Paranoia, ansia, depressione?

Buongiorno dottore, scrivo qui per conto del mio ragazzo.
Lui ha avuto un'infanzia difficile (i suoi genitori appena nato lo hanno affidato a suo nonno con il quale è cresciuto), ha ricevuto un'educazione estremamente rigida e con una totale assenza d'affetto. Oltre a tutto questo da adolescente, in seguito ad un avvenimento che non spiego per questioni di privacy, ha subito un forte shock che però non è mai stato affrontato in modo adeguato.
Io non sono uno psicologo ma credo che questi fattori siano la causa di alcuni suoi tratti caratteristici quali il fortissimo -a limite dell'esagerato- senso di protezione dei miei confronti e la paura della solitudine che più volte rimarca e per cui sta male molto spesso senza reale motivo (si agita fortemente dicendo di temere di rimanere solo in futuro e di essere incapace di reagire ad un mio eventuale abbandono).
Nell'ultimo periodo, a seguito della decisione di andare a vivere insieme per creare una famiglia, questi suoi pensieri si sono acutizzati in maniera preoccupante, tanto che lui stesso ha detto di sentirsi chiuso in un tunnel di paranoia da cui non riesce ad uscire; più volte parlandomi dei suoi pensieri -di cui fino a poco tempo fa non mi aveva mai accennato ma su cui ha detto di rimuginarci in maniera ossessiva- mi ha domandato se fosse pazzo. Dice che ha qualcosa che non va, che ha paura di essere diventato matto.
Ora io gli ho consigliato di parlare con un terapista perchè mi è chiaro che questa piccola questione della convivenza gli abbia fatto scattare qualcosa che gli ha fatto uscire fuori tutto il malessere che ha sempre soffocato senza parlarne mai con nessuno (è sempre stato un uomo molto chiuso, l'unica con cui parla sono io). Il problema è che lui essendo molto insicuro e incapace di esprimere liberamente a terzi i suoi sentimenti non vuole rivolgersi ad un esperto ma dice di voler riuscire a superare questa cosa parlando solo con me.
Io non so bene cosa fare perchè ritengo sia più opportuno per lui rivolgersi a qualcuno di esperto.
Come posso aiutarlo o comunque convincerlo a parlare con uno psicologo? Ed inoltre pensa che questo suo crollo sia solo un episodio di ansia e stress o che abbia davvero delle tendenze paranoiche? O è depressione?
E' la prima volta che mi ritrovo ad affrontare una situazione simile e non so nulla di queste cose.
Devo aiutarlo ma non so come muovermi.

Cordiali saluti.
[#1]
Psicologo attivo dal 2013 al 2016
Psicologo
Gentile ragazza,
non è possibile attraverso un consulto on line, richiesto oltretutto non dal diretto interessato, fare delle ipotesi diagnostiche, solo uno specialista (psichiatra o psicologo) può dare delle risposte al suo compagno dopo aver parlato con lui.
Ovviamente lei non può costringerlo a chiedere aiuto se lui non si sente pronto, ma sarebbe opportuno che insistesse per questo visti anche i progetti di vita insieme che state facendo.

"dice di voler riuscire a superare questa cosa parlando solo con me"

Lei è la sua compagna, può amarlo e sostenerlo ma non può "curarlo" soprattutto se le sue ferite sono così profonde come mi sembra di capire dalle sue parole.
Potrebbe anche rivolgersi lei ad uno specialista per parlare liberamente dei vissuti passati del suo compagno, di cui non ha voluto parlare per giuste ragioni di privacy, ma il passo più importante può compierlo solo lui.
Mi sembra che il suo compagno sia consapevole di avere delle difficoltà, questo è già un passo molto importante, è il primo passo che ci spinge al cambiamento il secondo è avere la forza di chiedere aiuto.
Non è facile, a volte viene vissuto come una sconfitta, un segno di debolezza, è spesso il passo più difficile da compiere, cerchi di far capire al suo compagno che lei non gli farà mai mancare il suo amore, ma che l'aiuto che sta cercando è giusto che gli venga dato da un professionista.
La saluto e mi tenga pure aggiornata se crede
[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazza,

l'ipotesi di un passato difficile che possa oggi sfociare in un disturbo psicopatologico è stata formulata da Lei o dal Suo fidanzato?

