Difficoltà relazionali nella famiglia depressione mia e di altri familiari

Gentili dottori buongiorno, sono un uomo sposato sugli anta senza figli, ma non per scelta, con grossi problemi di accettazione del suo passato a causa di scelte,scolastiche, lavorative e per desideri di realizzazione professionale in determinati campi non perseguiti,di cui ritengo responsabile i miei genitori. Razionalmente riconosco che non posso attribuire a loro tale responsabilità, ma emotivamente non posso escludere che se mi avessero lasciato fare le scelte che volevo,senza influenzarmi e/o suggerirmi altre scelte,forse mi sentirei più soddisfatto della mia vita.Certo non mi hanno mai imposto nulla, anzi devo riconoscere che mi hanno dato opportunità che ad altri sono mancate,ma sin da quando ero bambino (non sono mai stato un bambino determinato nelle sue scelte,forse un pò troppo sensibile,spesso accusato di pigrizia),sono sempre stato indirizzato verso cose e scelte per le quali magari non avevo il massimo trasporto,certo capisco che tutti i genitori vogliano per i propri figli ciò che per loro non è stato possibile avere,ma credo che puntare troppo sui figli finisca per fare loro più male che bene.Questo mi ha portato ad accontentarmi di una vità nella quale mi sento intrappolato, e adesso più che mai,in quanto,avendo interrotto il lavoro per cause di difficoltà relazionale e insicurezza sul futuro dell'azienda, e per poter eventualmente avere un maggior formazione professionale per fare altro,mi trovo spesso a confrontarmi con i miei familiari. Per completezza di descrizione devo dire che anche il resto dei miei familiari hanno vari problemi con se stessi, si và da un ragazzo depresso e insoddisfatto di quello che è diventato e che lancia accuse anche lui verso i miei genitori per ciò che è,che non ne vuole sapere ne di psicofarmaci ne di psicoterapia e preferisce curarsi con tecniche alternative vedi reiki o altro,con il quale non riesco quasi più a dialogare se non litigando, che sfoga la sua frustrazione in maniera aggressiva offendendo tutti,che minaccia,di fare del male a se stesso,e verso il quale mi sento impotente perchè non so come aiutarlo; ad un familiare arso vivo dal lavoro che non parla del suo immenso dolore che prova dentro, e per fortuna, perchè finirebbe con il crollare sotto tutte le pressioni che ha, con il quale vorrei collaborare ma spesso ci sono incomprensioni e ostilità anche quando si è daccordo su una cosa,si grida e facciamo di tutto per far prevalere le opinioni di uno sull'altro; ad un' altra familiare depressa e piena di sensi di colpa misti a vittimismo per i suoi trascorsi familiari,verso i figli per colpevolizzazioni,che ritiene di essere aggredita ingiustamente anche quando gli si fanno notare eventuali errori che può aver commesso (naturalmente anche io nè ho fatti tanti),prende qualche farmaco antidepressivo,ma non ritiene di avere bisogno di terapia psicologgica in quanto dice di conosce bene i suoi problemi, e che non so come aiutare.Come posso superare i sensi di colpa e la depressione, grazie
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Caro signore,

la descrizione che fa è abbastanza frammentaria; non capisco chi siano le figure di cui parla e che legame di parentela abbiano con lei (il ragazzo depresso e insoddisfatto, il familiare arso vivo dal lavoro, la familiare depressa).

Le dico questo perché non necessariamente ci debbono essere legami tra i malesseri delle persone che descrive e il suo "sentirsi intrappolato".

Parliamo quindi di questo.
Che cosa pensa la faccia sentire intrappolato?
Nel rapporto di coppia con sua moglie come vanno le cose?

Parla di mancanza di figli, non per scelta. A cosa si riferisce?
Ha un desiderio di paternità che non può soddisfare per cause di cui non ha scritto nel suo post?

In questo momento sta lavorando?

