In me si attivano meccanismi di difesa e di paura che provo a gestire e controllare di fronte a persone che diventano sempre più incuranti e lontane, finchè non decido di riprendere in mano la mia vita e di pensare al mio benessere personale. Le mie amiche mi dicono che semplicemente non ho ancora trovato l'uomo giusto, ma io sto cominciando a chiedermi seriamente se invece commetto errori che non so di fare.
grazie per le tempestive risposte.
In tempi universitari avevo affrontato una terapia anche se, a parte averla trovata lunghissima ed estenuante per quanto istruttiva e interessante, non è che avessi tirato fuori chissà che problematiche. Certo mi aveva aiutato a capire molte cose di me, a fare ordine nei miei pensieri, ad essere più consapevole di certi atteggiamenti, ma in fondo ho la fortuna di avere avuto un'infanzia affettivamente ricca, felice e serena; un'adolescenza abbastanza cauta e protetta da genitori comunque presenti e abbastanza attenti; relazioni sociali adolescenziali positive. Svolgo un lavoro appagante, nel tempo mi sono costruita una vita fuori dalla mia città d'origine e mi ritengo soddisfatta e fortunata sotto molteplici aspetti. Nessun trauma vero e proprio, insomma, anche se, appunto, alla soglia dei miei quasi quarant'anni sto cominciando a preoccuparmi per il "circolo vizioso" che vi ho descritto. Quello che sento io, o come mi sento io, nelle storie non mi sembra complicato, è per questo che non capisco come mai il copione tenda a ripetersi. Ho sempre accettato il corteggiamento di chi mi attraeva o mi interessava già, quindi da questo punto di vista non posso dire di essermi mai "accontentata" o di avere scelto relazioni di comodo o di ripiego. Ho anche cambiato "target" proprio per evitare di entrare nel clichè dell'essere attratta sempre dalla stessa tipologia di persona per cui ho spaziato dall'intellettuale allo sortivo, dall'ingegnere all'economista, dal coetaneo, al più grande di me al più giovane. Mi sono divertita anche a sperimentare, in qualche caso, e ho sempre avuto la sensazione di venire scelta con gioia e meraviglia (reciproca) da chi entrava in relazione con me. Relazioni che comunque mi godo appieno, nel miglior modo possibile, cercando di costruire benessere reciproco, condivisione e dialogo alla pari, senza cadere in gelosie, lotte di potere, ripicche. Sono sempre stata tendenzialmente gioiosa, spontanea, intraprendente, ricca di interessi, curiosità, creatività. Sono contenta di saper riconoscere e cogliere belle occasioni quando mi si presentano. Allo stesso tempo mi ritengo una persona responsabile, seria, impegnata, autonoma e molto profonda. Eppure ho come l'amara e spaventevole impressione che gli uomini si fermino, come dire, alla "copertina" del libro che sono: quando si accorgono che, oltre la patina elegante e frizzante, il libro non è di facile lettura, gettano la spugna, cominciano a diventare scostanti, aggressivi, sarcastici e denigranti. Da lì in poi, la scivolata facile da prevedere anche per me: tutto ciò che faccio per riportare la situazione su binari positivi di dialogo, di parità, di tenerezza e quant'altro, si ritorce contro di me, perchè cominciano a vedermi insicura, pressante, richiedente, debole e fragile nel sentimento. In me si attivano meccanismi di difesa e di paura che provo a gestire e controllare di fronte a persone che diventano sempre più incuranti e lontane, finchè non decido di riprendere in mano la mia vita e di pensare al mio benessere personale. Le mie amiche mi dicono che semplicemente non ho ancora trovato l'uomo giusto, ma io sto cominciando a chiedermi seriamente se invece commetto errori che non so di fare.