Mi spiego meglio. Le esperienze dell'infanzia (es stare col nonno perchè i genitori erano assenti...non ci dice se per lavoro o per altre ragioni) non sono sempre correlate con disturbi psicopatologici anche perchè qualche problemino può verificarsi nell'infanzia di chiunque e nessuno di noi ha avuto figure di attaccamento perfette. In altri termini noi siamo pieni di risorse per fronteggiare le difficoltà della vita.

Mettere troppo l'accento su probabili problemi del passato (la nostra mente ri-costruisce il passato spesso distorcendo il ricordo) non solo non aiuta ma potrebbe addirittura contribuire a creare un problema.

Invece il focus è sul problema attuale... in che senso da quando avete parlato di convivenza il Suo ragazzo sta male?

Il timore di impazzire potrebbe essere legato all'ansia/dist. ossessivo che sarebbe sganciato da problemi del passato. Se è così, è anche probabile sentirsi tristi perchè non si vede una via d'uscita dal problema...

In tal caso bisognerebbe curare semplicemente l'ansia.
Prima però è indispensabile una diagnosi accurata.

Se il Suo fidanzato sta così male, come mai rifiuta un aiuto specialistico? Ha provato a chiederlo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gentile Dottoressa,
la teoria sul vissuto passato (spiegata solo a voi, al mio compagno non l'ho menzionata) è stata elaborata da me per il fatto che una delle principali fonti della sua paranoia è proprio la questione della "famiglia non vissuta".
Mi spiego meglio: uno dei problemi più ricorrenti nei suoi discorsi è il fatto che a seguito del suo lavoro impegnativo (sta fuori casa fino a sera e spesso è in trasferta) teme che vivendo nella stessa casa io possa finire per sentirmi sola e lasciarlo, o che se decidessi di rimanere con lui nel caso avessimo figli loro crescerebbero senza un padre come è successo a lui. A seguito di queste parole mi è sembrato di capire che una delle sue paure più grosse sia quella di ricreare una famiglia che assomigli a quella che ha avuto.
Riguardo al fatto che è scattato tutto da quando abbiamo iniziato a parlare di convivenza è una cosa che mi ha raccontato lui a posteriori (io non mi ero accorta che era così turbato finchè sotto il peso della sua ansia non è crollato). Da quel che mi ha detto nel momento in cui abbiamo iniziato a parlare di convivenza (cosa da sempre molto desiderata da entrambi) non si è sentito emotivamente come avrebbe dovuto. Invece di essere felice ha detto che si è immaginato un futuro in cui tornava a casa e trovava un mio biglietto nel quale dicevo che me ne ero andata a causa della sua poca presenza in casa; e a seguito di questo pensiero proiettato in futuro e totalmente illogico, si è sentito in colpa nei miei confronti (come ho detto ha un fortissimo senso di protezione) che ha peggiorato il suo stato mentale.
Sottolineo che quando ho cercato di farlo ragionare con calma mi ha detto che anche se con la mente sa che i suoi pensieri non hanno senso, non riesce comunque a far sparire il suo tormento.
Inoltre dice di non voler parlare con uno specialista perchè lui non parla con nessuno, solo con me.
E' un uomo estremamente chiuso, l'unica con cui si confida sono io e anche in tal caso lo fa con difficoltà e solo in seguito a mia richiesta.
Sono seriamente preoccupata.
[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazza,
E' comprensibile la sua preoccupazione per il suo ragazzo, ma devo associarmi alla colllega Bridi nell'invitarla ad attivarsi solo nel senso di consigliare il suo ragazzo a rivolgersi ad uno specialista.
Il suo aiuto non puo' essere terapeutico. Potra' essere affettivo ma non sortira' un miglioramento fattivo.
I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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