Che tipo di altre relazioni sociali ha?

Mi perdoni per la raffica di domande ma avrei bisogno di qualche elemento in più per poterle dare una risposta un po' più puntuale, pur nei limiti di un consulto on line

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signore,
La depressione port spesso ad assumere su di se' responsabilita' che non si hanno. Penso che lei stia facendo proprio questo.
Forse la sua famiglia ha uno stile di cominicazione o relazionale scorretto che crea prolemi a tutti. Ma ognuno e' responsabile di se stesso.

Cerchi un aiuto per se'. Se ha dovuto lasciare il lavoro avra' senz'altro dei disagi emotivi e un sostegno potrebbe portarla ad avere un atteggiamento piu' positvo verso se stesso.
Che ne dice?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Utente
Utente
Gentili dottori vi ringrazio per le risposte, e cerco di chiarire un pò meglio la situazione. Le persone di cui parlo sono i familiari più vicini, quelli più intimi, che mi hanno dato la vita, per ciascuno dei quali convivono in me sentimenti contrastanti, che fanno la spola tra i sensi di colpa per non poter essere utile da un lato, ed essere succube dall'altro, tra il rimproverare l'influenza su me esercitata da un lato, e la consapevolezza di essere un indeciso,oggi forse più di ieri, dall'altro; la novità sta nel fatto che da giovane ero solo un indeciso depresso, che ha usato qualche prozac e fatto un pò di terapia ipnotica (che non serviva a niente ma nell'intenzione dello psicoterapeuda forse doveva darmi un senso di maggior sicurezza in me stesso e serenità), oggi invece sono un indeciso più vecchio più disilluso e più ansioso, che non usa psicofarmaci e sopporta le ansie e le paure, rimuginando su tutto ciò che gli accade, certe volte in silenzio, altre perdendo il controllo e alzando la voce, altre bevendo alcol non in maniera eccessiva ma molto di più negli ultimi anni. Il rapporto che ho con mia moglie lo definirei, oltre che di rispetto, solidale, tra alti e bassi, in quanto ognuno cerca di aiutare l'altro come può, ognuno sa che l'altro, in modo differente e con dinamiche diverse, è legato ai propri familiari, verso i quali si sente gravato di responsabilità per l'aiuto che sotto tanti profili, lavoro e/o economico e/o di salute etc.., vuole dare, fortunatamente lei più di me gode con i suoi di una serenità che io non ricordo mai ci sia stata nella mia famiglia, naturalmente ciò non significa che non ci vogliamo bene, solo lo esprimiamo diversamente o non lo sappiamo esprimere; forse anche a causa del fatto che nella mia famiglia la vita non è mai stata rose e fiori, e anche nelle famiglie da cui venivano i miei la vita tirava tante pietre, e questo non ti rende certo dolce e smielato,di difficoltà ce ne sono state tante, ma sono sempre state affrontate con sacrificio e volontà di andare avanti, solo che a un certo punto della vita si vorrebbero raccogliere i frutti di tanto lavoro e privazioni (parlo dei miei genitori) ma chissa perchè le cose non vanno mai per come dovrebbero e di serenità nemmeno l'ombra. Però evidentemente non bisogna dimenticare nemmeno se stessi, e in questo devo dire, io e la mia consorte, anche se un pò nei ritagli di tempo, abbiamo cercato di prenderci i nostri spazi, in passato più che nel presente, e di consolidarci come coppia prima di pensare a dei figli, che però non sono arrivati. Dopo tante indagini mediche e vari anni siamo arrivati a scoprire le motivazioni, che hanno forse più fatto male a mia moglie che ha me, ci vorra un'assistenza medica adeguata e farmaci e interventi specifici per poter, forse, diventare genitori, l' adozione potrebbe essere un'alternativa, tuttavia, certo me ne vergogno un pò, non mi sembra il momento giusto, non credo di avere l'equilibrio per essere un padre, naturale o adottivo, ora più che mai, in un momento in cui tutto è stato rimesso in discussione: scelte del passato, la mia salute, il mio lavoro, che non amo, e dove i miei rapporti umani sono azzerati, e la sopravvivenza dell'azienda desta qualche perplessita, ma che