Il mio ragazzo parte tra 4 giorni per 3 mesi e mezzo

Buongiorno, gentili medici.
Sto insieme a un uomo, professore universitario di 13 anni più grande di me, da due anni e mezzo.
Questo venerdì partirà per 3 mesi e mezzo per l'Uzbekistan e in quest'arco di tempo potremo sentirci solo ogni tanto (non tutti i giorni) su Skype, perché lui sarà pienissimo di lavoro e non avrà nemmeno tanto tempo da dedicarmi.
E' il terzo anno che va lì e ogni anno io ho patito tantissimo.
Il primo anno l'ho affrontato più facilmente, perché è stato via 2 mesi, l'anno scorso invece è stato via 3 mesi e in quell'arco di tempo ho fatto giornalmente abusi di alcol che mi hanno fatto cadere in una dipendenza che mi son portata dietro fino a poco tempo fa, fin quando non mi sono rivolta a un sert della mia zona.

Nonostante lui non sia ancora partito, è da gennaio che sono un'anima in pena: anche se starà via 3 mesi e mezzo a partire da venerdì per me l'agonia dura già da 2 mesi, ossia da quando ho appreso la notizia della sua partenza (perché prima non era ancora sicuro che dovesse tornarci).

La mia reazione a tutto ciò: io non riesco a fare più niente, non riesco a vivere bene sapendolo lontano tutto questo tempo, sapendo come sono stata gli anni scorsi. Non voglio però dare un'idea sbagliata di me: fosse stato un periodo più breve o un posto da me raggiungibile, il discorso allora sarebbe diverso. Comunque, quello che io ho fatto è stato: togliere la mia iscrizione all'università, perché il pensiero della sua partenza è da due mesi che mi logora al punto da non riuscire a concentrarmi sugli studi. Mi sono promessa che li riprenderò non appena lui tornerà. Mi sono procurata un sacco di film da vedermi e di libri da leggermi in modo da far passare in fretta questi 3 mesi e mezzo. Su un foglio di carta ho segnato tutti i giorni del calendario da fine gennaio al 10 giugno, data in cui tornerà, in modo da fare ogni tipo di conta, settimane, giorni per mese, ore, minuti. Ho un foglio in cui segno ogni 5 minuti i minuti che passano, del tipo:

15:50
15:55
16:00

Fino ad arrivare a sera e vado avanti a mettere una X accanto ai minuti (non sempre, ogni tanto guardo l'ora e aggiungo le X in corrispondenza delle ore passate).

Insomma, queste saranno le mie giornate in attesa del suo ritorno. L'unico obiettivo buono che mi sono posta è quello di correre 3 volte a settimana e farmi trovare al suo ritorno con un fisico perfetto (anche se son già messa abbastanza bene).

In che cosa sbaglio? Come dovrei affrontare questa distanza secondo voi? Ho paura di diventare "pazza" così, non riesco a vivere e butto le mie giornate sperando che passino il più in fretta possibile, non vedendo l'ora che arrivi il 10 giugno... Come ci si può impegnare in qualcosa in uno stato simile?
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara ragazza,

rileggendo anche i suoi precedenti consulti la prima cosa che mi viene da chiederle è se, a parte il contatto con il sert, si sia rivolta ad uno psicoterapeuta per affrontare il suo disagio che, a me sembra, non essere confinato al solo abuso di alcol e alle possibili ricadute.

Prima di questo compagno, di 13 anni più grande di lei, ha avuto altre relazioni significative?
Non ho pregiudizi o preconcetti rispetto ad un rapporto tra persone con sensibile differenze di età ma, nel suo caso, per quanto scrive, mi chiedo che tipo di figura rappresenti per lei questo compagno così adulto e così diverso da lei.

Il fatto che viva questa lontananza con tale livello di angoscia mi porta a pensare che la sua modalità di vivere il rapporto sia un po' "dipendente"; e forse non è un caso che, quando lui non c'è, lei compensi tale mancanza con una nuova dipendenza (l'abuso di alcol). Come la vede questa prospettiva?

Che altre relazioni sociali ha instaurato? E di che tipo sono?

Da qui è, ovviamente, impossibile fare una diagnosi e rispondere in modo preciso alle sue domande. Ciò che credo opportuno è che consulti, de visu, uno psicologo psicoterapeuta che possa inquadrare meglio il problema ed aiutarla a superarlo.

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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Utente
Utente
Non mi sono rivolta a uno psicoterapeuta... Però con i medici e con gli psicologi del sert affronto anche questi problemi non direttamente incentrati sull'alcol, anche se per adesso siamo solamente all'inizio della terapia e non mi è stato dato nessun parere o consiglio riguardo al ragazzo... Per quello ci tenevo a sentire anche voi!

