Mania di controllo nelle relazioni
Gentili Dottori,
sono un ragazzo di 25 anni in terapia con una bravissima psicologa ad orientamento sistemico-relazionale da un anno.
Dico da subito che porterò tutti i vostri spunti in terapia la prossima volta.
Ho iniziato il percorso un anno fa a seguito del blocco totale con il mio percorso universitario.
Il percorso è stato lento, ma fruttuoso.
Abbiamo lavorato su diversi fronti: sulla mia tendenza al pensiero ossessivo-compulsivo, sulla mia disfunzionalità nell’approcciarmi alle situazioni affettive (in pratica, tendo a creare una sorta di dipendenza psicologica dal mio partner, o amico/a più stretto/a dai quali voglio essere direzionato), abbiamo lavorato sul fatto che non ho chiaro cosa voglio io, ma tendo semplicemente tento di compiacere tutti.
In pratica abbiamo passato mesi a parlare di altre persone.
Finita questa fase siamo arrivati finalmente a parlare di me e sono finalmente diventato consapevole dell’ansia che ha sempre pervaso la mia vita. In coincidenza con questo passaggio, la dott.ssa mi ha consigliato di sentire lo psichiatra per farmi aiutare farmacologicamente, e sotto il controllo di quest’ultimo ho iniziato a prendere venlafaxina.
La mia psicologa ha detto che sono un paziente difficile, in quanto alterno un bisogno profondo di essere accettato, di mostrare il mio “volto emotivo” e una fortissima mania di controllo sulle relazioni, con una parte razionale ipersviluppata, che tende a prevalere.
Ora però io mi chiedo, come posso imparare a sfruttare tutto quello che ho imparato di me?
Mi spiego: ho conosciuto un ragazzo che mi piace e ci siamo visti un paio di volte. Segnali di interesse da parte di entrambi, sono stato benissimo con lui. Eppure è riemersa tutta l’ansia, tutta la mania di controllo (paura che vada con altri, che mi scriva cose diverse da quelle che pensa, che mi voglia pugnalare alle spalle, che mi trovi ridicolo). E ho perso tutta la giornata a riguardare i messaggi che ci siamo scambiati, tentando di reinterpretarli, (e ad ogni lettura la interpretazione diventa più pessimistica, sempre più nera) e ad immaginarmi gli scenari più strambi in cui lui non mi vuole più vedere, mi vuole allontanare.
Ma io mi chiedo: cosa devo fare per lasciarmi andare? Per aprirmi ad una persona simpatica, bella fisicamente e mentalmente, intelligente? Cosa bisogna fare per per lasciarsi amare o anche pugnalare alle spalle? Credo che anche una pugnalata alle spalle sia più salutare delle paranoie…
E paradossalmente ho iniziato a farmi paranoie quando lui, in tutta semplicità mi ha detto che sono proprio carino, e che vuole rivedermi.
Devo andare nella direzione di lasciarmi coinvolgere, lasciando cadere tutte le impalcature razionali con cui ricerco rassicurazioni, con cui voglio controllare tutto?
Oppure dovrei evitare del tutto una situazione nella quale non riesco a tenere il timone?
O son solo qui a cercare le rassicurazioni razionali che dovrei proprio non cercare?
Vi ringrazio
sono un ragazzo di 25 anni in terapia con una bravissima psicologa ad orientamento sistemico-relazionale da un anno.
Dico da subito che porterò tutti i vostri spunti in terapia la prossima volta.
Ho iniziato il percorso un anno fa a seguito del blocco totale con il mio percorso universitario.
Il percorso è stato lento, ma fruttuoso.
Abbiamo lavorato su diversi fronti: sulla mia tendenza al pensiero ossessivo-compulsivo, sulla mia disfunzionalità nell’approcciarmi alle situazioni affettive (in pratica, tendo a creare una sorta di dipendenza psicologica dal mio partner, o amico/a più stretto/a dai quali voglio essere direzionato), abbiamo lavorato sul fatto che non ho chiaro cosa voglio io, ma tendo semplicemente tento di compiacere tutti.
In pratica abbiamo passato mesi a parlare di altre persone.
Finita questa fase siamo arrivati finalmente a parlare di me e sono finalmente diventato consapevole dell’ansia che ha sempre pervaso la mia vita. In coincidenza con questo passaggio, la dott.ssa mi ha consigliato di sentire lo psichiatra per farmi aiutare farmacologicamente, e sotto il controllo di quest’ultimo ho iniziato a prendere venlafaxina.
