Morte suicida del padre di due gemelli di 5 anni
Mio marito aveva 42 anni e mi ha lasciato il 24 giugno 2011 .
Io avevo 40 anni e due gemelli , un maschio ed una femmina di 5 anni.
Loro sanno che il padre è morto xche' si è fatto male con una corda(si è impiccato), che gli vuole bene ed ho sempre detto loro che se potesse starebbe ogni istante con loro ma il destino ha voluto diversamente.
Lo ricordo sempre in maniera positiva, anche se ho i miei momenti di tristezza.
Non lavoro e sono preoccupata x il futuro mio e dei miei figli.
Le psicologhe dei servizi sociali vogliono che i bambini vadano in terapia ( e mi hanno lasciato intendere che in caso contrario me li toglierebbero) , io li vedo sereni, certo per quella che è la situazione . Vorrei avere un parere , se è giusto o meno fargli fare terapia.
Mi dicono che anche se a livello inconscio sanno bene quello che è successo non riescono ad esprimerlo ed è giusto fargli fare le terapie cosi' quando saranno grandi e gli altri bambini, magari deridendoli gli diranno la verita' sulla morte del padre loro saranno forti ed in grado di affrontarlo .
Se non dovessero iniziare una terapia adesso e portarla avanti negli anni potrebbero avere dei seri problemi nel momento dell'adolescenza.
°Io non so cosa sia piu' giusto,a me fa male continuare a ripensare a quello che è successo xche' vorrei delle risposte che non posso avere.
Le psicologhe mi consigliano di prendere dei psicofarmaci segnati da uno psichiatra ma io non voglio xche' voglio essere lucida x i miei figli.
Grazie x la risposta
Laura
Io avevo 40 anni e due gemelli , un maschio ed una femmina di 5 anni.
Loro sanno che il padre è morto xche' si è fatto male con una corda(si è impiccato), che gli vuole bene ed ho sempre detto loro che se potesse starebbe ogni istante con loro ma il destino ha voluto diversamente.
Lo ricordo sempre in maniera positiva, anche se ho i miei momenti di tristezza.
Non lavoro e sono preoccupata x il futuro mio e dei miei figli.
Le psicologhe dei servizi sociali vogliono che i bambini vadano in terapia ( e mi hanno lasciato intendere che in caso contrario me li toglierebbero) , io li vedo sereni, certo per quella che è la situazione . Vorrei avere un parere , se è giusto o meno fargli fare terapia.
Mi dicono che anche se a livello inconscio sanno bene quello che è successo non riescono ad esprimerlo ed è giusto fargli fare le terapie cosi' quando saranno grandi e gli altri bambini, magari deridendoli gli diranno la verita' sulla morte del padre loro saranno forti ed in grado di affrontarlo .
Se non dovessero iniziare una terapia adesso e portarla avanti negli anni potrebbero avere dei seri problemi nel momento dell'adolescenza.
°Io non so cosa sia piu' giusto,a me fa male continuare a ripensare a quello che è successo xche' vorrei delle risposte che non posso avere.
Le psicologhe mi consigliano di prendere dei psicofarmaci segnati da uno psichiatra ma io non voglio xche' voglio essere lucida x i miei figli.
Grazie x la risposta
Laura
[#1]
Cara Laura,
c'è qualcosa che mi sfugge dal suo racconto.
Si descrive come abbastanza compensata rispetto alla tragica morte di suo marito, parlando di comprensibili momenti di tristezza ma anche di un ricordo positivo e, tra le righe, sembra che la vostra vita (sua e dei suoi gemellini) scorra in maniera quasi tranquilla; come se tutti e tre aveste, in una certa misura, elaborato questa perdita.
Mi chiedo allora, a cosa è dovuto l'intervento dei servizi sociali nella vostra vita?
Come mai le psicologhe le consigliano l'assunzione di psicofarmaci? Che tipo di disagio vive?
E per quanto riguarda i suoi figli, che tipo di contatto hanno avuto con i s.s.?
Posso chiederle anche se è a conoscenza della ragioni che hanno spinto suo marito a questo tragico gesto?
Un caro saluto
c'è qualcosa che mi sfugge dal suo racconto.
Si descrive come abbastanza compensata rispetto alla tragica morte di suo marito, parlando di comprensibili momenti di tristezza ma anche di un ricordo positivo e, tra le righe, sembra che la vostra vita (sua e dei suoi gemellini) scorra in maniera quasi tranquilla; come se tutti e tre aveste, in una certa misura, elaborato questa perdita.
Mi chiedo allora, a cosa è dovuto l'intervento dei servizi sociali nella vostra vita?
Come mai le psicologhe le consigliano l'assunzione di psicofarmaci? Che tipo di disagio vive?
E per quanto riguarda i suoi figli, che tipo di contatto hanno avuto con i s.s.?
Posso chiederle anche se è a conoscenza della ragioni che hanno spinto suo marito a questo tragico gesto?
Un caro saluto
[#2]
Gentile Laura,
Vorrei avere anch'io un'ulteriore informazione, visto che dice che non lavora ed è' preoccupata. Come riesce a mantenere se' è i suoi bambini? È' per questo che sono intervenuti i servizi sociali ? Come mai, poi, hanno messo lei nella condizione di accettare la terapia per i bambini o toglierle l'affido?
