Bimbo iperdotato e fratello ansioso...

Il mio primogenito è un bimbo iperdotato,lo abbiamo scoperto quando aveva 7 anni e da allora è stato seguito e trattato in modo da tenere sotto controllo queste sue capacità.Il secondo (di 3 anni + piccolo)è un bimbo vivace e molto intelligente,e sebbene abbiamo seguito lui quanto il fratello, stimolando entrambi nelle loro peculiarità,il primo giganteggia nella facilità con cui fa tutto, e il secondo sta sviluppando uno scarso amor proprio. Viene coccolato e sgridato,elogiato e punito, esattamente come il primo,rispetto al quale peraltro vanta un maggiore senso pratico e di osservazione, una spigliatezza e una simpatia innate!
A 10 anni ancora saltuariamente bagna il letto. Gli urologi ci hanno assicurati che non è un problema fisico,solo un sonno estremamente pesante. Da un po' ha preso a mangiare con una lentezza esasperante (gli è capitato spesso di strozzarsi con bocconi di cibo troppo grossi, temo che gli sia successo di recente senza che nessuno se ne sia accorto, ma lui dice che non è così...) e a non voler più addormentarsi nel suo letto: se va a letto un po' più tardi, ha paura che di lì a poco andiamo a letto tutti e lui rimanga "solo" (cioé l'unico sveglio in casa), se va a letto un po' prima, non avendo sonno ci mette d più a dormire e gli subentra l'ansia. Luce accesa, porta aperta, abbiamo persino cambiato innumerevoli posizioni del letto!!!
Insomma, col mio piccolino sono anni e anni di lotta contro le sue paure. E' stato anche seguito da una pedagogista clinica due anni fa, con la quale mi sembrava che le sue potenzialità stessero finalmente venendo fuori... E' introverso, non parla, non condivide i suoi sentimenti, mi sembra di sbattere continuamente contro un muro di gomma...
Non voglio che si addormenti nel lettone, né che si abitui ad avere sempre qualcuno accanto quando si addormenta, ma sto male all'idea di lui da solo in camera con gli occhi nel buio, poi lo sento arrivare in camera mia "mamma non riesco a dormire..." e mi viene da piangere...
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara signora,

sembra che il senso di inferiorità che il suo secondogenito sente nei confronti del fratello maggiore stia creandogli qualche disagio evolutivo.

Il fatto di bagnare il letto, di non riuscire a dormire, di venire nella vostra camera a cercare rassicurazioni sembra essere il suo modo di cercare attenzioni, di compensare quelle che lui sente come le sue debolezze, le sue inferiorità.

Credo che andrebbero valorizzate le sue qualità, la sua simpatia innata, il suo senso pratico, la sua spigliatezza e le sue capacità di osservazione.

Solo in questo modo riuscirete a trasmettergli la fiducia e il coraggio che gli faranno lentamente capire che ognuno di noi ha le proprie qualità che sono diverse da individuo a individuo, che anche lui ha una sua meta; meta che non necessariamente deve essere uguale a quella del suo fratello maggiore.

Anche se lui non parla, sembra introverso, non condivide le sue emozioni, sono certo che assorbe come una spugna le emozioni che lo circondano.

Il vostro compito di genitori è quello di incoraggiarlo nelle sue scelte, nelle sue passioni, nei suoi interessi cercando di trasmettergli la fiducia in se stesso che, probabilmente, ancora non ha potuto sviluppare.

Come vi relazionate con lui quando bagna il letto o quando si presenta nella vostra camera nel pieno della notte?

Come mai ha concluso il percorso con la pedagogista clinica? Sono stati raggiunti gli obiettivi o ci sono altri motivi che hanno interrotto il percorso?

Che rapporto ha con il fratello maggiore?

Com'è il clima familiare? La relazione tra lei e suo marito?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signora,
Concordo con i consigli offerti dal collega Dott. Callina, che vorrei integrare con delle riflessioni che riguardano voi genitori.
Come vi relazionate con i due fratelli?
Lei ha usato una parola particolare (che mi ha colpito) per descrivere le performance del primo: "giganteggia".
Come rappresentate nella famiglia (non solo voi genitori e fratello ma anche nonni, cugini etc) le capacita' del primo? Che emozioni vi suscita?
I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Signora,
per comprendere meglio vorrei chiederle alcune informazioni sul vostro primogenito.
Potrebbe spiegare più in dettaglio cosa intende per "iperdotato"? In quali ambiti si esprimono queste sue capacità fuori norma?

