Bassa autostima e scelte difficili
Salve,
sono una ragazza di 28 anni e sto attraversando da qualche anno un periodo difficile. Il mio problema principale riguarda la mia bassa autostima, che è diventata davvero un grande ostacolo in questo momento in cui devo prendere delle decisioni importanti. Sono la figlia di mezzo e i miei genitori mi hanno sempre lasciato grande libertà e dato molta fiducia; il rovescio della medaglia è stata una mancanza di attenzioni, con un fratello maggiore che è stato iperseguito perché timido e introverso (mentre io ERO l'opposto anche se ora appunto mi sembra di aver perso tutta la forza e la determinazione che avevo): mio padre è sempre stata una persona poco espansiva in termini di sentimenti ed elogi, in particolare con me. Dei tre figli sono sempre stata la più brava a scuola ma nonostante questo, quando prendevo un bel voto, mi chiedeva sempre “e gli altri? Cosa hanno preso?” per verificare se effettivamente fosse un buon voto o meno.
Al di là delle cause che hanno causato la mia bassa autostima, ho sempre cercato di essere indipendente e impegnarmi per ottenere ciò che credevo giusto per me. Dopo una laurea in economia in corso e con il massimo dei voti pensavo che la mia carriera fosse nelle società di consulenza (lo vedevo come un sogno) ma dopo uno stage mi sono accorta che l'ambiente non faceva per me, così ho mollato e ho iniziato un dottorato (nonostante mi avessero offerto l’opportunità di restare). Ora mi chiedo se ho lasciato il lavoro nella consulenza perchè davvero non era un ambiente per me o se invece avevo semplicemente paura di affrontare ogni giorno persone nuove, nuove situazioni con la conseguente fortissima paura di sbagliare. Allora sono ritornata nell’ambiente che “conoscevo” e quindi ho iniziato il dottorato ma, seppur più lentamente, sono emersi gli stessi problemi. Vedo gli altri sempre più bravi di me, il rapporto con il mio supervisore è dettato sempre più dalla paura di sbagliare, dal terrore che pensi (o scopra) che io sia un'idiota. E quindi faccio fatica a dire ciò che veramente penso e cerco di incontrarlo il meno possibile nonostante lui sia abbastanza disponibile e tranquillo. Questo comportamento, mi rendo conto, porta poi a una sorta di profezia che si auto-avvera, ma è una vera lotta con me stessa per comportarmi in maniera diversa. Quando riesco a combattermi riesco in quello che faccio, ma la sensazione di piacere è temporanea e subito penso alle prossime sfide.La situazione è davvero critica, sono "bloccata" nell’ultimo lavoro che devo fare per finire (finirò con 6 mesi o forse più di ritardo) e devo decidere se andare all’estero e continuare in questa carriera o passare a un lavoro più tranquillo (ma lo faccio per paura di non farcela? O semplicemente apprezzo di più altre cose nella vota come la possibilità di stare vicino alle persone che amo). Non so più come affrontare l'ansia, sto al pc 10 ore ma non combino nulla. Vorrei avere il vostro parere, prima di rivolgermi a uno psicologo di persona. grazie
sono una ragazza di 28 anni e sto attraversando da qualche anno un periodo difficile. Il mio problema principale riguarda la mia bassa autostima, che è diventata davvero un grande ostacolo in questo momento in cui devo prendere delle decisioni importanti. Sono la figlia di mezzo e i miei genitori mi hanno sempre lasciato grande libertà e dato molta fiducia; il rovescio della medaglia è stata una mancanza di attenzioni, con un fratello maggiore che è stato iperseguito perché timido e introverso (mentre io ERO l'opposto anche se ora appunto mi sembra di aver perso tutta la forza e la determinazione che avevo): mio padre è sempre stata una persona poco espansiva in termini di sentimenti ed elogi, in particolare con me. Dei tre figli sono sempre stata la più brava a scuola ma nonostante questo, quando prendevo un bel voto, mi chiedeva sempre “e gli altri? Cosa hanno preso?” per verificare se effettivamente fosse un buon voto o meno.
