Ira e spersonalizzazione
Buona sera a tutti i professionisti di medicitalia,sono un ragazzo di ventitrè anni,e vivo in famiglia con mia madre,mia sorella,il compagno di mia madre(Salvatore) e mio nonno(mio padre vive attualmente in russia,dove si è rifatto una vita con una figlia,anche).Vi scrivo perchè da circa tre anni sono in crisi,e non accenna a migliorare,anzi.In questo periodo,purtroppo e con mia somma vergogna,ho sviluppato due dipendenze,una da marijuana e l'altra chiamata pornodipendenza.Sicuramente questi due fattori hanno aggravato il peso sulla mia mente già compromessa.Ora sono tutte e due sotto controllo ma non posso dirlo con troppa sicurezza,dato che non è passato neanche un mese.Per la prima ne facevo un uso ansiolitico,per combattere il mio nervosismo.Sono sempre stato molto timido ed introverso,e già dalle elementari mi mandarono da una psicologa per la mia tendenza all'iperattività,mancanza di attenzione ed eccessi d'ira.
La mia crisi è iniziata per un determinato fattore scatenante,che però è abbastanza banale ed ometterò,e mi ha portato progressivamente nell'isolamento in cui sono ora.Non riesco ad uscire ed a godermi una passeggiata perchè mi sento osservato,mi sento meccanico se cerco di assumere una postura più dritta,non riesco a sostenere lo sguardo del mio interlocutore,ho perso interesse in tutto,l'unico mio obbiettivo era di trovarmi un lavoro ma i datori si accorgono subito se una persona è schizzata e non sono comunque riuscito a trovarne uno.In casa non mi lasciano un attimo di tregua per il lavoro,e adesso che hanno scoperto che fumo marijuana pensano tutti che faccia uso di chissà cosa e le reazioni sono state spropositate,con urla,minacce ecc senza lasciarmi voce in capitolo,ne sono uscito ma sono ancora sotto shock.Ora mi hanno tolto tutto,macchina,soldi ecc ma il problema è un altro,il fatto di fumare è una conseguenza.Un altro mio problema e che non sono mai riuscito ad avere un orgasmo in un rapporto sessuale,nonostante funzioni tutto il resto manca l'atto finale,che non manca in privato ma solo in presenza della partner.
Non riesco a fare nulla,se provo con tutta la forza di volontà ad uscire con la compagnia di amici faccio un enorme fatica ad atteggiarmi come se sentissi qualcosa,e poi ho bisogno almeno di dormirci su perchè mi sento spossato.
Passo molto tempo davanti a computer e videogames,ed evito tutte le situazioni che possono causarmi stress.In questi ultimi giorni,dopo gli altri due di litigata con mia madre,sento di poter perdere il controllo,non posso ignorare questo fatto,sento di odiare più che mai i miei genitori e tutta la gente che vive in casa.Ho spesso dei momenti in cui pensieri intrusivi di violenza e spargimenti di sangue mi balenano in mente e devo scuotermi per riprendermi.A questi si alternano pensieri di suicidio e dovendo trovare un lavoro non so come fare.mi sono spesso sentito fuori dal corpo,incantato a fissare un punto.
Vorrei liberarmi di questa rabbia che mi sta uccidendo.Ho già un autodiagnosi.
La mia crisi è iniziata per un determinato fattore scatenante,che però è abbastanza banale ed ometterò,e mi ha portato progressivamente nell'isolamento in cui sono ora.Non riesco ad uscire ed a godermi una passeggiata perchè mi sento osservato,mi sento meccanico se cerco di assumere una postura più dritta,non riesco a sostenere lo sguardo del mio interlocutore,ho perso interesse in tutto,l'unico mio obbiettivo era di trovarmi un lavoro ma i datori si accorgono subito se una persona è schizzata e non sono comunque riuscito a trovarne uno.In casa non mi lasciano un attimo di tregua per il lavoro,e adesso che hanno scoperto che fumo marijuana pensano tutti che faccia uso di chissà cosa e le reazioni sono state spropositate,con urla,minacce ecc senza lasciarmi voce in capitolo,ne sono uscito ma sono ancora sotto shock.Ora mi hanno tolto tutto,macchina,soldi ecc ma il problema è un altro,il fatto di fumare è una conseguenza.Un altro mio problema e che non sono mai riuscito ad avere un orgasmo in un rapporto sessuale,nonostante funzioni tutto il resto manca l'atto finale,che non manca in privato ma solo in presenza della partner.
Non riesco a fare nulla,se provo con tutta la forza di volontà ad uscire con la compagnia di amici faccio un enorme fatica ad atteggiarmi come se sentissi qualcosa,e poi ho bisogno almeno di dormirci su perchè mi sento spossato.
Passo molto tempo davanti a computer e videogames,ed evito tutte le situazioni che possono causarmi stress.In questi ultimi giorni,dopo gli altri due di litigata con mia madre,sento di poter perdere il controllo,non posso ignorare questo fatto,sento di odiare più che mai i miei genitori e tutta la gente che vive in casa.Ho spesso dei momenti in cui pensieri intrusivi di violenza e spargimenti di sangue mi balenano in mente e devo scuotermi per riprendermi.A questi si alternano pensieri di suicidio e dovendo trovare un lavoro non so come fare.mi sono spesso sentito fuori dal corpo,incantato a fissare un punto.
Vorrei liberarmi di questa rabbia che mi sta uccidendo.Ho già un autodiagnosi.
[#1]
Gentile Utente,
l'auto-diagnosi serve a poco soprattutto perché la "spersonalizzazione" non esiste. Deve necessariamente fare una valutazione psicologica per dare un peso a questa sua difficoltà nell'affrontare le situazioni sociali.
l'auto-diagnosi serve a poco soprattutto perché la "spersonalizzazione" non esiste. Deve necessariamente fare una valutazione psicologica per dare un peso a questa sua difficoltà nell'affrontare le situazioni sociali.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#2]
Gentile Utente,
quello che ci descrive è un quadro piuttosto complesso nel quale compaiono sintomi di diversa natura che meritano sicuramente attenzione sia per il disagio che sta vivendo, sia per le ripercussioni del suo stato psicologico sulla vita quotidiana, sociale e lavorativa.
Lei ha cercato di aiutarsi da solo mediante l'uso di sostanze e altri comportamenti che però non le hanno consentito di risolvere il problema e, per quanto riguarda la droga, hanno solo generato sconcerto e reazioni rabbiose nella sua famiglia, che forse non ha colto la profondità del suo malessere.
Come vanno i rapporti con i suoi familiari e con suo padre?
Si sente solo e ignorato da tutti o ha un dialogo con qualcuno di loro?
Ha provato a parlare di come si sente con loro?
quello che ci descrive è un quadro piuttosto complesso nel quale compaiono sintomi di diversa natura che meritano sicuramente attenzione sia per il disagio che sta vivendo, sia per le ripercussioni del suo stato psicologico sulla vita quotidiana, sociale e lavorativa.
Lei ha cercato di aiutarsi da solo mediante l'uso di sostanze e altri comportamenti che però non le hanno consentito di risolvere il problema e, per quanto riguarda la droga, hanno solo generato sconcerto e reazioni rabbiose nella sua famiglia, che forse non ha colto la profondità del suo malessere.
Come vanno i rapporti con i suoi familiari e con suo padre?
Si sente solo e ignorato da tutti o ha un dialogo con qualcuno di loro?
Ha provato a parlare di come si sente con loro?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Utente
Grazie per le vostre risposte.
Fortunatamente da ieri una piccola discussione c'è stata e non sono più considerato il drogato di turno.
Sono consapevole che l'autodiagnosi non può dare un giudizio obbiettivo al cento per cento,posso quasi dare un nome anche grazie alla lettura di un libro che parla della relazione tra mente e corpo.
Purtroppo i rapporti intra-familiari non sono mai stati molto rilassati,da che ricordi c'è sempre stata della tensione,con intensità diversa.
Razionalmente non ne condanno i membri,ogniuno di essi ha sofferto per una mancanza,trasmettendo involontariamente(spero) questa sofferenza anche ai nuovi familiari,questo da almeno tre generazioni,e comunque hanno cercato di aiutarmi a loro modo.
Attualmente c'è poca cominucazione,come se ogniuno si fosse stufato dell'altro,non c'è coesione ne interesse.
Solo durante le manifestazioni di ostilità sembra arrivare un po' di vita.
Con mia madre sono riuscito,dopo diversi scontri,a rivelare parte dei miei problemi,quello relativo al nervoso in pubblico,ed in conclusione inizierò a partecipare a sedute psicoterapeutiche.
Non sono ignorato,anche se a volte vorrei,e molte volte mi sono sentito “circondato”,controllato.
Mio padre non è mai stato molto presente.
Svolgendo il lavoro di programmatore industriale era spesso all'estero,per periodi che duravano qualche settimana,poi aumentarono e passarono mesi,poi un anno intero ed ora sono circa sette anni che si è stabilito a mosca,si è risposato per la terza volta ed ha avuto una figlia che ora ha circa 5 anni.
Mia madre e mio padre divorziarono violentemente quando avevo 4 anni,circa;ricordo vagamente che cosa successe.
Da allora e sempre stata lotta aperta per i soldi da dare ai figli,con loro che si accusavano a vicenda e cercavano di mettere in cattiva luce l'altro genitore,soprattutto mia madre era molto accanita e ferma nelle sue considerazioni.
Chiedo scusa in anticipo per la velata ostilità tra le righe,ma non riesco più tanto a tranquillizzarmi.
Dopo gli ultimi eventi si è discusso di mandarmi da mio padre a Mosca,così che possa insegnarmi il suo mestiere ma ho troppa paura di “strippare”(scusatemi il termine) davanti a tutti,soprattutto davanti alla bambina che non centra nulla,poichè questa iniziativa mi rende più che mai ostile,ostilità verso mio padre che non riesco a più sopportare,mentre fino a qualche anno fa riuscivo recitare bene.
Fortunatamente da ieri una piccola discussione c'è stata e non sono più considerato il drogato di turno.
Sono consapevole che l'autodiagnosi non può dare un giudizio obbiettivo al cento per cento,posso quasi dare un nome anche grazie alla lettura di un libro che parla della relazione tra mente e corpo.
Purtroppo i rapporti intra-familiari non sono mai stati molto rilassati,da che ricordi c'è sempre stata della tensione,con intensità diversa.
Razionalmente non ne condanno i membri,ogniuno di essi ha sofferto per una mancanza,trasmettendo involontariamente(spero) questa sofferenza anche ai nuovi familiari,questo da almeno tre generazioni,e comunque hanno cercato di aiutarmi a loro modo.
Attualmente c'è poca cominucazione,come se ogniuno si fosse stufato dell'altro,non c'è coesione ne interesse.
Solo durante le manifestazioni di ostilità sembra arrivare un po' di vita.
Con mia madre sono riuscito,dopo diversi scontri,a rivelare parte dei miei problemi,quello relativo al nervoso in pubblico,ed in conclusione inizierò a partecipare a sedute psicoterapeutiche.
Non sono ignorato,anche se a volte vorrei,e molte volte mi sono sentito “circondato”,controllato.
Mio padre non è mai stato molto presente.
Svolgendo il lavoro di programmatore industriale era spesso all'estero,per periodi che duravano qualche settimana,poi aumentarono e passarono mesi,poi un anno intero ed ora sono circa sette anni che si è stabilito a mosca,si è risposato per la terza volta ed ha avuto una figlia che ora ha circa 5 anni.
Mia madre e mio padre divorziarono violentemente quando avevo 4 anni,circa;ricordo vagamente che cosa successe.
Da allora e sempre stata lotta aperta per i soldi da dare ai figli,con loro che si accusavano a vicenda e cercavano di mettere in cattiva luce l'altro genitore,soprattutto mia madre era molto accanita e ferma nelle sue considerazioni.
Chiedo scusa in anticipo per la velata ostilità tra le righe,ma non riesco più tanto a tranquillizzarmi.
Dopo gli ultimi eventi si è discusso di mandarmi da mio padre a Mosca,così che possa insegnarmi il suo mestiere ma ho troppa paura di “strippare”(scusatemi il termine) davanti a tutti,soprattutto davanti alla bambina che non centra nulla,poichè questa iniziativa mi rende più che mai ostile,ostilità verso mio padre che non riesco a più sopportare,mentre fino a qualche anno fa riuscivo recitare bene.
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"ognuno di essi ha sofferto per una mancanza,trasmettendo involontariamente(spero) questa sofferenza anche ai nuovi familiari,questo da almeno tre generazioni"
A volte succede proprio questo e la terza generazione è quella che manifesta il maggiore disagio per un problema nato nel corso della storia familiare, e che esplicita una domanda d'aiuto.
Penso che il nervosismo che lei sente dipenda dalla rabbia per quello che è successo fra i suoi genitori e dall'ostilità e aggressività che ha "assorbito" per molti anni dall'ambiente circostante.
Se fino a qualche tempo fa lei recitava, ora è emerso quello che prova davvero e penso che sia importante affrontarlo e risolverlo.
Forse un periodo con suo padre le consentirebbe di confrontarsi, arrabbiarsi, chiarirsi.
A volte succede proprio questo e la terza generazione è quella che manifesta il maggiore disagio per un problema nato nel corso della storia familiare, e che esplicita una domanda d'aiuto.
Penso che il nervosismo che lei sente dipenda dalla rabbia per quello che è successo fra i suoi genitori e dall'ostilità e aggressività che ha "assorbito" per molti anni dall'ambiente circostante.
Se fino a qualche tempo fa lei recitava, ora è emerso quello che prova davvero e penso che sia importante affrontarlo e risolverlo.
Forse un periodo con suo padre le consentirebbe di confrontarsi, arrabbiarsi, chiarirsi.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.5k visite dal 15/04/2013.
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