rappresentà comunque un minimo di certezza per la soddisfazione dei bisogni della nostra vita. Il desiderio di voler fare qualcosa di diverso, di creare, pur non avendo le idee chiarissime, in cui possa essere io il mio datore di lavoro, insieme al desiderio di un altro lavoro o meglio azienda, mi hanno spinto a cercare un cambiamento; dire che è stato perpetrato a mio danno per anni e anni una forma di mobbing avvolte subdolo, altre esplicito, altre aggressivo e cattivo in modo incomprensibile, sin quasi dall'inizio, non rende ancora l'idea del clima in cui ho vissuto per anni e anni (e dire che certo non ho puntato la pistola a nessuno per essere assunto, capisco che il nepotismo nelle piccole/medie aziende è normale, se ritenevano, qualcuno più di altri in particolare, che fossi in più nell'organico aziendale, potevano anche evitare di assumermi, e assumere magari quella o quelle persone che dovevano entrare al mio posto). Forse avrei potuto farne a meno di questo lavoro, forse avrei potuto aspettare occasioni migliori, ma il mio desiderio di indipendenza, misto al desiderio di rendere fieri i miei familiari per una volta nella vita, in un momento in cui avevo rallentato negli studi e non avevo le idee ben chiare sul mio futuro, mi hanno fatto cogliere quell' opportunità anche senza esserne del tutto convinto, avrei voluto, e dovuto, aspettare forse, in fin dei conti non stavamo morendo di fame. Ora mi trovo ad affrontare, ed in tempi relativamente brevi, la scelta se lasciare il vecchio posto di lavoro per collaborare con alcune persone vicine aiutandole a gestire beni di altri (finirei cosi per passare da una dipendenza ad un'altra, da un datore di lavoro esterno e più grande ad uno interno e con più incertezze di stabilità retributiva), avendo al contempo forse un pò di tempo in più per creare qualcosa di mio, o rimanere nella vecchia azienda continuando con le insoddisfazioni, umiliazioni e frustrazioni che, per come vanno le cose in italia dal punto di vista previdenziale, potrebbero durare per almeno altri 30 anni (non voglio comunque dare l'impressione di essere una sorta di Fantozzi, il fatto è che quando ti trovi in un clima di ostilità ovunque tu ti giri, e sai di per certo che per te non ci sarà mai la possibilità di fare carriera, e che tutti sono pronti a darti addosso al minimo e insignificante errore, e che quando chiedi aiuto sai già da subito che nessuno te lo darà e che devi fare tutto da te, e se fai bene, gli obbiettivi e i risultati raggiunti cercheranno di sminuirli e banalizzarli etc.. etc.. la cosa ti scoraggia abbastanza). Tuttavia immaggino anche, sin da ora, che per quanto bene dovessi fare, qualora dovessi lavorare per queste persone vicine, purtroppo le critiche, soprattutto quelle gratuite e fuori luogo, non mancheranno, e in maggioranza da parte di altri familiari magari invidiosi e gelosi per l'incarico ricevuto, cosi non sapendo bene ingraziarmi le persone, finirei per dare impressioni negative di menefreghismo o di altezzosità, quando in realtà vorrei solo fare il mio lavoro senza dover per forza baciare il deretano a chi ti da il lavoro, in altri termini mi trovo tra l'incudine e il martello. Penso si sarà capito che non sono un ottimista, e un animale sociale, ma non sono nemmeno un misantropo, il fatto è che troppe volte le persone mi hanno deluso cosi sono diventato diffidente e meno tollerante del passato, il difetto peggiore che ho è però che mi manca quella faccia tosta e aggressività e cattiveria per restituire pan per focaccia alle persone che lo meritano, altre volte la mia reazione è spropositata rispetto l'azione che l'ha determinata. Diciamo che mi sono costruito proprio una bella gabbia dalla quale spero un giorno di poter uscire prima di soffocarci dentro o di sabattere talmente tante volte la testa contro le sbarre fino a restarci secco, in fin dei conti ho desiderio di vivere e di esprimere me stesso, voglio essere orgoglioso di me prima che la vita mi scorra via tra le mani. Saluti e grazie per i suggerimenti che potrete darmi.

