Difficoltà erezione e penetrazione
Nella grandissima parte degli incontri sessuali avuti, si è verificata almeno una di queste situazioni: eiauculazione precoce, perdita di erezione durante la penetrazione, difficoltà nella penetrazione (dice che gli fa male perché è secco - lui, non io - o non riesce a entrare. Quando provo a guidarlo io sento però che non è abbastanza rigido da potermi penetrare, forse per l'ansia accumulata?).
Usiamo il preservativo (non ho alternative) e con quello pare superato il problema "dolore", a discapito poi di altri guai come la perdita dell'erezione (gli dà fastidio, non sente niente, etc...) e dello stesso preservativo.
Non so se abbia avuto anche in passato questi problemi, è giovane (neanche trentenne) e per il resto la relazione va piuttosto bene, anzi! E' poi capacissimo e attento a soddisfarmi sessualmente in altri modi, oltre al fatto che capita anche che il rapporto si svolga normalmente. I preliminari sono sempre lunghi (fin troppo a volte, ma non voglio forzare) e se lo stimolo diversamente non ha problemi (ma non ama che lo faccia con le mani). Non ha problemi di desiderio, anzi...
Vorrei davvero che riuscissimo a risolvere questi problemi che ci impediscono di vivere i rapporti con serenità e soddisfazione. Anche perché tutto il resto va molto bene. E' una persona con cui penso di poter dialogare tranquillamente, è intelligente e sensibile, ma ancora non abbiamo parlato di quel che succede. Lui non affronta la questione, io vorrei, ma non so quale sia il modo migliore per farlo. In situazione o fuori dal letto? In che termini? E' una persona che punta sempre a dare il meglio, ambiziosa. Nella sua vita affronta molte prove e si mette in gioco, è combattivo. Credo possa avere il carattere giusto per affrontare la cosa in modo costruttivo e cercare di risolverla, ma è anche un periodo di forti stress per lui, per motivi professionali (e d'altra parte, considerata la via scelta, mi chiedo quando potrà non essere sotto stress). So che in passato ha incontrato più volte uno psicologo, credo per questioni legate a problemi di ansia e famigliari. Ora però, per qualche mese ancora, gli sarebbe impossibile riprendere.
Credo che far finta di niente non ci faccia bene, non nascondo che per me è un problema ben presente che mi ha già spento un po' l'entusiasmo. Sento di dover fare qualcosa per risolverlo, presto. Anche solo cominciare il percorso per risolverlo. Grazie se potrete consigliarmi la via migliore per farlo...
<<premesso che in passato mi sono trovata ad affrontare un caso simile senza riuscire a risolverlo e questo mi preoccupa (certo, era una persona diversa per carattere... ma io non avrò sbagliato nulla?)>>
per cominciare non si assuma delle responsabilità che, probabilmente, non le appartengono.
Venendo alla questione attuale che ci pone, ci descrive il suo compagno come ansioso e come <<una persona che punta sempre a dare il meglio, ambiziosa.>>.
Forse sono queste sue (di lui) caratteristiche che generano il problema, forse è la sua incapacità di lasciarsi andare, il suo puntare sempre in alto, il doversi sentire sempre all'altezza che, abbinati/causati/causanti la sua ansia, lo mettono poi a dura prova nell'atto sessuale che, per sua natura, dovrebbe essere affrontato con naturalezza, serenità e con assoluto trasporto ed "abbandono razionale".
Forse anche il fatto di misurarsi con una donna più grande di lui lo mette a dura prova.
Ma queste, da qui, senza conoscerlo, sono solo ipotesi.
Detto ciò, credo che faccia bene ad affrontare l'argomento con il suo ragazzo, senza mortificarlo, semplicemente condividendo con lui questo suo (di lei che scrive) disagio nel vivere la relazione sessuale in questi termini.
Gli consigli, per cominciare, una visita andrologica per escludere ogni possibile causa organica al problema; successivamente potrete valutare insieme come affrontare la questione da un punto di vista psicologico.
Da quanto tempo lo frequenta?
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
I primi approcci sessuali in una relazione neonata possono comportre delle difficolta' non tanto tecniche quando proprio relazionali.
In particolar modo se la persnalita' tende all'eccellenza puo' subentrare un'ansia da prestazione inconsapevole che una volta avviata tende a perpetuarsi.
Il fare finta di niente non e' una buona strategia e se il grado di confideza lo permette sarebbe utile una comuniucazione empatica che tenda alla strutturazione di una nuova "coppia".
In tale contesto si possono condividere desideri che spsso funzionano meglio di ogni tecnica.
I migliori saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
mi colpisce un dettaglio di questa storia: Lei asserisce che sta andando tutto bene a livello relazionale e comunicativo, ma che state incontrando solo una difficoltà sessuale... Allora perchè non ne avete ancora parlato tra voi in maniera serena per capire che sta succedendo e per risolvere il problema? Non sa come sta vivendo il Suo compagno questa situazione, non sa se il problema si era già verificato in passato....
Secondo me dovreste proprio cominciare da qui.
Poi, certamente, è probabile che l'ansia interferisca con la prestazione sessuale, ma anche le aspettative (magiche) non aiutano a vivere bene quel momento. Mi pare di capire che quest'uomo faccia di tutto per soddisfarLa ma è tutto ciò che egli pensa possa andare bene... Lei ha provato a parlare apertamente con lui di ciò che vorrebbe?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Lo frequento da circa 4 mesi, un paio di relazione vera e propria. La differenza di età non mi è parsa un problema, in altri ambiti della relazione, ma può certamente essere. Comincerò allora ad affrontare la situazione partendo da un approccio organico, magari è anche più semplice entrare in argomento visto che lui stesso ha sempre messo le difficoltà su quel piano (dolore, secchezza)...
