Rapporto con genitori

Salve, ho 25 anni e ho un grande problema che tante volte mi ha messo in estrema difficoltà, finendo poi per subirne tutte le conseguenze.
E' difficile da spiegare ma ci proverò.
I miei genitori esercitano un forte ascendente su di me, io sono sempre stata una figlia responsabile e piena di premure nei loro confronti.
Non li ho mai delusi e ho sempre cercato di stargli vicino nei momenti difficili. Io mi privo degli amici e delle uscite con il mio fidanzato per stare con loro e per aiutarli, o semplicemente per fargli compagnia.
Purtroppo capita che quando decidono una cosa pretendono che io o il mio fidanzato la facciamo (parlo di questioni generiche che posso riguardare un evento particolare o una commissione da fare).
Se mi rifiuto per un motivo che secondo me è valido, loro subito pensano che il mio fidanzato non voglia accontentarli e scaricano su di me questa responsabilità. Tutto questo ovviamente si ripercuote sulla serenità del rapporto genitore-figlio e delle volte anche su quello tra me e il mio fidanzato.
In particolare mi fanno pesare la situazione, non mi danno modo di parlarne e sfruttano molto il mio senso di responsabilità che per molti anni si è trasformato in senso di colpa.
Oggi, dopo tante situazioni che mi hanno realmente segnata e delusa, ho imparato a non sentirmi in colpa per le decisioni che prendo, in quanto queste non sono assolutamente dovute alla mancanza di volontà mia e del mio ragazzo nel fare ciò che loro ci chiedono.
Sento il bisogno di affermare le mie decisioni e di andare contro di loro se necessario. Per molto tempo ho danneggiato il rapporto di coppia per far felici loro, ma non sono più disposta a questo.
Capisco che senza esempi pratici e concreti sia difficile capire di cosa io stia parlando, ma spero di essere riuscita a fornirvi un quadro abbastanza chiaro di quello che mi sta ancora succedendo e che mi fa soffrire veramente tanto.
Vorrei sapere da voi come devo comportarmi in questi casi. Io tendo a cercare con insistenza il dialogo per chiarire in tutti i modi il mio punto di vista e come è veramente la questione, ma puntualmente ricevo comportamenti di stizza e di indisponenza nei miei confronti che mi frustrano sempre di più.
Sto cercando quindi di non cercare il confronto perchè loro non lo vogliono e di lasciare andare la questione, evitando quindi di esporre le mie ragioni e subendo il loro comportamento che ha il chiaro scopo di ferirmi e farmi sentire in colpa.
Spero mi possiate aiutare, vi ringrazio per qualunque consiglio mi vogliate dare.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente
le situazioni familiari come quella che lei descrive non sono infrequenti anche se, come osserva, mancano elementi per poter inquadrare meglio la sua in particolare. In ogni caso, in questa sede non si possono effettuare interventi di alcun tipo. Ciò che si può dire restando sul generale è che può accadere che genitori e figli si trovino "invischiati" gli uni con gli altri. Ad esempio, quando si è fidanzati è logico pensare un domani ad una famiglia propria, e i genitori possono talvolta prendere questa prospettiva come un abbandono e reagire di conseguenza.

Lei dice che loro hanno sempre esercitato un forte ascendente su di lei, ma mi pare che intanto lei abbia già imparato a liberarsi dal senso di colpa che in passato la opprimeva, e questo è un segno di maturità. Poi ci sarebbero altre cose che potrebbero influire a vario titolo e quindi da considerare, ad esempio se lei è figlia unica, se vive ancora con i suoi oppure per conto suo e via dicendo.

Se ne sente il bisogno, le suggerisco di reperire un supporto psicologico nella sua zona di residenza, e spiegare il suo problema allo specialista che la riceverà. Può interpellarne uno in privato oppure chiedere alla sua ASL. Sarà poi cura del collega indicarle che tipo di assistenza potrebbe essere più adatta nel suo caso.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Attivo dal 2008 al 2010
Ex utente
La ringrazio per la sua risposta e per i consigli che mi ha dato.
Capisco bene che è difficile spiegare la mia situazione così, perchè sarebbero utili molte più parole e fatti concreti.
Le sue parole mi sono comunque servite e spero di potere prendere in considerazione la consultazione con uno specialista.
Vorrei comunque precisarle che non sono figlia unica e che vivo ancora con i miei genitori, nonostante io abbia una gran voglia di affermare la mia indipendenza andando a vivere con il mio fidanzato.

Grazie ancora!
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
l'indipendenza è una delle conquiste più difficoltose che possa fare un essere umano, da tutti i punti di vista, non ultimo quello economico, il quale a sua volta influisce su quello emotivo

Io inizierei a pensare che l'alternativa all'invischiamento non è necessariamente la separazione. Esistono le vie di mezzo.