Al di là delle cause che hanno causato la mia bassa autostima, ho sempre cercato di essere indipendente e impegnarmi per ottenere ciò che credevo giusto per me. Dopo una laurea in economia in corso e con il massimo dei voti pensavo che la mia carriera fosse nelle società di consulenza (lo vedevo come un sogno) ma dopo uno stage mi sono accorta che l'ambiente non faceva per me, così ho mollato e ho iniziato un dottorato (nonostante mi avessero offerto l’opportunità di restare). Ora mi chiedo se ho lasciato il lavoro nella consulenza perchè davvero non era un ambiente per me o se invece avevo semplicemente paura di affrontare ogni giorno persone nuove, nuove situazioni con la conseguente fortissima paura di sbagliare. Allora sono ritornata nell’ambiente che “conoscevo” e quindi ho iniziato il dottorato ma, seppur più lentamente, sono emersi gli stessi problemi. Vedo gli altri sempre più bravi di me, il rapporto con il mio supervisore è dettato sempre più dalla paura di sbagliare, dal terrore che pensi (o scopra) che io sia un'idiota. E quindi faccio fatica a dire ciò che veramente penso e cerco di incontrarlo il meno possibile nonostante lui sia abbastanza disponibile e tranquillo. Questo comportamento, mi rendo conto, porta poi a una sorta di profezia che si auto-avvera, ma è una vera lotta con me stessa per comportarmi in maniera diversa. Quando riesco a combattermi riesco in quello che faccio, ma la sensazione di piacere è temporanea e subito penso alle prossime sfide.La situazione è davvero critica, sono "bloccata" nell’ultimo lavoro che devo fare per finire (finirò con 6 mesi o forse più di ritardo) e devo decidere se andare all’estero e continuare in questa carriera o passare a un lavoro più tranquillo (ma lo faccio per paura di non farcela? O semplicemente apprezzo di più altre cose nella vota come la possibilità di stare vicino alle persone che amo). Non so più come affrontare l'ansia, sto al pc 10 ore ma non combino nulla. Vorrei avere il vostro parere, prima di rivolgermi a uno psicologo di persona. grazie
[#1]
Gentile Utente,
ho letto con attenzione la Sua richiesta.
Perchè ha bisogno di un nostro parere prima di andare dallo Psicologo?
Siccome mi sembra che Lei stessa abbia già inquadrato correttamente il problema (ovvero la Sua bassa autostima incide pesantemente sulle Sue performance) cosa le impedisce di decidersi smettendo di perdere altro tempo?
Non sarà che anche nella decisione pro psicologo Lei teme di fare un buco nell'acqua?
"dal terrore che pensi (o scopra) che io sia un'idiota"
Scopra?
ho letto con attenzione la Sua richiesta.
Perchè ha bisogno di un nostro parere prima di andare dallo Psicologo?
Siccome mi sembra che Lei stessa abbia già inquadrato correttamente il problema (ovvero la Sua bassa autostima incide pesantemente sulle Sue performance) cosa le impedisce di decidersi smettendo di perdere altro tempo?
Non sarà che anche nella decisione pro psicologo Lei teme di fare un buco nell'acqua?
"dal terrore che pensi (o scopra) che io sia un'idiota"
Scopra?
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#2]
Utente
Grazie per la risposta.
Forse ho bisogno solo di rassicurazione, sapere che è una cosa "guaribile" e normale, perché adesso come adesso mi impedisce di vivere e mi sembra un ostacolo enorme. Mi sento incollata al terreno, incapace di muovermi. E ho bisogno di calmarmi.
Andare dallo psicologo è un passo difficile perché mi costringe a rivelarmi come sono: di solito quando mi presento alle altre persone (nelle relazioni sociali, e con moooolta più difficoltà nelle relazioni lavorative) "mostro" solo ciò che ritengo "conveniente" mostrare di me (e questo non significa che io mostro la parte che ritengo migliore, spesso infatti cerco di abbassare le aspettative altrui al fine di non deluderli poi). Con uno psicologo dovrei mostrarmi a lui/lei e soprattutto a me stessa per come veramente sono, con le mie paure e i miei difetti.
E io non sopporto di essere così (sentirmi incapace, essere bloccata, etc.): so di avere un problema ma non vorrei averlo e quindi rimando. Come nel lavoro, aspetto perché non voglio "scoprire" di essere effettivamente come immagino. Inoltre, sorprendentemente, ho paura di quello che lo psicologo possa pensare di me: dò eccessiva importanza a quello che gli altri pensano di me, e non voglio che nessuno (irrazionalmente nemmeno la persona a cui chiedo aiuto, cioè lo psicologo) veda che ho questo problema.
Dico "scopra" perché ho veramente paura di non avere le capacità (una sorte di sindrome dell'impostore): come se fossi arrivata fino a qui facendo credere in qualche modo alle persone di essere meglio di quello che sono.
