Consiglio su orientamento terapeutico
Salve! Scrivo per chiedere un consiglio, su quale potrebbe essere la terapia più adatta al mio caso. Premetto che ho già letto "Miniguida per la scelta dell'orientamento psicoterapeutico", ma non saprei quale terapia potrebbe essere più idonea. Prendo farmaci da anni ma comincio a diffidare sempre più della psichiatria, tanto più che il mio disturbo dalla maggior parte dei medici non è stato considerato psichiatrico. Nonostante ciò non riesco a fare una vita 'normale',ho lasciato gli studi e fatto la vita 'da malata' la maggior parte del tempo (ho avuto anche tanti ricoveri per crisi forti). Il mio problema è complesso perché paiono esserci tanti aspetti differenti,ho una personalità che è stata definita istrionica (nei comportamenti in famiglia), un disturbo ossessivo-compulsivo...ma al di là delle diagnosi, una paura di vivere fortissima che non mi permette di voler 'guarire', e una scissione che avverto in due parti di me.
Dal 2007 al 2009 ho fatto un percorso psicoterapeutico, con una brava dottoressa, con cui mi sono trovata molto bene, andavo molto spesso, ma, sebbene mi abbia aiutato a capire molte cose, non ho avuto risultati concreti. Oltre a questo, non mi sono rivolta ad altri psicoterapeuti, ma pure essendo estremamente sfiduciata e disperata, credo che qualunque altro approccio terapeutico sarebbe migliore e più funzionale della farmacologia.
Ho letto che l'ipnosi può essere utile nei casi di disturbo istrionico...ma non so se cominciare un percorso simile, e mi chiedo se potrebbe servire anche per smantellare alcune ossessioni e dare risultati concreti, nel presente più che scavare nel passato. La psicoterapeuta che mi seguì anni fa credo che seguisse la terapia cognitivo-comportamentale; siccome mi ero trovata bene con lei dal punto di vista umano, mi chiedo anche se potrebbe servire tornare invece da lei, se possa essere cambiato qualcosa, da parte mia...ma la mia resistenza al cambiamento è ancora fortissima...però non resisto più, sto troppo male. Mi sento ingabbiata, come se fossi incatenata e potessi solo chiedere aiuto senza accettarlo. Avrei bisogno di imparare ad aiutarmi da sola, a non dipendere dagli altri e non riversare la mia sofferenza su di loro.
So che non potete che darmi la vostra opinione, ma vi chiedo un consiglio, se credete meglio provare l'ipnositerapia, o un'altra psicoterapia diversa da quella cognitivo-comportamentale, o tornare dalla mia dottoressa... perché non riesco neanche a decidermi, ho troppa paura che possa non servire a niente, perché se io non voglio farcela, non posso farcela...ma io non posso volercela fare...
Grazie mille.
PS aggiungo una cosa... i miei problemi sono proprio legati al pensare eccessivamente, ho la mente che produce quantità esagerate di pensieri negativi, e vivo nel passato e nel futuro...per questo mi era anche stato consigliato il metodo psicoterapeutico di Raffaele Morelli...avete delle opinioni al riguardo?
Dal 2007 al 2009 ho fatto un percorso psicoterapeutico, con una brava dottoressa, con cui mi sono trovata molto bene, andavo molto spesso, ma, sebbene mi abbia aiutato a capire molte cose, non ho avuto risultati concreti. Oltre a questo, non mi sono rivolta ad altri psicoterapeuti, ma pure essendo estremamente sfiduciata e disperata, credo che qualunque altro approccio terapeutico sarebbe migliore e più funzionale della farmacologia.
