Attacchi di panico da lontananza luogo sicuro
Salve.
Ho letto i vostri articoli e li reputo molto interessanti, tanto da volervi chiedere un consiglio.
Cercherò di essere breve.
Ci provo...
Uomo, quasi 37 anni.
da circa 6/7 anni soffro di attacchi di panico, più precisamente di una particolare fobia, quella di allontanarsi troppo da casa.
Fino a quando rientro nei "miei" approssimativi 30/35 km sicuri, allora tutto bene (lavoro a 25 km da casa.. sono fortunato...). Quando attraverso questo confine immaginario, inizia l' ansia...
Mi prendono solamente fuori da questa gabbia fantasma, a man mano che mi allontano...
Tutto è iniziato con un forte attacco, in un periodo per me molto stressante e problematico: ero lontano per lavoro circa 150 km, dallo spavento praticamente sono corso a casa.... Avevo avuto altri episodi di attacchi prima, ma molto sporadici, e da allora si sono cristallizzati al fenomeno della "distanza dal luogo sicuro"
Inizialmente il problema era maggiore (faticavo anche al lavoro) ma curando con qualche goccia di citalopram si è ridimensionato. Ora vado tranquillamente al lavoro, che molto probabilmente è un luogo ormai sicuro..., ma fuori dal limbo.. zac... mi aspettano al varco...
Mi sono documentato, ho letto cose, soluzioni, ho visto che altri hanno stesso problema ma non mi è servito.
Credo di non avere particolari problemi di umore (non diversi dalla maggior parte delle persone), ritengo che il mio handicap sia molto focalizzato su questo disturbo, che spesso mi crea disagio come conseguenza... ovvio...
Ho frequentato uno psicologo, col quale ho fatto un percorso di quasi un anno e mezzo, credo di aver fatto qualche miglioramento, a livello di molti miei demoni personali (ho avuto qualche problemino in infanzia per separazione miei genitori) ma il disturbo è rimasto. Credo di non avere avuto fiducia piena nel metodo, forse poca anche nella persona, pur essendo ad ogni modo molto professionale. Questione di feeling, credo a volte necessario.
A questo proposito vorrei provare con un altro specialista, ma documentandomi, non il primo consigliato come la scorsa volta.
Vi chiedo se secondo voi, in base al mio caso descritto, dovrei tentare una terapia cognitivo comportamentale (che credo essere quella che avevo affrontato), con un esperto diverso, oppure provare con la strategica breve (conosco i libri di Nardone e il suo metodo).
Per anni e anni sono reo di aver usato il metodo dell' evitamento, mea culpa in questo, ma vorrei trovare un metodo che possa essermi di aiuto e ritrovare soprattutto la voglia e la forza di riuscire.
Un po' mi sono dilungato... pardon...
Grazie del vostro tempo e buon lavoro!
Fra
Ho letto i vostri articoli e li reputo molto interessanti, tanto da volervi chiedere un consiglio.
Cercherò di essere breve.
Ci provo...
Uomo, quasi 37 anni.
da circa 6/7 anni soffro di attacchi di panico, più precisamente di una particolare fobia, quella di allontanarsi troppo da casa.
Fino a quando rientro nei "miei" approssimativi 30/35 km sicuri, allora tutto bene (lavoro a 25 km da casa.. sono fortunato...). Quando attraverso questo confine immaginario, inizia l' ansia...
Mi prendono solamente fuori da questa gabbia fantasma, a man mano che mi allontano...
Tutto è iniziato con un forte attacco, in un periodo per me molto stressante e problematico: ero lontano per lavoro circa 150 km, dallo spavento praticamente sono corso a casa.... Avevo avuto altri episodi di attacchi prima, ma molto sporadici, e da allora si sono cristallizzati al fenomeno della "distanza dal luogo sicuro"
Inizialmente il problema era maggiore (faticavo anche al lavoro) ma curando con qualche goccia di citalopram si è ridimensionato. Ora vado tranquillamente al lavoro, che molto probabilmente è un luogo ormai sicuro..., ma fuori dal limbo.. zac... mi aspettano al varco...
Mi sono documentato, ho letto cose, soluzioni, ho visto che altri hanno stesso problema ma non mi è servito.
Credo di non avere particolari problemi di umore (non diversi dalla maggior parte delle persone), ritengo che il mio handicap sia molto focalizzato su questo disturbo, che spesso mi crea disagio come conseguenza... ovvio...