La mia psicologa ha detto che sono un paziente difficile, in quanto alterno un bisogno profondo di essere accettato, di mostrare il mio “volto emotivo” e una fortissima mania di controllo sulle relazioni, con una parte razionale ipersviluppata, che tende a prevalere.
Ora però io mi chiedo, come posso imparare a sfruttare tutto quello che ho imparato di me?
Mi spiego: ho conosciuto un ragazzo che mi piace e ci siamo visti un paio di volte. Segnali di interesse da parte di entrambi, sono stato benissimo con lui. Eppure è riemersa tutta l’ansia, tutta la mania di controllo (paura che vada con altri, che mi scriva cose diverse da quelle che pensa, che mi voglia pugnalare alle spalle, che mi trovi ridicolo). E ho perso tutta la giornata a riguardare i messaggi che ci siamo scambiati, tentando di reinterpretarli, (e ad ogni lettura la interpretazione diventa più pessimistica, sempre più nera) e ad immaginarmi gli scenari più strambi in cui lui non mi vuole più vedere, mi vuole allontanare.
Ma io mi chiedo: cosa devo fare per lasciarmi andare? Per aprirmi ad una persona simpatica, bella fisicamente e mentalmente, intelligente? Cosa bisogna fare per per lasciarsi amare o anche pugnalare alle spalle? Credo che anche una pugnalata alle spalle sia più salutare delle paranoie…
E paradossalmente ho iniziato a farmi paranoie quando lui, in tutta semplicità mi ha detto che sono proprio carino, e che vuole rivedermi.
Devo andare nella direzione di lasciarmi coinvolgere, lasciando cadere tutte le impalcature razionali con cui ricerco rassicurazioni, con cui voglio controllare tutto?
Oppure dovrei evitare del tutto una situazione nella quale non riesco a tenere il timone?
O son solo qui a cercare le rassicurazioni razionali che dovrei proprio non cercare?
Vi ringrazio
[#1]
Dico da subito che porterò tutti i vostri spunti in terapia la prossima volta.
Gentile Ragazzo,
non se na abbia a male,noi da qui non possiamo purtroppo darle spunti migliori rispetto a quelli della terapeuta che la sta seguendo da un anno e dunque la conosce personalmente, né tantomeno dirle cosa dovrebbe fare.
Interferiremmo in una terapia in corso e questo non solo non avrebbe senso, ma sarebbe errato per più di un motivo.
Gli spunti da portare in terapia sono esattamente le cose di cui ha parlato qui, compresa l'ultima domanda che ci pone.
Cordialmente
Gentile Ragazzo,
non se na abbia a male,noi da qui non possiamo purtroppo darle spunti migliori rispetto a quelli della terapeuta che la sta seguendo da un anno e dunque la conosce personalmente, né tantomeno dirle cosa dovrebbe fare.
Interferiremmo in una terapia in corso e questo non solo non avrebbe senso, ma sarebbe errato per più di un motivo.
Gli spunti da portare in terapia sono esattamente le cose di cui ha parlato qui, compresa l'ultima domanda che ci pone.
Cordialmente
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Gentile Utente,
concordo con la Collega e vorrei domandarLe come mai pone qui a noi questi quesiti, dal momento che non La conosciamo e dal momento che ha l'opportunità di potersi avvalere di un'ottima psicologa?
Dica apertamente alla terapeuta che ha bisogno di indicazioni operative su cosa fare, su come poter cambiare concretamente, su quali passi compiere...
Può capitare di sentirsi senza soluzioni in alcuni momenti della terapia, ma è importante condividere le proprie perplessità con il curante.
Un cordiale saluto,
concordo con la Collega e vorrei domandarLe come mai pone qui a noi questi quesiti, dal momento che non La conosciamo e dal momento che ha l'opportunità di potersi avvalere di un'ottima psicologa?
Dica apertamente alla terapeuta che ha bisogno di indicazioni operative su cosa fare, su come poter cambiare concretamente, su quali passi compiere...
Può capitare di sentirsi senza soluzioni in alcuni momenti della terapia, ma è importante condividere le proprie perplessità con il curante.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Ex utente
Gentile Dottoressa,
Le rispondo subito dicendole che vi scrivo perchè oggi sono stato preso da un momento di sconforto per la situazione sopra delineata con il ragazzo di cui vi parlavo.
Pensavo di aver superato il problema d'ansia e di aver imparato a gestire la situazione, ma a quanto pare le ricadute possono ricapitare più frequentemente di quanto avrei pensato.