Indica con precisione i 7 anni perché a quell'età è stata fatta una valutazione con una scala di intelligenza per la valutazione del QI?

Prima dei 7 anni come genitori cosa pensavate di lui? Cosa dicevano gli insegnanti?

Quali sono le sue fragilità, i suoi punti deboli?


Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Utente
Utente
Gentilissimi, innanzitutto grazie per le vostre risposte. Procedo per ordine.
Innanzitutto, fortunatamente la nostra è una famiglia serena, io e mio marito abbiamo un bel rapporto e in casa l'aria è serena e festosa, seppur con regole precise.
Siamo diventati genitori relativamente giovani, a 25 anni, quando nessuno dei nostri amici aveva figli e non avendo punti di riferimento o termini di paragone ci siamo resi conto, sì, che il nostro primogenito era molto ma molto precoce (a 2 anni conosceva tutto l'alfabeto, a 4 anni leggeva e scriveva correttamente) ma tutto lì. Appena andato a scuola sono iniziati i problemi, aveva difficoltà a raffrontarsi con i suoi coetanei e abbiamo richiesto l'intervento di una professionista perché le maestre ci hanno fatto notare questo disagio di nostro figlio, così "tutto testa e niente corpo" (negato nelle attività manuali, nell'attività fisica, nel gioco di gruppo, pieno di insicurezze e paure), ma pensavamo ad ansia, cose del genere, non certo al Q.I. da 152/100 che gli è stato rilevato alla fine di una serie di test specifici.
Abbiamo voluto, usando una metafora della psicologa, tenere caldo il motore di questa Ferrari fino a quando non fosse stato in grado di guidarla sfruttando i cavalli al massimo, tenendo però ben d'occhio l'aspetto sociale e dell'interazione coi coetanei. Non volevamo un super-genio laureato a 18 anni e senza amici. Adesso è un ragazzino di 13 anni sereno, con un ottimo profitto scolastico e una nuova sicurezza nelle sue capacità e potenzialità, ma anche con tanti amici ed interessi.
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Utente
Utente
Il secondo è stato anche lui un bimbo molto precoce, ma sotto punti di vista diversi: fin da piccolissimo, ha mostrato un senso dell'attenzione al dettaglio fuori dal comune, una memoria pazzesca (ricorda nomi e persone di anni fa, magari visti o sentiti solo una volta), ha fantasia, simpatia, manualità, inventiva ed eccezionale senso pratico.
Voglio sottolineare che nel seguire il primogenito nel suo percorso con la psicologa, abbiamo prestato massima attenzione al secondo, perché non si sentisse in alcun modo messo da parte o surclassato. Abbiamo sottolineato ogni aspetto peculiare del suo carattere, ma in questo modo si è creato un gioco delle parti fra i due fratelli che li porta a giocare molto insieme, a cercarsi e a trascorrere molto tempo insieme in armonia, ma allo stesso tempo "sbattendosi in faccia" le reciproche attitudini che mancano all'altro.
Penso che per certi versi sia una normale competizione fraterna...
Abbiamo concluso il percorso con la pedagogista clinica perché dopo 6 mesi sono iniziate le vacanze al mare e quando siamo rientrati sembrava che lui avesse acquisito una maggiore sicurezza, anche a scuola andava molto meglio e quindi abbiamo pensato insieme a mio marito di sospendere, e la pedagogista era d'accordo.
Il rapporto fra i due fratelli è sempre più paritario, ma è un equilibrio precario fra due ragazzi particolarmente sensibili e bisognosi di conferme, che noi cerchiamo in ogni modo di dare loro.
Quando il piccolo fa pipì a letto, non sminuisco la cosa né la sottolineo: gli chiedo solo "come mai hai fatto pipì, è successo qualcosa? hai bevuto troppo?" Non faccio finta che non sia successo ma certamente non lo sgrido
Se viene in camera durante la notte, lo riaccompagno a letto, gli do un bacio e torno nel mio letto. Per fortuna non capita spesso...
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Signora,
non se n'abbia a male e perdoni la mia franchezza, ma vorrei sottolineare un aspetto che mi è fin da subito balzato agli occhi leggendo la sua richiesta: cercando di mettermi nei panni del ragazzino più piccolo, ho avvertito quanto sia "ingombrante" la presenza di questo fratello maggiore, di quanto spazio mentale occupi.
Fin dal titolo, nonostante la richiesta riguardasse il minore, è il fratello grande e la sua peculiare caratteristica ad essere citato per primo e ad attirare l'attenzione.
Sarà un caso.

