Depressione emotività o insicurezza?
Ho 24 anni uomo.
In questi ultimi 3 mesi sono caduto in uno stato di totale svogliatezza, per una serie di motivi,l'ultimo dei quali, che ha fatto traboccare il vaso, è stato il rifiuto/presa in giro di una ragazza.
Quelli che definisco "problemi" sono la mia presunta asocialità e la mia difficoltà che sto riscontrando negli studi e la difficoltà nel trovare una ragazza.
Per ciò che riguarda il fattore sociale ho iniziato ad avere problemi dopo le scuole medie, già alle superiori facevo fatica a socializzare persino con i miei compagni di classe, tant'è che inizialmente mi avevano soprannominato "il morto".
Comunque me la sono cavata negli anni seguenti e avevo i miei amici d'infanzia in paese con i quali uscire.
Poi ho scelto di studiare fuori, il primo anno ho fatto amicizie, ma sono capitato in un gruppo di cervelloni in cui mi son sentito emarginato subito dopo i primi esami.
Si parlava sempre di università, quando si studiava insieme non c'era complicità, ognuno per conto loro, insomma decisi di troncare i rapporti dal secondo anno, e da allora restai solo, a parte un paio di amici con cui studiavo ogni tanto.
Arrivato al terzo anno ho avuto un forte calo di autostima, stavo pensando di abbandonare gli studi (ingegneria aerospaziale) o di cambiare facoltà.
Alla fine trovai un compromesso decidendo di cambiare città ma non corso di studi.
Ebbene, dal punto di vista sociale non cambiò molto, anzi mi ritrovai in casa con ragazzi che non avevano il minimo senso di cosa sia la convivenza civile, che non volevano regole e che mi additarono subito come un rompiballe, per cui con loro non avevo un gran rapporto e ci uscivo raramente.
Al terzo anno ho deciso di non seguire più lezioni e ho avuto di nuovo un crollo, non facendo altro che restare chiuso in camera e cercando di evitare anche i coinquilini.
Ora mi ritrovo a pensare di nuovo di non riuscire a laurearmi (terzo anno fuori corso ed esami che sembrano ostacoli insormontabili) ad avere il peso del fatto che i miei hanno speso tanto per me e per questo ho deciso di tornare in casa con loro (per limitare le spese poichè si ritrovano anche una figlia disoccupata con un bambino a carico).
In 6 anni ho avuto due relazioni sentimentali che mi hanno finito a limitare la vita sociale, poichè uscivamo solo noi due nella prima, mentre nella seconda (iniziata prima del mio trasferimento) si è trattato di rapporto a distanza.
Ora non so come relazionarmi con le ragazze perchè in sostanza sono un "bravo ragazzo" mentre mi si presentano ragazze che vogliono divertimento, e sinceramente non so più come comportarmi.
Soffro per il fatto di non avere qualcuna al mio fianco a cui poter dare qualcosa ma dopo gli ultimi eventi inizio a pensare che dovrei pensare a divertirmi anch'io, ma non ne sono in grado.
Sono andato da un neurologo il quale ha detto che sono molto emotivo e insicuro e mi ha prescritto del gamibetal plus mite da un mese.
Però per me non è cambiato molto e penso ancora alla tipa.
In questi ultimi 3 mesi sono caduto in uno stato di totale svogliatezza, per una serie di motivi,l'ultimo dei quali, che ha fatto traboccare il vaso, è stato il rifiuto/presa in giro di una ragazza.
Quelli che definisco "problemi" sono la mia presunta asocialità e la mia difficoltà che sto riscontrando negli studi e la difficoltà nel trovare una ragazza.
Per ciò che riguarda il fattore sociale ho iniziato ad avere problemi dopo le scuole medie, già alle superiori facevo fatica a socializzare persino con i miei compagni di classe, tant'è che inizialmente mi avevano soprannominato "il morto".
Comunque me la sono cavata negli anni seguenti e avevo i miei amici d'infanzia in paese con i quali uscire.
