Vaginismo non riesco a guarire
Gentilissimo dottori,
a distanza di un anno dalla diagnosi e di 6 mesi dal primo consulto richiesto qui, mi ritrovo ancora una volta a chiedere aiuto per il mio problema di vaginismo.
La diagnosi mi è stata fatta un anno fa, (avevo 24 anni, oggi 25) dal mio ginecologo, a seguito di un'imenectomia che stesso lui mi ha fatto, in quanto riteneva il mio un imene troppo rigido. Non essendo riuscita a seguito dell'operazione ad avere rapporti sessuali col mio ragazzo col quale sto da ben 8 anni, il mio ginecologo mi ha diagnosticato quindi il vaginismo.
Sei mesi fa, dopo averne parlato anchq ui, ho preso appuntamento da uno psicologo, ma dopo 3 sedute ho lasciato perdere, perchè non mi ispirava fiducia. Ne ho scleto un altro, ho fatto altre 5 sedute con lui, ma ancora una volta niente. In entrami i casi la terapia consisteva nel parlare soprattutto del mio passato, di mia mamma in particolare, e mai si è affrontato il problema. So che la terapia richiede il suo tempo, ma non so perchè, mi sembrava che in entrambi i casi si stesse divagando troppo solo per prolungare il numero delle sedute.
Poichè sono arrivata ad un punto in cui veramente sto scoppiando, non riesco più ad essere felice per nulla...sapreste voi consigliarmi un buon terapeuta a Napoli? Che sia specializzato in sessuologia magari...purtroppo io non sono riuscita a trovare nessuno tramite i mezzi informatici, ne consultando ad esempio l'albo dei medici, quindi ne ho scelti letteralmente due a caso.
Grazie a tutti, io vorrei proprio guarire!
a distanza di un anno dalla diagnosi e di 6 mesi dal primo consulto richiesto qui, mi ritrovo ancora una volta a chiedere aiuto per il mio problema di vaginismo.
La diagnosi mi è stata fatta un anno fa, (avevo 24 anni, oggi 25) dal mio ginecologo, a seguito di un'imenectomia che stesso lui mi ha fatto, in quanto riteneva il mio un imene troppo rigido. Non essendo riuscita a seguito dell'operazione ad avere rapporti sessuali col mio ragazzo col quale sto da ben 8 anni, il mio ginecologo mi ha diagnosticato quindi il vaginismo.
Sei mesi fa, dopo averne parlato anchq ui, ho preso appuntamento da uno psicologo, ma dopo 3 sedute ho lasciato perdere, perchè non mi ispirava fiducia. Ne ho scleto un altro, ho fatto altre 5 sedute con lui, ma ancora una volta niente. In entrami i casi la terapia consisteva nel parlare soprattutto del mio passato, di mia mamma in particolare, e mai si è affrontato il problema. So che la terapia richiede il suo tempo, ma non so perchè, mi sembrava che in entrambi i casi si stesse divagando troppo solo per prolungare il numero delle sedute.
Poichè sono arrivata ad un punto in cui veramente sto scoppiando, non riesco più ad essere felice per nulla...sapreste voi consigliarmi un buon terapeuta a Napoli? Che sia specializzato in sessuologia magari...purtroppo io non sono riuscita a trovare nessuno tramite i mezzi informatici, ne consultando ad esempio l'albo dei medici, quindi ne ho scelti letteralmente due a caso.
Grazie a tutti, io vorrei proprio guarire!
[#1]
Gentile Utente,
ha fatto solamente delle consulenze psicologiche o ha iniziato una psicoterapia? Che tipo di indirizzo teorico?
Che tipo di diagnosi di personalità hanno fatto gli psicologi?
Tenga presente che 2 o 3 sedute sono soltanto per fare valutazione e diagnosi del caso. Non sempre risulta utile affrontare direttamente il sintomo, dipende dalla diagnosi di base integrata in una prospettiva di personalità. Da qui anche la scelta del percorso psicoterapeutico più adatto a lei.