Ho chiamato una psicoterapeuta e domani avrò il primo incontro, spero veramente che avrò il coraggio di dirle ciò che sento e spero che le mie barriere non mi impediscano di migliorare.
Grazie ancora, se ha dei consigli li accetto volentieri.
Forse ho bisogno solo di rassicurazione, sapere che è una cosa "guaribile" e normale, perché adesso come adesso mi impedisce di vivere e mi sembra un ostacolo enorme. Mi sento incollata al terreno, incapace di muovermi. E ho bisogno di calmarmi.
Andare dallo psicologo è un passo difficile perché mi costringe a rivelarmi come sono: di solito quando mi presento alle altre persone (nelle relazioni sociali, e con moooolta più difficoltà nelle relazioni lavorative) "mostro" solo ciò che ritengo "conveniente" mostrare di me (e questo non significa che io mostro la parte che ritengo migliore, spesso infatti cerco di abbassare le aspettative altrui al fine di non deluderli poi). Con uno psicologo dovrei mostrarmi a lui/lei e soprattutto a me stessa per come veramente sono, con le mie paure e i miei difetti.
E io non sopporto di essere così (sentirmi incapace, essere bloccata, etc.): so di avere un problema ma non vorrei averlo e quindi rimando. Come nel lavoro, aspetto perché non voglio "scoprire" di essere effettivamente come immagino. Inoltre, sorprendentemente, ho paura di quello che lo psicologo possa pensare di me: dò eccessiva importanza a quello che gli altri pensano di me, e non voglio che nessuno (irrazionalmente nemmeno la persona a cui chiedo aiuto, cioè lo psicologo) veda che ho questo problema.
Dico "scopra" perché ho veramente paura di non avere le capacità (una sorte di sindrome dell'impostore): come se fossi arrivata fino a qui facendo credere in qualche modo alle persone di essere meglio di quello che sono.
Ho chiamato una psicoterapeuta e domani avrò il primo incontro, spero veramente che avrò il coraggio di dirle ciò che sento e spero che le mie barriere non mi impediscano di migliorare.
Grazie ancora, se ha dei consigli li accetto volentieri.
[#3]
Ma quali consigli! Se tutti i pazienti iniziassero in questo modo (= doloroso ma approfondito) noi psicologi faticheremmo la metà.
"spesso infatti cerco di abbassare le aspettative altrui al fine di non deluderli poi"
Ottima tecnica inutile, vero? Noi essere umani ne inventiamo tante di tecniche inutili, che non servono se non a confonderci ulteriormente dandoci "l'illusione di controllo".
Io credo che in realtà Lei non veda l'ora di essere smentita perchè, sotto sotto, sente di avere "più spessore" della media delle persone, ma non si fida di queste sensazioni per non rimanere delusa (Lei, non gli altri!).
Un consiglio mi sento di darlo però: si stampi i post che ha scritto in questa pagina e li porti alla terapeuta: le saranno molto utili.
Se le va ci faccia sapere come procede il lavoro.
"spesso infatti cerco di abbassare le aspettative altrui al fine di non deluderli poi"
Ottima tecnica inutile, vero? Noi essere umani ne inventiamo tante di tecniche inutili, che non servono se non a confonderci ulteriormente dandoci "l'illusione di controllo".
Io credo che in realtà Lei non veda l'ora di essere smentita perchè, sotto sotto, sente di avere "più spessore" della media delle persone, ma non si fida di queste sensazioni per non rimanere delusa (Lei, non gli altri!).
Un consiglio mi sento di darlo però: si stampi i post che ha scritto in questa pagina e li porti alla terapeuta: le saranno molto utili.
Se le va ci faccia sapere come procede il lavoro.
[#4]
Utente
Sono di nuovo qui, per riaggiornarvi su come vanno le cose.
Ho fatto tre incontri con la psicoterapeuta, poi ho interrotto perché non potevo permettermi le sedute. Effettivamente mi rendo conto che tre sedute sono poche per poter dire qualcosa ma non ho trovato grandissimo giovamento. La persona che mi ha seguito mi faceva parlare molto ma senza in qualche modo indirizzarmi o dirmi qualcosa che non "sapevo già". MI ha detto che ho capacità introspettiva ma che appunto avrei bisogno di qualcuno che mi aiutasse a canalizzare i miei pensieri senza che siano essi a comandare la mia vita.