Iniziando a leggere il post ci si imbatte in: <<Il mio primogenito è un bimbo iperdotato,lo abbiamo scoperto quando aveva 7 anni e da allora è stato seguito e trattato in modo da tenere sotto controllo queste sue capacità>>, tanto da far credere lì per lì che il protagonista della richiesta sia davvero lui.
Sarà un caso.

Arriva la sua replica dove, sebbene le siano state rivolte specifiche domande di approfondimento della situazione del figlio più piccolo e dei suoi problemi, vengono pressoché ignorate e le risposte riguardano esclusivamente il genio di casa.
Sarà un caso?

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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Stavamo scrivendo contemporaneamente: le concedo "le attenuanti" per la sua ulteriore replica!

Sempre di un secondo tempo però si tratta....
[#8]
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Scalco,
non si preoccupi non me la prendo, stavo semplicemente rispondendo alle domande dei suoi colleghi ed ho seguito un ordine cronologico, parlando prima del mio primogenito e poi del secondo, suddividendo le risposte in due per non scrivere un poema. Del resto, se il problema fosse stato un compagno di classe bullo, dei nonni iperprotettivi piuttosto che una maestra massacrante o un insegnante di tennis troppo esigente, avrei parlato prima di questi "problemi" e poi del modo in cui il bimbo li affronta/subisce/vive.
Per capire meglio il "problema" (e continuo a metterlo fra virgolette perché bene o male si parla dei miei figli e del modo in cui l'uno vive l'altro) ho voluto descriverlo al meglio per poter inquadrare la situazione.
Che poi il mio primogenito abbia assorbito molte attenzioni ed energie è fuori discussione: i ragazzi come lui hanno enormi fragilità e problemi, che vanno affrontati e risolti insieme a degli specialisti (ma non devo certo essere io ad insegnarlo a lei...), ma nel momento in cui abbiamo affrontato questo percorso, ci siamo sforzati di tenere il passo con il più piccolo, seguendolo come sempre nelle sue attività.
Da un certo punto di vista, penso che con la crescita anche il mio piccolo acquisirà le sue sicurezze e le sue certezze, come è successo col più grande. Ma nel frattempo queste sue ansie mi fanno stare male perché non so come gestirle, io spero sempre di far bene ma da brava mamma i dubbi mi assalgono...
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Signora,
oltre alle doti cognitive di un essere umano, vi sono doti personologiche, emozionali, relazionali, correlate alla sensibilità d'animo, alla capacità d'introspezione, all'empatia ed a tanto altro....

Ha mai sentito parlare di intelligenza emotiva?

A volte ci sono bambini, più svantaggiati da piccoli, perché timidi, emotivi, che soffrono di enuresi, ecc, che nel tempo recuperano e non poco, facendo diventare le loro difficoltà reali "risorse" e, poi chi li ferma più.

Forse un supporto psicologico l'aiuterebbe a gestire al meglio questa situazione così faticosa sul piano emotivo ed a trovare strategie di gestione adeguate delle eventuali difficoltà dei fratelli.

Sa che i grandi geni, erano spesso bambini disadattati o svantaggiati da piccoli?

Che rapporto hanno i bambini, con la figura paterna?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Gentile signora,
la crescita è un processo spontaneo, bisogna controllare che non manchi nulla perchè avvenga con armonia e che non ci siano fattori ad ostacolarla, ma si può essere certi che l'organismo è programmato per crescere e per crescere verso l'autonomia.

L'enuresi comunque viene trattata dagli psicologi, potrebbe provare a chiedere un consulto.

Personalmente non sono dell'idea che i figli vadano trattati rigorosamente allo stesso modo; mi spiego meglio: se un figlio ha una carenza di calcio glielo daremo e non lo daremo all'altro se ne ha già a sufficienza; così analogamente bisogna rafforzare o trattare quegli aspetti psicologici che possono essere problematici e perciò secondo me i genitori non devono troppo preoccuparsi di avere un comportamento "uguale" per tutti i figli (che è comunque una chimera), ma piuttosto di averlo disuguale in base alle loro necessità, sempre ovviamente evitando di fare ingiustizie.

cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo