4 mesi di comunità e ora mi sento smarrito

Gentili dottori psicologi
Sono un ragazzo che era stata ricoverato come ospite in una comunità a doppia diagnosi (Malattia mentale e dipendenza).
Mi trovavo bene con gli educatori, mi sentivo in famiglia, avevo una psicologa tutte le settimane con cui avevo un feeling perfetto. Con i ragazzi era un lieto vivere. Ma purtroppo molto diverso era il rapporto con il Direttore Sanitario, a mio vedere, troppo censore e intollerante a qualsiasi libera iniziativa, al che lo scopo della comunità a mio vedere viene meno. Fatto è che ieri sera ho deciso di dimettermi, troppo insostenibile il rapporto con chi, diciamolo chiaramente, di fatto comanda, a casa ho pianto tanto, però mi sono addormentato quasi subito, ma stamani al risveglio mi sono, e mi sento, sentito perso, abbandonato, come soffocato da una montagna di problemi, come un rimorso, come dire a me stesso che ho preso una decisione troppo impulsiva. Solo il fatto di riallacciare i contatti che avevo con i medici e psicologi che mi avevano in carico prima del ricovero mi sembra un ostacolo insuperabile.
Voi cosa dite? E' una situazione normale che può passare? O, per quanto si possa da un consulto on line, avrei dovuto dormirci su e poi decidere la dimissione?
Vi ringrazio anticipatamente e Vi porgo cordiali saluti.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

le suggerisco di cercare di riprendere contatto con questa comunità. Molto probabilmente lei ha ragione, la sua è stata una reazione troppo impulsiva.

Se lei ha un buon rapporto con utenti, psicologi ed educatori, mi sembra utile continuare nel suo percorso. La possibilità di sentirsi in "famiglia" è fondamentale, non la sprechi inutilmente.


Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile Utente,
Credo anche io che lei abbia preso una decisione affrettata , non considerando tutti gli aspetti positivi che ha lasciato, ma focalizzandosi sull'unico elemento che lei percepisce come negativo. Puo' tornare sulla sua decisione e rientrare, anche perché la sua reazione, quella di sentirsi perso, e' un importante segnale. Volevo anche chiederle come mai vive il ruolo del Direttore Sanitario come troppo "censore" e se, di questo, ha parlato con la sua psicologa. Credo che questo sia un punto sul quale potrebbe tornare a lavorare. Che ne pensa? Ad ogni modo, e' importante per lei ricollegarsi con i suoi amici e operatori della comunità. Sentirsi " in famiglia" come lei dice non e' assolutamente da sottovalutare e poi tenga presente che l'ideale e la perfezione non esistono! Ci faccia sapere! Cordiali saluti.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa clinica

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

[#3]
Utente
Utente
Gentili psicologi Vi rispondo ad entrambe.
Il legame famiglia nella comunità era forte, questo è innegabile, sia con gli educatori sia con gli ospiti.
Però io sono un attivisti in ambito di diritti della salute mentale, e attaccavo fortemente il fare del direttore del mio DSM, amico guarda caso del Direttore Sanitario della Comunità.
Ora io con la psicologa ne ho parlato e lei mi ha detto che dovevo stare tranquillo perchè il D.s. non avrebbe preso parte alla disputa perchè il suo ruolo li era la mia salute e non le mie opinioni.
Ecco questo non è successo, mi impediva di partecipare alle Consulte della Salute Mentale, dove io ero regolarmente invitato come rappresentante della mia provincia per una rete utenti regionale, mi impediva di partecipare ad un forum di discussione sulla Salute Mentale a cui partecipo da anni e cose affini.
Io non discuto che abbia io preso una decisione forse affrettata, e visto che verrò dimesso ufficialmente domattina oggi sarà giorno di riflessione per me, però non è quello del D.S. secondo Voi un comportamento da censore?
Vi ringrazio e attendo
[#4]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>>però non è quello del D.S. secondo Voi un comportamento da censore?<<

a questa domanda non si può rispondere in quanto non possiamo osservare direttamente le dinamiche, talvolta anche complesse, che regolano la vita di comunità.

Se lei continua ad avere queste perplessità, la invito a discuterne con la sua psicologa, potrebbe esserle utile.


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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
L'ambente di una Comunita' Terapeutic e' molto contenitivo, cio' e' positivo ai fini terapeutici ma costituisce anche un "limite" fisico ed emotivo verso il quale lei ha sentito l'impulso di ribellarsi.
Non e' detto che cio' sia un male. Potrebbe essere stato un messaggio del suo inconscio che non dovrebbe ignorare.
Certamente un girorno e' troppo poco per riequilibrarsi rispetto alla struttura conteniitiva che la ospitava. Ci vorra' del tempo.
Penso che potra' comunque continuare ad essere seguito in modo ambulatoriale.
Ci faccia sapere.
I migliori auguri

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132