Paura di volare a decorso progressivo
Buongiorno,
sono una ragazza di 23 anni con una buona vita relazionale.
Nell'ultimo anno ho cominciato a soffrire di attacchi d'ansia e di panico, al cui manifestarsi ha probabilmente contribuito la preoccupazione per le condizioni di salute di un genitore. Sono in terapia con Citalopram da vari mesi e la situazione è sensibilmente migliorata: gli attacchi sono scomparsi e sembrano ormai un lontano ricordo.
Tuttavia, ho notato che nell'ultimo anno, quando sono su un aereo (faccio molti viaggi), mi sento un po' inquieta, come se avessi paura che l'aeromobile precipiti. Ad ogni turbolenza mi preoccupo, in passato questo raramente succedeva. All'inizio credevo che questo dipendesse dal periodo di ansia e stress che stavo attraversando. Invece, ora che sto bene, non so spiegarmi come mai questo disagio non passa.
Paradossalmente, quando feci il mio primo volo aereo (15 ore di volo diretto, non proprio un battesimo del volo ideale per i soggetti fobici) a 15 anni non ero assolutamente preoccupata. Vivevo tutto serenamente. Da allora ho viaggiato moltissimo, con voli a piccolo, medio e lungo raggio e invece di mantenere la sicurezza originata dall'esperienza, mi sento sempre più agitata. Con un acme durante l'ultimo anno, come dicevo prima.
Fra un mese devo andare a San Francisco e temo già che durante quelle ore sarò in ansia e sussultare tra me e me ad ogni stupida vibrazioncina del velivolo mi farà stare sicuramente male. Almeno quando volo in Europa so che il disagio in massimo tre o quattro ore finisce, perché i voli sono brevi...ma in questo caso avrò più ore da sopportare.
Come mai più volo più ho paura?
Non dovrebbe essere l'opposto?
Grazie
cordiali saluti
sono una ragazza di 23 anni con una buona vita relazionale.
Nell'ultimo anno ho cominciato a soffrire di attacchi d'ansia e di panico, al cui manifestarsi ha probabilmente contribuito la preoccupazione per le condizioni di salute di un genitore. Sono in terapia con Citalopram da vari mesi e la situazione è sensibilmente migliorata: gli attacchi sono scomparsi e sembrano ormai un lontano ricordo.
Tuttavia, ho notato che nell'ultimo anno, quando sono su un aereo (faccio molti viaggi), mi sento un po' inquieta, come se avessi paura che l'aeromobile precipiti. Ad ogni turbolenza mi preoccupo, in passato questo raramente succedeva. All'inizio credevo che questo dipendesse dal periodo di ansia e stress che stavo attraversando. Invece, ora che sto bene, non so spiegarmi come mai questo disagio non passa.
Paradossalmente, quando feci il mio primo volo aereo (15 ore di volo diretto, non proprio un battesimo del volo ideale per i soggetti fobici) a 15 anni non ero assolutamente preoccupata. Vivevo tutto serenamente. Da allora ho viaggiato moltissimo, con voli a piccolo, medio e lungo raggio e invece di mantenere la sicurezza originata dall'esperienza, mi sento sempre più agitata. Con un acme durante l'ultimo anno, come dicevo prima.
Fra un mese devo andare a San Francisco e temo già che durante quelle ore sarò in ansia e sussultare tra me e me ad ogni stupida vibrazioncina del velivolo mi farà stare sicuramente male. Almeno quando volo in Europa so che il disagio in massimo tre o quattro ore finisce, perché i voli sono brevi...ma in questo caso avrò più ore da sopportare.
Come mai più volo più ho paura?
Non dovrebbe essere l'opposto?
Grazie
cordiali saluti
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Sig.rina,
Il fatto che questo sintomo si sia sviluppato nell'ultimo anno (dopo molti altri viaggi) lascia pensare che c'e' qualcosa che non va. Anche lei associa infatti questo disagio alle preoccupazioni per le condizioni di salute di un suo genitore. Tanti potrebbero essere i motivi che le fanno sperimentare questo stato adesso e non prima (stanchezza, voglia di fermarsi, reticenza per qualcosa o per qualche situazione ecc... sono solo pochi esempi). Il fatto che la paura diminuisca con l'aumentare del tempo e della frequenza dei voli, può essere una regola socialmente riconosciuta, ma ciò non vuole dire che a lei o ad un'altra persona non possa succedere il contrario.
Personalmente ai miei pazienti consiglio il training autogeno (che è una tecnica che pratico e che ritengo molto utile) per la fobia del volo. In genere le persone che seguo però non hanno mai preso l'aereo o solamente poche volte. Per questo a lei consiglio di richiedere un consulto ad uno psicologo che la indirizzerà verso la strada più appropriata da intraprendere.
Ha parlato di questo problema con chi gli ha prescritto il Citalopram?
Il fatto che questo sintomo si sia sviluppato nell'ultimo anno (dopo molti altri viaggi) lascia pensare che c'e' qualcosa che non va. Anche lei associa infatti questo disagio alle preoccupazioni per le condizioni di salute di un suo genitore. Tanti potrebbero essere i motivi che le fanno sperimentare questo stato adesso e non prima (stanchezza, voglia di fermarsi, reticenza per qualcosa o per qualche situazione ecc... sono solo pochi esempi). Il fatto che la paura diminuisca con l'aumentare del tempo e della frequenza dei voli, può essere una regola socialmente riconosciuta, ma ciò non vuole dire che a lei o ad un'altra persona non possa succedere il contrario.
Personalmente ai miei pazienti consiglio il training autogeno (che è una tecnica che pratico e che ritengo molto utile) per la fobia del volo. In genere le persone che seguo però non hanno mai preso l'aereo o solamente poche volte. Per questo a lei consiglio di richiedere un consulto ad uno psicologo che la indirizzerà verso la strada più appropriata da intraprendere.
