Sindrome delle principesse tristi
Gentili dottori, di recente ho trovato nel web un articolo che parla di questa "sindrome delle principesse tristi", riporto il link: (link rimosso dallo staff)
L'articolo è ben costruito, ma vorrei chiedere se qualcuno potesse fornirmi la propria prospettiva circa questo problema che non avevo mai sentito nominare, un approfondimento magari, un altro punto di vista.
Il fatto è che mi sono riconosciuta in alcuni tratti, tuttavia non in tutto ciò che è descritto nell'articolo. Inoltre mi sembra più rispondente ad una vecchia immagine di me che negli ultimi anni mi sono impegnata a cambiare.. Anche se qualcuno dei tratti risponde attualmente.
Mi chiedevo in particolare se esistono dei "sintomi chiave" di questa sindrome, se può confinare o confondersi con qualche altro problema e qualsiasi informazione aggiuntiva mi possiate fornire. Infine non ho ben compreso i rimedi. Ringrazio molto in anticipo.
L'articolo è ben costruito, ma vorrei chiedere se qualcuno potesse fornirmi la propria prospettiva circa questo problema che non avevo mai sentito nominare, un approfondimento magari, un altro punto di vista.
Il fatto è che mi sono riconosciuta in alcuni tratti, tuttavia non in tutto ciò che è descritto nell'articolo. Inoltre mi sembra più rispondente ad una vecchia immagine di me che negli ultimi anni mi sono impegnata a cambiare.. Anche se qualcuno dei tratti risponde attualmente.
Mi chiedevo in particolare se esistono dei "sintomi chiave" di questa sindrome, se può confinare o confondersi con qualche altro problema e qualsiasi informazione aggiuntiva mi possiate fornire. Infine non ho ben compreso i rimedi. Ringrazio molto in anticipo.
[#1]
Gentile Utente,
la "sindrome" che lei porta alla nostra attenzione non costituisce altro che un modo differente di chiamare una serie di difficoltà di relazione che possono avere diverse cause: dai fallimenti relazionali precoci alla scarsa autostima, dall'interiorizzazione di un modello disfunzionale di figura femminile all'eccessivo ricorso alla razionalizzazione come meccanismo di difesa dall'angoscia.
Penso proprio che generalizzare sia impossibile perchè le difficoltà relazionali di questo tipo hanno origini molto diverse e ogni caso è connotato in maniera differente dagli altri perchè ogni storia è unica.
In quali aspetti ritrova una descrizione che la rappresenta?
la "sindrome" che lei porta alla nostra attenzione non costituisce altro che un modo differente di chiamare una serie di difficoltà di relazione che possono avere diverse cause: dai fallimenti relazionali precoci alla scarsa autostima, dall'interiorizzazione di un modello disfunzionale di figura femminile all'eccessivo ricorso alla razionalizzazione come meccanismo di difesa dall'angoscia.
Penso proprio che generalizzare sia impossibile perchè le difficoltà relazionali di questo tipo hanno origini molto diverse e ogni caso è connotato in maniera differente dagli altri perchè ogni storia è unica.
In quali aspetti ritrova una descrizione che la rappresenta?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Cara ragazza,
non esiste in clinica un disturbo chiamato "sindrome delle principesse tristi" e, sul piano relazionale, credo che ogni storia di vita sia unica ed irripetibile.
Questo significa che non esiste una sindrome (ossia una serie di sintomi) che possa essere valida per tutte/i, e probabilmente questo è il motivo per cui lei dice:
<<mi sono riconosciuta in alcuni tratti, tuttavia non in tutto ciò che è descritto nell'articolo.>>
Sfido chiunque ad identificarsi *completamente* in un articolo come quello che lei ci ha indicato... se così fosse il problema sarebbe, probabilmente, di altra natura.
Per quanto riguarda i rimedi, se lei sente di non "sapersi misurare" in maniera adeguata sul piano relazionale, credo che le farebbe bene un consulto con un collega di persona che possa aiutarla a meglio regolare le sue emozioni, i suoi pensieri e, quindi, i suoi comportamenti.
Ci può dire qualcosa di più della sua vita?
Come mai si sente vicina a questa descrizione?
E' successo qualcosa di particolare che l'ha spinta a ricercare materiale su internet inerente la difficoltà di costruire relazione?
Un caro saluto
non esiste in clinica un disturbo chiamato "sindrome delle principesse tristi" e, sul piano relazionale, credo che ogni storia di vita sia unica ed irripetibile.