Rispetto, poi, alla tragica morte di suo marito, scrive che le farebbe male ripensare a quello che è' successo perché pensa di non poter avere delle risposte. Lei come si sente, ora, rispetto a quando è' accaduto? È' stata seguita da uno psicologo, almeno all'inizio, ha potuto contare su familiari e amici? E adesso, oltre i servizi sociali, ha persone fidate a cui ricorrere in caso di bisogno? Scusi le domande, ma per darle una risposta, pur nei limiti di un consulto on line, e' necessario reperire altre informazioni.
Cordiali saluti.
Dott.ssa E.Scolamacchia
Psicologa ad ind.clinico
Vorrei avere anch'io un'ulteriore informazione, visto che dice che non lavora ed è' preoccupata. Come riesce a mantenere se' è i suoi bambini? È' per questo che sono intervenuti i servizi sociali ? Come mai, poi, hanno messo lei nella condizione di accettare la terapia per i bambini o toglierle l'affido?
Rispetto, poi, alla tragica morte di suo marito, scrive che le farebbe male ripensare a quello che è' successo perché pensa di non poter avere delle risposte. Lei come si sente, ora, rispetto a quando è' accaduto? È' stata seguita da uno psicologo, almeno all'inizio, ha potuto contare su familiari e amici? E adesso, oltre i servizi sociali, ha persone fidate a cui ricorrere in caso di bisogno? Scusi le domande, ma per darle una risposta, pur nei limiti di un consulto on line, e' necessario reperire altre informazioni.
Cordiali saluti.
Dott.ssa E.Scolamacchia
Psicologa ad ind.clinico
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#3]
Utente
Le vs domande sonno piu' che lecite.Mio marito soffriva di depressione,non andava d accordo con la sua famiglia.Il suo punto ed anche il mio era mio padre che é morto 6 mesi prima di mio marito.Mio marito si é suicidato il giorno del compleanno di mio padre. I servizi sociali ronmsnmmi sono rivolta al sindaco del miopaese xche dopo aver lavorato come stagionale mh sono ritrovata senza lavoro e mi é stato consigliato di rivolgermi ai servizi sociali x avere un ruun supporto economico.Mi é stata propsta una terapia familiare ed ho accettato(io sono in terapia da novpeembre 2011) per i bambini é stata fattaa una valutazione ed é stato deciso di mandarli in terapia.Ora le avevo interrotte xché non mi hanno dato i fondi.Durante le mie ter terapie ho maniestato ee mie pfdauaure x non avere un lavoro,la difficolta' che ho nel dormire ee il fatto di averne parlhgoo con il mio medico di base che mi ha prescritto il mihniass .IN in ciho chiesto di parlare con uno psichiatra ma non voglio prendere psicofarmaci che non mi rendono lucida.non credono s di ersere una cattiva madre e non sonn ricuqa rh
[#4]
Utente
Scusate gli errori ma il ms precedente l'ho scritto con il telefono.
Mi fa male ripensare in continuazione alla morte di mio marito xche' è come girare un coltello nella piaga.Non mi aspettavo il suo suicidio , credevo (nonostante la terribile perdita di mio padre) di essere felici.Dopo tanto eravamo riusciti a coronare il ns sogno: avere due figli. Desideratissimi da entrambi e super coccolati da entrambi , in modo particolare dal padre che stravedeva per loro.
Il suo primo pensiero era sempre per loro, insieme li portavamo al parco giochi.
Eravamo una famiglia invidiata per quanto eravamo uniti.
Vorrei sapere xche' ha fatto quel gesto , cosa lo ha spinto a farlo , ho dubbi perfino sul fatto che sia stato volontario(ma questa è un'altra storia).
Tutte le risposte che vorrei nessuno puo' darmele.
Lui come ho gia' scritto aveva avuto delle crisi depressive dovute agli abusi subiti all'interno della famiglia d'origine.
Tra l'altro i suoi genitori ed i suoi fratelli come potete ben immaginare non si sono mai preoccupati di chiedermi neanche se mi serve una mano ... anzi!
Quando è morto lavoravo in una centrale ortofrutticola come stagionale, avrei potuto starmene a casa ma ho preferito continuare a lavorare per cercare di tenermi impegnata. Finito quel lavoro ho lavorato per altri 2 mesi in una cooperativa poi piu' niente. Ho bussato a centinaia di porte, inviato curriculum ma niente e piu' il tempo passa e piu' mi preoccupo.
Voglio avere la dignita' e la sicurezza di poter crescere serenamente i miei figli.
Ho espresso questa mia preoccupazione alla psicologa che mi segue, le ho detto che questa incertezza mi da' ansia , che non voglio l'elemosina xxche' sono in grado di lavorare e mi serve anche per stare bene.
Questa ansia mi disturba il sonno e ho fatto presente anche questo , come ho gia' scritto il medico di base mi ha prescritto il minias al bisogno .
Ho chiesto un incontro con uno psichiatra che mi ha prescritto dei psicofarmaci, ho provato a prenderli ma non mi lasciano la lucidita' per badare ai miei figli ed ho deciso di rinunciare.
la psicologa teme voglia suicidarmi e ritiene sia giusto prenda questi medicinali, io non farei mai una cosa simile xche' voglio bene ai miei figli e non li lascerei mai soli.
La psicologa e le assistenti sociali ritengono sia giusto che i bambini continuino la terapia xche' temono che andando avanti possano avere dei problemi.
Che qualche bambino dica loro in maniera brutale come è morto il padre e sostengono che fare la terapia e farla durare per anni servira' per rafforzarli.