Se lei non riesce a potersi fidare, a lasciarsi andare, difficilmente ne verrà a capo. Comunque può sempre scegliere un'altro professionista.
ha fatto solamente delle consulenze psicologiche o ha iniziato una psicoterapia? Che tipo di indirizzo teorico?
Che tipo di diagnosi di personalità hanno fatto gli psicologi?
Tenga presente che 2 o 3 sedute sono soltanto per fare valutazione e diagnosi del caso. Non sempre risulta utile affrontare direttamente il sintomo, dipende dalla diagnosi di base integrata in una prospettiva di personalità. Da qui anche la scelta del percorso psicoterapeutico più adatto a lei.
Se lei non riesce a potersi fidare, a lasciarsi andare, difficilmente ne verrà a capo. Comunque può sempre scegliere un'altro professionista.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#2]
Utente
gentile dottore,
i medici a cui mi sono rivolta erano entrambi psicoteraupeti, quindi suppongo il mio fosse un percorso con terapia, anche se non so bene quale sia la differenza.
La diagnosi non mi è stata fatta da nessuno dei due medici da cui sono stata, ne dal primo da cui sono andata 3 volte, ne dal secondo che mi ha visto 5 volte...perlopiù ascoltavano come stavo, come mi sentivo mentre parlavo, che sogni avevo e via di li.
SO che c'è bisogno di fiducio e io sono pronta a darla, anzi a volte mi fido anche troppo facilmente, però mi sembrava stessero aggirando troppo il problema. Forse il problema è che non erano specializzati in questo tipo di disturbo, non so.
Per questo chiedevo aiuto e consiglio per un buon medico qui a Napoli, grazie comunque per la sua risposta.
i medici a cui mi sono rivolta erano entrambi psicoteraupeti, quindi suppongo il mio fosse un percorso con terapia, anche se non so bene quale sia la differenza.
La diagnosi non mi è stata fatta da nessuno dei due medici da cui sono stata, ne dal primo da cui sono andata 3 volte, ne dal secondo che mi ha visto 5 volte...perlopiù ascoltavano come stavo, come mi sentivo mentre parlavo, che sogni avevo e via di li.
SO che c'è bisogno di fiducio e io sono pronta a darla, anzi a volte mi fido anche troppo facilmente, però mi sembrava stessero aggirando troppo il problema. Forse il problema è che non erano specializzati in questo tipo di disturbo, non so.
Per questo chiedevo aiuto e consiglio per un buon medico qui a Napoli, grazie comunque per la sua risposta.
[#3]
Gentile ragazza,
ben ritrovata!
Nel consulto precedente ti avevo spiegato come lavora uno psicologo che sia però anche specializzato in psicoterapia (ed è l'unica specializzazione che deve avere, leggi qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1625-sessuologo-chi-e-costui.html), meglio se eroga una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/580-chi-cura-i-disturbi-sessuali.html
Però, come ha già detto il Collega Del Signore, 3 o 5 colloqui servono anche per inquadrare la situazione: i Colleghi che ti hanno vista non conoscono il caso nè la tua storia e il primo passo di una valutazione è l'anamnesi e l'assessment.
Solo successivamente si entra nel vivo di un trattamento.
Tu che cosa ti aspetti da questi incontri con lo psicologo psicoterapeuta?
Che cosa vuol dire che secondo te aggiravano il problema?
ben ritrovata!
Nel consulto precedente ti avevo spiegato come lavora uno psicologo che sia però anche specializzato in psicoterapia (ed è l'unica specializzazione che deve avere, leggi qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1625-sessuologo-chi-e-costui.html), meglio se eroga una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/580-chi-cura-i-disturbi-sessuali.html
Però, come ha già detto il Collega Del Signore, 3 o 5 colloqui servono anche per inquadrare la situazione: i Colleghi che ti hanno vista non conoscono il caso nè la tua storia e il primo passo di una valutazione è l'anamnesi e l'assessment.
Solo successivamente si entra nel vivo di un trattamento.
