Crisi esistenziale
Salve,
ho 28 anni e sono in un momento delicato della mia vita. attualmente la crisi che sto attraversando dipende dal fatto che sto facendo un dottorato in filosofia in Inghilterra che, dopo un anno e 5 mesi, voglio smettere. il quadro più generale è che ho sempre orientato la mia vita allo studio, ho sempre avuto il massimo dei voti e tutti mi hanno sempre considerato brillante e "bravo". io ho sempre saputo di non esserlo. non sono mai stato costante e studiavo solo per brevi periodi, utili al conseguimento del risultato. nel momento in cui ho deciso di studiare filosofia l'ho fatto per capire me stesso, per cercare una risposta teorica alla mia angoscia esistenziale, che mi ha sempre attanagliato. non sono mai riuscito a fondo a comprendere il funzionamento della filosofia universitaria; anche lì, però, alla fine studiavo, prendevo la lode e infine mi laureavo con il massimo dei voti. fare il dottorato è sembrato lo sbocco naturale (non so più se a me, o se agli altri che avevo attorno). vista la carenza in italia, ho fatto senza troppa convinzione domanda a Londra, con un progetto messo insieme in fretta e in cui non credevo nemmeno io. mi hanno chiamato per un colloquio e mi hanno preso con borsa di studio. a quel punto, pressioni esterne e forse anche interne mi hanno convinto ad andare. sapevo di non voler andare per il semplice fatto che non mi sentivo abbastanza bravo, ed anche perché ho sempre sofferto di complessi di inferiorità in contesti che non potevo e non posso dominare. mi sono fatto coraggio e sono andato. subito mi sono trovato male, ho avuto una crisi ma ho tenuto duro. nel frattempo ho passato l'esame del primo anno (incredibilmente), ho anche pubblicato un articolo (cosa che i miei compagni di dottorato ancora non sono riusciti a fare). ora sono di nuovo in crisi e voglio abbandonare, non mi sento all'altezza. ovviamente nessuno mi crede. penso di avere ingannato tutti nella mia vita, soprattutto me stesso. non sto bene in contesto accademico, sento che questo non è il mio posto. da tre settimane non riesco più a studiare, mi pare di non sapere più nulla di nulla di tutto ciò che ho studiato negli ultimi dieci anni e non riesco ad articolare un discorso coerente (cioè a scrivere la tesi). mi pare di aver sbagliato tutto nella vita, non ho un percorso serio alle spalle perché non sono esperto in nessun settore di filosofia (ho avuto troppo interessi. quando avevo trovato ciò che pensavo potesse essere la mia strada, il mio relatore è morto e ho dovuto cambiare tesi e strada per potermi laureare).
ora vorrei lasciare tutto, smettere di fingere di essere bravo a studiare, tornare in italia e cambiare vita, dedicandomi alle cose semplici anziché alla speculazione. nello stesso tempo non mi fido di questo pensiero: in passato avevo lasciato la filosofia per studiare lettere ma poi me n'ero pentito e dopo pochi mesi ero ritornato alla filosofia. sono completamente fallito e non mi sopporto più, non posso fidarmi di me stesso
ho 28 anni e sono in un momento delicato della mia vita. attualmente la crisi che sto attraversando dipende dal fatto che sto facendo un dottorato in filosofia in Inghilterra che, dopo un anno e 5 mesi, voglio smettere. il quadro più generale è che ho sempre orientato la mia vita allo studio, ho sempre avuto il massimo dei voti e tutti mi hanno sempre considerato brillante e "bravo". io ho sempre saputo di non esserlo. non sono mai stato costante e studiavo solo per brevi periodi, utili al conseguimento del risultato. nel momento in cui ho deciso di studiare filosofia l'ho fatto per capire me stesso, per cercare una risposta teorica alla mia angoscia esistenziale, che mi ha sempre attanagliato. non sono mai riuscito a fondo a comprendere il funzionamento della filosofia universitaria; anche lì, però, alla fine studiavo, prendevo la lode e infine mi laureavo con il massimo dei voti. fare il dottorato è sembrato lo sbocco naturale (non so più se a me, o se agli altri che avevo attorno). vista la carenza in italia, ho fatto senza troppa convinzione domanda a Londra, con un progetto messo insieme in fretta e in cui non