Ha parlato di questo problema con chi gli ha prescritto il Citalopram?
[#2]
<Fra un mese devo andare a San Francisco e temo già che durante quelle ore sarò in ansia>
Gentile Ragazza,
da quanto ci riferisce gli attacchi di panico sono scomparsi, ma sembrerebbe che comunque persista una quota d'ansia, tanto che al solo pensare che dovrà affrontare un viaggio già ne è preoccupata ed è convinta che starà male.
Ha mai pensato di consultare anche uno psicologo/psicoterapeuta per sentire un parere ed eventualmente affiancare un percorso di tipo terapeutico al trattamento farmacologico?
Gentile Ragazza,
da quanto ci riferisce gli attacchi di panico sono scomparsi, ma sembrerebbe che comunque persista una quota d'ansia, tanto che al solo pensare che dovrà affrontare un viaggio già ne è preoccupata ed è convinta che starà male.
Ha mai pensato di consultare anche uno psicologo/psicoterapeuta per sentire un parere ed eventualmente affiancare un percorso di tipo terapeutico al trattamento farmacologico?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
Gentile ragazza,
L'ansia e' un sintomo di paure ad altri livelli, per cui va curata non solo rispetto alle sue manifestazioni ma anche, e direi soprattutto, relativamente alle cause che l'hanno scatenata. Indagare su cosa e' cambiato in lei e nella sua vita potrebbe essere importante per venirne fuori definitivamente. Uno psicologo/psicoterapeuta potrebbe aiutarla. Cordiali saluti.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Dott.ssa ad ind.clinico
L'ansia e' un sintomo di paure ad altri livelli, per cui va curata non solo rispetto alle sue manifestazioni ma anche, e direi soprattutto, relativamente alle cause che l'hanno scatenata. Indagare su cosa e' cambiato in lei e nella sua vita potrebbe essere importante per venirne fuori definitivamente. Uno psicologo/psicoterapeuta potrebbe aiutarla. Cordiali saluti.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Dott.ssa ad ind.clinico
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#4]
Utente
Ringrazio le gentili dottoresse che mi hanno risposto.
Onestamente non ho ritenuto di parlare del problema con il mio curante, perché pensavo che il fenomeno sarebbe regredito da sé, ritenendolo legato alla contingente situazione di ansia che stavo vivendo.
Probabilmente il farmaco ha solo tacitato un po' i sintomi, come un palliativo, ma non ha eliminato la radice dell'ansia.
Dovrei parlarne con uno specialista psicologo, concordo con le Vs. indicazioni.
Adesso vedo come va il prossimo viaggio fra un mese, se dovessi essere eccessivamente in ansia (non intendo attacchi di panico, ma inquietudine interiore), al ritorno, prima dell'estate, cercherò uno specialista per fare un tentativo.
Grazie mille
Onestamente non ho ritenuto di parlare del problema con il mio curante, perché pensavo che il fenomeno sarebbe regredito da sé, ritenendolo legato alla contingente situazione di ansia che stavo vivendo.
Probabilmente il farmaco ha solo tacitato un po' i sintomi, come un palliativo, ma non ha eliminato la radice dell'ansia.
Dovrei parlarne con uno specialista psicologo, concordo con le Vs. indicazioni.
Adesso vedo come va il prossimo viaggio fra un mese, se dovessi essere eccessivamente in ansia (non intendo attacchi di panico, ma inquietudine interiore), al ritorno, prima dell'estate, cercherò uno specialista per fare un tentativo.
Grazie mille
[#5]
Gentile Utente,
sono perfettamente d'accordo con lei:
"probabilmente il farmaco ha solo tacitato un po' i sintomi, come un palliativo, ma non ha eliminato la radice dell'ansia".
Anche rimandando l'inizio di un opportuno percorso psicoterapeutico a dopo il suo ritorno ha la possibilità di intervenire mediante qualche seduta di PNL da effettuare nel periodo precedente alla partenza, lavorando rapidamente e in maniera circoscritta sulle sue aspettative riguardanti il viaggio per volare con maggiore serenità.
Ha ancora un mese davanti, quindi ha tutto il tempo di contattare uno psicologo che utilizzi questo strumento richiedendo un intervento che le potrà dare risultati soddisfacenti almeno per quanto riguarda il contenimento della paura per il prossimo volo.
Chiaramente per ottenere risultati consolidati dovrà effettuare comunque una psicoterapia, al suo ritorno, ma nel frattempo c'è anche la possibilità di un intervento di questo tipo.
Ci pensi!
Cordiali saluti,
sono perfettamente d'accordo con lei:
"probabilmente il farmaco ha solo tacitato un po' i sintomi, come un palliativo, ma non ha eliminato la radice dell'ansia".
Anche rimandando l'inizio di un opportuno percorso psicoterapeutico a dopo il suo ritorno ha la possibilità di intervenire mediante qualche seduta di PNL da effettuare nel periodo precedente alla partenza, lavorando rapidamente e in maniera circoscritta sulle sue aspettative riguardanti il viaggio per volare con maggiore serenità.
Ha ancora un mese davanti, quindi ha tutto il tempo di contattare uno psicologo che utilizzi questo strumento richiedendo un intervento che le potrà dare risultati soddisfacenti almeno per quanto riguarda il contenimento della paura per il prossimo volo.
Chiaramente per ottenere risultati consolidati dovrà effettuare comunque una psicoterapia, al suo ritorno, ma nel frattempo c'è anche la possibilità di un intervento di questo tipo.
Ci pensi!
Cordiali saluti,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.7k visite dal 26/03/2013.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.