Bisogno di chiarezza
Salve,
sono una ragazza di 28 anni, lavoro da quando ne avevo 20 e ora mi trovo in cerca di una occupazione. Uscita dal liceo, mi sono iscritta all'Università e da allora, di facoltà ne ho cambiate tre. Sono sempre stata una studentessa brillante, ho collezionato voti alti e ho studiato diverse materie con interesse, ma mai con costanza. Non sono bastati i risultati positivi a placare la mia irrequietezza, ad un certo punto mi stancavo, mi convincevo che quella determinata facoltà non faceva per me (soprattutto perchè non riuscivo a vederne i risvolti lavorativi) e decidevo di cambiare. Ora, alla mia terza facoltà, dopo i primi 30 collezionati, mi sono ancora una volta arenata e di nuovo mi assalgono gli stessi dubbi che mi fanno pensare di cambiare nuovamente. Durante questi anni sono stati tanti i motivi che mi hanno fatto bloccare: l'impegno del lavoro (ho svolto lavori precari, ma soprattutto full time), la morte di mio padre avvenuta 3 anni fa che per me è stata davvero un duro colpo, la folle idea di poter trovare qualcosa, una disciplina, un percorso fatto apposta per me, di cui io mi potessi innamorare e verso cui poter concentrare le mie energie una volta per tutte. Ho una vita di coppia appagante, i miei amori sono stati tutti intensi, dominati dalla passione e tutto sommato felici (anche se effettivamente incasinati), quello attuale dura da 4 anni e io non ho nessuna intenzione di cambiare, sto bene e forse quello che sto facendo è ricercare nella sfera dello studio e del lavoro la stessa convinzione e sicurezza che ho trovato nell'amore. Mi chiedo cosa fare, se arrendermi alla mia irrequietezza o cambiare schema e proseguire quello che sto facendo anche se ora non mi va più. Odio questa mia indecisione, i miei dubbi, la mia incostanza, non mi fanno andare avanti e non mi fanno raggiungere nessun traguardo.
Attualmente faccio colloqui e cerco un lavoro che possa almeno garantirmi un pò di stabilità economica. Ho sempre lavorato proprio per questo motivo: indipendenza economica, ma so benissimo che non può essere un alibi per non laurearsi. La laurea non è solo una fissazione per me, ma è soprattutto un modo per sperare in un futuro più soddisfacente.
Scusate se sono stata prolissa, spero che mi possiate aiutare a fare chiarezza definitivamente e a capire se è giusto ascoltarsi, seguire i propri istinti (anche i propri difetti caratteriali) perchè magari in qualche modo riescono ad indicarci la strada giusta per noi, o se i traguardi si raggiungono solo con l'autoimposizione e la disciplina. Non ne posso più della mia incostanza, ma vorrei trovare la via giusta per me.
sono una ragazza di 28 anni, lavoro da quando ne avevo 20 e ora mi trovo in cerca di una occupazione. Uscita dal liceo, mi sono iscritta all'Università e da allora, di facoltà ne ho cambiate tre. Sono sempre stata una studentessa brillante, ho collezionato voti alti e ho studiato diverse materie con interesse, ma mai con costanza. Non sono bastati i risultati positivi a placare la mia irrequietezza, ad un certo punto mi stancavo, mi convincevo che quella determinata facoltà non faceva per me (soprattutto perchè non riuscivo a vederne i risvolti lavorativi) e decidevo di cambiare. Ora, alla mia terza facoltà, dopo i primi 30 collezionati, mi sono ancora una volta arenata e di nuovo mi assalgono gli stessi dubbi che mi fanno pensare di cambiare nuovamente. Durante questi anni sono stati tanti i motivi che mi hanno fatto bloccare: l'impegno del lavoro (ho svolto lavori precari, ma soprattutto full time), la morte di mio padre avvenuta 3 anni fa che per me è stata davvero un duro colpo, la folle idea di poter trovare qualcosa, una disciplina, un percorso fatto apposta per me, di cui io mi potessi innamorare e verso cui poter concentrare le mie energie una volta per tutte. Ho una vita di coppia appagante, i miei amori sono stati tutti intensi, dominati dalla passione e tutto sommato felici (anche se effettivamente incasinati), quello attuale dura da 4 anni e io non ho nessuna intenzione di cambiare, sto bene e forse quello che sto facendo è ricercare nella sfera dello studio e del lavoro la stessa convinzione e sicurezza che ho trovato nell'amore. Mi chiedo cosa fare, se arrendermi alla mia irrequietezza o cambiare schema e proseguire quello che sto facendo anche se ora non mi va più. Odio questa mia indecisione, i miei dubbi, la mia incostanza, non mi fanno andare avanti e non mi fanno raggiungere nessun traguardo.