Ho frequentato uno psicologo, col quale ho fatto un percorso di quasi un anno e mezzo, credo di aver fatto qualche miglioramento, a livello di molti miei demoni personali (ho avuto qualche problemino in infanzia per separazione miei genitori) ma il disturbo è rimasto. Credo di non avere avuto fiducia piena nel metodo, forse poca anche nella persona, pur essendo ad ogni modo molto professionale. Questione di feeling, credo a volte necessario.
A questo proposito vorrei provare con un altro specialista, ma documentandomi, non il primo consigliato come la scorsa volta.
Vi chiedo se secondo voi, in base al mio caso descritto, dovrei tentare una terapia cognitivo comportamentale (che credo essere quella che avevo affrontato), con un esperto diverso, oppure provare con la strategica breve (conosco i libri di Nardone e il suo metodo).
Per anni e anni sono reo di aver usato il metodo dell' evitamento, mea culpa in questo, ma vorrei trovare un metodo che possa essermi di aiuto e ritrovare soprattutto la voglia e la forza di riuscire.
Un po' mi sono dilungato... pardon...
Grazie del vostro tempo e buon lavoro!
Fra
[#1]
Caro Fra,
quando ha avuto un attaco di panico lontano da casa ed è tornato indietro di corsa cosa ha fatto?
Ha chiesto rassciurazioni e ne ha parlato subito con i suoi?
Quel giorno (o in quel periodo) era successo qualcosa in particolare nella sua vita o in quella della sua famiglia?
Per quanto riguarda la psicoterapia che ha effettuato, è sicuro che si trattasse di TCC o lo sta ricostruendo a posteriori?
In ogni caso sappia che tutte le psicoterapie curano l'ansia e che quindi può scegliere senza problemi l'approccio che preferisce.
Le faccio presente che è stato dimostrato che esiste un legame fra ansia da separazione nel bambino e sviluppo di attacchi di panico nell'adulto:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/776-separazione-dai-genitori-e-attacchi-di-panico.html
Nella sua infanzia ha sofferto di ansia da separazione (manifestazioni di disagio acuto nelle occasioni in cui si doveva separare o allontanare temporaneamente dagli adulti di riferimento)?
Se sì, ha in mente qualche episodio in particolare?
quando ha avuto un attaco di panico lontano da casa ed è tornato indietro di corsa cosa ha fatto?
Ha chiesto rassciurazioni e ne ha parlato subito con i suoi?
Quel giorno (o in quel periodo) era successo qualcosa in particolare nella sua vita o in quella della sua famiglia?
Per quanto riguarda la psicoterapia che ha effettuato, è sicuro che si trattasse di TCC o lo sta ricostruendo a posteriori?
In ogni caso sappia che tutte le psicoterapie curano l'ansia e che quindi può scegliere senza problemi l'approccio che preferisce.
Le faccio presente che è stato dimostrato che esiste un legame fra ansia da separazione nel bambino e sviluppo di attacchi di panico nell'adulto:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/776-separazione-dai-genitori-e-attacchi-di-panico.html
Nella sua infanzia ha sofferto di ansia da separazione (manifestazioni di disagio acuto nelle occasioni in cui si doveva separare o allontanare temporaneamente dagli adulti di riferimento)?
Se sì, ha in mente qualche episodio in particolare?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile Utente,
non credo che la cosa più importante sia scegliere l'indirizzo psicoterapico (sono tutti validi), la questione fondamentale è avere fiducia nel terapeuta per potersi affidare a lui.
La creazione di una buona alleanza terapeutica basata sul legame empatico è alla base di tutte le psicoterapie.
non credo che la cosa più importante sia scegliere l'indirizzo psicoterapico (sono tutti validi), la questione fondamentale è avere fiducia nel terapeuta per potersi affidare a lui.
La creazione di una buona alleanza terapeutica basata sul legame empatico è alla base di tutte le psicoterapie.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#3]
Utente
grazie infinite per le tempestive risposte.
Dr. Massaro, ero fuori per lavoro, ho detto di avere avuto un' urgenza e sono tornato verso casa. Ne ho parlato con mia madre. Era un periodo particolare perchè mia madre aveva avuto un brutto episodio, era stata assalita senza motivo dal nostro proprietario di casa (un vecchietto con qualche problema mentale), per cui avendo seguito tutta la faccenda so che l' episodio è legato anche a questo. Più un episodio che ho avuto con la giustizia, per esser stato presente in una brutta situazione. Si è risolta senza nessuna conseguenza ma protratta per diverso tempo. Diciamo un buon accumulo di ansie pronte ad esplodere.
a parte questi episodi non ricordo di aver mai avuto forti disagi da separazione in passato.
pur essendo consapevole del legame verso la mia infanzia.
non ricordo bene se devo esser sincero che fosse TCC lo ricostruisco a priori.