Per arrivare alla via di mezzo però servono tempo e pazienza, ma l'importante è mantenere "la corda tesa"

Le mie, ovviamente, vanno prese per parole scritte in rete, non necessariamente per consigli azzeccati

Io lascerei passare, se se la sente, l'estate. Poi, se a settembre le cose non sono cambiate per nulla, penserei ad una eventuale consulenza psicologica
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Attivo dal 2008 al 2010
Ex utente
Grazie Dottor Bulla,
le sue mi sembrano parole sensate e molto pacate che mi aiutano a ragionare ma che in alcuni momenti non riesco ad accettare.
La mia situazione mi pesa tantissimo... mi sento oppressa anche se in realtà i miei genitori non sono poi così tremendi, insomma mi vogliono bene e mi stanno vicino.
Io mi sento in trappola e quando assumono quegli atteggiamenti di cui parlavo io ci sto veramente male, comincio a pensare che ce l'abbiano con me e mi sento in colpa per nulla e condiziono qualsiasi aspetto della mia vita per loro.
Io mi sento responsabile della vita familiare, di qualsiasi cosa la riguardi... mi prendo carico di qualsiasi impegno sopprimendo le mie necessità e i miei desideri. Molte volte non esco con il mio fidanzato per stare a casa e mi rendo conto di avere pesantemente condizionato il mio rapporto con lui a causa dei miei genitori.
quelle poche volte che ho cercato di sfogarmi "rinfacciando" quello che faccio per loro mi sono sentita risposte del tipo: nessuno te l'ha chiesto, noi non abbiamo bisogno di te!
Il mondo mi è crollato addosso... mi sono sentita sminuita e ridicola... come se il mio malessere fosse soltanto frutto della mia mente e che solo io me lo sono procurato.
Chiedo scusa per lo sfogo, ma questo è per me un periodo veramente difficile... sto pensando di andare al consultorio perchè io non guadagno e non ho la possibilità di pagare una psicoterapia... vorrei parlare con qualcuno dei miei problemi ma ho paura che risultino banali.
grazie ancora per la disponibilità e buon lavoro!
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Dr. Carlo Conti Psicologo, Psicoterapeuta 122 5
gentile utente,
il rapporto con i genitori è sempre "croce e delizia" per tutti, ma soprattutto per i giovani che non hanno ancora trovato il proprio cammino nella vita. Io, se posso, vorrei consigliarti di avere una visione più consona al tuo percorso di maturazione, visto che i tuoi hanno già compiuto questa tortuosa strada. Evolvere vuol dire alla fine trovare il proprio cammino distinto da quella dei genitori e secondo me dovresti lavorare per la realizzazione di questo progetto; questo non vuol dire interrompere il rapporto con loro (ci mancherebbe!), vuol dire rendersi indipendenti, come dici anche tu, uscendo da una dipendenza da loro soprattutto di tipo economica, che si ripercuote sul piano emotivo; e questa credo che potrebbe essere alla base del tuo senso del colpa.

Cordialmente

Dott. Carlo Conti

carloconti5@tiscali.it

SALUTI
Dr. Carlo Conti
www.spiritoepsiche.it

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Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicoterapeuta, Psicologo 648 21
Gentile Utente,
la situazione che descrive mi sembra molto chiara e, purtroppo, molto comune.
Questo tipo di dianamiche in genere si instaurano nell'ambito di una famiglia in cui i genitori sono piuttosto protettivi ed accentratori ed i figli (in quanto non abituati a gestire i propri spazi di vita in modo autonomo)dipendenti da loro o comunque legati ad essi da un doppio nodo.
Posso solo immaginare quanto per lei possa essere difficile districarsi tra la necessità di affermare la propria autonomia e il bisogno di mantenere un certo equilibrio nella sua famiglia.
Posso solo dirle che in tutti i sistemi, quando si verifica il cambiamento di uno dei suoi elementi, è fisiologico che si verifichi un riadattamento delle forze in gioco...e questo crea confusione; un pò come quando si smuove l'acqua dentro ad un acquario, dopo un pò di tempo la sabbia si deposita e tutto torna ad essere chiaro alla luce dei cambiamenti che sono intervenuti.
Sia coraggiosa, se pensa di non avere questa forza rimane valido il consiglio datole dai colleghi che mi hanno preceduto che le suggerivano di consultare uno specialista.
Le faccio i migliori auguri

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

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Attivo dal 2008 al 2010
Ex utente
Vi ringrazio tutti per i vostri consigli, mi sono sempre molto utili e senz'altro mi fanno riflettere.
Sto cercando di ritagliare il mio spazio nella mia vita, anche se questo mi fa molto male.
Cerco di prendere le distanze da loro con molta delicatezza vorrei affermare i miei spazi, cercando di non esserci sempre per tutti e sottolineando in modo implicito che anche io ho bisogno di uscire e di frequentare gente della mia età.
E' difficile per me perchè è contro la mia natura, ma mi sono accorta dello sbaglio che ho fatto un pò di tempo fa: sono stata troppo presente in casa e ho sacrificato me stessa per loro, mettendo i piedi in faccia alla mia libertà. Li ho abituati male e adesso per riprendermi la mia vita devo forzare gli equilibri.

Non so se vi sembrano discorsi immaturi, ma vi assicuro che sono frutto di anni di riflessioni e di sensi di colpa.
adesso mi sembra di avere capito e sto imparando anche a dire di no.

grazie ancora!