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile Signore,
Il suo bisogno di comunicare sembra in verità molto intenso e davvero lei ha molto da dire su di se' e sulla sua storia. Con sua moglie, di cui parla con un certo affetto, riesce a dire quello che ha dentro? Riesce, cioè, a condividere questa sua profonda amarezza e delusione per tutto quello che non e' stato ma che, secondo lei, sarebbe dovuto essere? Non le scrivo per consolarla, anche perché penso che lei abbia dei motivi per sentirsi così scoraggiato e anche pieno, forse, di risentimento mai espresso. Mi colpisce, tuttavia, il pessimismo che traspare dalle sue parole, quasi come se vedesse tutta la sua vita attraverso un paio di occhiali scuri. C'e', nella sua vita attuale, qualcosa di bello per cui varrebbe la pena di vivere piuttosto che lasciarsi vivere o sopravvivere? Lei dice che ne ha voglia e desiderio e che vuole essere orgoglioso di se'prima che la vita scorra via dalle sue mani. Rinforzi questa intenzione e cominci a prendersi cura di se', ne va della sua autostima e delle sue relazioni. In passato, sembra che la terapia ipnotica non abbia funzionato, lei dice; forse non era adeguata a lei o a lei in quel momento di vita. Questa negativa esperienza non deve, pero', influenzarla. Vi sono ottimi psicologi/psicoterapeuti con i quali potrebbe riprendere in mano la sua esistenza, dandosi, finalmente, il potere di dirigerla secondo quello che desidera.
Pensare continuamente al passato predispone allo stato depressivo. Se vuole puo' leggere su questo portale il mio articolo: RIMUGINIO, RUMINAZIONE E DISTURBI DELL'UMORE .
Cordiali saluti.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Gentile utente,
lei descrive una situazione complessa e delicata. Tenga presente che il lavoro, ancora di più per un uomo, è un aspetto essenziale della vita e ciò che "in primis" ci identifica. Peciò le scelte lavoraive vanno prese sempre con attenzione.
Nel suo caso uno psicologo potrebbe aiutarla non solo a vedere ancora più chiaramente i pro e i contro delle alternative, ma probabilmente anche a migliorare il clima e i rapporti all'interno della sua vecchia azienda. Inoltre potrebbe aiutarla a chiarificare e vedere con più serenità il passato.
L'aiuto di uno psicologo sembra ancora più necessario per i suoi familiari. Un chirurgo non si può operare da solo e tanto meno spesso ci si può aiutare da soli in caso di difficoltà psicologiche; ciò è assolutamente impossibile quando si ha bisogno di "relazioni" che siano "terapeutiche".
Cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo

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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Caro signore,

gli elementi che mette in campo nella sua lunga e dettagliata descrizione lasciano trasparire una insoddisfazione di fondo che abbraccia vari ambiti della sua vita.

La sua è un'età in cui, molto spesso, si fanno bilanci e ci si interroga su quanto fatto, su quali obiettivi si siano raggiunti, su quanto di quello che avevamo sognato per noi si è portato a compimento.

A volte si tende a guardare al passato facendo nascere rimpianti che vanno, poi, ad influire sul nostro umore; ed è proprio questo ciò che sembra stia accadendo a lei.