Tu che cosa ti aspetti da questi incontri con lo psicologo psicoterapeuta?
Che cosa vuol dire che secondo te aggiravano il problema?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Gentile Utente,
se era ancora in fase di valutazione come ha fatto ad avere la sensazione che il problema si stesse aggirando?
Se ha la sensazione che il problema non sia stato affrontato direttamente è perché (forse) il "nocciolo della questione" non è il "sintomo" ossia il vaginismo, ma qualcosa che pervade l'intero assetto di personalità.
se era ancora in fase di valutazione come ha fatto ad avere la sensazione che il problema si stesse aggirando?
Se ha la sensazione che il problema non sia stato affrontato direttamente è perché (forse) il "nocciolo della questione" non è il "sintomo" ossia il vaginismo, ma qualcosa che pervade l'intero assetto di personalità.
[#5]
Utente
Buonasera dottoressa,
ciò che intendo con aggiravano il problema, è che In 8 terapie totali non hanno mai minimamente accennato al motivo principale per cui ero li, ma nemmeno chiedendomi ad esempio qualcosa del rapporto col mio ragazzo, ci arrivavo sempre io a parlarne quando dovevo rispondere a domande tipo cosa sogno o cosa mi rende felice.
So che i primi tempi servono per conoscere il paziente, mia sorella studia psicologia e mi aveva avvertita e consigliata di non demordere per questo...però non so, è una cosa a pelle, anche quando ad esempio entrambi mi hanno detto che i ginecologi hanno questa voglia di tagliare irrefrenabile causando più danni che altro, riferendosi alla mia operazione, mi sono sentita male al pensiero che mi si stava dicendo in modo cosi diretto che avevo sbagliato a fidarmi e ad operarmi inutilmente.
Mi aspettavo un approccio più delicato e al coltempo diretto, che mi permettesse di esprimere dubbi e paure a riguardo.
Quando mi è stato chiesto cos'era per me il vaginismo poi, non sapevo proprio cosa rispondere.
E in più mi sembrava assurdo ostinarsi tanto su mia mamma, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se avessero già deicos hce il problema fosse lei, quando io ho un rapporto meraviglioso con entrambi i miei genitori!
Insomma c'erano un sacco di motivi, ma per farla breve, non mi ispiravano, e ora mi ritrovo punto e a capo!
ciò che intendo con aggiravano il problema, è che In 8 terapie totali non hanno mai minimamente accennato al motivo principale per cui ero li, ma nemmeno chiedendomi ad esempio qualcosa del rapporto col mio ragazzo, ci arrivavo sempre io a parlarne quando dovevo rispondere a domande tipo cosa sogno o cosa mi rende felice.
So che i primi tempi servono per conoscere il paziente, mia sorella studia psicologia e mi aveva avvertita e consigliata di non demordere per questo...però non so, è una cosa a pelle, anche quando ad esempio entrambi mi hanno detto che i ginecologi hanno questa voglia di tagliare irrefrenabile causando più danni che altro, riferendosi alla mia operazione, mi sono sentita male al pensiero che mi si stava dicendo in modo cosi diretto che avevo sbagliato a fidarmi e ad operarmi inutilmente.
Mi aspettavo un approccio più delicato e al coltempo diretto, che mi permettesse di esprimere dubbi e paure a riguardo.
Quando mi è stato chiesto cos'era per me il vaginismo poi, non sapevo proprio cosa rispondere.
E in più mi sembrava assurdo ostinarsi tanto su mia mamma, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se avessero già deicos hce il problema fosse lei, quando io ho un rapporto meraviglioso con entrambi i miei genitori!
Insomma c'erano un sacco di motivi, ma per farla breve, non mi ispiravano, e ora mi ritrovo punto e a capo!
[#6]
Cerchiamo di mettere un po' d'ordine... ;-)
Concordo con te sul fatto che otto colloqui per un terapeuta esperto e per parlare di altro e non del problema possono essere tanti...