Grazie ancora!
Mi sembrano consigli preziosi... condividere i desideri. Non l'ho ancora fatto, credo per non aggiungere ansia all'ansia.
Al momento esprimo apprezzamento per ciò che funziona molto bene (sempre a livello sessuale), senza esprimere preoccupazione per ciò che non va. Credo sia il mio modo di incoraggiarlo.
In effetti, come detto nella mia richiesta iniziale, non stiamo parlando apertamente e liberamente dell'aspetto sessuale. Perché non so bene come farlo, ovvero ho molta paura di sbagliare l'approccio.
Capisco d'altra parte che anche il "non comunicare" è un modo di comunicare e sono in effetti preoccupata per le basi che sto ponendo a livello di dialogo su questo aspetto della relazione...
Questa sera stessa, fatta mente locale, comincerò ad esprimermi.
Grazie
Questo va bene.
Per quanto riguarda invece: " anche il "non comunicare" è un modo di comunicare e sono in effetti preoccupata per le basi che sto ponendo a livello di dialogo su questo aspetto della relazione... " potrebbe essere piuttosto pericoloso; il Suo compagno potrebbe fraintendere e capire che per Lei non ci sia alcun problema...
Un cordiale saluto,
come ha già ben compreso la difficoltà non sta tanto nei contenuti del discorso che ha intenzione di affrontare con lui, quanto piuttosto nella modalità relazionale ed emotiva con cui porsi.
Deve essere chiaro ad entrambi che non si tratta di cercare colpe o errori, ma che c'è la volontà condivisa di rendere più appagante e soddisfacente per entrambi questo specifico aspetto della vostra relazione. Tutto sommato non è molto che vi frequentate ed avete davanti a voi ampia possibilità di imparare a conoscervi meglio anche dal punto di vista sessuale.
Condivido, comunque, l'opportunità di effettuare in ogni caso (se fino ad ora non è accaduto) una visita andrologica, in modo da poter affrontare anche in quella sede l'argomento e avere la possibilità di chiarire dubbi e curiosità.
Allego delle letture che potrebbero tornare utili a entrambi come spunto di riflessione:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2433-ho-un-disturbo-sessuale-ma-mi-vergogno-a-parlarne.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1852-ansia-da-prestazione-e-spectatoring.html
Saluti ad entrambi.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
La secchezza e' una problematica femminile, no maschile, l' uomo durante l' intimita' non deve lubrificarsi, non obbligatoriamente .
Se lamenta dolore, che se non ho mal capito compromette la fase erettiva, potrebbe trattarsi di dispareunia maschile, dolore coitale maschile.
La valutazione andrologica andrebbe sempre fatta, escluse cause organiche, si investigheranno le cause " altre" correlate al d.e.
Le allego qualche lettura
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1929-mancanza-d-erezione-il-sintomo-va-sempre-tolto-o-talvolta-mantenuto.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1593-mancanza-d-erezione-10-cose-da-sapere.html
https://www.medicitalia.it/blog/andrologia/106-dipendenza-psicologica-dalla-terapia-orale-per-il-deficit-erettivo.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1225-deficit-erettile-un-problema-di-coppia-il-ruolo-della-partner.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
In effetti la questione della secchezza mi suona strana, in quanto io non sono - affatto e mai - secca. Per cui non so che pensare... la causa del dolore deve essere diversa. Al momento la risolviamo col preservativo (chissà perché?), che però genera spesso altri problemi.
Da una delle letture fatte mi viene lo spunto per un'altra riflessione... e se lui mi percepisse come una minaccia? E lo somatizzasse così? Non vorrei lanciarmi in pericolose interpretazioni né dare ai gentili dottori che mi hanno risposto così velocemente la responsabilità di darmene o meno una conferma... ma... il mio ragazzo ha vissuto lunghi periodi da single, concentrato unicamente sugli studi e con pochissime distrazioni. Mi ha detto di avere avuto, in passato, la convinzione che una donna - in quella fase della sua vita - sarebbe stata di troppo, di disturbo... Non so se ciò nasca più da quanto tiene alla professione piuttosto che da quanto la madre sia stata (e cerchi tuttora di essere, per questo da lui tenuta a distanza) troppo presente (con continue richieste di sua presenza). Di certo so che la relazione con la madre era uno dei temi degli incontri con il terapeuta. Mi pare che a questo proposito lui si sia molto svicolato, però forse si porta dietro qualcosa. La sua posizione, ora, è che una donna non sia un ostacolo, bensì un'alleata. E così mi tratta, mettendomi a parte di ciò che fa e ben contento quando lo accompagno in viaggi di lavoro, come molte coppie che conosce e che giudica positivamente.
Comunque sia, ora mi è più chiaro come procedere e anche che c'è urgenza di farlo. Grazie.
Consideri, che spesso il preservativo, anche se molti giovani lo colpevolizzano di danni infiniti relativi all'erezione, crea una "barriera simbolica", che non solo protegge da malattie sessualmente trasmissibili, da percorsi gravidici magari indesiderati, ma anche dall'"intimità; tema che spesso spaventa e non poco.
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