Un vecchio detto popolare recitava "non piangere sul latte versato!". Credo sia questo quello che dovrebbe fare; provare a guardare avanti chiedendosi cosa potrebbe ridarle il coraggio necessario a riprendere in mano le redini della sua vita.
Questo processo teleologico dovrebbe cominciare dal presente, dovrebbe iniziare dalla valorizzazione di quanto già c'è nella sua vita.

Anch'io, come la collega, dr.ssa Scolamacchia, intuisco il suo grande bisogno di comunicare i suoi stati d'animo; probabilmente, anche a causa della difficile situazione di alcune persone a lei vicine, non si è sentito "autorizzato" ad aprirsi come vorrebbe.

L'aiuto di uno psicologo della sua zona potrebbe davvero aiutarla a rielaborare le sue emozioni e a incoraggiarla verso una nuova progettualità.

Le auguro di poter presto ritrovare la serenità che merita.

Un caro saluto
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Utente
Utente
Grazie davvero a tutti i medici per suggerimenti e indicazioni, mi scuso ancora una volta per la richiesta di suggerimenti, consigli, soluzioni, o quant'altro potrete prospettarmi per superare una situazione dalla quale non riesco a tirarmene fuori da solo. Me ne vergogno certo delle mie ansie e paure. Quando penso, nei momenti di lucidità, a quelle persone che soffrono di malattie gravi, tumori e altro, o a quelle persone che non hanno la certezza di poter portare in tavola ai propri familiari il minimo indispensabile per sfamarli, a tutti coloro che si arabattano giornalmente per trovare un lavoro, e per arrivare alla fine del mese quando pur lavorando non vengono pagati o non vengono pagati abbastanza, a coloro che sono costretti a causa dei colpi bassi della vita a vivere in macchina perche un tetto non lo hanno più, o in un garage con i topi, o peggio in uno scatolo, e mi viene in mente un angelo biondo barbuto caduto che a fine del 2012 , mancavano pochi giorni al Natale, ho incontrato in una delle città italiane più grandi, dove mi trovavo con la mia compagna per miei problemi di salute, gli ho regalato dei soldi e fatto un pò di spesa, c'era molto freddo e le persone, parlo del centro di storico, non molto lontano da Piazza più importante della città, nemmeno lo vedevano, era avvolto negli stracci, ubriaco e incoscente, ecco dire che un uomo, ripeto un uomo, non può soffrire il freddo e la fame mi sembra poco, e come se Cristo venisse crocifisso ancora e ancora in mille Piazze in Italia, poi mi guardo allo specchio e sono li li per sputarmi in faccia pensando ai miei pseudoproblemi superabili: il rifiuto di un lavoro che ormai mi fa solo stare male, ma mi consente pur sempre di mangiare, di coprirmi e non soffrire il freddo, di avere un tetto ,qualora non avessi più la possibilità di vivere nella casa in cui altri mi concedono di vivere senza pagare affitto, l'incertezza del futuro per scelte che dovessi fare, i rimpianti e i rancori sono niente di fronte a realtà ben più difficili. Una sola cosa desidererei, poter aiutare le persone che mi stanno accanto, la mia compagna, che ha altrettante paure delle mie, mia madre, mio padre, mio fratello, altre persone solo che sembra che il buio continui ancora oltre la mezzanotte, allora mi chiedo arrivera prima o poi l'alba se il buio non accenna a finire, grazie e buona serata
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile utente,
Ogni persona ha dei problemi, più o meno seri, ma a volte quello che fa la differenza e' il modo di guardare ad essi. Lei ora li sta vedendo da un altro punto di vista. Questo dimostra la sua capacità di spostare il suo pensiero e la sua attenzione anche ad altre considerazioni. Tuttavia non si vergogni se a volte si fa prendere dallo scoraggiamento, può dispiacersene ma non vergognarsi. Credo che lei possa aiutare chi ama, così come ha fatto con quel barbone, ma credo che possa aiutare anche se stesso se riesce a rivolgersi a uno specialista in campo psicologico. Avere bisogno di sostegno e' molto, molto umano. L'alba arriva sempre, dopo il buio. Buona serata a lei.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<che fanno la spola tra i sensi di colpa per non poter essere utile da un lato, ed essere succube dall'altro, tra il rimproverare l'influenza su me esercitata da un lato, e la consapevolezza di essere un indeciso... Una sola cosa desidererei, poter aiutare le persone che mi stanno accanto, la mia compagna, che ha altrettante paure delle mie>