credevo nemmeno io. mi hanno chiamato per un colloquio e mi hanno preso con borsa di studio. a quel punto, pressioni esterne e forse anche interne mi hanno convinto ad andare. sapevo di non voler andare per il semplice fatto che non mi sentivo abbastanza bravo, ed anche perché ho sempre sofferto di complessi di inferiorità in contesti che non potevo e non posso dominare. mi sono fatto coraggio e sono andato. subito mi sono trovato male, ho avuto una crisi ma ho tenuto duro. nel frattempo ho passato l'esame del primo anno (incredibilmente), ho anche pubblicato un articolo (cosa che i miei compagni di dottorato ancora non sono riusciti a fare). ora sono di nuovo in crisi e voglio abbandonare, non mi sento all'altezza. ovviamente nessuno mi crede. penso di avere ingannato tutti nella mia vita, soprattutto me stesso. non sto bene in contesto accademico, sento che questo non è il mio posto. da tre settimane non riesco più a studiare, mi pare di non sapere più nulla di nulla di tutto ciò che ho studiato negli ultimi dieci anni e non riesco ad articolare un discorso coerente (cioè a scrivere la tesi). mi pare di aver sbagliato tutto nella vita, non ho un percorso serio alle spalle perché non sono esperto in nessun settore di filosofia (ho avuto troppo interessi. quando avevo trovato ciò che pensavo potesse essere la mia strada, il mio relatore è morto e ho dovuto cambiare tesi e strada per potermi laureare).
ora vorrei lasciare tutto, smettere di fingere di essere bravo a studiare, tornare in italia e cambiare vita, dedicandomi alle cose semplici anziché alla speculazione. nello stesso tempo non mi fido di questo pensiero: in passato avevo lasciato la filosofia per studiare lettere ma poi me n'ero pentito e dopo pochi mesi ero ritornato alla filosofia. sono completamente fallito e non mi sopporto più, non posso fidarmi di me stesso
[#1]
Gentile Ragazzo,
non si può fare finta di essere bravi, quando lo si è spesso si vede e si raccolgono i frutti, come è accaduto a lei.
Oltre allo studio, la sua vita ha altre forme di appagamento?
Ha una fidanzata, degli amici, degli hobby?
Da quanto leggo di lei, sembra una vita sbilanciata a favore della formazione e dello studio, ma per avere delle basi sicure, anche la sfera emozionale, andrebbe curata e concimata
non si può fare finta di essere bravi, quando lo si è spesso si vede e si raccolgono i frutti, come è accaduto a lei.
Oltre allo studio, la sua vita ha altre forme di appagamento?
Ha una fidanzata, degli amici, degli hobby?
Da quanto leggo di lei, sembra una vita sbilanciata a favore della formazione e dello studio, ma per avere delle basi sicure, anche la sfera emozionale, andrebbe curata e concimata
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Utente
G.le dott.ssa,
La ringrazio per la risposta.
sto con una ragazza da 4 anni, lei mi ha sempre supportato anche nella scelta di andare a studiare a Londra e stiamo riuscendo a mantenere il rapporto anche a distanza (con qualche difficoltà, ma senza mai arrivare a metterlo in discussione). prima di andare a vivere a Londra, facevo teatro, ero impegnato in politica, e avevo un buon numero di relazioni sociali e amicali. in effetti da quando sono andato là, non ho più niente. sono sempre da solo (purtroppo un dottorato in filosofia comporta studio individuale solamente), e non faccio altro nella mia vita. è come se ora mi fossi reso conto che non sono disposto a sacrificare tutto il resto alla sola filosofia e allo studio, e il pensiero di altri due anni così mi ammazza.
ora però tutta questa situazione mi porta a considerare la mia vita un fallimento, so di non poter concludere il dottorato e voglio lasciarlo, ma il pensiero di tornare là e dire che me ne vado mi terrorizza. ho la sensazione che se lascio la mia vita andrà a quel paese, ma del resto sta già andando a quel paese; sono quindi in una situazione apparentemente senza via d'uscita. quel che è peggio è che penso di essere del tutto superficiale e ora come ora mi vedo incapace in qualsiasi campo. mi sento come l'insetto della metamorfosi di kafka, inferiore a tutti e umiliato. questa tendenza ce l'ho sempre avuta, peraltro.