Poi ho scelto di studiare fuori, il primo anno ho fatto amicizie, ma sono capitato in un gruppo di cervelloni in cui mi son sentito emarginato subito dopo i primi esami.
Si parlava sempre di università, quando si studiava insieme non c'era complicità, ognuno per conto loro, insomma decisi di troncare i rapporti dal secondo anno, e da allora restai solo, a parte un paio di amici con cui studiavo ogni tanto.
Arrivato al terzo anno ho avuto un forte calo di autostima, stavo pensando di abbandonare gli studi (ingegneria aerospaziale) o di cambiare facoltà.
Alla fine trovai un compromesso decidendo di cambiare città ma non corso di studi.
Ebbene, dal punto di vista sociale non cambiò molto, anzi mi ritrovai in casa con ragazzi che non avevano il minimo senso di cosa sia la convivenza civile, che non volevano regole e che mi additarono subito come un rompiballe, per cui con loro non avevo un gran rapporto e ci uscivo raramente.
Al terzo anno ho deciso di non seguire più lezioni e ho avuto di nuovo un crollo, non facendo altro che restare chiuso in camera e cercando di evitare anche i coinquilini.
Ora mi ritrovo a pensare di nuovo di non riuscire a laurearmi (terzo anno fuori corso ed esami che sembrano ostacoli insormontabili) ad avere il peso del fatto che i miei hanno speso tanto per me e per questo ho deciso di tornare in casa con loro (per limitare le spese poichè si ritrovano anche una figlia disoccupata con un bambino a carico).
In 6 anni ho avuto due relazioni sentimentali che mi hanno finito a limitare la vita sociale, poichè uscivamo solo noi due nella prima, mentre nella seconda (iniziata prima del mio trasferimento) si è trattato di rapporto a distanza.
Ora non so come relazionarmi con le ragazze perchè in sostanza sono un "bravo ragazzo" mentre mi si presentano ragazze che vogliono divertimento, e sinceramente non so più come comportarmi.
Soffro per il fatto di non avere qualcuna al mio fianco a cui poter dare qualcosa ma dopo gli ultimi eventi inizio a pensare che dovrei pensare a divertirmi anch'io, ma non ne sono in grado.
Sono andato da un neurologo il quale ha detto che sono molto emotivo e insicuro e mi ha prescritto del gamibetal plus mite da un mese.
Però per me non è cambiato molto e penso ancora alla tipa.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente,
comprendo la sua difficoltà a relazionarsi e la solitudine in cui si sente immerso,
ha provato a consultare uno psicologo o psicoterapeuta prima del neurologo?
per quali disturbi, sintomi si è rivolto ad un neurologo?
ha degli interessi oltre lo studio?
ha qualche passione sportiva?
cosa ne pensano i suoi genitori?
cosa ci chiede di preciso? cosa cerca?
comprendo la sua difficoltà a relazionarsi e la solitudine in cui si sente immerso,
ha provato a consultare uno psicologo o psicoterapeuta prima del neurologo?
per quali disturbi, sintomi si è rivolto ad un neurologo?
ha degli interessi oltre lo studio?
ha qualche passione sportiva?
cosa ne pensano i suoi genitori?
cosa ci chiede di preciso? cosa cerca?
[#2]
Gentile Utente,
concordo con la Collega rispetto alla possibilità di intraprendere una psicoterapia, nel suo caso è il trattamento più indicato.
Spesso ci si rivolge impropriamente al neurologo (ad es. ansia, fobie, attacchi di panico, depressione ecc.) a causa di una difficoltà ad ammettere la propria condizione di malessere psichico, risultando più accettabile pensare di poter risolvere con il farmaco, piuttosto che con un intervento psicologico.
concordo con la Collega rispetto alla possibilità di intraprendere una psicoterapia, nel suo caso è il trattamento più indicato.