Vedo molti pareri discordanti sulla strategica breve e sono un po' indeciso sul percorso.
Vorrei questa volta scegliere bene, per quanto possibile.
Ho diversi dubbi e forse idee sbagliate... ad esempio vorrei un terapeuta con più anni di me (ne ho 35) perchè come se avesi la convinzione di garanzia di professionalità... probabilmente sbagliando...
Dr. del Signore grazie della risposta.
In effetti guardandomi indietro ho paura di non aver instaurato un legamo così "produttivo" se mi passa il termine, con il precedente psicologo..
Dr. Massaro, ero fuori per lavoro, ho detto di avere avuto un' urgenza e sono tornato verso casa. Ne ho parlato con mia madre. Era un periodo particolare perchè mia madre aveva avuto un brutto episodio, era stata assalita senza motivo dal nostro proprietario di casa (un vecchietto con qualche problema mentale), per cui avendo seguito tutta la faccenda so che l' episodio è legato anche a questo. Più un episodio che ho avuto con la giustizia, per esser stato presente in una brutta situazione. Si è risolta senza nessuna conseguenza ma protratta per diverso tempo. Diciamo un buon accumulo di ansie pronte ad esplodere.
a parte questi episodi non ricordo di aver mai avuto forti disagi da separazione in passato.
pur essendo consapevole del legame verso la mia infanzia.
non ricordo bene se devo esser sincero che fosse TCC lo ricostruisco a priori.
Vedo molti pareri discordanti sulla strategica breve e sono un po' indeciso sul percorso.
Vorrei questa volta scegliere bene, per quanto possibile.
Ho diversi dubbi e forse idee sbagliate... ad esempio vorrei un terapeuta con più anni di me (ne ho 35) perchè come se avesi la convinzione di garanzia di professionalità... probabilmente sbagliando...
Dr. del Signore grazie della risposta.
In effetti guardandomi indietro ho paura di non aver instaurato un legamo così "produttivo" se mi passa il termine, con il precedente psicologo..
[#4]
La professionalità non dipende dall'età, ma dalla formazione.
Ciò che però conta di più a mio avviso è che lei si traovi bene con chi si occupa del suo caso, il che non è ipotizzabile prima che avvenga l'incontro e che facciate conoscenza reciproca.
I pareri discordanti che ha rintracciato sulla Terapia Strategica sono gli stessi che può leggere su qualunque altra psicoterapia, perchè non tutti i percorsi sono adatti a tutti i pazienti e i fattori trasversali e aspecifici (come la presenza o assenza di "feeling" che lei citava e di alleanza terapeutica) contano molto nel determinare l'esito di qualunque psicoterapia.
Visto che alla base del suo problema ci può essere l'ansia da separazione francamente le consiglierei una psicoterapia di stampo psicodinamico, che approfondisca aspetti e discorsi che probabilmente non ha approfondito nella psicoterapia già effettuata.
Ciò che però conta di più a mio avviso è che lei si traovi bene con chi si occupa del suo caso, il che non è ipotizzabile prima che avvenga l'incontro e che facciate conoscenza reciproca.
I pareri discordanti che ha rintracciato sulla Terapia Strategica sono gli stessi che può leggere su qualunque altra psicoterapia, perchè non tutti i percorsi sono adatti a tutti i pazienti e i fattori trasversali e aspecifici (come la presenza o assenza di "feeling" che lei citava e di alleanza terapeutica) contano molto nel determinare l'esito di qualunque psicoterapia.
Visto che alla base del suo problema ci può essere l'ansia da separazione francamente le consiglierei una psicoterapia di stampo psicodinamico, che approfondisca aspetti e discorsi che probabilmente non ha approfondito nella psicoterapia già effettuata.
[#5]
Psicologo
Gentile utente,
sia la terapia strategica breve che la terapia cognitivo comportamentale sono molto efficaci nel trattamento dei disturbi d'ansia, fra cui le fobie e il disturbo da attacchi di panico.
Sicuramente esistono molti terapeuti giovani capaci e professionali come i colleghi più"anziani" tuttavia se lei si sente più a suo agio con un terapeuta che abbia più anni di lei non c'è niente di male nel cercarne uno che soddisfi questa caratteristica, cosi come molte persone scelgono un terapeuta uomo piuttosto che donna.