Gentile Utente,
ci descrive una famiglia di origine sofferente e problematica e dinamiche improprie che sosterrebbero e amplificherebbero i disagi di tutti.

Lei, pur essendo sposato, ne sembrerebbe ancora profondamente coinvolto ed è anche per questo che le riesce difficile uscire da un circolo vizioso che si trascina da troppo tempo, che ostacola il suo benessere e una visione differente sul come porsi nei loro confronti in modo diverso e sulle reali possibilità di poter intervenire in modo concretamente utile. Pare se ne faccia una colpa come se dipendesse da lei, e solo da lei, risolvere problematiche così complesse.

Pesa ancora troppo per la sua età adulta, il confrontarsi con la sua famiglia per problemi personali, il loro giudizio, il sentirsi succube, questo non la aiuta.

Non significa però che si debbano voltare le spalle alla propria famiglia, è possibile continuare ad amarli, maturando però modalità differenti e più consone al suo benessere emotivo.

D'altra parte da quanto ci dice sul suo rapporto di coppia, condividete entrambi questo tipo di coinvolgimento con le famiglie di provenienza, anche se in modo diverso e per problemi differenti.

La sua sofferenza personale parrebbe avere radici antiche, ma è al momento attuale che bisogna pensare e cercare un modo efficace per affrontarla. Sofferenza che si riverbera anche nelle difficoltà relazionali riferite in merito al contesto lavorativo, al di là delle reali contingenze.

Dal mio punto di vista date le problematiche riferite, credo che rivolgersi ad un terapeuta di tipo sistemico-relazionale potrebbe essere davvero indicato per comprendere meglio le dinamiche relazionali in cui è implicato, fare maggiore chiarezza nelle sue problematiche, affrontare in modo proprio la sua sofferenza e il bagaglio di responsabilità che sente verso la sua famiglia e nella coppia.

Se crede ci può aggiornare in futuro.