Spesso ci si rivolge impropriamente al neurologo (ad es. ansia, fobie, attacchi di panico, depressione ecc.) a causa di una difficoltà ad ammettere la propria condizione di malessere psichico, risultando più accettabile pensare di poter risolvere con il farmaco, piuttosto che con un intervento psicologico.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#3]
Gentile Ragazzo,
sembrano evidenti le problematiche nel relazionarsi con gli altri e il suo mettere in atto comportamenti non funzionali nel farvi fronte, come appunto l'evitamento, che non risolve ma, al contrario, incrementa le difficoltà.
Come ha constatato anche i cambiamenti di contesto non hanno funzionato poiché i nostri problemi ci seguono, sono dentro di noi, non sono tanto nei luoghi e in chi li abita, ma nel nostro modo di pensare, percepire e percepirci, comportarci.
Dato che le sue diffficoltà si stanno trascinando da parecchio tempo e stanno limitando la sua qualità di vita, sarebbe davvero opportuno che si rivolgesse ad uno psicologo/psicoterapeuta al fine di trovare la strada per affrontarle e gestirle in modo opportuno.
Cari auguri
sembrano evidenti le problematiche nel relazionarsi con gli altri e il suo mettere in atto comportamenti non funzionali nel farvi fronte, come appunto l'evitamento, che non risolve ma, al contrario, incrementa le difficoltà.
Come ha constatato anche i cambiamenti di contesto non hanno funzionato poiché i nostri problemi ci seguono, sono dentro di noi, non sono tanto nei luoghi e in chi li abita, ma nel nostro modo di pensare, percepire e percepirci, comportarci.
Dato che le sue diffficoltà si stanno trascinando da parecchio tempo e stanno limitando la sua qualità di vita, sarebbe davvero opportuno che si rivolgesse ad uno psicologo/psicoterapeuta al fine di trovare la strada per affrontarle e gestirle in modo opportuno.
Cari auguri
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#4]
Gentile Utente,
oltre ai suggerimenti dei Colleghi, potrebbe trovare utile la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Saluti,
oltre ai suggerimenti dei Colleghi, potrebbe trovare utile la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#5]
Gentile Ragazzo,
a soltudine, la difficoltà di relazione, le oaure ad essa connesse, sono ambiti di competenza dello psicologo\psicoterapeuta, una eventuale farmacoterapia data dal neurologo, dovrebbe essere affiancata da un supporto psicologico, al fine di trasformare i suoi disagi in reali risorse.
Non tutti gli esseri umani sono uguali, direi per fortuna,magari la sua timidezza, difficoltà relazionali, la scarsa propensione per il "divertimento sentimentale", la rende piacevolmente differente dalla massa...
a soltudine, la difficoltà di relazione, le oaure ad essa connesse, sono ambiti di competenza dello psicologo\psicoterapeuta, una eventuale farmacoterapia data dal neurologo, dovrebbe essere affiancata da un supporto psicologico, al fine di trasformare i suoi disagi in reali risorse.
Non tutti gli esseri umani sono uguali, direi per fortuna,magari la sua timidezza, difficoltà relazionali, la scarsa propensione per il "divertimento sentimentale", la rende piacevolmente differente dalla massa...
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#6]
Ex utente
Diciamo che il mio umore e la mia personalità sono appunto così immutate da minimo 4 anni.
Non è che ho difficoltà vere e proprie a socializzare, ma non riesco a attaccare bottone in contesti in cui mi sento fuori luogo, ma se magari mi trovo in un gruppo con amici di amici non trovo grandi difficoltà.
Però appunto in università, ritrovandomi da solo con centinaia di persone estranee ho trovato dei problemi, e in genere quando vedo che le conoscenze non mutano in amicizia mi sento rifiutato.
Anche con gli amici di infanzia, dopo 2 3 anni che ero fuori si sono iniziati a distaccare fino a dimenticarsi di me, mentre per loro ho sempre avuto un pensiero di riguardo.
In ogni modo, il mio medico di famiglia mi ha mandato dal neurologo.