I bambini sanno che il padre è morto perche' si è fatto male con una corda e non credo siano pronti a capire di piu'.
Io voglio rifarmi una vita e non essere condizionata da nessuno , tanto meno i servizi sociali ma voglio un consiglio per i miei figli.
Io e persone che li conoscono li vedono sereni , ho conosciuto un uomo al quale voglio bene e che vuole bene a me e ai miei figli e loro si sono molto affezzionati a lui(non ne ho parlato con la psicologa), con lui stiamo pensando di iniziare una vita insieme. Ne abbiamo parlato con i bambini e anche loro vorrebbero stare con lui.
Il problema è che mi dovrei trasferire, ma onestamente non sono sicura sia un problema... anzi a volte credo sia la miglior cosa.
Non credo di essere una persona squilibrata e cerco di dare il meglio ai miei figli.
E' ovvio che sono umana e come tutti noi abbia i miei momenti di debolezza/tristezza ma non per questo credo sia giusto mimacciarmi di togliermi i bambini.
Inoltre i servizi sociali, per essere sicuri che i bambini vadano alle terapie, vogliono essere loro ad accompagnarli, ma c'è un viaggio in auto da fare e se gli succede qualcosa? Io tengo ai miei figli e preferisco portarli io, possono costringermi?Non trovo neanche giusto che la mia psicologa parli di confidenze fatte durante i ns incontri in una riunione solo xche' ha suo giudizio potrei causarmi del male .Sinceramente non sento tutelata la mia privacy e so gia' che se continuero' ad andarci non mi sentiro' libera di esprimere veramente i miei sentimenti.
Ora sicuramente vedro' tutto sbagliato ma la psicologa è pagata dai servizi sociali è di Roma (_quando ce ne sono tantissime a Tarquinia) , quella che segue i miei figli è una di Roma e una di Santa Marinella , scusate la mia ignoranza ma possibile non ci sia nessuna del posto?
Ho pensato seriamente che dietro tutto questo "forzare" /spingere verso le terapie ci siano degli interessi economici.
Le psicologhe vengono pagate anche se x qualsiasi motivo io ed i miei figli non possiamo andare all'incontro previsto.
E' giusto?
Vi chiedo gentilmente di darmi un consiglio ed esprimere il vs parere.
Grazie
Laura
Mi fa male ripensare in continuazione alla morte di mio marito xche' è come girare un coltello nella piaga.Non mi aspettavo il suo suicidio , credevo (nonostante la terribile perdita di mio padre) di essere felici.Dopo tanto eravamo riusciti a coronare il ns sogno: avere due figli. Desideratissimi da entrambi e super coccolati da entrambi , in modo particolare dal padre che stravedeva per loro.
Il suo primo pensiero era sempre per loro, insieme li portavamo al parco giochi.
Eravamo una famiglia invidiata per quanto eravamo uniti.
Vorrei sapere xche' ha fatto quel gesto , cosa lo ha spinto a farlo , ho dubbi perfino sul fatto che sia stato volontario(ma questa è un'altra storia).
Tutte le risposte che vorrei nessuno puo' darmele.
Lui come ho gia' scritto aveva avuto delle crisi depressive dovute agli abusi subiti all'interno della famiglia d'origine.
Tra l'altro i suoi genitori ed i suoi fratelli come potete ben immaginare non si sono mai preoccupati di chiedermi neanche se mi serve una mano ... anzi!
Quando è morto lavoravo in una centrale ortofrutticola come stagionale, avrei potuto starmene a casa ma ho preferito continuare a lavorare per cercare di tenermi impegnata. Finito quel lavoro ho lavorato per altri 2 mesi in una cooperativa poi piu' niente. Ho bussato a centinaia di porte, inviato curriculum ma niente e piu' il tempo passa e piu' mi preoccupo.
Voglio avere la dignita' e la sicurezza di poter crescere serenamente i miei figli.
Ho espresso questa mia preoccupazione alla psicologa che mi segue, le ho detto che questa incertezza mi da' ansia , che non voglio l'elemosina xxche' sono in grado di lavorare e mi serve anche per stare bene.
Questa ansia mi disturba il sonno e ho fatto presente anche questo , come ho gia' scritto il medico di base mi ha prescritto il minias al bisogno .
Ho chiesto un incontro con uno psichiatra che mi ha prescritto dei psicofarmaci, ho provato a prenderli ma non mi lasciano la lucidita' per badare ai miei figli ed ho deciso di rinunciare.
la psicologa teme voglia suicidarmi e ritiene sia giusto prenda questi medicinali, io non farei mai una cosa simile xche' voglio bene ai miei figli e non li lascerei mai soli.
La psicologa e le assistenti sociali ritengono sia giusto che i bambini continuino la terapia xche' temono che andando avanti possano avere dei problemi.
Che qualche bambino dica loro in maniera brutale come è morto il padre e sostengono che fare la terapia e farla durare per anni servira' per rafforzarli.
I bambini sanno che il padre è morto perche' si è fatto male con una corda e non credo siano pronti a capire di piu'.
Io voglio rifarmi una vita e non essere condizionata da nessuno , tanto meno i servizi sociali ma voglio un consiglio per i miei figli.
Io e persone che li conoscono li vedono sereni , ho conosciuto un uomo al quale voglio bene e che vuole bene a me e ai miei figli e loro si sono molto affezzionati a lui(non ne ho parlato con la psicologa), con lui stiamo pensando di iniziare una vita insieme. Ne abbiamo parlato con i bambini e anche loro vorrebbero stare con lui.