Diversi elementi entrano in gioco nel determinare l'efficacia di un percorso terapeutico e la fiducia nelle capacità e nella professionalità del proprio terapeuta è uno di questi
La saluto
sia la terapia strategica breve che la terapia cognitivo comportamentale sono molto efficaci nel trattamento dei disturbi d'ansia, fra cui le fobie e il disturbo da attacchi di panico.
Sicuramente esistono molti terapeuti giovani capaci e professionali come i colleghi più"anziani" tuttavia se lei si sente più a suo agio con un terapeuta che abbia più anni di lei non c'è niente di male nel cercarne uno che soddisfi questa caratteristica, cosi come molte persone scelgono un terapeuta uomo piuttosto che donna.
Diversi elementi entrano in gioco nel determinare l'efficacia di un percorso terapeutico e la fiducia nelle capacità e nella professionalità del proprio terapeuta è uno di questi
La saluto
[#6]
Utente
Grazie Dottoressa.
Valuterò anche questa ipotesi. Ad ogni modo sono sempre cosciente che questi episodi possano avere radici passate.
mi muoverei scegliendo 2/3 specialisti, magari valutando dopo un primo colloquio. Così da meglio conoscere quale tipo di trattamento offrono e un primo grado di empatia che trasmettono.
[#7]
Psicologo
Gentile utente,
il fatto che i benefici del precedente percorso psicologico abbiano in parte deluso le aspettative, non deve portarla a credere che i suoi problemi non possano risolversi.
Tutte le psicoterapie sono valide per la cura e il trattamento dei disturbi psicologici, come sottolineato già dai colleghi è importantissimo il legame di fiducia che lei andrà ad instaurare col suo terapeuta, oltre alla preparazione e competenza di quest'ultimo.
il fatto che i benefici del precedente percorso psicologico abbiano in parte deluso le aspettative, non deve portarla a credere che i suoi problemi non possano risolversi.
Tutte le psicoterapie sono valide per la cura e il trattamento dei disturbi psicologici, come sottolineato già dai colleghi è importantissimo il legame di fiducia che lei andrà ad instaurare col suo terapeuta, oltre alla preparazione e competenza di quest'ultimo.
[#8]
Può incontrare 2 o 3 psicologi o può partire con l'idea che se il primo che incontrerà le farà una buona impressione potrà anche fermarsi.
In ogni caso ciò che conta è che riprenda a fare una terapia, perchè al momento la sua vità è limitata da un'ansia della quale si potrà liberare.
In ogni caso ciò che conta è che riprenda a fare una terapia, perchè al momento la sua vità è limitata da un'ansia della quale si potrà liberare.
[#9]
Utente
Dalle vostre risposte capisco che l' empatia è forse la necessità per giungere a benefici.
Guardandomi indietro posso dire di non aver instaurato precedentemente un rapporto così fiducioso.
Mi chiedo spesso però se questo non possa essere stato mio scetticismo, mancanza di fiducia a priori, incapacità di mettermi in discussione (pur non avendo mai avuto problemi ad esporre i miei pensieri o il mio vissuto) oppure se effettivamente non sentissi qualcosa "scattare".
da una parte credo che l' abilità dello psicologo sia anche questa, dall' altra credo che non sempre sia semplice sciogliere quei nodi di scetticismo, magari inconsci. Ma sottolineo, non nel metodo o nella psicologia in genere! Anzi. A volte ho la sensazione di essere stato molto scettico verso il terapeuta, pur essendo molto professionale.
Anche vero che con un solo caso non ho termini di paragone.
So che è una risposta non certo semplice... ma il dubbio rimane...
spero di trovare una minima... illuminazione... eh eh
[#10]
Creare un buon clima è uno dei compiti dello psicologo, ma se per ipotesi incontrasse uno psicologo che le ricorda qualcuno che proprio non sopporta pur con tutta l'abilità del mondo non riuscirebbe a probabilmente a cambiare il suo atteggiamento, quanto meno perchè non credo che gliene darebbe il tempo.
Non è però necessario che uno psicologo le piaccia al 100% perchè possa lavorare con lui, ma sarebbe necessario che esprimesse dubbi e richieste se qualcosa secondo lei non andasse per il verso giusto.
Non è però necessario che uno psicologo le piaccia al 100% perchè possa lavorare con lui, ma sarebbe necessario che esprimesse dubbi e richieste se qualcosa secondo lei non andasse per il verso giusto.
[#11]
Gentile Utente,
secondo le evidenze scientifiche la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale è estremamente efficace e non prevede di andare a lavorare nel passato alla ricerca di cause che potrebbero non esserci o essere del tutto sganciate dal Suo attuale disagio.