E sono d'accordo anche su: "Mi aspettavo un approccio più delicato e al coltempo diretto, che mi permettesse di esprimere dubbi e paure a riguardo."
Infatti nella psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale si va alla ricerca di quelle paure (della penetrazione?) che possono essere frutto di esperienze negative vissute in precedenza, oppure di anticipazioni cognitive di pericoli reali o addirittura false teorie sulle nostre ridotte possibilità di affrontare un mondo che può sembrarci minaccioso.
E' chiaro che il focus dell'intervento deve basarsi su ciò che fa scattare il sintomo: le anticipazioni negative sull'esperienza sessuale che una ragazza si accinge a vivere. Le ipotesi su questa paura possono essere diverse:
1. anticipazioni negative legate all'ignoranza o inesattezze su come è fatto il proprio apparato genitale:
- paura del dolore della prima volta
- paura che il pene possa fare danni agli organi interni
- paura delle dimensioni del pene
- paura di una gravidanza
2. anticipazioni negative legate alla struttura della personalità:
- paura di perdere il controllo sul proprio corpo
- paura di subire l'iniziativa del partner
- paura che il rapporto debba per forza esser consumato e quindi un senso di costrizione
- paura di provare sensazioni mai provate e incontrollabili
- paura di non saper scegliere il momento/persona giusta
- paura di non riuscirci
- paura di non saper attendere al proprio dovere
- paura di essere abbandonata dopo il rapporto
- paura di non essere una donna sessualmente normale
- paura di non poter sopportare un tale livello di intimità/intrusività col partner
- paura di perdere il controllo in una coppia
- paura di sentirsi usate
- paura di un giudizio negativo (sociale o morale).
Complessa è infatti la diagnosi differenziale tra vaginismo e fobia per la penetrazione: abitualmente il comportamento di un fobico consiste nell'evitare o fuggire tutte quelle situazioni ritenute pericolose perchè sconosciute o che mettono a disagio perchè generano sensazioni di costrizione e perdita della sicurezza personale.
Questi sono i temi da trattare per un problema sessuale di questo tipo.
Saluti,
Concordo con te sul fatto che otto colloqui per un terapeuta esperto e per parlare di altro e non del problema possono essere tanti...
E sono d'accordo anche su: "Mi aspettavo un approccio più delicato e al coltempo diretto, che mi permettesse di esprimere dubbi e paure a riguardo."
Infatti nella psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale si va alla ricerca di quelle paure (della penetrazione?) che possono essere frutto di esperienze negative vissute in precedenza, oppure di anticipazioni cognitive di pericoli reali o addirittura false teorie sulle nostre ridotte possibilità di affrontare un mondo che può sembrarci minaccioso.
E' chiaro che il focus dell'intervento deve basarsi su ciò che fa scattare il sintomo: le anticipazioni negative sull'esperienza sessuale che una ragazza si accinge a vivere. Le ipotesi su questa paura possono essere diverse:
1. anticipazioni negative legate all'ignoranza o inesattezze su come è fatto il proprio apparato genitale:
- paura del dolore della prima volta
- paura che il pene possa fare danni agli organi interni
- paura delle dimensioni del pene
- paura di una gravidanza
2. anticipazioni negative legate alla struttura della personalità:
- paura di perdere il controllo sul proprio corpo
- paura di subire l'iniziativa del partner
- paura che il rapporto debba per forza esser consumato e quindi un senso di costrizione
- paura di provare sensazioni mai provate e incontrollabili
- paura di non saper scegliere il momento/persona giusta
- paura di non riuscirci
- paura di non saper attendere al proprio dovere
- paura di essere abbandonata dopo il rapporto
- paura di non essere una donna sessualmente normale
- paura di non poter sopportare un tale livello di intimità/intrusività col partner
- paura di perdere il controllo in una coppia
- paura di sentirsi usate
- paura di un giudizio negativo (sociale o morale).
Complessa è infatti la diagnosi differenziale tra vaginismo e fobia per la penetrazione: abitualmente il comportamento di un fobico consiste nell'evitare o fuggire tutte quelle situazioni ritenute pericolose perchè sconosciute o che mettono a disagio perchè generano sensazioni di costrizione e perdita della sicurezza personale.