I miei "sintomi pesanti" si sono presentati 3 mesi fa in concomitanza con l'inizio di questa sorta di relazione con questa ragazza delle mie parti (non era una relazione perchè lei non voleva una relazione nè c'era sesso perchè lei non voleva, ma non ho mi capito se fingeva), mi sono ritrovato a chiedermi perchè fossi lì a studiar fuori, se realmente quello che stavo facendo è quello che voglio, e diciamo che il comportamento di questa ragazza mi ha finito ad abbattere.
Mentre prima accettavo la mia solitudine per anni, non ho più retto, e ora vorrei spaccare il mondo e conoscere gente tutti i giorni, anche se conoscendo gente (nei corsi di arti marziali che sto seguendo) capisco che è comunque difficile farsi accettare, diventare amici, uscire insieme dopo un solo mese.
In ogni modo iniziai a passare le giornate a letto, a piangere spesso (sia per il fatto che non sapevo come dire ai miei che lì non mi trovavo più bene e che non so cosa fare con gli studi e sia per questa ragazza) e sentivo come qualcosa che mi opprimesse sul petto, ansia forse?
Sono poi riuscito a dirlo ai miei e mi hanno inizialmente capito, hanno accettato il mio voler tornare a casa e sotto questo punto di vista mi ero tranquillizzato.
La situazione con quella ragazza si è poi evoluta finendo a peggiorare e ho iniziato di nuovo a passare le giornate a letto, a piangere e ad avere mal di pancia tutte le mattine.
Ora mi ritrovo coi miei che mi vedono ancora abbattuto e li vedo dispiaciuti ma allo stesso tempo mi dicono male e mi invitano a iniziare a scegliere cosa fare della mia vita.
Sto cercando di riprendere a studiare ma trovo difficoltà.
C'è una ragazza che mostra interesse ma non so come comportarmi perchè ormai mi sembrano tutte ambigue e in cerca di divertimento.
In ogni modo, appena tornato in casa con i miei ho intrapreso due corsi di arti marziali e a breve credo di prendere delle lezioni di batteria (se i costi me lo permetteranno).
La prossima estate credo andrò a lavorare in spiaggia in uno stabilimento per "svago".
Una delle cose che più mi affligge è che al momento non ho idea di cosa fare con gli studi, in molti mi dicono che se non va posso cambiare, tentare con un corso meno impegnativo, però ho ormai quasi 25 anni, ho paura di fallire di nuovo e comunque significherebbe aver buttato 5 anni di sacrifici dei miei genitori per nulla.
Quello che vi chiedo (cosa a cui alla fine avete risposto) è se è bene andare da uno psicologo, perchè pur avendone parlato con i miei e mia sorella ci sono cose non dette, e ho bisogno di dirle e nonostante i farmaci continuo a vivere in questo stato di apatia e ciò che è peggio è che ora i miei genitori iniziano a dirmi male (so che lo fanno per spronarmi ma non riesco a trovare una svolta, non scatta qualcosa che faccia in modo che inizi a cambiare il mio modo d'essere).
Non è che ho difficoltà vere e proprie a socializzare, ma non riesco a attaccare bottone in contesti in cui mi sento fuori luogo, ma se magari mi trovo in un gruppo con amici di amici non trovo grandi difficoltà.
Però appunto in università, ritrovandomi da solo con centinaia di persone estranee ho trovato dei problemi, e in genere quando vedo che le conoscenze non mutano in amicizia mi sento rifiutato.
Anche con gli amici di infanzia, dopo 2 3 anni che ero fuori si sono iniziati a distaccare fino a dimenticarsi di me, mentre per loro ho sempre avuto un pensiero di riguardo.
In ogni modo, il mio medico di famiglia mi ha mandato dal neurologo.
I miei "sintomi pesanti" si sono presentati 3 mesi fa in concomitanza con l'inizio di questa sorta di relazione con questa ragazza delle mie parti (non era una relazione perchè lei non voleva una relazione nè c'era sesso perchè lei non voleva, ma non ho mi capito se fingeva), mi sono ritrovato a chiedermi perchè fossi lì a studiar fuori, se realmente quello che stavo facendo è quello che voglio, e diciamo che il comportamento di questa ragazza mi ha finito ad abbattere.
Mentre prima accettavo la mia solitudine per anni, non ho più retto, e ora vorrei spaccare il mondo e conoscere gente tutti i giorni, anche se conoscendo gente (nei corsi di arti marziali che sto seguendo) capisco che è comunque difficile farsi accettare, diventare amici, uscire insieme dopo un solo mese.
In ogni modo iniziai a passare le giornate a letto, a piangere spesso (sia per il fatto che non sapevo come dire ai miei che lì non mi trovavo più bene e che non so cosa fare con gli studi e sia per questa ragazza) e sentivo come qualcosa che mi opprimesse sul petto, ansia forse?
Sono poi riuscito a dirlo ai miei e mi hanno inizialmente capito, hanno accettato il mio voler tornare a casa e sotto questo punto di vista mi ero tranquillizzato.
La situazione con quella ragazza si è poi evoluta finendo a peggiorare e ho iniziato di nuovo a passare le giornate a letto, a piangere e ad avere mal di pancia tutte le mattine.
Ora mi ritrovo coi miei che mi vedono ancora abbattuto e li vedo dispiaciuti ma allo stesso tempo mi dicono male e mi invitano a iniziare a scegliere cosa fare della mia vita.
Sto cercando di riprendere a studiare ma trovo difficoltà.
C'è una ragazza che mostra interesse ma non so come comportarmi perchè ormai mi sembrano tutte ambigue e in cerca di divertimento.
In ogni modo, appena tornato in casa con i miei ho intrapreso due corsi di arti marziali e a breve credo di prendere delle lezioni di batteria (se i costi me lo permetteranno).
La prossima estate credo andrò a lavorare in spiaggia in uno stabilimento per "svago".
Una delle cose che più mi affligge è che al momento non ho idea di cosa fare con gli studi, in molti mi dicono che se non va posso cambiare, tentare con un corso meno impegnativo, però ho ormai quasi 25 anni, ho paura di fallire di nuovo e comunque significherebbe aver buttato 5 anni di sacrifici dei miei genitori per nulla.
Quello che vi chiedo (cosa a cui alla fine avete risposto) è se è bene andare da uno psicologo, perchè pur avendone parlato con i miei e mia sorella ci sono cose non dette, e ho bisogno di dirle e nonostante i farmaci continuo a vivere in questo stato di apatia e ciò che è peggio è che ora i miei genitori iniziano a dirmi male (so che lo fanno per spronarmi ma non riesco a trovare una svolta, non scatta qualcosa che faccia in modo che inizi a cambiare il mio modo d'essere).
[#7]
Credo, che ragazze a parte...sarebbe utile che lei si occupasse di se stesso.
Uno psicologo, potrebbe lavorare con e per lei, per dare un nome a questi mal di pancia mattutini ed a questa solutudine e mal di vivere che le fa compagnia
Ci dia notizie, in seguito, se crede
Uno psicologo, potrebbe lavorare con e per lei, per dare un nome a questi mal di pancia mattutini ed a questa solutudine e mal di vivere che le fa compagnia
Ci dia notizie, in seguito, se crede
[#8]
Ex utente
La questioni "ragazze" e "divertimento sentimentale", le vivo male perchè purtroppo dopo varie esperienze mi rendo conto che il mio modo d'essere sotto questo punto di vista è fallimentare, perchè sono stato "male" diverse volte per ragazze che alla fine si son rivelate delle poco di buono e quindi inizio a pensare che sia il caso che inizi io a divertirmi, a non pensare in grande e a cercare cose frivole un po' come la massa.
Mi pento di aver passato quasi 5 anni così e so che mi pentirò un giorno di non essermi divertito (sotto questo punto di vista).
Purtroppo ho questa esigenza di avere qualcuna su cui poter contare, con cui avere una complicità (mentale e sessuale) e quel che mi da fastidio è che da sempre ho avuto ragazze intorno ma quando sono io a scegliere alla fine loro scappano perchè mi faccio prendere troppo (o forse perchè non piaccio loro abbastanza), invece quando sono loro a scegliermi alla fine è come se mi accontentassi e di fatti le mie relazioni importanti (entrambe durate circa 2 anni) alla fine sono state una sorta di "accontentarsi", in particolare l'ultima dove non c'era nemmeno una grande affinità sessuale.