Dal momento che mette in atto condotte di evitamento, poi, la TCC è molto prescrittiva e Le permette di avvicinarsi proprio a ciò che teme, superando il problema dell'evitamento, che in genere amplifica la problematica, nel senso che l'ansia sembra scendere (se evito, allontano lo stimolo fobico), ma alla lunga si rafforza la paura (ad esempio di allontanarsi da casa).
La psicoterapia poi non utilizza la relazione come fosse un buon feeling con il professionista: Lei ha già sperimentato questo in passato, ma qualcosa è andato male...
Contano certamente l'esperienza e la competenza del professionista, ma la relazione terapeutica buona non significa feeling, ma è il modo in cui il pz da una parte è in grado di utilizzare il terapeuta come uno strumento (a differenza del chirurgo che usa il bisturi, lo psicoterapeuta usa se stesso per lavorare) e di sperimentare con lui schemi relazionali funzionanti. Il terapeuta dall'altra parte deve saper lavorare nella relazione per comprendere come agirà il pz, cosa farà, come prevenire o gestire determinati problemi, ecc...
Il terapeuta deve essere abile a non riprodurre le stesse dinamiche relazionali che il pz è portato a elicitare nelle relazioni, ma a spezzare questo meccanismo disfunzionale.
Infine le psicoterapie non sono tutte uguali: vi sono terapie più focalizzate sul problema e prescrittive e altre che lo sono meno, in cui il terapeuta rimane di più sullo sfondo.
Nella TCC il focus è chiaramente sul pz ma il terapeuta è attivo nel mostrare al pz come cambiare operativamente e come problematicizzare e risolvere ciò che per il pz è problematico e invalidante.
A tal riguardo può leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
Un cordiale saluto,
secondo le evidenze scientifiche la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale è estremamente efficace e non prevede di andare a lavorare nel passato alla ricerca di cause che potrebbero non esserci o essere del tutto sganciate dal Suo attuale disagio.
Dal momento che mette in atto condotte di evitamento, poi, la TCC è molto prescrittiva e Le permette di avvicinarsi proprio a ciò che teme, superando il problema dell'evitamento, che in genere amplifica la problematica, nel senso che l'ansia sembra scendere (se evito, allontano lo stimolo fobico), ma alla lunga si rafforza la paura (ad esempio di allontanarsi da casa).
La psicoterapia poi non utilizza la relazione come fosse un buon feeling con il professionista: Lei ha già sperimentato questo in passato, ma qualcosa è andato male...
Contano certamente l'esperienza e la competenza del professionista, ma la relazione terapeutica buona non significa feeling, ma è il modo in cui il pz da una parte è in grado di utilizzare il terapeuta come uno strumento (a differenza del chirurgo che usa il bisturi, lo psicoterapeuta usa se stesso per lavorare) e di sperimentare con lui schemi relazionali funzionanti. Il terapeuta dall'altra parte deve saper lavorare nella relazione per comprendere come agirà il pz, cosa farà, come prevenire o gestire determinati problemi, ecc...
Il terapeuta deve essere abile a non riprodurre le stesse dinamiche relazionali che il pz è portato a elicitare nelle relazioni, ma a spezzare questo meccanismo disfunzionale.
Infine le psicoterapie non sono tutte uguali: vi sono terapie più focalizzate sul problema e prescrittive e altre che lo sono meno, in cui il terapeuta rimane di più sullo sfondo.
Nella TCC il focus è chiaramente sul pz ma il terapeuta è attivo nel mostrare al pz come cambiare operativamente e come problematicizzare e risolvere ciò che per il pz è problematico e invalidante.
A tal riguardo può leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#14]
Utente
Buongiorno.
Non so se posso aggiungere un piccolo quesito che mi assale, oppure dovrei aprire un nuovo consulto. Ci provo.
Ma perché 30/35 km? Cosa cambia da qualche km da casa o 50? Ad esempio.. a volte mi rendo conto che la mia mente nel fare questo calcolo sembra proprio precisa...
Mi sembra strano che la "sicurezza" abbia un limite così apparentemente "preciso". Mi viene da pensare che il motivo siq perché è una distanza relativamente breve nel caso debba tornare a casa... oppure mi "aiuta" il fatto che lavori a 25 km dq casa... e non è riferito a luoghi conosciuti perché se sono in luoghi diversi entro questi km non sucede nulla...
Mah... curiosa la psiche..
Spero di non aver abusato del vostro tempo.
Non so se posso aggiungere un piccolo quesito che mi assale, oppure dovrei aprire un nuovo consulto. Ci provo.