Sì, probabilmente il problema riguarda anche lui o il mio rapporto con lui.

Prima di questa persona ho avuto due storie importanti, ma forse ero ancora un po' troppo piccola, alle "prime armi". Con l'ultimo ragazzo prima di quello attuale sono stata insieme 4 anni ed eravamo molto "appiccicati", quasi sempre assieme, in modo pure morboso, però di lui non ero veramente innamorata. Fin dal secondo anno non avevo voglia di lui, ci stavo bene assieme ma non mi attraeva, lo abbracciavo e baciavo quasi per forza, però poi ho tirato avanti finché non sono arrivata al limite. Poi ho conosciuto il ragazzo attuale, totalmente diverso, sempre molto preso dai propri impegni e dal proprio lavoro, molto indaffarato, con poco tempo per me. Ho sofferto molto, forse perché ero abituata in maniera diversa prima... Mi ha fatto mancare un sacco di cose: non è mai stato presente come il ragazzo precedente, mi manda solo qualche messaggino ogni tanto, ha sempre poco tempo per uscire, ha sempre qualcosa da fare... Poi il fatto stesso che parte mi fa star male, non ha saputo rinunciare alla partenza pur di guadagnare. L'Uzbekistan non è dietro l'angolo...

...però so che mi ama e vuole un futuro con me. Quando stiamo insieme andiamo d'accordo, anche se mi dedica sempre poco tempo...

Da tutto ciò è nato il mio attaccamento, la mia dipendenza da lui. Più non mi dà attenzioni, più io mi attacco a lui e più non vedo attenzioni, più mi rifugio (ormai parlo al passato, rifugiavo) nell'alcol. Ho capito che, forse, il meccanismo è stato questo.

E' una persona molto diversa dal mio modo di essere, sì, infatti razionalmente penso che non sia assolutamente la persona adatta per me, il che mi fa stare male perché vedo incompatibilità per un futuro insieme, anche se penso che magari insieme si potrà trovare una soluzione... D'altronde ci amiamo...

Altre mie relazioni? Ho mia madre! Però, parlando proprio di amicizie, non credo di averne. Qualche amico ce l'ho, ma son tutti molto presi dai propri impegni... Con alcuni mi annoio, quindi evito di vederli. Ho un'amica che vedo pochissimo, anche lei molto presa dai suoi studi. Insomma, non ho nessuno con cui parlare. Gli amici li vedo talmente poco che non mi va di occupare quel tempo per tediarli con i miei problemi...

Comunque la mia sensazione è che ciò che mi turba e mi impedisce di vivere una vita serena è normale è proprio la sua mancanza di attenzioni nei miei confronti. Sarebbe opportuno che reagissi in modo diverso alla sua partenza? Sono io che dovrei cambiare atteggiamento secondo lei? Oppure io e lui siamo incompatibili?
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
<<Con l'ultimo ragazzo prima di quello attuale sono stata insieme 4 anni ed eravamo molto "appiccicati", quasi sempre assieme, in modo pure morboso>>

da quanto dice potrebbe essere che il suo modo di relazionarsi agli altri sia proprio di questa natura.
Per semplificare, potrebbe essere che la relazione è da lei considerata tale solo se c'è un attaccamento quasi morboso, solo se si vive "appiccicati", quasi in simbiosi?

Il rapporto con sua madre è dello stesso tipo secondo lei?

Le chiedo questo solo perché vorrei invitarla a riflettere su come costruisce e percepisce le sue relazioni significative.
Credo che ci sia una correlazione tra la sua fuga nell'alcol (anche se, per fortuna, passata) ed il suo modo di vivere le relazioni.

Credo, quindi, che sarebbe opportuno che ne parlasse con lo psicologo del sert che la segue.

Un caro saluto.
[#4]
Utente
Utente
Forse ha ragione...
Con mia madre è diverso, siamo state lontane parecchie volte e non c'è tutta questa morbosità, anzi... Poi io e lei ci scontriamo talmente spesso che trascorro la maggior parte del tempo chiusa in camera mia, o comunque cerco di evitare di parlarci troppo a lungo perché abbiamo dei modi di pensare veramente opposti.

Solo nei confronti del mio ragazzo sono così "morbosa" e ho bisogno di vederlo e sentirlo... Se poi si può definire "morbosa", perché non pretendo chissà cosa... Vorrei solamente qualche attenzione in più, una telefonata, un messaggio... Se non fosse per me non ci vedremmo quasi mai io e lui. Penso di pretendere cose che dovrebbero venire spontanee da entrambe le parti in un rapporto di coppia. Sicuramente non pretendo, invece, lo stare sempre incollata al mio ragazzo come era accaduto tempo fa con il precedente, perché è deleterio e io ho bisogno ogni tanto dei miei spazi. Una via di mezzo magari, come in tutto...