Questo significa che non esiste una sindrome (ossia una serie di sintomi) che possa essere valida per tutte/i, e probabilmente questo è il motivo per cui lei dice:
<<mi sono riconosciuta in alcuni tratti, tuttavia non in tutto ciò che è descritto nell'articolo.>>
Sfido chiunque ad identificarsi *completamente* in un articolo come quello che lei ci ha indicato... se così fosse il problema sarebbe, probabilmente, di altra natura.
Per quanto riguarda i rimedi, se lei sente di non "sapersi misurare" in maniera adeguata sul piano relazionale, credo che le farebbe bene un consulto con un collega di persona che possa aiutarla a meglio regolare le sue emozioni, i suoi pensieri e, quindi, i suoi comportamenti.
Ci può dire qualcosa di più della sua vita?
Come mai si sente vicina a questa descrizione?
E' successo qualcosa di particolare che l'ha spinta a ricercare materiale su internet inerente la difficoltà di costruire relazione?
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
[#3]
Utente
Grazie molte ad entrambi per le risposte e i chiarimenti.
Provo a spiegare qualcosa sulla mia vita relazionale in generale, mi scuso se devo partire dagli albori... Ho vissuto un'infanzia ed un'adolescenza arricchite normalmente da amicizie. Tuttavia all'inizio delle scuole medie, guardandomi indietro, devo dire che da un atteggiamento spontaneo e abbastanza estroverso ero passata ad un "irrigidimento", sia fisico, ad esempio nel modo di stare seduta (questo è l'elemento fisico che ho riscontrato nell'articolo), sia psicologico.. Nel senso che avevo iniziato a preoccuparmi di essere brava a scuola come obiettivo massimo e, al di fuori delle varie amiche che avevo, chiudendo un po' le porte dell'empatia. Peraltro al quarto anno delle elementari avevo avuto un incidente automobilistico piuttosto traumatizzante, ma non so quanto possa centrare con il cambiamento, diciamo che non mi sembra immediatamente collegato.
In ogni caso avevo iniziato la serie di 'innamoramenti platonici' che sarebbe proseguita anche al liceo, senza che mi venisse mai in mente di cercare un rapporto vero. Era come se non me lo meritassi, non fossi all'altezza, potrei azzardare a dire.. Da qui la fuga rispetto alle occasioni concrete. Non parliamo della sessualità, era - anche qui come nell'articolo - un argomento che non mi toccava (ora la mia concezione è completamente cambiata, certo in linea teorica). Sempre al liceo ho incontrato anche una pseudo-amica che non avevo avuto il coraggio di allontanare e che aveva agito negativamente sulla mia autostima, probabilmente già vacillante (in questo assomiglio a mia madre - lo dico come appunto per completezza, non per incolparla di qualcosa).. E la mia timidezza era aumentata in modo eccessivo. Dall'università sono avvenuti i cambiamenti più grandi.. Mi era stato fatto notare che parlavo poco e ho sofferto moltissimo per queste osservazioni. Allora ho iniziato a riflettere, a 'sbrogliare vari nodi'.. In questi cinque anni la situazione è molto migliorata, mi sento una persona più matura e consapevole rispetto ad un tempo, ho riconosciuto maggiormente le cose davvero importanti.. Mi sento un po' come se mi fossi svegliata da un torpore. Tuttavia il mio percorso chiaramente non è finito.. Anche se ho meno problemi relazionali in generale, la situazione è in stallo per quanto riguarda il rapporto uomo-donna. Mi sembra che questo mio risveglio sia avvenuto troppo tardi, ecco.. In questo la mia autostima è ancora sotto i piedi, non avendo mai avuto una relazione ho difficoltà a mettermi in gioco.. Ed ecco l'ultima cosa che riscontravo nell'articolo, il desiderio di un amore immediato, che deriva dalla paura di affrontare dei rischi, come un abbandono rapido.
Grazie per l'ascolto e un caro saluto a voi
Provo a spiegare qualcosa sulla mia vita relazionale in generale, mi scuso se devo partire dagli albori... Ho vissuto un'infanzia ed un'adolescenza arricchite normalmente da amicizie. Tuttavia all'inizio delle scuole medie, guardandomi indietro, devo dire che da un atteggiamento spontaneo e abbastanza estroverso ero passata ad un "irrigidimento", sia fisico, ad esempio nel modo di stare seduta (questo è l'elemento fisico che ho riscontrato nell'articolo), sia psicologico.. Nel senso che avevo iniziato a preoccuparmi di essere brava a scuola come obiettivo massimo e, al di fuori delle varie amiche che avevo, chiudendo un po' le porte dell'empatia. Peraltro al quarto anno delle elementari avevo avuto un incidente automobilistico piuttosto traumatizzante, ma non so quanto possa centrare con il cambiamento, diciamo che non mi sembra immediatamente collegato.