Ma perché 30/35 km? Cosa cambia da qualche km da casa o 50? Ad esempio.. a volte mi rendo conto che la mia mente nel fare questo calcolo sembra proprio precisa...
Mi sembra strano che la "sicurezza" abbia un limite così apparentemente "preciso". Mi viene da pensare che il motivo siq perché è una distanza relativamente breve nel caso debba tornare a casa... oppure mi "aiuta" il fatto che lavori a 25 km dq casa... e non è riferito a luoghi conosciuti perché se sono in luoghi diversi entro questi km non sucede nulla...
Mah... curiosa la psiche..
Spero di non aver abusato del vostro tempo.
[#15]
E' una domanda alle quale non sappiamo risponderle: bisognerebbe indagare sui significati simbolici che possono avere per lei quei numeri o quelle distanze.
Ad esempio si potrebbe domandare se nella sua vita è cambiato qualcosa a 30 anni, età nella quale ci dice di aver iniziato a stare male, perchè il desiderio di non allontanarsi per più di 30 km potrebbe rappresentare il desiderio di non valicare i 30 e quindi di tornare a uno stato precedente (o di non crescere ulteriormente).
Si tratta ovviamente solo di un'ipotesi, ma se in quel periodo qualcosa fosse cambiato nella sua vita portandola a sviluppare appunto l'attacco di panico che ci ha riferito, e il malessere successivo, potrebbe rifletterci.
I casi clinici in psicoanalisi sono ricchi di questi esempi perchè la mente (inconscia) lavora mediante immagini e simboli e sono molto frequenti gli spostamenti di emozioni e significati come quello che potrebbe essere avvenuto nel suo caso.
Ad esempio si potrebbe domandare se nella sua vita è cambiato qualcosa a 30 anni, età nella quale ci dice di aver iniziato a stare male, perchè il desiderio di non allontanarsi per più di 30 km potrebbe rappresentare il desiderio di non valicare i 30 e quindi di tornare a uno stato precedente (o di non crescere ulteriormente).
Si tratta ovviamente solo di un'ipotesi, ma se in quel periodo qualcosa fosse cambiato nella sua vita portandola a sviluppare appunto l'attacco di panico che ci ha riferito, e il malessere successivo, potrebbe rifletterci.
I casi clinici in psicoanalisi sono ricchi di questi esempi perchè la mente (inconscia) lavora mediante immagini e simboli e sono molto frequenti gli spostamenti di emozioni e significati come quello che potrebbe essere avvenuto nel suo caso.
[#17]
Utente
Mah, non so. Forse ormai questi luoghi sono talmente battuti da diventare "sicuri". In estate so che li allontanano anche solo loco di più a devo pian piano farci l'abotudine... sempre in allerta...
Ve beh... approfondiró
Ho letto a dovere i vostri articoli sulla scelta del terapeuta.
Io sono sempre stato dell' idea, probabilmente sbagliata, che anche se una persona snocciola episodi del passato, non per.forza risolve il problema. In breve: ok, so che mi comporto così perché in passato.... ok e ora? So il motivo ma questo non per forza vuol dire la cura. Non so se li spiego. Forse vi sembra una interpretazione riduttiva, ne sono conscio...
A tal proposito mi interessa il metodo cognitivo comportamentale, il breve strategico e il dinamico.
Ma, visto che voi siete esperti, non sempre trovo informazioni in rete sul metodo usato, è usuale che un potenziale paziente vi chieda quale metodo usate?
[#18]
Gentile Utente,
la sua è chiaramente un'interpretazione riduttiva, ma al di là di questo ha tutto il diritto di scegliere una psicoterapia più orientata nel "qui ed ora" o alla risoluzione mirata della sua problematica.
Ogni psicoterapeuta è tenuto a formalizzare l'orientamento teorico e la modalità di intervento che intende mettere in atto all'interno nel setting di psicoterapia.
Per rispondere alla sua ultima domanda, credo sia molto importante che il paziente si informi chiedendo direttamente al professionista.
la sua è chiaramente un'interpretazione riduttiva, ma al di là di questo ha tutto il diritto di scegliere una psicoterapia più orientata nel "qui ed ora" o alla risoluzione mirata della sua problematica.
Ogni psicoterapeuta è tenuto a formalizzare l'orientamento teorico e la modalità di intervento che intende mettere in atto all'interno nel setting di psicoterapia.
Per rispondere alla sua ultima domanda, credo sia molto importante che il paziente si informi chiedendo direttamente al professionista.
[#19]
Gentile Utente,
rispondendo alle Sue domande:
1)" Forse ormai questi luoghi sono talmente battuti da diventare "sicuri"."