La ringrazio, forse davvero devo indagare su questo aspetto con i medici del sert...
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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Gentile utente,quello che lei chiama .. il mio ragazzo.. è un professore universitario, ha trentanove anni, tanto da fare, tutta una serie di abitudini.. qui ne parla così bene, ma nella storica lo criticava.. "ha una pancia enorme, cucina per tre , è troppo abitudinario".. a me sembra che in questo suo grande amore ci sia una buona parte di.. attaccamento.. cioè un bisogno di sicurezza che questo lui placa.
Mi domando che rapporto ha lei ed ha avuto lei con suo padre..
Perchè il rapporto col padre.. mediatore del mondo esterno.. è assai indicativo del nostro modo di rapportarci con gli uomini..
Rifletta su questo aspetto della sua vita..
Alle spalle di donne che rincorrono amori difficili, quasi in fuga, spesso c'è una figura paterna lontana, rifiutante..
Le consiglio un percorso di psicoterapia ad approccio psicodinamico, con un terapeuta di sesso maschile..
Le faccio molti auguri di sfruttare meglio le molte qualità di intelligenza e di bellezza che possiede e che ora completamente dimentica..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Utente
Utente
La ringrazio molto per le riposte...
Sì, effettivamente ci sono molti aspetti di lui che critico e che non mi piacciono.

Mio padre è morto più di 10 anni fa. Con lui avevo, da piccola, un rapporto di amore-odio: ero gelosa del fatto che mia madre lo amasse tantissimo, al punto che a volte lo vedevo quasi come un mio rivale. Mi sembravano attenzioni che mia madre toglieva a me. Per lei lui era tutto, perfetto, ecc, io invece la bambina da sgridare, da mettere sempre in castigo. Mi sentivo messa da parte da mia madre "per colpa" di mio padre. Quindi lui e la sua presenza mi infastidivano da piccola e quando non era a casa ero contenta perché avevo mia madre tutta per me. Poi crescendo ho iniziato, un po' tardi ormai, ad apprezzarlo e a divertirmi con lui, mi portava sempre in giro, a fare delle belle gite, a sciare e mi divertivo, quindi ho iniziato ad avere un bel rapporto con lui proprio nell'ultimo suo periodo di vita... Questo è stato il rapporto con mio padre.
In effetti nel mio ragazzo cerco, forse inconsciamente, anche una figura paterna, qualcuno che mi stia dietro, ecc. e mi innervosisce vedere che invece, al contrario, lui mi trascura, "non mi educa", non mi sta dietro, non mi dà attenzioni...

E' vero che io sono attaccata comunque al mio ragazzo, però sento di amarlo. Può anche essere che io mi sbagli in questo? Io penso di aver bevuto alcol tutto questo tempo per cercare inconsciamente di sopportare tutto quello che mi faceva mancare e anche un po' per cercare di farmelo piacere, però alla fine il risultato è stato che io mi sento innamorata e la sua partenza per me è una tragedia... Però è vero che non riesco a capire bene il suo ruolo nella mia vita, spesso sono confusa e mi chiedo se davvero io sposerei un uomo così. Razionalmente so che non è affatto la persona giusta per me.

Sì, forse devo puntare a me stessa e alla mia felicità, ma in un periodo così "critico" per me è difficile cercare di impiegare la mia intelligenza in qualcosa...

Aggiungo solo che, a detta sua, lui è innamoratissimo di me e con me si crede ormai sistemato. Mi ha portato in Puglia a conoscere tutta la sua famiglia e mi ha presentato a tutti i parenti come la sua fidanzata. Io invece mi vergognerei, onestamente, a portarlo in famiglia, per l'aspetto e per i modi che si ritrova. Eppure nei fatti ci comportiamo all'opposto: lui fugge sempre per le sue strade e io lo inseguo sempre, perché io "dipendo" da lui. Lui va via per lavoro e per guadagno e io ho lasciato la specialistica di ingegneria. Secondo me in una coppia certe scelte andrebbero affrontate insieme, non solo per sé. Non trovo giusto che lui scelga di partire e fare ciò che vuole e lasciare che gli altri (io) si regolino di conseguenza. Che coppia è?

Secondo lei, se in questo periodo in cui lui sarà via io sparissi quasi completamente (nel senso, se non mi facessi sentire per un mese intero almeno) che effetto potrei ottenere in lui? Lo allontanerei ancora di più o lo farei preoccupare?

Terrò conto il consiglio sullo psicoterapeuta, se le mie tasche me lo permetteranno, visto che in questo periodo sono un po' carente di soldi...!