Il problema è che mi dovrei trasferire, ma onestamente non sono sicura sia un problema... anzi a volte credo sia la miglior cosa.
Non credo di essere una persona squilibrata e cerco di dare il meglio ai miei figli.
E' ovvio che sono umana e come tutti noi abbia i miei momenti di debolezza/tristezza ma non per questo credo sia giusto mimacciarmi di togliermi i bambini.
Inoltre i servizi sociali, per essere sicuri che i bambini vadano alle terapie, vogliono essere loro ad accompagnarli, ma c'è un viaggio in auto da fare e se gli succede qualcosa? Io tengo ai miei figli e preferisco portarli io, possono costringermi?Non trovo neanche giusto che la mia psicologa parli di confidenze fatte durante i ns incontri in una riunione solo xche' ha suo giudizio potrei causarmi del male .Sinceramente non sento tutelata la mia privacy e so gia' che se continuero' ad andarci non mi sentiro' libera di esprimere veramente i miei sentimenti.
Ora sicuramente vedro' tutto sbagliato ma la psicologa è pagata dai servizi sociali è di Roma (_quando ce ne sono tantissime a Tarquinia) , quella che segue i miei figli è una di Roma e una di Santa Marinella , scusate la mia ignoranza ma possibile non ci sia nessuna del posto?
Ho pensato seriamente che dietro tutto questo "forzare" /spingere verso le terapie ci siano degli interessi economici.
Le psicologhe vengono pagate anche se x qualsiasi motivo io ed i miei figli non possiamo andare all'incontro previsto.
E' giusto?
Vi chiedo gentilmente di darmi un consiglio ed esprimere il vs parere.
Grazie
Laura
[#5]
Cara signora,
La sua storia e' davvero molto complessa e delicata, con molti risvolti oscuri. L'idea che mi sono fatta e' che vi sia una notevole discrepanza tra quello che lei dice e quanto le viene rimandato dai servizi sociali. Ora, non posso entrare nel merito, ma ritengo che una terapia per i suoi bimbi e per lei sia sempre consigliata. Mi rende perplessa la sua sfiducia in questa istituzione anche perché non mi sembra che vi siano motivi oggettivi per reputare che non funzioni. Avendo io fatto tirocinio in strutture simili, posso dirle che è' prassi comune la cosiddetta riunione di staff, nella quale tutti i professionisti della salute mentale coinvolti discutono dei casi a loro affidati. Questo incontro ha lo scopo di confronto costruttivo al fine di operare scelte a tutela dei pazienti, soprattutto quelli più a rischio, come sono i bambini.
Lei parla di una cura psicofarmacologica che si è' vista prescrivere e dice di non averla presa perché non la faceva sentire lucida. Ha parlato con lo psichiatra per, eventualmente, farsela modificare o cambiare? Credo che non prenderla, senza chiedere allo specialista, sia stata una decisione un po' affrettata.
Al riguardo di questa persona con la quale lei sta facendo progetti, che altro può dire?
A presto!
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
La sua storia e' davvero molto complessa e delicata, con molti risvolti oscuri. L'idea che mi sono fatta e' che vi sia una notevole discrepanza tra quello che lei dice e quanto le viene rimandato dai servizi sociali. Ora, non posso entrare nel merito, ma ritengo che una terapia per i suoi bimbi e per lei sia sempre consigliata. Mi rende perplessa la sua sfiducia in questa istituzione anche perché non mi sembra che vi siano motivi oggettivi per reputare che non funzioni. Avendo io fatto tirocinio in strutture simili, posso dirle che è' prassi comune la cosiddetta riunione di staff, nella quale tutti i professionisti della salute mentale coinvolti discutono dei casi a loro affidati. Questo incontro ha lo scopo di confronto costruttivo al fine di operare scelte a tutela dei pazienti, soprattutto quelli più a rischio, come sono i bambini.
Lei parla di una cura psicofarmacologica che si è' vista prescrivere e dice di non averla presa perché non la faceva sentire lucida. Ha parlato con lo psichiatra per, eventualmente, farsela modificare o cambiare? Credo che non prenderla, senza chiedere allo specialista, sia stata una decisione un po' affrettata.
Al riguardo di questa persona con la quale lei sta facendo progetti, che altro può dire?
A presto!
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
[#6]
Cara signora,
come le ha già scritto la collega, dr.ssa Scolamacchia, la questione che ci pone è complessa ed è estremamente delicata, anche perché c'è in ballo il benessere di due minori.
Anch'io resto un po' perplesso dalla sua sfiducia nell'istituzione che la sta seguendo perché, pur non conoscendo nel dettaglio la situazione, mi sembra che tutto quanto stanno facendo gli operatori rientri in un "normale" percorso che cerca di tutelare lei e i suoi bambini.
Per tutte le altre indicazioni concordo con quanto scritto dalla collega.
Credo, inoltre, sia opportuno che lei parli con la psicologa di questo suo nuovo progetto relazionale, di questo uomo che ha conosciuto, cui vuole bene e che vuole bene a lei e ai suoi figli.
Un caro saluto
come le ha già scritto la collega, dr.ssa Scolamacchia, la questione che ci pone è complessa ed è estremamente delicata, anche perché c'è in ballo il benessere di due minori.
Anch'io resto un po' perplesso dalla sua sfiducia nell'istituzione che la sta seguendo perché, pur non conoscendo nel dettaglio la situazione, mi sembra che tutto quanto stanno facendo gli operatori rientri in un "normale" percorso che cerca di tutelare lei e i suoi bambini.
Per tutte le altre indicazioni concordo con quanto scritto dalla collega.
Credo, inoltre, sia opportuno che lei parli con la psicologa di questo suo nuovo progetto relazionale, di questo uomo che ha conosciuto, cui vuole bene e che vuole bene a lei e ai suoi figli.
Un caro saluto
[#8]
Cara signora,
potrei rispondere a questa sua domanda dicendo: "finché ce n'è bisogno" o "finché non si raggiungano gli obiettivi concordati" o "finché il paziente non sia guarito"... ma so che in questi modi non soddisferei la sua richiesta.
Ciò che lei vorrebbe sentirsi rispondere, probabilmente, è un termine temporale che, tuttavia, non possiamo proprio darle da qui e, forse, non potremmo neppure darle dopo una valutazione di persona.
Questo perché ogni caso è un caso a se stante e definire la fine di una terapia, se non in corso avanzato di trattamento, è qualcosa che difficilmente si riesce a fare, soprattutto quando il lavoro non si limita alla rimozione di un sintomo ma abbraccia una realtà complessa e delicata come quella che lei ci sta sottoponendo.
La mia sensazione è che lei non ne possa più di questa situazione, che abbia il desiderio di terminare la terapia per lei e i suoi figli quanto prima possibile ma che si senta intrappolata in un percorso che le istituzioni le stanno imponendo.
Al riguardo, l'unico consiglio che posso darle, se ne ha la possibilità, è quello di contattare un collega della sua zona per una "valutazione di parte" del suo caso.
Il collega, dopo aver effettuato una diagnosi, sarà in grado di suggerirle la strategie migliori da adottare.
Non ci ha detto nulla della persona con cui sta facendo nuovi progetti di vita. Quanto la sua "intolleranza" nei confronti della terapia è influenzata dalla conoscenza di quest'uomo?
Un caro saluto
potrei rispondere a questa sua domanda dicendo: "finché ce n'è bisogno" o "finché non si raggiungano gli obiettivi concordati" o "finché il paziente non sia guarito"... ma so che in questi modi non soddisferei la sua richiesta.
Ciò che lei vorrebbe sentirsi rispondere, probabilmente, è un termine temporale che, tuttavia, non possiamo proprio darle da qui e, forse, non potremmo neppure darle dopo una valutazione di persona.
Questo perché ogni caso è un caso a se stante e definire la fine di una terapia, se non in corso avanzato di trattamento, è qualcosa che difficilmente si riesce a fare, soprattutto quando il lavoro non si limita alla rimozione di un sintomo ma abbraccia una realtà complessa e delicata come quella che lei ci sta sottoponendo.
La mia sensazione è che lei non ne possa più di questa situazione, che abbia il desiderio di terminare la terapia per lei e i suoi figli quanto prima possibile ma che si senta intrappolata in un percorso che le istituzioni le stanno imponendo.
Al riguardo, l'unico consiglio che posso darle, se ne ha la possibilità, è quello di contattare un collega della sua zona per una "valutazione di parte" del suo caso.
Il collega, dopo aver effettuato una diagnosi, sarà in grado di suggerirle la strategie migliori da adottare.
Non ci ha detto nulla della persona con cui sta facendo nuovi progetti di vita. Quanto la sua "intolleranza" nei confronti della terapia è influenzata dalla conoscenza di quest'uomo?
Un caro saluto
[#9]
Mi associo al collega nel consigliarle un'altra consulenza con uno psicologo che non sia coinvolto nei servizi sociali, visto la ua crescente sfiducia e demotivazione.La durata di una terapia non è' prevedibile e dipende dal caso specifico. Cosa pensa il suo attuale compagno di questo problema? È' d'accordo nella prosecuzione oppure ha perplessità al riguardo?
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind.clinico
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind.clinico
[#12]
Gentile Signora,
Comprendo meglio, adesso, il perché sia così sfiduciata nei confronti degli psicologi e dell'istituzione che la segue. Il fatto che suo marito sia stato seguito per anni e che l'epilogo sia stato così tragico, certo fa riflettere! Al suo posto, mi porrei anch'io in una posizione di grande perplessità e mi chiederei che cosa non ha funzionato e se suo marito fosse seguito da incompetenti oppure se la malattia era così grave che nessuno avrebbe potuto fare di più e meglio di così.. Domande più che legittime! Proprio per questo motivo, le rinnovo l'invito di consultare uno psicologo per una valutazione obiettiva . Qualcuno che sia al di fuori dei servizi sociali e che, non conoscendola, può darle un riscontro più distaccato e più oggettivo. Qualcuno di cui lei si possa fidare e al quale possa dire tante cose sue, tutelate dal segreto professionale. Come già le ho scritto, nell'ambito dei servizi sanitari, e' prassi fare incontri di staff per discutere i casi. Ovvio che tutti gli specialisti hanno l'obbligo di mantenere il segreto professionale, ma, forse proprio perché lei vive in un piccolo centro, teme che qualcosa filtri all 'esterno.Questo, io lo comprendo perfettamente e proprio in considerazione di ciò,sarebbe quanto mai opportuno uscire da quel contesto e trovarne un altro in cui si senta libera di esprimersi.
Il suo compagno può essere per lei una risorsa, anche se, mi rendo conto, può non avere le idee molto chiare. Perché non gli chiede di accompagnarla da uno specialista fuori della sua cerchia?