[#4]
Gentile Signora,
Forse le sue amiche potrebbero anche avere ragione. Non vi è un'età stabilita per l'incontro decisivo. Tuttavia, ritengo che lei abbia individuato un filo conduttore che sembrerebbe collegare tutte le storie, al di la', come le dicevo, dei personaggi e dei ruoli che cambiano. Il finale si ripete uguale, e' prevedibile, insomma. Si chiede, allora, se il suo atteggiamento può essere l'aspetto che condiziona la storia al punto da farla, inevitabilmente, concludere con una fine da lei consciamente non ricercata ma, ahimè, prevedibile. Lei ha una vita per altri versi molto appagante, e' una persona intelligente e autonoma, di certo mostra buoni livelli introspettivi. Pensa che tutte queste qualità possano essere predittive, da sole, di una relazione duratura? Se guarda le relazioni di persone che conosce, forse si renderà conto che vi sono rapporti per lo più basati su una rassegnata convivenza, solo qualcuno si differenzia per autenticità, spontaneità ed intimità. Lo scenario, a volte, può essere desolante, come se, in un rapporto standard, vi fossero altri ingredienti, spesso di qualità scadente. Mi sembra che lei, al contrario, non sia una persona che si accontenta di qualcosa di superficiale che colmi carenze affettive o frustrazioni di vario tipo. Al contrario, ha i suoi spazi ed è' indipendente. Forse, dovrebbe chiedere a se stessa quanto vuole mettere in gioco proprio la sua autonomia e quanto è disposta a condividere con l'altro. Potrebbe anche essere, per esempio, che per lei alcuni valori siano più importanti di tutto il resto e che, magari inconsapevolmente, metta in atto comportamenti che allontanano, oppure che lei, sempre per qualche motivo inconscio, tenda a mettere, con il tempo, una certa distanza per evitare un eccessivo coinvolgimento. Difficilmente, potrebbe rispondere a queste ipotesi, perché, altrimenti, l'avrebbe già fatto. Se, però, una tale situazione la mette in conflitto con se stessa, un ulteriore percorso terapeutico può essere una valida alternativa.
Forse le sue amiche potrebbero anche avere ragione. Non vi è un'età stabilita per l'incontro decisivo. Tuttavia, ritengo che lei abbia individuato un filo conduttore che sembrerebbe collegare tutte le storie, al di la', come le dicevo, dei personaggi e dei ruoli che cambiano. Il finale si ripete uguale, e' prevedibile, insomma. Si chiede, allora, se il suo atteggiamento può essere l'aspetto che condiziona la storia al punto da farla, inevitabilmente, concludere con una fine da lei consciamente non ricercata ma, ahimè, prevedibile. Lei ha una vita per altri versi molto appagante, e' una persona intelligente e autonoma, di certo mostra buoni livelli introspettivi. Pensa che tutte queste qualità possano essere predittive, da sole, di una relazione duratura? Se guarda le relazioni di persone che conosce, forse si renderà conto che vi sono rapporti per lo più basati su una rassegnata convivenza, solo qualcuno si differenzia per autenticità, spontaneità ed intimità. Lo scenario, a volte, può essere desolante, come se, in un rapporto standard, vi fossero altri ingredienti, spesso di qualità scadente. Mi sembra che lei, al contrario, non sia una persona che si accontenta di qualcosa di superficiale che colmi carenze affettive o frustrazioni di vario tipo. Al contrario, ha i suoi spazi ed è' indipendente. Forse, dovrebbe chiedere a se stessa quanto vuole mettere in gioco proprio la sua autonomia e quanto è disposta a condividere con l'altro. Potrebbe anche essere, per esempio, che per lei alcuni valori siano più importanti di tutto il resto e che, magari inconsapevolmente, metta in atto comportamenti che allontanano, oppure che lei, sempre per qualche motivo inconscio, tenda a mettere, con il tempo, una certa distanza per evitare un eccessivo coinvolgimento. Difficilmente, potrebbe rispondere a queste ipotesi, perché, altrimenti, l'avrebbe già fatto. Se, però, una tale situazione la mette in conflitto con se stessa, un ulteriore percorso terapeutico può essere una valida alternativa.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.1k visite dal 19/04/2013.
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