Ho letto che l'ipnosi può essere utile nei casi di disturbo istrionico...ma non so se cominciare un percorso simile, e mi chiedo se potrebbe servire anche per smantellare alcune ossessioni e dare risultati concreti, nel presente più che scavare nel passato. La psicoterapeuta che mi seguì anni fa credo che seguisse la terapia cognitivo-comportamentale; siccome mi ero trovata bene con lei dal punto di vista umano, mi chiedo anche se potrebbe servire tornare invece da lei, se possa essere cambiato qualcosa, da parte mia...ma la mia resistenza al cambiamento è ancora fortissima...però non resisto più, sto troppo male. Mi sento ingabbiata, come se fossi incatenata e potessi solo chiedere aiuto senza accettarlo. Avrei bisogno di imparare ad aiutarmi da sola, a non dipendere dagli altri e non riversare la mia sofferenza su di loro.
So che non potete che darmi la vostra opinione, ma vi chiedo un consiglio, se credete meglio provare l'ipnositerapia, o un'altra psicoterapia diversa da quella cognitivo-comportamentale, o tornare dalla mia dottoressa... perché non riesco neanche a decidermi, ho troppa paura che possa non servire a niente, perché se io non voglio farcela, non posso farcela...ma io non posso volercela fare...
Grazie mille.
PS aggiungo una cosa... i miei problemi sono proprio legati al pensare eccessivamente, ho la mente che produce quantità esagerate di pensieri negativi, e vivo nel passato e nel futuro...per questo mi era anche stato consigliato il metodo psicoterapeutico di Raffaele Morelli...avete delle opinioni al riguardo?
[#1]
Psicologo
Gentile ragazza,
il fatto che con un terapeuta di un orientamento le cose siano andate in un modo, questo non significa che necessariamente con un altro terapeuta con la stessa formazione del professionista precedente il risultato sia lo stesso. Sono molte le variabili importanti nella riuscita della terapia, in particolar modo la qualità della relazione. Credo che la cosa principale da fare sia quella di trovare un terapeuta sicuramente competente che sappia accoglierla e farla sentire a suo agio.
Per quanto riguarda la scelta dell'orientamento terapeutico, le posso dire che tutte le psicoterapie perseguono lo stesso obiettivo: il benessere del paziente. Alcuni approcci enfatizzano di più alcune caratteristiche rispetto ad altri, ma questo non significa che siano meno validi. Esistono dei pazienti che "rispondono" meglio ad un determinato approccio, ma questo non significa che un particolare tipo di psicoterapia sia superiore ad altre.
Tanti auguri!
il fatto che con un terapeuta di un orientamento le cose siano andate in un modo, questo non significa che necessariamente con un altro terapeuta con la stessa formazione del professionista precedente il risultato sia lo stesso. Sono molte le variabili importanti nella riuscita della terapia, in particolar modo la qualità della relazione. Credo che la cosa principale da fare sia quella di trovare un terapeuta sicuramente competente che sappia accoglierla e farla sentire a suo agio.
Per quanto riguarda la scelta dell'orientamento terapeutico, le posso dire che tutte le psicoterapie perseguono lo stesso obiettivo: il benessere del paziente. Alcuni approcci enfatizzano di più alcune caratteristiche rispetto ad altri, ma questo non significa che siano meno validi. Esistono dei pazienti che "rispondono" meglio ad un determinato approccio, ma questo non significa che un particolare tipo di psicoterapia sia superiore ad altre.
Tanti auguri!
[#2]
(..), e mi chiedo se potrebbe servire anche per smantellare alcune ossessioni e dare risultati concreti, nel presente più che scavare nel passato (..)
gentile ragazza, se questa è la sua esigenza, codivisibile, dovrebbe allora seguire un orientamento che segua un approccio pragmatico orientato a lavorare nel presente e sulla sintomatologia. Tutti gli orientamenti di stampo comportamentale hanno questa prerogativa, cogntivo, cognitivo-comportamentalte, sitemico-strategico.
Vi sono, tuttavia, anche approcci di tipo umanistico-esistenziale e interpersonale che si concentrano sul presente.
L'ipnosi? E' una terapia come le altre.
saluti
gentile ragazza, se questa è la sua esigenza, codivisibile, dovrebbe allora seguire un orientamento che segua un approccio pragmatico orientato a lavorare nel presente e sulla sintomatologia. Tutti gli orientamenti di stampo comportamentale hanno questa prerogativa, cogntivo, cognitivo-comportamentalte, sitemico-strategico.
