Ho deciso 2-3 mesi fa di rivolgermi a uno specialista, il quale mi ha inserito in una terapia di
Gentili dottori, vi spiego molto brevemente il mio caso. Sono un ragazzo di 21 e da sempre sono attratto sia dal sesso femminile che da quello maschile, anche se in maniera assai differente: nei confronti dello stesso sesso ho soltanto un'attrazione fisica (che non ha mai a che fare con il sentimento o la voglia di stare insieme). Non avendo mai avuto rapporti fisici con un uomo, la mia attrazione nei confronti del sesso maschile è sempre rimasta un fatto esclusivamente "fantasioso". Il primo fenomeno curioso che ho notato durante la mia vita è che tale presunta bisessualità si verifica a momenti. Mi spiego meglio: ci sono momenti della mia vita (settimane) in cui sono attratto di più dalla figura maschile e momenti in cui sono attratto di più da quella femminile (fatto per me già inspiegabile!). Sia per questa ragione, che per altri miei vissuti (un divorzio della mia famiglia quando avevo circa 3 anni e un padre che abita lontano, ma comunque molto presente) ho deciso 2-3 mesi fa di rivolgermi a uno specialista, il quale mi ha inserito in una terapia di gruppo, ritenendola più idonea e costruttiva per il mio caso. Raccontando della mia sessualità, lo psicologo del gruppo mi ha consigliato di non soffocare le mie pulsioni e quindi di provare ad avere un rapporto fisico con un uomo se mai mi fosse capitata l'occasione (così da capire se la mia fosse stata soltanto una fantasia o una latente omosessualità). Così ho fatto. Premettendo che ho iniziato da 2 mesi una relazione con una ragazza, qualche giorno fa ho conosciuto un ragazzo (che aveva già avuto altre esperienze omosessuali) e ho deciso di lasciarmi andare. Inizialmente lui mi ha baciato e già quel gesto ha creato in me un forte senso di disagio e disgusto. Non ancora contento (anche perché non volevo perdermi l'occasione di andare fino in fondo e cercare di capirmi), decido di provare un rapporto orale. Il risultato è stato sempre lo stesso: non riuscivo a provare niente se non un forte senso di "sporco" (dentro me); ero proprio disgustato! Torno a casa con le idee chiare: penso di essere eterosessuale e di aver risolto le mie fantasie, o forse così credevo... L'indomani le fantasie sono ritornate e quello che avevo fatto la sera prima era per me un qualcosa di estremamente eccitante. Da qua nasce la mia confusione. Come mai di fronte l'atto pratico provo un senso di ripugnanza, mentre in seguito continuo a provare piacere nel pensare ad un rapporto con un uomo? Preciso che nella mia fantasia faccio sempre la parte del passivo. Non so davvero cosa fare, sono in una vera e propria crisi sessuale: cercavo una soluzione e invece ho trovato ancora più enigmi... Vi ringrazio in anticipo e attendo una vostra opinione.
[#1]
Gentile ragazzo,
Uno degli scopi del processo terapeutico e' l'elaborazione delle esperienze che hanno luogo sia fuori che all'interno del setting. Mettere in atto senza che vi sia tale elaborazione non può far altro che alimentare altri dubbi. Ritengo che il processo terapeutico sia uno spazio di riflessione proprio per dare un senso e un significato a quello che facciamo nella nostra vita. Altrimenti non serve, e' come replicare le esperienze di fuori. Mi lascia perplessa un aspetto che lei menziona, ovvero l'indicazione del terapeuta a sperimentarsi con un rapporto omosessuale e poi vedere...è così che è' andata ? Glielo chiedo perché , generalmente, gli psicologi non danno consigli così diretti, e' il cliente o paziente che, elaborando quanto avviene in seduta, decide cosa fare e come fare nella realtà, assumendosi la responsabilità. La sua attuale confusione sembrerebbe, quindi, una reazione a un acting out . Ora si tratta di elaborarlo nella sede opportuna, ovvero,nell'ambito della terapia che sta facendo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchis
Psicologa ad ind. Clinico
Uno degli scopi del processo terapeutico e' l'elaborazione delle esperienze che hanno luogo sia fuori che all'interno del setting. Mettere in atto senza che vi sia tale elaborazione non può far altro che alimentare altri dubbi. Ritengo che il processo terapeutico sia uno spazio di riflessione proprio per dare un senso e un significato a quello che facciamo nella nostra vita. Altrimenti non serve, e' come replicare le esperienze di fuori. Mi lascia perplessa un aspetto che lei menziona, ovvero l'indicazione del terapeuta a sperimentarsi con un rapporto omosessuale e poi vedere...è così che è' andata ? Glielo chiedo perché , generalmente, gli psicologi non danno consigli così diretti, e' il cliente o paziente che, elaborando quanto avviene in seduta, decide cosa fare e come fare nella realtà, assumendosi la responsabilità. La sua attuale confusione sembrerebbe, quindi, una reazione a un acting out . Ora si tratta di elaborarlo nella sede opportuna, ovvero,nell'ambito della terapia che sta facendo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchis
Psicologa ad ind. Clinico
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#3]
Gentile Ragazzo,
dal momento che cita una terapia di gruppo, lo specialista (non maggiormente definito) di cui ha scritto è uno psicologo psicoterapeuta iscritto all'Albo?
Quanti colloqui individuali avete fatto prima di decidere di proseguire in gruppo?
Le è stata fatta qualche diagnosi?
Quali sono gli obiettivi degli incontri di gruppo?
Per quali motivi il gruppo sarebbe più adeguato a Lei?
Lei ritiene fino ad ora di aver tratto giovamento dal percorso fino a qui effettuato?
Continua anche ad avere la possibilità di sedute individuali?
Cordialmente,
dal momento che cita una terapia di gruppo, lo specialista (non maggiormente definito) di cui ha scritto è uno psicologo psicoterapeuta iscritto all'Albo?
Quanti colloqui individuali avete fatto prima di decidere di proseguire in gruppo?
Le è stata fatta qualche diagnosi?
Quali sono gli obiettivi degli incontri di gruppo?
Per quali motivi il gruppo sarebbe più adeguato a Lei?
Lei ritiene fino ad ora di aver tratto giovamento dal percorso fino a qui effettuato?
Continua anche ad avere la possibilità di sedute individuali?
Cordialmente,
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#4]
Ex utente
Non ho idea se sia iscritto all'Albo. Ho fatto inizialmente una seduta da un neuropsichiatra dell'ASL. Questo, senza darmi particolari delucidazioni, mi ha proposto di svolgere della terapia di gruppo perché riteneva, una volta avermi ascoltato, fosse il percorso più giusto. Non appena messo in contatto con la dottoressa che si occupa del gruppo (sempre in una struttura ASL), ho fatto un colloquio individuale e ho iniziato il percorso che tutt'ora svolgo. Non mi è stata data alcuna diagnosi: quando alla prima seduta la chiesi, la dottoressa mi rispose "arriveremo a comprenderci durante la terapia di gruppo". Non ho notato ancora grandi miglioramenti dalla terapia.
[#5]
Caro ragazzo,
Per acting out si intende un agito, ovvero fare un'esperienza nella vita reale senza che vi sia stata una precedente riflessione rispetto al significato dell'esperienza stessa. Un po' come agire di impulso senza riflettere e senza elaborare. Scopo della psicoterapia e', invece, proprio la riflessione e l'attivazione di capacità cognitive che rivedano le credenze disfunzionali e costruiscano nuovi significati all'esperienza. Ripeto, i consigli sono limitati a pochissimi casi, nei quali non mi pare che possa rientrare il suo. Dice di aver fatto un solo colloquio individuale e di essere stato inserito in gruppo. Da chi è' composto? Cosa fate, nel gruppo? Vi è un solo conduttore ? Con quale frequenza? E da quanto tempo? Tali informazioni possono essere utili per avere un quadro più completo, pur nella limitazione di un consulto on line.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico.