devo anche dire che ho già avuto episodi depressivi. in passato sono stato da psicologi e psichiatri; alla fine non hanno inciso granché se non in un caso dandomi psicofarmaci, quando avevo 22 anni e il mio nichilismo era all'apice (nulla aveva senso, a livello teorico). lo psichiatra alla fine disse che nel mio caso forse la cosa da fare era la psicanalisi, ma allora non l'ho voluta fare. mi consiglierebbe una terapia psicologica di qualche tipo particolare? a volte penso che cambiando vita potrei rimettermi in pace con me stesso, senza soffrire più (tipo smettere di sentirmi non all'altezza all'università, sentirmi incompetente in filosofia e continuare, di fatto, a pensare di barare). a volte penso che non ce la farò mai e vorrei solo potermi liberare di me stesso.
grazie.
La ringrazio per la risposta.
sto con una ragazza da 4 anni, lei mi ha sempre supportato anche nella scelta di andare a studiare a Londra e stiamo riuscendo a mantenere il rapporto anche a distanza (con qualche difficoltà, ma senza mai arrivare a metterlo in discussione). prima di andare a vivere a Londra, facevo teatro, ero impegnato in politica, e avevo un buon numero di relazioni sociali e amicali. in effetti da quando sono andato là, non ho più niente. sono sempre da solo (purtroppo un dottorato in filosofia comporta studio individuale solamente), e non faccio altro nella mia vita. è come se ora mi fossi reso conto che non sono disposto a sacrificare tutto il resto alla sola filosofia e allo studio, e il pensiero di altri due anni così mi ammazza.
ora però tutta questa situazione mi porta a considerare la mia vita un fallimento, so di non poter concludere il dottorato e voglio lasciarlo, ma il pensiero di tornare là e dire che me ne vado mi terrorizza. ho la sensazione che se lascio la mia vita andrà a quel paese, ma del resto sta già andando a quel paese; sono quindi in una situazione apparentemente senza via d'uscita. quel che è peggio è che penso di essere del tutto superficiale e ora come ora mi vedo incapace in qualsiasi campo. mi sento come l'insetto della metamorfosi di kafka, inferiore a tutti e umiliato. questa tendenza ce l'ho sempre avuta, peraltro.
devo anche dire che ho già avuto episodi depressivi. in passato sono stato da psicologi e psichiatri; alla fine non hanno inciso granché se non in un caso dandomi psicofarmaci, quando avevo 22 anni e il mio nichilismo era all'apice (nulla aveva senso, a livello teorico). lo psichiatra alla fine disse che nel mio caso forse la cosa da fare era la psicanalisi, ma allora non l'ho voluta fare. mi consiglierebbe una terapia psicologica di qualche tipo particolare? a volte penso che cambiando vita potrei rimettermi in pace con me stesso, senza soffrire più (tipo smettere di sentirmi non all'altezza all'università, sentirmi incompetente in filosofia e continuare, di fatto, a pensare di barare). a volte penso che non ce la farò mai e vorrei solo potermi liberare di me stesso.
grazie.
[#3]
Gentile utente,
Non credo che stia ingannando se stesso riguardo alle sue capacità intellettive e alle sue competenze. Quelle ci sono oggettivamente. Forse,però, sta ingannando se stesso rispetto ai veri bisogni che lei tende a sotterrare oppure a incanalare in astrazioni di sicuro spessore intellettuale ma scarsamente significative sul piano dei bisogni elementari, di calore affettivo, di amicizia, amore, espressione delle emozioni, accudimento,sostegno psicologico. Negare questi, equivale a negare se stesso, vivendo unilateralmente. La filosofia, in questo caso, crea una maggiore distanza da se stesso perché sposta su argomenti di carattere universale quelli che sono specificamente problemi personali. L'invito, pertanto, non è' di lasciare la sua opportunità di studio ma di integrarla con un percorso terapeutico consono a lei. Lei Sa bene l'inglese? In tal caso, in Inghilterra troverà molti validissimi terapeuti privati, oppure, se preferisce, può rivolgersi al servizio nazionale. Se in inglese non ha ancora acquisito padronanza, può cercare terapeuti che parlano italiano, magari facendo riferimento anche al consolato od ambasciata italiana.