Attualmente faccio colloqui e cerco un lavoro che possa almeno garantirmi un pò di stabilità economica. Ho sempre lavorato proprio per questo motivo: indipendenza economica, ma so benissimo che non può essere un alibi per non laurearsi. La laurea non è solo una fissazione per me, ma è soprattutto un modo per sperare in un futuro più soddisfacente.
Scusate se sono stata prolissa, spero che mi possiate aiutare a fare chiarezza definitivamente e a capire se è giusto ascoltarsi, seguire i propri istinti (anche i propri difetti caratteriali) perchè magari in qualche modo riescono ad indicarci la strada giusta per noi, o se i traguardi si raggiungono solo con l'autoimposizione e la disciplina. Non ne posso più della mia incostanza, ma vorrei trovare la via giusta per me.
[#1]
Gentile ragazza,
La scelta del corso di studi e' sempre un compromesso fra l'utilita' e l'interesse.
Specialmente oggi e' necessario fare una sintesi fra queste due esigenze per potere realizzare qualcosa che abbia una richiesta sul mercato.
Esistono nelle universita' dei servizi per l'orientamento, ove potrebbe chiedere una consulenza piu' personalizzata, anche in base alle sue aspettative.
On line senza sapere nulla delle sue motivazioni e desideri e' meno immediato.
Ci faccia sapere comunque!
I migliori saluti
La scelta del corso di studi e' sempre un compromesso fra l'utilita' e l'interesse.
Specialmente oggi e' necessario fare una sintesi fra queste due esigenze per potere realizzare qualcosa che abbia una richiesta sul mercato.
Esistono nelle universita' dei servizi per l'orientamento, ove potrebbe chiedere una consulenza piu' personalizzata, anche in base alle sue aspettative.
On line senza sapere nulla delle sue motivazioni e desideri e' meno immediato.
Ci faccia sapere comunque!
I migliori saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
"...i miei dubbi, la mia incostanza, non mi fanno andare avanti e non mi fanno raggiungere nessun traguardo..."
Gentile Utente,
io credo che dovrebbe risolvere questo problema per prima cosa.
Potrebbe essere una forma d'ansia che non Le permette di affrontare ciò che comincia, ma di scappare.
Nella Sua facoltà è presente uno psicologo?
Esattamente che cosa La blocca adesso? Paure? Timori? Noia? Altro?
Gentile Utente,
io credo che dovrebbe risolvere questo problema per prima cosa.
Potrebbe essere una forma d'ansia che non Le permette di affrontare ciò che comincia, ma di scappare.
Nella Sua facoltà è presente uno psicologo?
Esattamente che cosa La blocca adesso? Paure? Timori? Noia? Altro?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Salve,
le dirò... mi pare che uno schema ci sia, e d'altronde lei ne è consapevole. Può succedere di non essere convinti della prima scelta e non c'è niente di male a cambiare, ma tre volte inizia a essere un "perseverare" nel cambiare idea.
Questo mi fa venire in mente diverse riflessioni. Primo, e alla base di tutto: davvero si vuole laureare? O invece pensa semplicemente (e ragionevolmente, per carità) che questo le potrebbe aprire migliori prospettive lavorative?