E' probabile. La persona "fobica" ha il proprio spazio protetto entro il quale si sente a proprio agio.
In TCC si correggono questi comportamenti proprio affrontandoli concretamente: cioè provando a spingersi oltre e a capire cosa Le succede quando lo fa.
2)"So il motivo ma questo non per forza vuol dire la cura."
E' esattamente così, almeno secondo gli approcci più diretti e focalizzati sul problema. In psicoterapia non esiste una casualità lineare e non ci sono correlazioni tra un evento del passato e il Suo attuale problema di panico e/o ansia.
E' opportuno sottolineare che gli approcci attivi e focalizzati (es cognitivo-comportamentale e strategico) risolvono definitivamente il problema.
Inoltre c'è anche il rischio di amplificare un problema d'ansia: più passa il tempo (alla ricerca delle cause) e più il disturbo si rafforza.
Invece è necessario spezzare ad esempio quei comportamenti di evitamento che altro non sono che strategie disfunzionali per gestire l'ansia.
Inoltre secondo le evidente scientifiche gli approcci più adatti a trattare tali disturbi sono proprio questi.
3) il pz ha tutto il diritto di chiedere informazioni su una psicoterapia e deve capire quale tipo di lavoro si sta facendo per essere parte attiva del cambiamento e avere maggiore padronanza.
Saluti,
rispondendo alle Sue domande:
1)" Forse ormai questi luoghi sono talmente battuti da diventare "sicuri"."
E' probabile. La persona "fobica" ha il proprio spazio protetto entro il quale si sente a proprio agio.
In TCC si correggono questi comportamenti proprio affrontandoli concretamente: cioè provando a spingersi oltre e a capire cosa Le succede quando lo fa.
2)"So il motivo ma questo non per forza vuol dire la cura."
E' esattamente così, almeno secondo gli approcci più diretti e focalizzati sul problema. In psicoterapia non esiste una casualità lineare e non ci sono correlazioni tra un evento del passato e il Suo attuale problema di panico e/o ansia.
E' opportuno sottolineare che gli approcci attivi e focalizzati (es cognitivo-comportamentale e strategico) risolvono definitivamente il problema.
Inoltre c'è anche il rischio di amplificare un problema d'ansia: più passa il tempo (alla ricerca delle cause) e più il disturbo si rafforza.
Invece è necessario spezzare ad esempio quei comportamenti di evitamento che altro non sono che strategie disfunzionali per gestire l'ansia.
Inoltre secondo le evidente scientifiche gli approcci più adatti a trattare tali disturbi sono proprio questi.
3) il pz ha tutto il diritto di chiedere informazioni su una psicoterapia e deve capire quale tipo di lavoro si sta facendo per essere parte attiva del cambiamento e avere maggiore padronanza.
Saluti,
[#20]
Gentile utente,
scrivo solo per offrirle un paio di spunti di riflessione:
1) lo scetticismo nei confronti dello psicologo può essere un "meccanismo di difesa" che interviene proprio quando si vanno a toccare dei punti critici. Se improvvisamente il suo psicologo le appare troppo giovane (o troppo anziano), costoso e/o antipatico, allora è il momento in cui bisognerebbe insistere con il lavoro, piuttosto che evitarlo.
2) l'efficacia dei diversi modelli di intervento è un tema che interessa prevalentemente l'ambito accademico e degli "addetti ai lavori". E la comunità scientifica ha già stabilito che ogni modello ha la propria efficacia se ben utilizzato.
Per una persona bisognosa di aiuto la priorità dunque non è tanto conoscere il modello teorico di riferimento dello psicologo, ma trovare un professionista (regolarmente iscritto all'albo) in grado di fornire effettivamente l'aiuto necessario e questo non può essere stabilito a priori.
Così come un'altra variabile fondamentale da tenere in considerazione quando si parla di efficacia degli interventi è la partecipazione del soggetto richiedente, la sua motivazione e la sua disponibilità a mettersi in gioco.
Qualora decidesse di intraprendere nuovamente un percorso, ci pensi bene, perché è importante fare tesoro delle proprie esperienze e ripartire col piede giusto.
Cordiali saluti
scrivo solo per offrirle un paio di spunti di riflessione:
1) lo scetticismo nei confronti dello psicologo può essere un "meccanismo di difesa" che interviene proprio quando si vanno a toccare dei punti critici. Se improvvisamente il suo psicologo le appare troppo giovane (o troppo anziano), costoso e/o antipatico, allora è il momento in cui bisognerebbe insistere con il lavoro, piuttosto che evitarlo.