Ci tenga informati.
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind clinico
Non credo che stia ingannando se stesso riguardo alle sue capacità intellettive e alle sue competenze. Quelle ci sono oggettivamente. Forse,però, sta ingannando se stesso rispetto ai veri bisogni che lei tende a sotterrare oppure a incanalare in astrazioni di sicuro spessore intellettuale ma scarsamente significative sul piano dei bisogni elementari, di calore affettivo, di amicizia, amore, espressione delle emozioni, accudimento,sostegno psicologico. Negare questi, equivale a negare se stesso, vivendo unilateralmente. La filosofia, in questo caso, crea una maggiore distanza da se stesso perché sposta su argomenti di carattere universale quelli che sono specificamente problemi personali. L'invito, pertanto, non è' di lasciare la sua opportunità di studio ma di integrarla con un percorso terapeutico consono a lei. Lei Sa bene l'inglese? In tal caso, in Inghilterra troverà molti validissimi terapeuti privati, oppure, se preferisce, può rivolgersi al servizio nazionale. Se in inglese non ha ancora acquisito padronanza, può cercare terapeuti che parlano italiano, magari facendo riferimento anche al consolato od ambasciata italiana.
Ci tenga informati.
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind clinico
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#4]
Credo, da quanto leggo di lei, che la sua depressione vada meglio conosciuta ed " adoperata" , non solo tacitata ed ignorata.
un lavoro, formazione, ecc...non si sceglie ed caso, forse nel suo caso, equivale al bisogno di andare oltre e di leggersi dentro.
Un percorso psicoterapico, potrebbe aiutarla sia a leggersi dentro, che ad adoperare le sue emozioni, anche quelle più disturbanti, ai fini costruttivi e di crescita personale.
Quanto non viene elaborato, ritorna con forza danneggiando ed ingombrando la vita psichica
un lavoro, formazione, ecc...non si sceglie ed caso, forse nel suo caso, equivale al bisogno di andare oltre e di leggersi dentro.
Un percorso psicoterapico, potrebbe aiutarla sia a leggersi dentro, che ad adoperare le sue emozioni, anche quelle più disturbanti, ai fini costruttivi e di crescita personale.
Quanto non viene elaborato, ritorna con forza danneggiando ed ingombrando la vita psichica
[#5]
Utente
grazie per le risposte.
lo spostamento sul piano teorico e astratto delle questioni esistenziali ha senz'altro giocato una buona parte nella mia situazione attuale. sono sempre stato molto teorico e mi rendo perfettamente conto che la felicità non è granché teorica... il concetto di felicità né è felice ne rende felici.
finora tutti i percorsi psicoterapici non hanno portato a risultati soddisfacenti, ma credo che riproverò. non penso di farlo in inglese perché non mi sentirei a mio agio ( e ora come ora non riesco ad esprimermi nemmeno in italiano); sono orientato a chiedere un congedo di almeno sei mesi per tornare in italia e cominciare una terapia.
grazie per le utili risposte,
un cordiale saluto.
s
lo spostamento sul piano teorico e astratto delle questioni esistenziali ha senz'altro giocato una buona parte nella mia situazione attuale. sono sempre stato molto teorico e mi rendo perfettamente conto che la felicità non è granché teorica... il concetto di felicità né è felice ne rende felici.
finora tutti i percorsi psicoterapici non hanno portato a risultati soddisfacenti, ma credo che riproverò. non penso di farlo in inglese perché non mi sentirei a mio agio ( e ora come ora non riesco ad esprimermi nemmeno in italiano); sono orientato a chiedere un congedo di almeno sei mesi per tornare in italia e cominciare una terapia.
grazie per le utili risposte,
un cordiale saluto.
s
[#6]
Un cordiale saluto a lei e auguri! Se posso darle un consiglio, con il prossimo terapeuta, si affidi al suo intuito, piuttosto che a considerazioni di altro tipo. Quello che fa la differenza tra un percorso e un altro non è' solo il tipo di approccio utilizzato ma anche, e direi soprattutto, il tipo di relazione che si instaura tra tra lei e il tp. Relazione che va prima di tutto "sentita", poi, forse, compresa.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 11.5k visite dal 04/04/2013.
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