E mi sembra un po' un fallimento perchè mi sembra di essere un carpentiere che ha la parete da lavoro piena di attrezzi e di strumenti ma non sa come usarli.
In altre parole, sono molto più consapevole rispetto al passato dei mie problemi e dei miei schemi di comportamento, ma non riesco ancora a non riproporli...
E questo mi delude perchè pensavo che avrei saputo reagire meglio dopo il percorso affrontato...
Un saluto cordiale a lei!
Le rispondo subito dicendole che vi scrivo perchè oggi sono stato preso da un momento di sconforto per la situazione sopra delineata con il ragazzo di cui vi parlavo.
Pensavo di aver superato il problema d'ansia e di aver imparato a gestire la situazione, ma a quanto pare le ricadute possono ricapitare più frequentemente di quanto avrei pensato.
E mi sembra un po' un fallimento perchè mi sembra di essere un carpentiere che ha la parete da lavoro piena di attrezzi e di strumenti ma non sa come usarli.
In altre parole, sono molto più consapevole rispetto al passato dei mie problemi e dei miei schemi di comportamento, ma non riesco ancora a non riproporli...
E questo mi delude perchè pensavo che avrei saputo reagire meglio dopo il percorso affrontato...
Un saluto cordiale a lei!
[#4]
Fermo restando che da qui ci sono troppi limiti per rispondere in maniera puntuale, quando Lei asserisce "... mi sembra un po' un fallimento perchè mi sembra di essere un carpentiere che ha la parete da lavoro piena di attrezzi e di strumenti ma non sa come usarli..." è anche probabile che ci voglia tempo (e molto allenamento, cioè le esperienze della vita) per imparare a padroneggiare il nuovo schema comportamentale.
Il cambiamento non può mai essere immediato: è come se Lei indossasse per le prime volte un abito nuovo... magari su alcuni punti ha bisogno di ritocchi o comunque sente che non Le cade proprio alla perfezione e quindi torna dal sarto.
Però si fa un torto se parla di fallimenti e percepisce questi momenti come fallimenti, anzichè mettercela tutta per andare avanti e vedere il cambiamento.
La consapevolezza va bene, ora Lei sa quali sono gli ostacoli: proprio per questa ragione può utilizzare gli strumenti acquisiti in terapia per fronteggiare le difficoltà.
"...questo mi delude perchè pensavo che avrei saputo reagire meglio dopo il percorso affrontato......"
Lei è sempre una persona con la Sua vulnerabilità. Non si giudichi e non si abbatta se vede che talvolta non riesce a fare ciò che vuole.
Inoltre bisogna fare il punto della situazione sulle aspettative che ha, perchè se le Sue aspettative sono troppo alte o lontane dal reale, rischia davvero di rimanere deluso.
Quando rivede la terapeuta?
Il cambiamento non può mai essere immediato: è come se Lei indossasse per le prime volte un abito nuovo... magari su alcuni punti ha bisogno di ritocchi o comunque sente che non Le cade proprio alla perfezione e quindi torna dal sarto.
Però si fa un torto se parla di fallimenti e percepisce questi momenti come fallimenti, anzichè mettercela tutta per andare avanti e vedere il cambiamento.
La consapevolezza va bene, ora Lei sa quali sono gli ostacoli: proprio per questa ragione può utilizzare gli strumenti acquisiti in terapia per fronteggiare le difficoltà.
"...questo mi delude perchè pensavo che avrei saputo reagire meglio dopo il percorso affrontato......"
Lei è sempre una persona con la Sua vulnerabilità. Non si giudichi e non si abbatta se vede che talvolta non riesce a fare ciò che vuole.
Inoltre bisogna fare il punto della situazione sulle aspettative che ha, perchè se le Sue aspettative sono troppo alte o lontane dal reale, rischia davvero di rimanere deluso.
Quando rivede la terapeuta?
[#5]
Ex utente
Gentile Dottoressa,
rivedo la terapeuta all'inizio della settimana prossima.
La ringrazio per le Sue parole e per la Sua analisi ricca di spunti.
Vorrei sottolineare due punti:
1) credo che di base Lei abbia ragione quando dice che le mie aspettative dovrebbero essere forse modificate, e in questo credo che ci sia stato un problema di comunicazione con la terapeuta, nel senso che anche a settembre scorso ho avuto una ricaduta con lo studio universitario (non mi sono presentato a fare un esame pur avendo studiato).
La terapeuta ha sottolineato la normalità di una ricaduta dopo l'avvenimento, ma mi avrebbe fatto piacere sapere prima dell'evento stesso che sarebbe potuto ricapitare.