In ogni caso avevo iniziato la serie di 'innamoramenti platonici' che sarebbe proseguita anche al liceo, senza che mi venisse mai in mente di cercare un rapporto vero. Era come se non me lo meritassi, non fossi all'altezza, potrei azzardare a dire.. Da qui la fuga rispetto alle occasioni concrete. Non parliamo della sessualità, era - anche qui come nell'articolo - un argomento che non mi toccava (ora la mia concezione è completamente cambiata, certo in linea teorica). Sempre al liceo ho incontrato anche una pseudo-amica che non avevo avuto il coraggio di allontanare e che aveva agito negativamente sulla mia autostima, probabilmente già vacillante (in questo assomiglio a mia madre - lo dico come appunto per completezza, non per incolparla di qualcosa).. E la mia timidezza era aumentata in modo eccessivo. Dall'università sono avvenuti i cambiamenti più grandi.. Mi era stato fatto notare che parlavo poco e ho sofferto moltissimo per queste osservazioni. Allora ho iniziato a riflettere, a 'sbrogliare vari nodi'.. In questi cinque anni la situazione è molto migliorata, mi sento una persona più matura e consapevole rispetto ad un tempo, ho riconosciuto maggiormente le cose davvero importanti.. Mi sento un po' come se mi fossi svegliata da un torpore. Tuttavia il mio percorso chiaramente non è finito.. Anche se ho meno problemi relazionali in generale, la situazione è in stallo per quanto riguarda il rapporto uomo-donna. Mi sembra che questo mio risveglio sia avvenuto troppo tardi, ecco.. In questo la mia autostima è ancora sotto i piedi, non avendo mai avuto una relazione ho difficoltà a mettermi in gioco.. Ed ecco l'ultima cosa che riscontravo nell'articolo, il desiderio di un amore immediato, che deriva dalla paura di affrontare dei rischi, come un abbandono rapido.
Grazie per l'ascolto e un caro saluto a voi
[#4]
Gentile ragazza,
Come già le ha detto il dott. Callina, la sindrome ciatata nell'articolo non esiste come categoria diagnostica. È' un'espressione, se vuole suggestiva e metaforica, per indicare una condizione di isolamento dalle relazioni quasi che la cosiddetta "principessa" delle favole, chiusa nel suo castello fatato, si sentisse al tempo stesso prigioniera e aspettasse il "principe" che la verrà a liberare. Pensa che questo possa applicarsi a lei e alla sua storia?
Dice, tuttavia, che negli ultimi anni, e' maturata e ha preso consapevolezza. Credo proprio che questo sia avvenuto in lei ma vorrei capire se è' riuscita da sola o con l'aiuto di amici, familiari, specialisti ecc. Ancora, però', permane una difficoltà ad affrontare l'altro sesso e qui sembra scattare la sua paura: entrare in relazione con l'altro, diverso da noi, comporta anche un rischio. Quello dell'abbandono. È' questo timore che la tiene lontana da rapporti reali e non solo fantasticati o "platonici"? Se è' così, l'essersi " svegliata dal torpore" e' il segnale che lei si è' messa in cammino verso una maggiore individuazione, che comporta anche il confronto e l'intimita' con altri significativi. Quindi, NON è' troppo tardi! Lei è' giovane e ha già fatto un suo percorso di consapevolezza, acquisendo alcuni importanti strumenti e superando diversi ostacoli. Ritengo, anche se di lei so molto poco, che sia in grado di proseguire in questo cammino, magari con uno psicologo che la sostenga empaticamente e con professionalità', con il quale "apprendere" il valore della relazione. Un saluto affettuoso.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa
Come già le ha detto il dott. Callina, la sindrome ciatata nell'articolo non esiste come categoria diagnostica. È' un'espressione, se vuole suggestiva e metaforica, per indicare una condizione di isolamento dalle relazioni quasi che la cosiddetta "principessa" delle favole, chiusa nel suo castello fatato, si sentisse al tempo stesso prigioniera e aspettasse il "principe" che la verrà a liberare. Pensa che questo possa applicarsi a lei e alla sua storia?