2) l'efficacia dei diversi modelli di intervento è un tema che interessa prevalentemente l'ambito accademico e degli "addetti ai lavori". E la comunità scientifica ha già stabilito che ogni modello ha la propria efficacia se ben utilizzato.
Per una persona bisognosa di aiuto la priorità dunque non è tanto conoscere il modello teorico di riferimento dello psicologo, ma trovare un professionista (regolarmente iscritto all'albo) in grado di fornire effettivamente l'aiuto necessario e questo non può essere stabilito a priori.
Così come un'altra variabile fondamentale da tenere in considerazione quando si parla di efficacia degli interventi è la partecipazione del soggetto richiedente, la sua motivazione e la sua disponibilità a mettersi in gioco.
Qualora decidesse di intraprendere nuovamente un percorso, ci pensi bene, perché è importante fare tesoro delle proprie esperienze e ripartire col piede giusto.
Cordiali saluti
Dr. Riccardo Cicchetti - Psicologo
Tel: 3474896534
www.studioclinico.it
[#21]
Nel sottoscrivere pienamente la risposta del dr. Cicchetti aggiungo solo che gli approcci che si concentrano (anche) sul passato non ritengono affatto che scoprire la causa del problema equivalga a risolverlo.
Questo è un falso mito ed è una posizione che credo nessuno oggi sostenga in maniera sistematica, per quanto in certi casi l'improvviso collegamento che il paziente scopre fra il sintomo ed un elemento del passato possa fargli compiere un grosso passo avanti perchè porta alla "ristrutturazione cognitiva" e quindi alla revisione di tutto ciò che è venuto dopo, fino all'oggi, oppure perchè (in ottica psicoanalitica) quel sintomo che l'inconscio provoca per soddisfare in maniera coperta una pulsione inaccettabile non ha più motivo di esistere se la pulsione stessa è portata alla luce.
In ogni caso tutti gli orientamenti sono validi per un problema come il suo ed è libero di scegliere quello che sente più congeniale a sè: abbia però l'accortezza di scegliere "in positivo", perchè un approccio la convince e non per evitare qualcosa, perchè questo potrebbe configurare un forma di "resistenza" al cambiamento o di fuga dal vero problema.
Questo è un falso mito ed è una posizione che credo nessuno oggi sostenga in maniera sistematica, per quanto in certi casi l'improvviso collegamento che il paziente scopre fra il sintomo ed un elemento del passato possa fargli compiere un grosso passo avanti perchè porta alla "ristrutturazione cognitiva" e quindi alla revisione di tutto ciò che è venuto dopo, fino all'oggi, oppure perchè (in ottica psicoanalitica) quel sintomo che l'inconscio provoca per soddisfare in maniera coperta una pulsione inaccettabile non ha più motivo di esistere se la pulsione stessa è portata alla luce.
In ogni caso tutti gli orientamenti sono validi per un problema come il suo ed è libero di scegliere quello che sente più congeniale a sè: abbia però l'accortezza di scegliere "in positivo", perchè un approccio la convince e non per evitare qualcosa, perchè questo potrebbe configurare un forma di "resistenza" al cambiamento o di fuga dal vero problema.
[#22]
Utente
sinceramente non so se ringraziarvi o aspettarmi una serie di fatture a casa... eh eh sto scherzando... tendo ad essere burlone, perdonatemi...
Sicuramente non mi aspettavo così tanti interventi e risposte in così breve tempo. Non conoscevo questo spazio e sarò lieto di consigliarlo ad altri.
Ho trovato molti spunti e le domande (ovviamente) sarebbero tante, e stavolta sul serio non voglio abusare della vostra disponibilità. vorrà dire che me le scrivo per il futuro terapeuta...
oppure in futuro aprirò un nuovo consulto.
peccato che siete un po' distanti...(a proposito).. altrimenti avrei già qualche nome da contattare...
Grazie e buon lavoro a tutti!
Sicuramente non mi aspettavo così tanti interventi e risposte in così breve tempo. Non conoscevo questo spazio e sarò lieto di consigliarlo ad altri.
Ho trovato molti spunti e le domande (ovviamente) sarebbero tante, e stavolta sul serio non voglio abusare della vostra disponibilità. vorrà dire che me le scrivo per il futuro terapeuta...
oppure in futuro aprirò un nuovo consulto.
peccato che siete un po' distanti...(a proposito).. altrimenti avrei già qualche nome da contattare...
Grazie e buon lavoro a tutti!
Questo consulto ha ricevuto 23 risposte e 30.7k visite dal 06/03/2013.
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