Elaborazione di un lutto

Gentile dottore/essa, ho 21 anni , 24 ne ha il mio ragazzo, che 8 mesi fa ha perso improvvisamente suo padre a causa di un incidente. Dopo l'iniziale shock, la rabbia, la tristezza e tutte le reazioni normali c'è stato un periodo in cui sembrava che a momenti stesse meglio, da un mese a questa parte però ha perso la voglia di fare tutto,è stanco. sembra avere perso qualsiasi tipo di stimolo,non ha voglia di fare l'amore, ha poca voglia di uscire, non ha neanche voglia di parlare dell'accaduto. Ho l'impressione che qualsiasi cosa faccia la fa per accontentarmi e rendermi felice, il che mi fa piacere, ma quello che io temo è che lui stia andando incontro a depressione. Non so se 8 mesi siano tanti in questa situazione, è normale che dopo questi mesi ancora stia elaborando il lutto e per questo si mostra quasi "apatico"? C'è qualcosa che io posso fare per aiutarlo?
vi ringrazio anticipatamente, cordiali saluti .
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Ragazza,
L' elaborazione del lutto, ancor di più per un lutto così importante, necessita il passaggio da svariate fasi, dalla rabbia, dal dolore, dal contatto con il dolore, ecc....
Lei, da fidanzata, può solo stargli accanto, ma non è affatto poco, se il disagio psicologico dovesse persistere uno psicologo, potrebbe aiutarlo nel percorso di ripresa

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile ragazza,
L'elaborazione del lutto ha dei tempi che, in condizioni "normali", possono arrivare fino a un anno. Dipende, però, ovviamente, dal tipo di legame con il defunto e dal significato che chi sopravvive da' della morte. Chi è' credente, per esempio, sembra essere facilitato in questo, perché la morte diventa un passaggio a una vita diversa. Chi non lo è', può trovare nei ricordi e nella ricchezza del passato rapporto il senso della propria vita attuale. Nel caso del suo ragazzo, sembra che la giovane età non aiuti. Che relazione aveva con il padre? E come era prima che questo evento lo destabilizzasse?
Stargli vicino e' molto importante, perché importante e' la condivisione di sentimenti, emozioni, ricordi. Poterne parlare, riuscire ad esprimere il proprio dolore, poter piangere, tutto questo facilità
facilita l'elaborazione di una perdita. Ci faccia sapere.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind.clin.

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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Utente
Utente
Innanzitutto grazie mille per la risposta tempestiva.
Il padre era una figura di primaria importanza,il suo punto di riferimento. Prima di questo evento lui era il contrario di come è ora, non si fermava un attimo, amava stare in compagnia ed era spesso in giro fino a tardi, è sempre stato comunque una persona chiusa, nel senso che non parla facilmente dei suoi problemi,preferisce tenere tutto dentro, ha sempre preferito "non pensarci". Comunque lui è consapevole del fatto che adesso non ha voglia di far nulla, che non ha stimoli, e forse questo è un fattore positivo. Dovrei avere pazienza e lasciare che questo periodo passi da solo oppure provare in qualche modo a stimolarlo? insistendo e facendogli notare la situazione ho paura di portargli ulteriori problemi. Grazie mille ancora!
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara ragazza,

personalmente credo il suo aiuto debba consistere, *semplicemente*, nello stargli accanto; e quando dico "semplicemente", mi riferisco ad una costellazione di comportamenti, sentimenti ed emozioni che, mi rendo conto, non sempre potranno essere semplici.

Cerco di spiegarmi meglio. Il suo ragazzo avrà bisogno di trascorrere momenti spensierati ma anche di condividere, magari senza necessariamente esprimere a parole quello che ha dentro, il suo dolore.

La sua capacità consiste nel riuscire a condividere empaticamente il suo dolore quando sentirà che lui ne avrà bisogno, nel riuscire, in tali circostanze, a fargli rivivere i ricordi, magari, facendosi raccontare, senza forzature, episodi di vita trascorsa con lui, nel consolarlo se e quando avrà bisogno di piangere standogli accanto, anche nel totale silenzio.