Questi sono i temi da trattare per un problema sessuale di questo tipo.
Saluti,
[#7]
Cara Ragazza,
Le allego qualche lettura, in aggiunta alla mia pregressa risposta al suo consulto,
Per comprendere bene quale terapia sarebbe utile per lei, e' possibile che il tempo sia stato breve e che la terapia non fosse consona .
Le riporto anche la pregressa consulenza:
"Cara Ragazza,
il vaginismo è una disfunzione sessuale molto frequente e , purtroppo poco conosciuta , quando si manifesta infatti, la donna non sa di cosa si tratta e soprattutto come poterla risolvere.
La sua risoluzione non correla con semplici esercizi ginnici, fatti con dilatatori vaginali , nè con l'imenectomia, perchè la problematica non è organica, nè vagina-correlata, ma compromette tantissimo altro sia della donna che ne soffre, che della relazione in cui abita; ambiti che devono essere obbligatoriamente investigati ed attenzionati.
Il vaginismo è caratterizzato da uno spasmo involontario dei muscoli che stanno all’ingresso della vagina, spesso amplificato da un "ipertono dell’evelatore dell’ano", che impedisce ogni forma di penetrazione, dal dito, allo speculum, al pene del fidanzato o marito.
Il sottofondo emozionale, è la paura, paura della paura, paura del dolore e paura della penetrazione.
In realtà il dolore, non viene quasi mai sperimentato, altrimenti si parlerebbe di “dispareunia”( dolore che la donna avverte nell'area della vagina o della pelvi durante un rapporto sessuale) , in realtà la donna si ferma molto prima del coito, impedendolo con tutte le sue forze fisiche e psichiche.
Il dolore, viene immaginato ed anticipato nel sentire, sviluppando un "atteggiamento fobico", nei confronti della sessualità e del possibile rapporto penetrativo.
La paura anticipatoria ed a volte la memoria corporea di pregressi fallimentari tentativi, attivano nella donna una risposta traumatica , che sfocia nell’evitamento dell’intimità, a volte anche extra-coito, paralizzando la sfera emozionale, affettiva e relazionale.
Sono donne che, solitamente, lamentano di sentire “come un muro” di cemento, che dall’ambiente vaginale, si estende a tutta la persona ed ovviamente la relazione.
Nella mia esperienza clinica, l’anamnesi di queste donne,evidenzia storie di vita emotive e familiari, molto particolari.
Spesso convivono con figure materne ingombranti sul piano psichico e spesso sostitutive dei reali bisogni fisici e psichici delle figlie.
Sin da piccole, nel tentativo di assecondare le richieste materne, hanno tolto il panno troppo precocemente,imparando così in maniera disfunzionale a contrarre l’elevatore dell’ano,un grosso muscolo che viene poi ad essere coinvolto nel vaginismo.
La donna vaginismica ha spesso un pessimo rapporto con la propri corporeità e sensorialità, la percezione che la donna ha dei propri genitali, è alterata, così come la rappresentazione dello schema corporeo.
Sono donne che non si conoscono a fondo, che evitano di toccare i loro genitali, che hanno sviluppato una sorta di rituale difensivo della zona pelvica, che nell’immaginario, diviene fortemente investita di altro, rispetto alla dimensione di piacere e familiarità.La dimensione coppia, fa da palcoscenico all'insorgenza ed al mantenimento della disfunzione, ambiti da non trascurare.
V.Randone
Oggi, l'approccio maggiormente adoperato è quello combinato: farmacoterapia e terapia psicologica o di coppia.