Cari auguri

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#10]
Utente
Utente
Grazie a tutti i dottori che hanno trovato il tempo e le parole per potermi aiutare e consigliare, cercherò di seguire i suggerimenti e le soluzioni che mi sono state prospettate. In sincerità devo ammettere che è da qualche tempo che penso ad una terrapia psicologica individuale per potermi divincolare dalla rete che mi ha acciuffato, certo gradirei la presenza anche di alcuni familiari affinchè anch'essi possano averne beneficio, difficilmente potrà accadere però, e per varie motivazioni che spaziano dalla convinzione di non aver bisogno di psicoterapia, alla paura forse di scoprire dei mostri che si preferisce che rimangano in fondo al pozzo, al rifiuto di cambiare per la paura di perdere una parte di se, o peggio di uscire distrutti da un'esperienza che potrebbe portare alla luce delle debolezze che non si sapeva di avere, o che si sapeva di avere ma che per necessità e per utilità per se stessi, e per le persone vicine, si è sempre preferito cacciare nel più profondo del proprio animo. Inizierò cercando di aiutare me stesso (d' altronde non si può pretendere di aiutare gli altri, naturalmente quando si fanno aiutare, se non si inizia prima da se stessi), a superare la mia incertezza sul domani, a fare finalmente la scelta più giusta per me, intendo in tutto nella vita, adeguandola e contemperandola naturalmente al momento e al contesto in cui vivo, sono consapevole che nella vita non si può avere tutto ciò che si vuole, spero di trovare il/la psicologo/a adatta a farmi superare le mie difficoltà, ringrazio la Dott.ssa che mi ha suggerito l'indirizzo sistemico-relazionale, chiedo se tale indirizzo mi possa aiutare anche per superare le difficoltà nel valorizzarsi e nel prendere le decisioni giuste, e se possa farmi acquisire una maggiore sicurezza e capacità di relazionarmi, senza reprimere le emozioni, e una maggior capacità di affermazione personale e del proprio punto di vista in generale. Mi chiedo inoltre se sia il caso di integrare la psicoterapia con la terapia farmacologica, anche se ho un pò paura che con i farmaci potrei avere più inconvenienti che vantaggi, da ragazzo ho usato il Prozac e certo non mi ha aiutato a superare quelle paure, frustrazioni e insicurezze che mi hanno acconpagnato fino ad oggi, peraltro non vorrei avere conseguenze troppo negative per la salute visto che ho già una patologia cronica, inoltre da circa 15 anni non riposo più bene e sono costretto tutte le sere e prendere una compressa di melatonina per addormentarmi, infine ho usato per molto tempo integratori stimolanti naturali, caffeina, carnitina, ginseng e altri eccitanti naturali, ed ero arrivato al punto di avere continue vertigini. Grazie ancora e auguro a tutti una buona serata.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Utente,
l'approccio che le ho indicato ritengo possa esserle particolarmente utile per affrontare efficacemente le problematiche da lei esposte, suggerimento meglio comprensibile secondo quanto ho replicato.

Naturalmente dipende anche dalla sua motivazione, dal suo impegno e dallo stabilirsi di una proficua allenza terapeutica, cioè quel clima di mutua fiducia tra paziente e curante, che consente di lo svolgimento proficuo di un percorso.

Può comunque trovare informazioni esaurienti a questo link, su questo e altri approcci
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

La valutazione per un eventuale trattamento farmacologico deve essere fatto direttamente da un medico specialista (psichiatra), l'ottimale sarebbe, qualora si ravvisasse la necessità di una farmacoterapia, che i due specialisti, psichiatra e psicoterapeuta, cooperassero in sinergia.

Se crede ci può tenere aggiornati in futuro.

I migliori auguri per una vita serena
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Gentile utente,
l'approccio sistemico-relazionale è indicato per le problematiche familiari, tuttavia anche altri approcci che spesso hanno con esso dei punti in comune, come la TBS, possono ottenere buoni risultati.
In particolare le segnalo la Terapia della Gestalt con la quale si riesce in genere, grazie a tecniche di drammatizzazione, a migliorare le proprie relazioni senza necessità che vengano in terapia altri membri della famiglia o altri soggetti con i quali si hanno problemi di rapporto.
Cordiali saluti
[#13]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Utente,
mi preme specificare che l'approccio sistemico non prevede solo la terapia familiare, ma anche quella individuale (ed è a questa che mi riferivo) e non è solo ed esclusivamente centrata sulle problematiche familiari come del resto avrà potuto leggere nell'articolo che le ho segnalato.



Cordialmente
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 627 6
Gentile utente,

qualsiasi psicoterapia è in genere efficace, ma molto dipende dal suo impegno e dalla sua motivazione.
Lei ha molto bisogno di raccontarsi, di capire le cause delle sue problematiche. Spesso il punto di vista altrui sfugge quando ci raccontiamo ad amici o quando teniamo tutto per noi. Motivo per cui una persona esterna, come lo psicologo potrebbe aiutarla a rimettere a posto tutti i tasselli della sua vita che sono in questo momento, per lei, "scombinati".

Essere in difficoltà e chiedere un aiuto è umano e comprensibile. Tutti nella vita possiamo avere bisogno di una mano che ci conforti.

Stia sereno, con il giusto aiuto potrà vedere le cose sotto un'altra luce e accettare molti disagi.

In bocca al lupo

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it