Quindi in sostanza vorrei cambiare questo modo d'essere, ma non so se realmente si può cambiare...
Mi pento di aver passato quasi 5 anni così e so che mi pentirò un giorno di non essermi divertito (sotto questo punto di vista).
Purtroppo ho questa esigenza di avere qualcuna su cui poter contare, con cui avere una complicità (mentale e sessuale) e quel che mi da fastidio è che da sempre ho avuto ragazze intorno ma quando sono io a scegliere alla fine loro scappano perchè mi faccio prendere troppo (o forse perchè non piaccio loro abbastanza), invece quando sono loro a scegliermi alla fine è come se mi accontentassi e di fatti le mie relazioni importanti (entrambe durate circa 2 anni) alla fine sono state una sorta di "accontentarsi", in particolare l'ultima dove non c'era nemmeno una grande affinità sessuale.
Quindi in sostanza vorrei cambiare questo modo d'essere, ma non so se realmente si può cambiare...
[#12]
Gentile Utente per la prima valutazione va bene lo psicologo.
Se lo psicologo dovesse ritenere opportuno che Lei abbia bisogno di una psicoterapia (da qui non posso saperlo), sarà il Collega ad inviarLa da uno psicoterapeuta.
La differenza consiste nel fatto che lo psicologo è un laureato in psicologia abilitato ad esercitare la professione di psicologo.
Si occupa dunque di diagnosi ma non di terapia.
Lo psicoterapeuta è uno psicologo che ha conseguito anche una specializzazione in psicoterapia e quindi è abilitato alla cura della psicopatologia.
Entrando nel merito della Sua richiesta, Lei scrive: " non riesco a attaccare bottone in contesti in cui mi sento fuori luogo" e che si sente rifiutato se le conoscenze non si trasformano in amicizie e relazioni più profonde.
La paura del rifiuto o di qualunque altra cosa si supera esclusivamente affrontando ciò che fa paura.
Per questa ragione trovo sensato l'esposizione graduale a ciò che fa paura, come indicato nell'articolo citato sopra.
Inoltre imparare ad iniziare una conversazione è un'abilità appresa.
Non sappiamo perchè Lei si senta fuori luogo quando deve cominciare una conversazione, ma la cosa prioritaria è farlo. Poi discuterà con lo psicologo psicoterapeuta i dettagli (es come si è sentito, cosa è successo, ecc...).
Un cordiale saluto,
Se lo psicologo dovesse ritenere opportuno che Lei abbia bisogno di una psicoterapia (da qui non posso saperlo), sarà il Collega ad inviarLa da uno psicoterapeuta.
La differenza consiste nel fatto che lo psicologo è un laureato in psicologia abilitato ad esercitare la professione di psicologo.
Si occupa dunque di diagnosi ma non di terapia.
Lo psicoterapeuta è uno psicologo che ha conseguito anche una specializzazione in psicoterapia e quindi è abilitato alla cura della psicopatologia.
Entrando nel merito della Sua richiesta, Lei scrive: " non riesco a attaccare bottone in contesti in cui mi sento fuori luogo" e che si sente rifiutato se le conoscenze non si trasformano in amicizie e relazioni più profonde.
La paura del rifiuto o di qualunque altra cosa si supera esclusivamente affrontando ciò che fa paura.
Per questa ragione trovo sensato l'esposizione graduale a ciò che fa paura, come indicato nell'articolo citato sopra.
Inoltre imparare ad iniziare una conversazione è un'abilità appresa.
Non sappiamo perchè Lei si senta fuori luogo quando deve cominciare una conversazione, ma la cosa prioritaria è farlo. Poi discuterà con lo psicologo psicoterapeuta i dettagli (es come si è sentito, cosa è successo, ecc...).
Un cordiale saluto,
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 2.4k visite dal 13/03/2013.
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