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa
Comprendo meglio, adesso, il perché sia così sfiduciata nei confronti degli psicologi e dell'istituzione che la segue. Il fatto che suo marito sia stato seguito per anni e che l'epilogo sia stato così tragico, certo fa riflettere! Al suo posto, mi porrei anch'io in una posizione di grande perplessità e mi chiederei che cosa non ha funzionato e se suo marito fosse seguito da incompetenti oppure se la malattia era così grave che nessuno avrebbe potuto fare di più e meglio di così.. Domande più che legittime! Proprio per questo motivo, le rinnovo l'invito di consultare uno psicologo per una valutazione obiettiva . Qualcuno che sia al di fuori dei servizi sociali e che, non conoscendola, può darle un riscontro più distaccato e più oggettivo. Qualcuno di cui lei si possa fidare e al quale possa dire tante cose sue, tutelate dal segreto professionale. Come già le ho scritto, nell'ambito dei servizi sanitari, e' prassi fare incontri di staff per discutere i casi. Ovvio che tutti gli specialisti hanno l'obbligo di mantenere il segreto professionale, ma, forse proprio perché lei vive in un piccolo centro, teme che qualcosa filtri all 'esterno.Questo, io lo comprendo perfettamente e proprio in considerazione di ciò,sarebbe quanto mai opportuno uscire da quel contesto e trovarne un altro in cui si senta libera di esprimersi.
Il suo compagno può essere per lei una risorsa, anche se, mi rendo conto, può non avere le idee molto chiare. Perché non gli chiede di accompagnarla da uno specialista fuori della sua cerchia?
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa
[#13]
Utente
Non ho un lavoro e vivo con la pensione di reveribilitä di 450 euro piu 300 euro dati dai servixi sociali.Non ho soldi x andare da uno psicologo privato.Portare i bambini in terapia aderso la vedo come una costrizione,ritengo piü giusto ci vadano quando saranno piü grandi ed in ggrado di esprimere meglio i loro sentimenti e comprendere il gesto del padre.Le terapif che hanno fatto finora non mi sembra siano servite.Si basano sul gioco.Ora mi diconn anche che i bambini sono bloccati xché sanno che io li aspetto nella sala d'attesa e vogliono pörtarli loro.Io non voglio che i miei figli vadano in auto con degli estranei.A volte mi rembra di essere punita x qualcosa che non ho fatto.Io noon ho deciso di andarmene ma gli sono rimasta accanto. Voglio sganciarmi dai servizi sociali ma non so come fare.Per vivere serena ho bisogno dh un lavoro e di avere i miei figli iaccanto. I problemi li affronteremo quando si presenteranno.Ora voglio che crescano il piü sereni possibile a contatto con i loro coetanei. Mi dica dove sbaglio e come dovrei comportarmi. Grazie
[#14]
Cara Laura,
mi sembra che stia vivendo molto male questa esperienza con i servizi sociali e con le psicologhe che seguono lei e i suoi figli.
Non abbiamo motivo di pensare che quello che stanno facendo lo stiano facendo in malafede o contro il vostro bene; tuttavia se lei è insoddisfatta di questo percorso, comprendo il suo forte desiderio di volersi sganciare dai servizi sociali.
Mi scusi se torno a chiederle del suo nuovo compagno, non vorrei sembrarle insistente ma non riesce ad essere per lei una risorsa che possa anche aiutarla ad affrontare la situazione in maniera diversa?
Non crede che parlare alle sue psicologhe dei suoi progetti con lui, potrebbe aiutarle a vedere una nuova prospettiva vitale che, magari, oggi non riescono a vedere?
Un caro saluto
mi sembra che stia vivendo molto male questa esperienza con i servizi sociali e con le psicologhe che seguono lei e i suoi figli.
Non abbiamo motivo di pensare che quello che stanno facendo lo stiano facendo in malafede o contro il vostro bene; tuttavia se lei è insoddisfatta di questo percorso, comprendo il suo forte desiderio di volersi sganciare dai servizi sociali.
Mi scusi se torno a chiederle del suo nuovo compagno, non vorrei sembrarle insistente ma non riesce ad essere per lei una risorsa che possa anche aiutarla ad affrontare la situazione in maniera diversa?
Non crede che parlare alle sue psicologhe dei suoi progetti con lui, potrebbe aiutarle a vedere una nuova prospettiva vitale che, magari, oggi non riescono a vedere?
Un caro saluto
[#15]
Utente
Caro Dottore,
ha ragione forse dovrei parlare alle psicologhe del mio nuovo compagno.
A dir la verita' l'ho accennato vagamente solo una volta, cercando di cambiare subito discorso. Inizialmente mi sembrava come di mancare di rispetto a mio marito ma mi sto rendendo conto che non è cosi', al contrario ho il diritto di vivere e anche di dare una serenita' familiare ai miei figli.
un saluto
ha ragione forse dovrei parlare alle psicologhe del mio nuovo compagno.
A dir la verita' l'ho accennato vagamente solo una volta, cercando di cambiare subito discorso. Inizialmente mi sembrava come di mancare di rispetto a mio marito ma mi sto rendendo conto che non è cosi', al contrario ho il diritto di vivere e anche di dare una serenita' familiare ai miei figli.
un saluto
[#16]
Cara Laura,
Di sicuro ha il sacrosanto diritto di rifarsi una vita con un compagno che la ami e la sostenga nella difficile situazione che sta vivendo. Gli chieda se può anche sostenerla in altro modo, magari parlando con i servizi sociali. A parte lui, ha qualche amica o familiare che la può aiutare? Capisco che lei sia stufa di dover dipendere da una istituzione che, da una parte, le da' un sussidio economico e, dall'altra, richiede che i bambini continuino le terapie e le attività previste. Voglio, però, dirle che la terapia del gioco e' usata proprio con bambini piccoli e quindi fa parte della prassi terapeutica. Ma perché ha paura che i bimbi vadano in macchina con"estranei"? Ha qualche motivo per preoccuparsi? Lei conosce queste persone? Sono operatori dei servizi sociali?
Concordo con il dott. Callina sull'opportunità di parlare alla sua psicologa del suo nuovo compagno proprio perché,come le dicevo, lei ha il diritto di avere un uomo accanto , dopo tutto quello che ha passato!!
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa
Di sicuro ha il sacrosanto diritto di rifarsi una vita con un compagno che la ami e la sostenga nella difficile situazione che sta vivendo. Gli chieda se può anche sostenerla in altro modo, magari parlando con i servizi sociali. A parte lui, ha qualche amica o familiare che la può aiutare? Capisco che lei sia stufa di dover dipendere da una istituzione che, da una parte, le da' un sussidio economico e, dall'altra, richiede che i bambini continuino le terapie e le attività previste. Voglio, però, dirle che la terapia del gioco e' usata proprio con bambini piccoli e quindi fa parte della prassi terapeutica. Ma perché ha paura che i bimbi vadano in macchina con"estranei"? Ha qualche motivo per preoccuparsi? Lei conosce queste persone? Sono operatori dei servizi sociali?
Concordo con il dott. Callina sull'opportunità di parlare alla sua psicologa del suo nuovo compagno proprio perché,come le dicevo, lei ha il diritto di avere un uomo accanto , dopo tutto quello che ha passato!!
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa
[#17]
Utente
Cara dott.sa, né io né i miei figli conosciamo questi operatori.Dal monento che ritengo i vhaggi in auto pericolosi ee io ai miei figli ci tengo e non ho l esigenza di liberarmi di loro,preferisco accompagnarli io. Lei nqpon crede che la vicinancza di un nuovo compagno pössa essere positiva x i miei fig li?Per il discorso economicn ho richiesto l intervento dek giudice affinche obblighi i genitori di mio marito a provvedere economicamente al mantenimento dei nhpoti.mia madre vedoub mi ha sempre aiutato come puö,loro i
nvece mi hanno risposto di arranciarmi. IL di mio compagno ha i suoi figli da mantenere e pi di tanto non puö aivtarmi.Gli amici ed i parenti di fronte a queste cose ti isolano.Ognuno pensa x se.Grazie
nvece mi hanno risposto di arranciarmi. IL di mio compagno ha i suoi figli da mantenere e pi di tanto non puö aivtarmi.Gli amici ed i parenti di fronte a queste cose ti isolano.Ognuno pensa x se.Grazie
[#18]
Cara Laura,
Penso che se la fa stare più tranquilla accompagnare lei i suoi figli, ne parli direttamente e spieghi le sue ragioni, anche se affidarli agli operatori non significa liberarsene. Per il suo nuovo compagno, se lui ha instaurato un buon rapporto con i bambini, penso che possano beneficiare della sua presenza ma, soprattutto, penso che se lei è' più serena con questo compagno, i suoi figli respireranno a casa una atmosfera diversa e ne saranno lieti. Credo davvero che lei, come i bimbi, abbiate bisogno di voltare pagina e di ritrovare gioia ed entusiasmo, dopo tanta sofferenza. Si cerchi spazi in cui fare cose che le piacciono e che la fanno sentire viva! Sono contenta di sentire che ha una mamma su cui contare, e' importante che lei si circondi di persone amorevoli. Capisco anche come la famiglia di suo marito le causi problemi, legali e anche psicologici, visto la loro indisponibilità a sostenerla. Non deve proprio essere facile, ma si appoggi a chi può e vuole aiutarla!
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa
Penso che se la fa stare più tranquilla accompagnare lei i suoi figli, ne parli direttamente e spieghi le sue ragioni, anche se affidarli agli operatori non significa liberarsene. Per il suo nuovo compagno, se lui ha instaurato un buon rapporto con i bambini, penso che possano beneficiare della sua presenza ma, soprattutto, penso che se lei è' più serena con questo compagno, i suoi figli respireranno a casa una atmosfera diversa e ne saranno lieti. Credo davvero che lei, come i bimbi, abbiate bisogno di voltare pagina e di ritrovare gioia ed entusiasmo, dopo tanta sofferenza. Si cerchi spazi in cui fare cose che le piacciono e che la fanno sentire viva! Sono contenta di sentire che ha una mamma su cui contare, e' importante che lei si circondi di persone amorevoli. Capisco anche come la famiglia di suo marito le causi problemi, legali e anche psicologici, visto la loro indisponibilità a sostenerla. Non deve proprio essere facile, ma si appoggi a chi può e vuole aiutarla!
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa
[#19]
Utente
Grazie x le vs risposte. Non credo sia facile togliermi dai servizi sociali.Credo inoltre dopo piv di un anno di psicoterapia abbia il diritto di dire basta e di voler voltare pagina.Ci sono dömande alle quali nessuno poträ mai rispondermi ed é arrivato il mömento di dire basta.Esprimere la mia paura sul futuro xché non heo un avoro eomi crea disagi nel dormiroe n
[#21]
Certo, se lei è' preoccupata per il lavoro, le questioni economiche e tutto il resto, non può dormire sonni tranquilli. Tuttavia, il sonno e' importante per ridare la carica ad affrontare la giornata. Oltre il suo medico curante, quali psicofarmaci, che poi non ha preso, le aveva dato lo psichiatra?
Inoltre, cosa sta facendo per trovare un lavoro, anche part time o stagionale, almeno per integrare le sue risorse e restituirsi un po' di autostima? Oltre i curriculum che ha inviato, ha sparso la voce, messo biglietti o altro per far sapere che lei ha bisogno? Basta cominciare con poco, poi da cosa nasce cosa....
Cari saluti
Inoltre, cosa sta facendo per trovare un lavoro, anche part time o stagionale, almeno per integrare le sue risorse e restituirsi un po' di autostima? Oltre i curriculum che ha inviato, ha sparso la voce, messo biglietti o altro per far sapere che lei ha bisogno? Basta cominciare con poco, poi da cosa nasce cosa....
Cari saluti
[#23]
I farmaci che lei ha citato sono stati dati in base a quale diagnosi? Quali erano gli effetti collaterali che lei lamentava nel prenderli?
Per il lavoro, so che non è' facile di questi tempi, ma non demorda, continui ad insistere e a non perdersi d'animo. Ha dimostrato fino a questo momento di essere una persona davvero coraggiosa.
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
Per il lavoro, so che non è' facile di questi tempi, ma non demorda, continui ad insistere e a non perdersi d'animo. Ha dimostrato fino a questo momento di essere una persona davvero coraggiosa.
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
[#24]
Utente
Depressione,in realta' ho difficoltá a dormire con risvegli notturni.I medicinali mi fanno perdere il senso della realta' ,non sono lucida e non riuscirei ad essere in grado di seguire i miei bambini.Non ho nessuna intenzione di prenderli, voglio solo iniziare una nuova vita con i miei figli ed il mio compagno.É chiedere troppo?
[#27]
Cara Laura,
io credo che lei abbia tutto il diritto di ritrovare la sua serenità e il suo equilibrio affettivo; questo è un suo diritto e, allo stesso tempo, un suo dovere di madre.
Purtroppo, come abbiamo cercato di spiegarle, non abbiamo elementi per poterle dire quanto sia giusto il percorso che sta facendo attraverso il supporto dei servizi sociali; è evidente, però, che lei si sente intrappolata e vorrebbe sganciarsi dall'istituzione che le sta offrendo supporto.
Per far ciò, per poter avere un parere di parte, cosa che torno a raccomandare vivamente, è necessario che lei si rivolga ad un collega della sua zona che possa valutare la situazione e darle tutto il supporto e le informazioni di cui ha bisogno.
Credo che la cosa migliore da fare sia che lei contatti una struttura ospedaliera, magari a Viterbo, o a Roma, per chiedere un consulto, in convenzione con il servizio sanitario nazionale, per lei e i suoi bambini.
Dovrebbe cercare un presidio ospedaliero a lei comodo in cui ci sia, oltre ad un c.s.m., anche un reparto di neuropsichiatria infantile.
In tale reparto, agli specialisti che la riceveranno potrà spiegare la situazione e chiedere una valutazione per i suoi figli e per lei.
Non è tenuta a comunicare questa decisione ai servizi sociali che l'hanno in carico; in questo modo potrà avere un parere terzo sulla situazione ed, eventualmente, trovare un appoggio per la nuova progettualità che ha in mente.
Purtroppo, da qui, con tutta la buona volontà e pur comprendendo il suo malessere, di più non è proprio possibile fare.
Le auguro che possa trovare la sua strada.
Un caro saluto
io credo che lei abbia tutto il diritto di ritrovare la sua serenità e il suo equilibrio affettivo; questo è un suo diritto e, allo stesso tempo, un suo dovere di madre.
Purtroppo, come abbiamo cercato di spiegarle, non abbiamo elementi per poterle dire quanto sia giusto il percorso che sta facendo attraverso il supporto dei servizi sociali; è evidente, però, che lei si sente intrappolata e vorrebbe sganciarsi dall'istituzione che le sta offrendo supporto.
Per far ciò, per poter avere un parere di parte, cosa che torno a raccomandare vivamente, è necessario che lei si rivolga ad un collega della sua zona che possa valutare la situazione e darle tutto il supporto e le informazioni di cui ha bisogno.
Credo che la cosa migliore da fare sia che lei contatti una struttura ospedaliera, magari a Viterbo, o a Roma, per chiedere un consulto, in convenzione con il servizio sanitario nazionale, per lei e i suoi bambini.
Dovrebbe cercare un presidio ospedaliero a lei comodo in cui ci sia, oltre ad un c.s.m., anche un reparto di neuropsichiatria infantile.
In tale reparto, agli specialisti che la riceveranno potrà spiegare la situazione e chiedere una valutazione per i suoi figli e per lei.
Non è tenuta a comunicare questa decisione ai servizi sociali che l'hanno in carico; in questo modo potrà avere un parere terzo sulla situazione ed, eventualmente, trovare un appoggio per la nuova progettualità che ha in mente.
Purtroppo, da qui, con tutta la buona volontà e pur comprendendo il suo malessere, di più non è proprio possibile fare.
Le auguro che possa trovare la sua strada.
Un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 29 risposte e 7.4k visite dal 05/04/2013.
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