Dice, tuttavia, che negli ultimi anni, e' maturata e ha preso consapevolezza. Credo proprio che questo sia avvenuto in lei ma vorrei capire se è' riuscita da sola o con l'aiuto di amici, familiari, specialisti ecc. Ancora, però', permane una difficoltà ad affrontare l'altro sesso e qui sembra scattare la sua paura: entrare in relazione con l'altro, diverso da noi, comporta anche un rischio. Quello dell'abbandono. È' questo timore che la tiene lontana da rapporti reali e non solo fantasticati o "platonici"? Se è' così, l'essersi " svegliata dal torpore" e' il segnale che lei si è' messa in cammino verso una maggiore individuazione, che comporta anche il confronto e l'intimita' con altri significativi. Quindi, NON è' troppo tardi! Lei è' giovane e ha già fatto un suo percorso di consapevolezza, acquisendo alcuni importanti strumenti e superando diversi ostacoli. Ritengo, anche se di lei so molto poco, che sia in grado di proseguire in questo cammino, magari con uno psicologo che la sostenga empaticamente e con professionalità', con il quale "apprendere" il valore della relazione. Un saluto affettuoso.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#5]
Utente
Ecco, ho svolto questo percorso per lo più da sola, come reazione alle "critiche" che mi hanno fatto stare male ma poi si sono rivelate costruttive; nel cammino ho poi trovato il sostegno di un amico e un dialogo più aperto in famiglia non è mancato. E' proprio questo timore del rischio (di non essere accettata e quindi esattamente, dell'abbandono, della non riuscita) il grande ostacolo che devo superare.. D'altronde non rischiare significa rimanere fermi al punto in cui si è, quindi dovrei convincermi che non ho così tanto da perdere, nel mettermi in gioco... La ringrazio davvero molto per l'incoraggiamento!
Un caro saluto
Un caro saluto
[#6]
Se l'ha fatto da sola, e' stata davvero brava e a maggior ragione farà molta altra strada. Ha ragione, quando dice che "non rischiare significa rimanere fermi al punto in cui si e'" e lei ha la testa sulle spalle per affrontare rischi calcolati. Davvero, un affettuoso augurio!
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad indirizzo clinico
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad indirizzo clinico
[#7]
Carissima,
vorrei fornirle una spiegazione psicoanalitica di questo passaggio avvenuto all'età delle medie:
"da un atteggiamento spontaneo e abbastanza estroverso ero passata ad un "irrigidimento", sia fisico, ad esempio nel modo di stare seduta (questo è l'elemento fisico che ho riscontrato nell'articolo), sia psicologico.. Nel senso che avevo iniziato a preoccuparmi di essere brava a scuola come obiettivo massimo"
Il cambiamento che riferisce può essere dovuto ai mutamenti tipici di quell'età e cioè all'ingresso nella pubertà e al riaffiorare delle pulsioni sessuali dopo la cosiddetta "fase di latenza", che corrisponde al periodo delle elementari.
Questa riemersione di pulsioni che in precedenza erano confinate a livello inconscio provoca spesso forti cambiamenti nei ragazzi di di quell'età e non è raro ad es. riscontrare un significativo peggioramento nel rendimento scolastico di ragazzini che in precedenza erano molto bravi, come anche la perdita di interesse per attività che li avevano fino a quel momento coinvolti e divertiti.
Qualcuno reagisce a questi cambiamenti psichici non investendo più come prima nello studio, qualcun'altro - come lei - iperinvestendo in un'attività altamente razionale nel tentativo (inconscio) di tenere tutto sotto controllo e di contrastare la tempesta pulsionale che si profila all'orizzonte.
Il motivo di queste differenti reazioni (sempre inconsapevoli e involontarie) è da rintracciare in una serie di aspetti che caratterizzano la realtà individuale: il superamento pieno o non ancora conseguito del conflitto edipico, la tipologia di modello maschile/femminile interiorizzato negli anni (il genitore dell'altro sesso), l'immagine di sè (autostima), il livello di introversione/estroversione ecc.
E' possibile che il suo tentativo di fronteggiare e congelare il risveglio pulsionale sia proseguito per molti anni e che per questo lei abbia la sensazione di essersi "risvegliata dal torpore" più tardi dei suoi coetanei: sentendosi di conseguenza svantaggiata rispetto a loro desidera un incontro salvifico con un ragazzo che risolva il problema offrendole il proprio amore totale e totalizzante.
Come accade per la maggior parte dei processi universali e condivisi che coinvolgono istanze inconsce anche questa dinamica è descritta in una favola, quella della Bella Addormentata che "dorme" dal menarca (cfr. goccia di sangue perso con la puntura del fuso) all'incontro con il Principe.