Gli ultimi lavori, presentati a congressi nazionali, dimostrano come la risoluzione del vaginismo necessita un lavoro in team di professionisti qualificati : ginecologo-psichiatra-psicologo-psicoterapeuta, perfezionato in sessuologia clinica.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1995-donne-e-sessualita-vergini-adulte-vaginismo-parte-seconda.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/861-sessualita-femminile-disfunzioni-cause-e-terapie.html
Le allego qualche lettura, in aggiunta alla mia pregressa risposta al suo consulto,
Per comprendere bene quale terapia sarebbe utile per lei, e' possibile che il tempo sia stato breve e che la terapia non fosse consona .
Le riporto anche la pregressa consulenza:
"Cara Ragazza,
il vaginismo è una disfunzione sessuale molto frequente e , purtroppo poco conosciuta , quando si manifesta infatti, la donna non sa di cosa si tratta e soprattutto come poterla risolvere.
La sua risoluzione non correla con semplici esercizi ginnici, fatti con dilatatori vaginali , nè con l'imenectomia, perchè la problematica non è organica, nè vagina-correlata, ma compromette tantissimo altro sia della donna che ne soffre, che della relazione in cui abita; ambiti che devono essere obbligatoriamente investigati ed attenzionati.
Il vaginismo è caratterizzato da uno spasmo involontario dei muscoli che stanno all’ingresso della vagina, spesso amplificato da un "ipertono dell’evelatore dell’ano", che impedisce ogni forma di penetrazione, dal dito, allo speculum, al pene del fidanzato o marito.
Il sottofondo emozionale, è la paura, paura della paura, paura del dolore e paura della penetrazione.
In realtà il dolore, non viene quasi mai sperimentato, altrimenti si parlerebbe di “dispareunia”( dolore che la donna avverte nell'area della vagina o della pelvi durante un rapporto sessuale) , in realtà la donna si ferma molto prima del coito, impedendolo con tutte le sue forze fisiche e psichiche.
Il dolore, viene immaginato ed anticipato nel sentire, sviluppando un "atteggiamento fobico", nei confronti della sessualità e del possibile rapporto penetrativo.
La paura anticipatoria ed a volte la memoria corporea di pregressi fallimentari tentativi, attivano nella donna una risposta traumatica , che sfocia nell’evitamento dell’intimità, a volte anche extra-coito, paralizzando la sfera emozionale, affettiva e relazionale.
Sono donne che, solitamente, lamentano di sentire “come un muro” di cemento, che dall’ambiente vaginale, si estende a tutta la persona ed ovviamente la relazione.
Nella mia esperienza clinica, l’anamnesi di queste donne,evidenzia storie di vita emotive e familiari, molto particolari.
Spesso convivono con figure materne ingombranti sul piano psichico e spesso sostitutive dei reali bisogni fisici e psichici delle figlie.
Sin da piccole, nel tentativo di assecondare le richieste materne, hanno tolto il panno troppo precocemente,imparando così in maniera disfunzionale a contrarre l’elevatore dell’ano,un grosso muscolo che viene poi ad essere coinvolto nel vaginismo.
La donna vaginismica ha spesso un pessimo rapporto con la propri corporeità e sensorialità, la percezione che la donna ha dei propri genitali, è alterata, così come la rappresentazione dello schema corporeo.
Sono donne che non si conoscono a fondo, che evitano di toccare i loro genitali, che hanno sviluppato una sorta di rituale difensivo della zona pelvica, che nell’immaginario, diviene fortemente investita di altro, rispetto alla dimensione di piacere e familiarità.La dimensione coppia, fa da palcoscenico all'insorgenza ed al mantenimento della disfunzione, ambiti da non trascurare.
V.Randone
Oggi, l'approccio maggiormente adoperato è quello combinato: farmacoterapia e terapia psicologica o di coppia.
Gli ultimi lavori, presentati a congressi nazionali, dimostrano come la risoluzione del vaginismo necessita un lavoro in team di professionisti qualificati : ginecologo-psichiatra-psicologo-psicoterapeuta, perfezionato in sessuologia clinica.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1995-donne-e-sessualita-vergini-adulte-vaginismo-parte-seconda.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/861-sessualita-femminile-disfunzioni-cause-e-terapie.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 10.1k visite dal 11/03/2013.
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