Non sono necessarie parole di rassicurazione o incoraggianti in certi momenti; la "presenza mentale", insieme a quella fisica, possono servire a sentirsi emotivamente meno soli, compresi ed accolti dall'altro.

Per rispondere quindi alla sua domanda, credo che dovrebbe portare pazienza. La ferita è ancora aperta e il tempo trascorso è ancora compatibile con il tipo di lutto.

Se la situazione dovesse protrarsi per troppo tempo, o se dovesse notare dei peggioramenti, potrà consigliare al suo ragazzo di farsi aiutare da uno psicologo della sua zona; in questo momento, pur nei limiti di un consulto on line che non ci consente una conoscenza diretta della situazione, mi sembra non ci siano i presupposti.

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Ragazza,
il suo ragazzo ha subito la perdita di una figura estremamente significativa affettivamente come il padre, per di più in seguito ad un avvenimento tragico ed improvviso.

Il lutto porta con sé reazioni depressive, tra cui quelle che ha descritto lei e anche una minore disponibilità affettiva.

L'elaborazione del lutto è un processo la cui qualità e durata dipendono dalle risorse personali e ambientali a disposizione, dalla relazione intrattenuta con la persona scomparsa e dalla sua significatività.

A volte si parla di lutto complicato, quando questo processo subisce alterazioni nel tempo e nella qualità.

Lei può aiutare il suo ragazzo armandosi di pazienza, standogli emotivamente vicino, ascoltandolo quando desidera parlare o ricordare il padre e magari cogliendo eventuali momenti positivi per proporre discretamente attività piacevoli.

Anche un supporto psicologico sarebbe indicato, ma solo il il suo ragazzo può decidere in merito. Con molto tatto e delicatezza potrebbe magari sensibilizzarlo in merito.

Cari saluti

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Cara ragazza,
Come lei dice, il suo ragazzo e' consapevole del suo stato di disagio e, concordo con lei, questo e' positivo. Tuttavia, non so se lui associ il suo malessere alla perdita del padre, figura così importante e significativa. Il suo carattere chiuso non aiuta, come anche la sua tendenza a "non pensarci". Credo, quindi, che questo sia per lui, paradossalmente e dolorosamente, un'occasione per fermarsi a riflettere su alcune priorità, soprattutto a livello emotivo ed affettivo. Ha bisogno di sapere che lei comprende la sua sofferenza, e che poterla esprimere non è' segno di debolezza ma occasione di crescita e forza interiore. La morte di una persona così significativa può dare l'avvio a una riflessione sul tipo e qualità di rapporto avuto con questo genitore e sui propri bisogni di accudimento e di tenerezza. A volte, e' sufficiente anche solo restare in silenzio empatico e commosso o dire, semplicemente: capisco quello che senti, deve essere davvero triste !
Se, tuttavia, e mi associo ai colleghi, lei ravvisasse la necessita' per lui di un aiuto più competente, può consigliargli di chiedere una consulenza professionale.
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
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Utente
Utente
vi ringrazio di cuore per il vostro aiuto, studio psicologia da pochi anni e ciò che mi ha spaventato è stato leggere determinate cose circa l'argomento, quindi forse anche questo mi fa vedere in chiave negativa alcuni comportamenti che magari hanno poco peso. vi ringrazio molto per le vostre delucidazioni!
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Utente
Utente
vi ringrazio di cuore per il vostro aiuto, studio psicologia da pochi anni e ciò che mi ha spaventato è stato leggere determinate cose circa l'argomento, quindi forse anche questo mi fa vedere in chiave negativa alcuni comportamenti che magari hanno poco peso. vi ringrazio molto per le vostre delucidazioni!
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Non ci sono parole o comportamenti giusti o sbagliati , ma un "sentire comune", lasci stare gli studi di psicologia, se riesce e, gli stia accanto senza regole , come sente di fare, condividendo con lui, dolore e ricordi, anche nello sconforto ed impotenza più atroci
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