Questo è ciò che anche lei si sta augurando che accada, ma sarebbe di gran lunga preferibile che prendesse in mano la situazione e chiedesse un aiuto per affrontare quelle questioni irrisolte e spinose (i rovi della favola) che stanno ostacolando il suo sviluppo e il suo risveglio.
vorrei fornirle una spiegazione psicoanalitica di questo passaggio avvenuto all'età delle medie:
"da un atteggiamento spontaneo e abbastanza estroverso ero passata ad un "irrigidimento", sia fisico, ad esempio nel modo di stare seduta (questo è l'elemento fisico che ho riscontrato nell'articolo), sia psicologico.. Nel senso che avevo iniziato a preoccuparmi di essere brava a scuola come obiettivo massimo"
Il cambiamento che riferisce può essere dovuto ai mutamenti tipici di quell'età e cioè all'ingresso nella pubertà e al riaffiorare delle pulsioni sessuali dopo la cosiddetta "fase di latenza", che corrisponde al periodo delle elementari.
Questa riemersione di pulsioni che in precedenza erano confinate a livello inconscio provoca spesso forti cambiamenti nei ragazzi di di quell'età e non è raro ad es. riscontrare un significativo peggioramento nel rendimento scolastico di ragazzini che in precedenza erano molto bravi, come anche la perdita di interesse per attività che li avevano fino a quel momento coinvolti e divertiti.
Qualcuno reagisce a questi cambiamenti psichici non investendo più come prima nello studio, qualcun'altro - come lei - iperinvestendo in un'attività altamente razionale nel tentativo (inconscio) di tenere tutto sotto controllo e di contrastare la tempesta pulsionale che si profila all'orizzonte.
Il motivo di queste differenti reazioni (sempre inconsapevoli e involontarie) è da rintracciare in una serie di aspetti che caratterizzano la realtà individuale: il superamento pieno o non ancora conseguito del conflitto edipico, la tipologia di modello maschile/femminile interiorizzato negli anni (il genitore dell'altro sesso), l'immagine di sè (autostima), il livello di introversione/estroversione ecc.
E' possibile che il suo tentativo di fronteggiare e congelare il risveglio pulsionale sia proseguito per molti anni e che per questo lei abbia la sensazione di essersi "risvegliata dal torpore" più tardi dei suoi coetanei: sentendosi di conseguenza svantaggiata rispetto a loro desidera un incontro salvifico con un ragazzo che risolva il problema offrendole il proprio amore totale e totalizzante.
Come accade per la maggior parte dei processi universali e condivisi che coinvolgono istanze inconsce anche questa dinamica è descritta in una favola, quella della Bella Addormentata che "dorme" dal menarca (cfr. goccia di sangue perso con la puntura del fuso) all'incontro con il Principe.
Questo è ciò che anche lei si sta augurando che accada, ma sarebbe di gran lunga preferibile che prendesse in mano la situazione e chiedesse un aiuto per affrontare quelle questioni irrisolte e spinose (i rovi della favola) che stanno ostacolando il suo sviluppo e il suo risveglio.
[#8]
Utente
Ringrazio davvero la dottoressa Scolamacchia per l'augurio e la dottoressa Massaro per avermi spiegato in termini psicoanalitici quello che potevo capire solo come intuizione.
Ecco vorrei continuare nel cambiamento che ho portato avanti in questi anni: ha ragione quando dice che mi sento svantaggiata.. Tuttavia potrei dire che anche grazie al vostro aiuto ho del nuovo materiale per prepararmi ad un "secondo risveglio", ossia interrompere l'attesa fiabesca e calarmi dalla torre.. Sento una forza interiore positiva che spero mi permetta, anche da sola, di finire questo lungo lavoro per - scusate le metafore - tirarmi fuori dall'acqua, arrivare al bagnasciuga dove sono ora e infine arrivare definitivamente alla spiaggia. Grazie ancora.
Ecco vorrei continuare nel cambiamento che ho portato avanti in questi anni: ha ragione quando dice che mi sento svantaggiata.. Tuttavia potrei dire che anche grazie al vostro aiuto ho del nuovo materiale per prepararmi ad un "secondo risveglio", ossia interrompere l'attesa fiabesca e calarmi dalla torre.. Sento una forza interiore positiva che spero mi permetta, anche da sola, di finire questo lungo lavoro per - scusate le metafore - tirarmi fuori dall'acqua, arrivare al bagnasciuga dove sono ora e infine arrivare definitivamente alla spiaggia. Grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 10.1k visite dal 23/03/2013.
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