Al lavoro va bene anche se ho sempre questa "paura" delle relazioni lavorative. E' strano, nelle relazioni sociali mi sento abbastanza a mio agio. Mentre nelle relezioni lavorative, siccome credo che l'altra persona non sia "veramente-" interessata a me ma sia lì solo per ragioni di dovere o per secondi fini, allora mi sento sotto pressione. Ho da dimostrare le mie capacità e ho paura di non essere all'altezza. Eppure razionalmente mi rendo conto che nel peggiore dei casi non ci sarebbe nulla di grave "E allora? cosa mai potrà succedere se non va bene il tuo lavoro? Hai le potenzialità per trovarne un altro" ma nonostante questo la sensazione di essere lì e di sentirmi inadeguata o di vedere nell'altra persona dei segnali di delusione o di "rifiuto" mi fa stare male. Alcuni giorni va bene, altri va peggio, ma mi sento generalemente un pò meglio. Forse è perché ora ho un obiettivo su cui concentrarmi (finire la tesi di dottorato) e che mi fa pensare meno..anche se si avvicina il momento di fare delle per il futuro, vorrei potermi fermare un attimo per ascoltarmi, invece ho l'impressione che ci sia sempre qualcosa da fare, di non avere il tempo per me. In questo svolgersi di eventi ho un grande obiettivo che spero con tutta me stessa di realizzare: riuscire ad ascoltarmi e decidere per il mio futuro ciò che voglio per me, ciò che fa stare bene me, senza invece decidere per non deludere qualcuno (il mio supervisore, che si sta già muovendo per trovarmi una posizione, anche se non gliel'ho chiesto, il mio ragazzo, che vorrebbe che tutti questi anni di studio e lavoro si realizzassero in una posizione importante e ben remunerata, etc.). Ecco, volevo solo scrivervi come sto, scrivere mi aiuta a rendere tangibile ciò che sento, così che sembri più vero. Grazie per l'ascolto
Ho fatto tre incontri con la psicoterapeuta, poi ho interrotto perché non potevo permettermi le sedute. Effettivamente mi rendo conto che tre sedute sono poche per poter dire qualcosa ma non ho trovato grandissimo giovamento. La persona che mi ha seguito mi faceva parlare molto ma senza in qualche modo indirizzarmi o dirmi qualcosa che non "sapevo già". MI ha detto che ho capacità introspettiva ma che appunto avrei bisogno di qualcuno che mi aiutasse a canalizzare i miei pensieri senza che siano essi a comandare la mia vita.
Al lavoro va bene anche se ho sempre questa "paura" delle relazioni lavorative. E' strano, nelle relazioni sociali mi sento abbastanza a mio agio. Mentre nelle relezioni lavorative, siccome credo che l'altra persona non sia "veramente-" interessata a me ma sia lì solo per ragioni di dovere o per secondi fini, allora mi sento sotto pressione. Ho da dimostrare le mie capacità e ho paura di non essere all'altezza. Eppure razionalmente mi rendo conto che nel peggiore dei casi non ci sarebbe nulla di grave "E allora? cosa mai potrà succedere se non va bene il tuo lavoro? Hai le potenzialità per trovarne un altro" ma nonostante questo la sensazione di essere lì e di sentirmi inadeguata o di vedere nell'altra persona dei segnali di delusione o di "rifiuto" mi fa stare male. Alcuni giorni va bene, altri va peggio, ma mi sento generalemente un pò meglio. Forse è perché ora ho un obiettivo su cui concentrarmi (finire la tesi di dottorato) e che mi fa pensare meno..anche se si avvicina il momento di fare delle per il futuro, vorrei potermi fermare un attimo per ascoltarmi, invece ho l'impressione che ci sia sempre qualcosa da fare, di non avere il tempo per me. In questo svolgersi di eventi ho un grande obiettivo che spero con tutta me stessa di realizzare: riuscire ad ascoltarmi e decidere per il mio futuro ciò che voglio per me, ciò che fa stare bene me, senza invece decidere per non deludere qualcuno (il mio supervisore, che si sta già muovendo per trovarmi una posizione, anche se non gliel'ho chiesto, il mio ragazzo, che vorrebbe che tutti questi anni di studio e lavoro si realizzassero in una posizione importante e ben remunerata, etc.). Ecco, volevo solo scrivervi come sto, scrivere mi aiuta a rendere tangibile ciò che sento, così che sembri più vero. Grazie per l'ascolto
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.3k visite dal 12/03/2013.
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