2) uno dei nodi fondamentali da risolvere credo sia che, isolato il problema dell'ansia e trattato opportunamente (la terapeuta mi ha indirizzato da uno psichiatra per un sostegno lieve farmacologico), bisogna tornare adesso a fare i conti con essa, nel senso che fa parte della normalità della vita.
Vale a dire che se finora l'ho analizzata, sviscerata, osservata e forse un po' demonizzata è arrivato forse il momento di accettarla come parte essenziale ed anche utile della vita quotidiana, quando non supera livelli patologici.
E' sempre difficile però rivedere la propria immagine di sé stessi: tenere in conto che si ha un problema, che magari ci vuole più tempo per risolverlo di quanto si vorrebbe.
In questo senso sbaglio spesso a confrontarmi con il me stesso delle mie aspettative, forse dovrei confrontarmi con il "me stesso" dell'anno scorso, e ci sarebbe di che gioire per i passi in avanti compiuti....
rivedo la terapeuta all'inizio della settimana prossima.
La ringrazio per le Sue parole e per la Sua analisi ricca di spunti.
Vorrei sottolineare due punti:
1) credo che di base Lei abbia ragione quando dice che le mie aspettative dovrebbero essere forse modificate, e in questo credo che ci sia stato un problema di comunicazione con la terapeuta, nel senso che anche a settembre scorso ho avuto una ricaduta con lo studio universitario (non mi sono presentato a fare un esame pur avendo studiato).
La terapeuta ha sottolineato la normalità di una ricaduta dopo l'avvenimento, ma mi avrebbe fatto piacere sapere prima dell'evento stesso che sarebbe potuto ricapitare.
2) uno dei nodi fondamentali da risolvere credo sia che, isolato il problema dell'ansia e trattato opportunamente (la terapeuta mi ha indirizzato da uno psichiatra per un sostegno lieve farmacologico), bisogna tornare adesso a fare i conti con essa, nel senso che fa parte della normalità della vita.
Vale a dire che se finora l'ho analizzata, sviscerata, osservata e forse un po' demonizzata è arrivato forse il momento di accettarla come parte essenziale ed anche utile della vita quotidiana, quando non supera livelli patologici.
E' sempre difficile però rivedere la propria immagine di sé stessi: tenere in conto che si ha un problema, che magari ci vuole più tempo per risolverlo di quanto si vorrebbe.
In questo senso sbaglio spesso a confrontarmi con il me stesso delle mie aspettative, forse dovrei confrontarmi con il "me stesso" dell'anno scorso, e ci sarebbe di che gioire per i passi in avanti compiuti....
[#6]
"La terapeuta ha sottolineato la normalità di una ricaduta dopo l'avvenimento, ma mi avrebbe fatto piacere sapere prima dell'evento stesso che sarebbe potuto ricapitare."
Capisco, però tenga presente che le "ricadute" o gli "imprevisti" o gli errori o l'attivazione di vecchi schemi DISFUNZIONALI capiteranno ancora nella vita...
Solo che adesso Lei ha l'opportunità di avere degli strumenti in più per rendersene conto e intercettarli o, qualora non riuscisse tempestivamente a rendersene conto e a gestire la situazione, a non drammatizzare troppo l'evento e ad essere più gentile con se stesso.
"...forse dovrei confrontarmi con il "me stesso" dell'anno scorso, e ci sarebbe di che gioire per i passi in avanti compiuti.... "
Sono d'accordo! A volte ci si focalizza esclusivamente sugli aspetti negativi senza tenere conto dei successi terapeutici che sono fatti di piccoli passi in sequenza.
Ne parli con la terapeuta lunedì.
Un cordiale saluto,
Capisco, però tenga presente che le "ricadute" o gli "imprevisti" o gli errori o l'attivazione di vecchi schemi DISFUNZIONALI capiteranno ancora nella vita...
Solo che adesso Lei ha l'opportunità di avere degli strumenti in più per rendersene conto e intercettarli o, qualora non riuscisse tempestivamente a rendersene conto e a gestire la situazione, a non drammatizzare troppo l'evento e ad essere più gentile con se stesso.
"...forse dovrei confrontarmi con il "me stesso" dell'anno scorso, e ci sarebbe di che gioire per i passi in avanti compiuti.... "
Sono d'accordo! A volte ci si focalizza esclusivamente sugli aspetti negativi senza tenere conto dei successi terapeutici che sono fatti di piccoli passi in sequenza.
Ne parli con la terapeuta lunedì.
Un cordiale saluto,
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 13.9k visite dal 20/03/2013.
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