Vi sono, tuttavia, anche approcci di tipo umanistico-esistenziale e interpersonale che si concentrano sul presente.
L'ipnosi? E' una terapia come le altre.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#3]
Ex utente
La ringrazio per la risposta... il fatto è che io mi trovavo molto bene con quella dottoressa, mi sentivo più che a mio agio e un rapporto simile non sono mai riuscita ad averlo con nessun altro dottore, ed era competente. Dunque il fatto che non ci siano stati risultati 'concreti' e visibili, al di là di una maggiore consapevolezza, autoanalisi, secondo me è dipeso dalla mia resistenza. Mi viene da credere che se fossi andata da qualunque altro specialista, sarebbe stato lo stesso o peggio. Questa mia sfiducia mi deriva dal sapere bene come 'funziono' e vanifico qualunque sforzo e anche qualunque miglioramento, perché mi aggrappo alla negatività e mi tiro giù, e quando sto meglio è come se più o meno involontariamente cercassi di tornare a stare peggio.
Dunque o sarebbe lo stesso con qualunque approccio terapeutico, o l'approccio cognitivo-comportamentale non ha funzionato perché troppo 'delicato'...e magari lavorando sull'inconscio si può ottenere di più...? al tempo stesso un approccio di tipo più invasivo aumenterebbe ancor più le mie resistenze.
In ogni caso grazie.
Dunque o sarebbe lo stesso con qualunque approccio terapeutico, o l'approccio cognitivo-comportamentale non ha funzionato perché troppo 'delicato'...e magari lavorando sull'inconscio si può ottenere di più...? al tempo stesso un approccio di tipo più invasivo aumenterebbe ancor più le mie resistenze.
In ogni caso grazie.
[#5]
Psicologo
Gentile ragazza,
lei scrive "Dunque il fatto che non ci siano stati risultati 'concreti' e visibili, al di là di una maggiore consapevolezza, autoanalisi, secondo me è dipeso dalla mia resistenza. Mi viene da credere che se fossi andata da qualunque altro specialista, sarebbe stato lo stesso o peggio". Su questo non è possibile pronunciarsi con certezza, non conoscendo bene la sua situazione ed il tipo di lavoro fatto. Esiti terapeutici insoddisfacenti possono dipendere da svariati motivi.
Spetta a lei quindi decidere se dare nuovamente fiducia alla sua precedente terapeuta oppure affidarsi a un nuovo professionista. Posso però consigliarle, qualunque sarà la sua decisione, di chiarire con lo psicoterapeuta gli obiettivi del percorso terapeutico che si intendono raggiungere e (per quanto possibile) i tempi. Questo le permetterà di monitorare l'andamento della terapia e di avere un quadro più preciso della situazione.
Se vuole ci tenga aggiornati
lei scrive "Dunque il fatto che non ci siano stati risultati 'concreti' e visibili, al di là di una maggiore consapevolezza, autoanalisi, secondo me è dipeso dalla mia resistenza. Mi viene da credere che se fossi andata da qualunque altro specialista, sarebbe stato lo stesso o peggio". Su questo non è possibile pronunciarsi con certezza, non conoscendo bene la sua situazione ed il tipo di lavoro fatto. Esiti terapeutici insoddisfacenti possono dipendere da svariati motivi.
Spetta a lei quindi decidere se dare nuovamente fiducia alla sua precedente terapeuta oppure affidarsi a un nuovo professionista. Posso però consigliarle, qualunque sarà la sua decisione, di chiarire con lo psicoterapeuta gli obiettivi del percorso terapeutico che si intendono raggiungere e (per quanto possibile) i tempi. Questo le permetterà di monitorare l'andamento della terapia e di avere un quadro più preciso della situazione.
Se vuole ci tenga aggiornati
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.1k visite dal 28/03/2013.
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