Per acting out si intende un agito, ovvero fare un'esperienza nella vita reale senza che vi sia stata una precedente riflessione rispetto al significato dell'esperienza stessa. Un po' come agire di impulso senza riflettere e senza elaborare. Scopo della psicoterapia e', invece, proprio la riflessione e l'attivazione di capacità cognitive che rivedano le credenze disfunzionali e costruiscano nuovi significati all'esperienza. Ripeto, i consigli sono limitati a pochissimi casi, nei quali non mi pare che possa rientrare il suo. Dice di aver fatto un solo colloquio individuale e di essere stato inserito in gruppo. Da chi è' composto? Cosa fate, nel gruppo? Vi è un solo conduttore ? Con quale frequenza? E da quanto tempo? Tali informazioni possono essere utili per avere un quadro più completo, pur nella limitazione di un consulto on line.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico.
[#6]
Ex utente
Il gruppo è composto da 5 ragazzi più o meno miei coetanei e dalla dottoressa. Nel gruppo ognuno parla dei propri problemi cercando di commentarli; ognuno può interagire commentando e dando la propria opinione. La seduta avviene una volta alla settimana. Vado in terapia da circa 3 mesi.
[#8]
Il motivo per cui ha fatto il colloquio con il neuropsichiatra è stato principalmente il medesimo per cui ha scritto qui, o no?
Si è rivolto a lui di sua iniziativa o c'è stato l'invio da parte di qualcuno?
Quando avrà la prossima seduta?
Si è rivolto a lui di sua iniziativa o c'è stato l'invio da parte di qualcuno?
Quando avrà la prossima seduta?
[#10]
Gentile ragazzo,
Grazie per le informazioni. Mi chiede come mai continua ad avere fantasie anche se ha sperimentato nella realtà che il rapporto omossessuale non le e' piaciuto. Io ritengo che, alla sua età, lei sia nella fase di definizione dell' identità, di cui l'orientamento sessuale e' parte importante ma non è' l'unico aspetto. Il fare, dissociato dall'elaborare, produce la scissione a cui si riferisce, ovvero da una parte la realtà ,dall'altra la fantasia, e sembra che un aspetto disconfermi l'altro. Ecco perché ho grandi perplessità sul fatto di fare esperienza senza averla precedentemente elaborata. Questo non fa che aumentare la scissione, invece di risolverla! Secondo me, lei avrebbe bisogno di un suo percorso individuale tramite un sostegno psicologico in cui lo specialista si focalizzi sulle sue problematiche. La terapia di gruppo potrebbe affiancare un processo parallelo individualizzato, non diventare l'unica terapia. Questa e' un'opinione che andrebbe, ovviamente, verificata, in quanto on line più di questo non è' possibile dire! Se le sembra che possa essere una valida proposta, ne parli all'interno della Asl o chieda un ulteriore parere privatamente, specie se pensa che dopo tre mesi non ha visto risultati apprezzabili. Un'altra cosa: conoscere gli obiettivi di un percorso terapeutico E' importante! Capisco la fiducia ma....
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
Grazie per le informazioni. Mi chiede come mai continua ad avere fantasie anche se ha sperimentato nella realtà che il rapporto omossessuale non le e' piaciuto. Io ritengo che, alla sua età, lei sia nella fase di definizione dell' identità, di cui l'orientamento sessuale e' parte importante ma non è' l'unico aspetto. Il fare, dissociato dall'elaborare, produce la scissione a cui si riferisce, ovvero da una parte la realtà ,dall'altra la fantasia, e sembra che un aspetto disconfermi l'altro. Ecco perché ho grandi perplessità sul fatto di fare esperienza senza averla precedentemente elaborata. Questo non fa che aumentare la scissione, invece di risolverla! Secondo me, lei avrebbe bisogno di un suo percorso individuale tramite un sostegno psicologico in cui lo specialista si focalizzi sulle sue problematiche. La terapia di gruppo potrebbe affiancare un processo parallelo individualizzato, non diventare l'unica terapia. Questa e' un'opinione che andrebbe, ovviamente, verificata, in quanto on line più di questo non è' possibile dire! Se le sembra che possa essere una valida proposta, ne parli all'interno della Asl o chieda un ulteriore parere privatamente, specie se pensa che dopo tre mesi non ha visto risultati apprezzabili. Un'altra cosa: conoscere gli obiettivi di un percorso terapeutico E' importante! Capisco la fiducia ma....
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
[#13]
Gentile utente,
ha chiesto allo psicoterapeuta di gruppo se è medico o psicologo e quale indirizzo terapeutico segue? E' bene conoscere questi dati.
Concordo pienamente con quanto le hanno gia detto le mie colleghe; inoltre non mi sembra le sia stato spiegato più chiaramente perchè una terapia di gruppo dovrebbe essere più efficace di una singola. Che cosa ha orientato questa scelta?
Nell'esplorazione della sessualità è probabilmente fondamentale rivisitare le esperienze del passato anche remoto, mentre il gruppo sembrerebbe più orientato al presente, alla socialità nel presente.
Cordiali saluti
ha chiesto allo psicoterapeuta di gruppo se è medico o psicologo e quale indirizzo terapeutico segue? E' bene conoscere questi dati.
Concordo pienamente con quanto le hanno gia detto le mie colleghe; inoltre non mi sembra le sia stato spiegato più chiaramente perchè una terapia di gruppo dovrebbe essere più efficace di una singola. Che cosa ha orientato questa scelta?
Nell'esplorazione della sessualità è probabilmente fondamentale rivisitare le esperienze del passato anche remoto, mentre il gruppo sembrerebbe più orientato al presente, alla socialità nel presente.
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#15]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazzo, ogni utente, quando si rivolge ad uno psicologo/psicoterapeuta, ha il sacrosanto diritto di sapere:
- se il conduttore del percorso sia uno psicologo, uno psichiatra, uno psicoterapeuta
- a quale orientamento teorico aderisca
- quali ipotesi formuli circa il disagio che l'ha condotta a contattarlo
- quale tipo di trattamento proponga e perchè
In altre parole, deve raccogliere il suo consenso informato alla partecipazione al percorso.
Tra l'altro, soltanto uno psicoterapeuta (e quindi uno psicologo o un medico specializzato presso una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero) o uno psichiatra possono condurre dei percorsi di psicoterapia.
Detto questo (in linea con quanto già illustrato dalle colleghe), le linko un articolo che ho trovato molto interessante:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/790-e-se-fossi-omosessuale.html
A volte, creano più problemi i tentativi di risposte che i dubbi...
Cordialmente
- se il conduttore del percorso sia uno psicologo, uno psichiatra, uno psicoterapeuta
- a quale orientamento teorico aderisca
- quali ipotesi formuli circa il disagio che l'ha condotta a contattarlo
- quale tipo di trattamento proponga e perchè
In altre parole, deve raccogliere il suo consenso informato alla partecipazione al percorso.
Tra l'altro, soltanto uno psicoterapeuta (e quindi uno psicologo o un medico specializzato presso una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero) o uno psichiatra possono condurre dei percorsi di psicoterapia.
Detto questo (in linea con quanto già illustrato dalle colleghe), le linko un articolo che ho trovato molto interessante:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/790-e-se-fossi-omosessuale.html
A volte, creano più problemi i tentativi di risposte che i dubbi...
Cordialmente
[#16]
Ex utente
Gentile dottore, ieri ho avuto modo di parlare a lungo con la dottoressa che mi sta analizzando. Lei di preciso è una psicologa ed è iscritta all'Albo. La dottoressa sostiene che la terapia di gruppo sia la strada più corretta per me. Ho chiesto più volte la mia diagnosi ma lei mi ha risposto che in alcuni casi non è necessario (e probabilmente utile) sapere... Col tempo i miglioramenti si osserveranno. Sono in terapia con lei da più di 2 mesi per cui suppongo che abbia perfettamente in testa il mio quadro clinico. Ho avuto modo di parlarle di questa mia fantasia sessuale, anche perché purtroppo non è l'unica. Lei mi ha detto di accettarmi così: sostiene che avere delle fantasie sia un processo mentale normale per un individuo. Ammetto di essere un individuo che elabora i dati fino ad andare in paranoia, forse anche per questo ritiene non farmi sapere concretamente la diagnosi.
[#18]
Psicologo, Psicoterapeuta
Essere uno psicologo ed essere iscritto all'Albo non basta per condurre percorsi di terapia. Bisogna aver conseguito una specializzazione post-lauream in psicoterapia.
E' possibile che uno psicologo che stia frequentando una scuola di specializzazione conduca delle terapie, purchè sia sotto supervisione.
In merito alla formulazione della diagnosi, vi sono due fattori da tenere in considerazione. Il primo è che lei ha diritto a saperla. Il secondo è il grado di precisione con cui il clinico le comunica le idee che ha formulato circa la sua situazione.
Intendo dire che non è necessario che il terapeuta le comunichi ogni idea o ipotesi che ha formulato, anche perchè, se lei è una persona che pensa e ripensa ai suoi stessi pensieri, è possibile che le sue difficoltà possano essere di ordine ansioso (del tipo "devo avere la certezza di...", "devo sapere con esattezza se..."). Queste difficoltà, da un punto di vista cognitivo-comportamentale, sono mantenute attive dai tentativi che si fanno di trovare risposte "certe" a domande che non le prevedono.
E' possibile che uno psicologo che stia frequentando una scuola di specializzazione conduca delle terapie, purchè sia sotto supervisione.
In merito alla formulazione della diagnosi, vi sono due fattori da tenere in considerazione. Il primo è che lei ha diritto a saperla. Il secondo è il grado di precisione con cui il clinico le comunica le idee che ha formulato circa la sua situazione.
Intendo dire che non è necessario che il terapeuta le comunichi ogni idea o ipotesi che ha formulato, anche perchè, se lei è una persona che pensa e ripensa ai suoi stessi pensieri, è possibile che le sue difficoltà possano essere di ordine ansioso (del tipo "devo avere la certezza di...", "devo sapere con esattezza se..."). Queste difficoltà, da un punto di vista cognitivo-comportamentale, sono mantenute attive dai tentativi che si fanno di trovare risposte "certe" a domande che non le prevedono.
[#19]
Ex utente
Ho cercato il suo nome su internet e appare come "psicologa-psicoterapeuta"; posso però chiedere a lei stessa maggiori informazioni al nostro prossimo incontro. Io SONO un tipo ANSIOSO e ho paura sia proprio questa la motivazione che spinge la dottoressa a non rispondere ad alcune mie domande. Nel precedente incontro ho preteso di sapere di più riguardo mia tendenza sessuale; lei, ovviamente, non mi ha dato alcuna risposta in quanto materialmente non può sapere se le mie sono soltanto fantasie o si tratta di un'omosessualità latente. Mi ha però rassicurato dicendomi che avere delle fantasie non è affatto un fenomeno strano, anche se queste sono di tipo omosessuale. Secondo il suo parere sono molteplici le fantasie che poi nella realtà non trovano riscontro (esattamente come la mia). Riguardo la mia diagnosi iniziale, non è la prima volta che la richiedo. Lei sostiene non sia necessario saperla in alcuni casi (come il mio). Dottor Calì, io sono perfettamente d'accordo con lei, tuttavia deve tenere conto che si è instaurato un rapporto di fiducia tra me e la dottoressa; pertanto, se questa ritiene che io per il momento non debba sapere, non mi sento in dovere di insistere, anche se non le nego che la curiosità è davvero molta. Sapere la mia diagnosi potrebbe creare in me ancora più ansia. Come ho scritto in post precedente, io non vado in analisi soltanto per la mie fantasie sessuali; anzi, il motivo inziale era tutt'altro: sono una persona molto ansiosa, tendo a ricercare la perfezioni in tutto, sono molto introverso, i miei genitori hanno divorziato quando avevo circa 3 anni (mio padre abita lontano e lo vedo 2-3 volte l'anno per qualche weekend e un po' di più d'estate), ho un rapporto molto distaccato con mia madre...
[#20]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Io SONO un tipo ANSIOSO e ho paura sia proprio questa la motivazione che spinge la dottoressa a non rispondere ad alcune mie domande
Condivido la sua ipotesi, e mi sembra sensato che la collega non "fertilizzi" i suoi dubbi con risposte e rassicurazioni.
Solo, sottolineavo come ci sia un confine tra non dare seguito a richieste di rassicurazione e fornire una adeguata informazione volta ad una partecipazione consapevole ad un percorso di terapia, tutto qui.
Se il rapporto di fiducia con la sua dottoressa è solido ed il vostro lavoro procede bene, allora è importante che lei si impegni nella sua terapia. Però non ho capito bene qual è la sua domanda per noi...
Condivido la sua ipotesi, e mi sembra sensato che la collega non "fertilizzi" i suoi dubbi con risposte e rassicurazioni.
Solo, sottolineavo come ci sia un confine tra non dare seguito a richieste di rassicurazione e fornire una adeguata informazione volta ad una partecipazione consapevole ad un percorso di terapia, tutto qui.
Se il rapporto di fiducia con la sua dottoressa è solido ed il vostro lavoro procede bene, allora è importante che lei si impegni nella sua terapia. Però non ho capito bene qual è la sua domanda per noi...
[#21]
Ex utente
Ho posto la domanda inziale perché volevo un'opinione rapida e ascoltare diversi pareri (oltre a quello della dottoressa che mi sta analizzando). La domanda comunque era: "Come mai di fronte all'atto pratico provo un senso di ripugnanza, mentre in seguito continuo a provare piacere nel pensare ad un rapporto con un uomo?". In parole semplici volevo sapere se, visto che nella realtà provo disgusto nell'avere un rapporto con un uomo, le mie fossero soltanto fantasie? Per logica, se avessi tendense omosessuali, non dovrei provare piacere nella realtà?
[#22]
Psicologo, Psicoterapeuta
Ok, la sua domanda era chiara fin dall'inizio, forse è stata poco chiara la mia obiezione. Se mi permette la vorrei rendere un pò più esplicita.
Dato che lei è impegnato in un percorso di terapia, reputa opportuno porre le stesse domande a cui la sua terapeuta non vuol rispondere ad altri professionisti?
Potrebbe essere un modo per "eludere" i garbati ma fermi rifiuti della sua terapeuta a soddisfare i suoi dubbi?
Dato che lei è impegnato in un percorso di terapia, reputa opportuno porre le stesse domande a cui la sua terapeuta non vuol rispondere ad altri professionisti?
Potrebbe essere un modo per "eludere" i garbati ma fermi rifiuti della sua terapeuta a soddisfare i suoi dubbi?
[#30]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Quale uomo, però, non supererebbe le colonne d'Ercole...
Quello che non scambia "virtute e canoscenza" con "sono omosessuale?"...
E magari, nel tempo che gli rimane libero, adopera le proprie risorse cognitive proprio per superare le colonne d'Ercole, invece che stagnare in una pozzanghera...
In bocca al lupo per la sua psicoterapia e mi raccomando: non renda la vita troppo difficile alla collega! ^___^
Quello che non scambia "virtute e canoscenza" con "sono omosessuale?"...
E magari, nel tempo che gli rimane libero, adopera le proprie risorse cognitive proprio per superare le colonne d'Ercole, invece che stagnare in una pozzanghera...
In bocca al lupo per la sua psicoterapia e mi raccomando: non renda la vita troppo difficile alla collega! ^___^
Questo consulto ha ricevuto 32 risposte e 3.3k visite dal 13/04/2013.
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