Chiarisco perché inizio a risponderle con questa domanda provocatoria: non ha nominato le facoltà che ha scelto. Di solito una persona decide di laurearsi in, poniamo, medicina, perché vuole diventare un medico, in architettura perché vuole diventare un architetto e così via. E lei? C'è qualcosa che vuole diventare, a parte una "laureata"?
Vorrei che fosse chiaro che questa mia domanda non implica un giudizio morale. La situazione lavorativa nel nostro Paese è tale che scegliere di laurearsi "per avere un titolo" è tutt'altro che una soluzione peregrina. Però è più dura, così, questo deve saperlo. Studiare cose che non ci appassionano per andare poi a fare un mestiere che non ci interessa molto richiede notevole costanza e una certa abnegazione.
Oppure lei sa perfettamente che cosa vuole diventare, ma è il percorso accademico a non appassionarla. Anche questo è perfettamente comprensibile. I corsi di laurea non sono mai del tutto soddisfacenti. Ci sono sempre degli esami noiosi o che proprio non ci interessano. Capisce, però, che in questo caso si tratta di una questione completamente diversa. In questo caso non si tratta della sua motivazione, ma della sua capacità di sopportare la frustrazione.
La terza riflessione deriva dalla sua definizione di sé. Si definisce una studentessa brillante, che ha "collezionato voti alti", ma che poi ha cambiato idea. Ecco, quanto è importante, per lei, il "voto alto"?
Questa domanda, ovviamente, non ha una risposta giusta e una sbagliata. Però si dia una risposta, credo che potrebbe aiutarla a fare chiarezza.
le dirò... mi pare che uno schema ci sia, e d'altronde lei ne è consapevole. Può succedere di non essere convinti della prima scelta e non c'è niente di male a cambiare, ma tre volte inizia a essere un "perseverare" nel cambiare idea.
Questo mi fa venire in mente diverse riflessioni. Primo, e alla base di tutto: davvero si vuole laureare? O invece pensa semplicemente (e ragionevolmente, per carità) che questo le potrebbe aprire migliori prospettive lavorative?
Chiarisco perché inizio a risponderle con questa domanda provocatoria: non ha nominato le facoltà che ha scelto. Di solito una persona decide di laurearsi in, poniamo, medicina, perché vuole diventare un medico, in architettura perché vuole diventare un architetto e così via. E lei? C'è qualcosa che vuole diventare, a parte una "laureata"?
Vorrei che fosse chiaro che questa mia domanda non implica un giudizio morale. La situazione lavorativa nel nostro Paese è tale che scegliere di laurearsi "per avere un titolo" è tutt'altro che una soluzione peregrina. Però è più dura, così, questo deve saperlo. Studiare cose che non ci appassionano per andare poi a fare un mestiere che non ci interessa molto richiede notevole costanza e una certa abnegazione.
Oppure lei sa perfettamente che cosa vuole diventare, ma è il percorso accademico a non appassionarla. Anche questo è perfettamente comprensibile. I corsi di laurea non sono mai del tutto soddisfacenti. Ci sono sempre degli esami noiosi o che proprio non ci interessano. Capisce, però, che in questo caso si tratta di una questione completamente diversa. In questo caso non si tratta della sua motivazione, ma della sua capacità di sopportare la frustrazione.
La terza riflessione deriva dalla sua definizione di sé. Si definisce una studentessa brillante, che ha "collezionato voti alti", ma che poi ha cambiato idea. Ecco, quanto è importante, per lei, il "voto alto"?
Questa domanda, ovviamente, non ha una risposta giusta e una sbagliata. Però si dia una risposta, credo che potrebbe aiutarla a fare chiarezza.
Dr.ssa Susanna Raule,
psicologa, psicoterapeuta a indirizzo Gestalt integrato
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.7k visite dal 05/03/2013.
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