Attacco di panico e depressione

Salve, dopo aver cercato online dei confronti più o meno simili con la mia storia, ho deciso di iscrivermi in questo sito, dove posso ricevere risposte da professionisti competenti.
La mia storia comincia circa 9 mesi fa, prima di iniziare un periodo di stress ho cominciato ad avere sintomi ansiosi, molto leggeri però.
Una sera viaggiando in macchina sotto l'acqua sono stato colpito da un attacco di panico, e da li la mia vita è cambiata.
Ora vi espongo: per i primi 2 mesi ho avuto solo 2 attacchi di panico, ma leggeri, però nel frattempo cominciò a salirmi un ansia continua che durava tutto il giorno, ansia che mi bruciava in pancia, nonostante questo ho continuato a fare ciò che dovevo fare, ma con uno sforzo molto più grande in quanto avevo paura di tutto, perdere il controllo, morire, della gente, mi sembrava di impazzire,sensazione di irrealtà,ma cercavo di tranquillizzarmi e andare avanti.
Ho cominciato anche ad andare da uno psicologo, e poi anche da uno psichiatra, ma le risposte sono state vaghe e forse hanno sottovalutato il problema.
Poi verso ad ottobre l'ansia comincia a spegnersi, però subentra un velo di depressione e frustrazione.
Tutto questo va avanti fino a dicembre, poi verso fine dicembre sparisce la sensazione di irrealtà e subentra frustrazione anche forte,leggera depressione e sensazione di vivere giusto per,e poca voglia di affrontare la vita...Poi a gennaio comincio anche una omeopatica e per circa un mese, fino a tre settimane stavo anche meglio, poi in queste ultime due settimane la frustrazione è tornata e anche una strana ansia di vivere, quindi una specie di depressione.
Non so più cosa voglio, non so neanche se ho voglia di vivere, non so più niente.
Quello che mi chiedo è come nove mesi fa mi sembrava di vivere a pieno e con voglia di fare, e ora non so più neanche se voglio vivere.
Questa situazione voglio aggiungere non mi accompagna tutta la giornata, posso essere frustrato e depresso, ma un quarto d'ora dopo riesco anche a tranquillizzarmi, magari confrontandomi con mia madre, ed è come se mi ricaricassi e faccio ciò che devo fare.
La mia paura è che i momenti di bassa si facciano sempre più insistenti.
Inoltre da quando ho avuto l'attacco di panico ho cominciato ad avere anche un sintomo visivo, ovvero una specie di fulminetto trasparente sull'occhio sinistro, visto soprattutto quando guardo cose chiare.
Vorrei sapere gentilmente un'opinione.
Saluti.
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Utente,

è possibile che un quadro inizialmente piuttosto semplice, con pochi sintomi, si sia via via aggravato e si sia trasformato fino a portare alla situazione che descrive.

Non mi è chiaro cosa intende con queste parole:

"Ho cominciato anche ad andare da uno psicologo, e poi anche da uno psichiatra, ma le risposte sono state vaghe e forse hanno sottovalutato il problema".

Cosa le è stato detto?
Non ha intrapreso alcun percorso terapeutico?

Si è rivolto a una struttura pubblica?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio per la repentina risposta, lo psichiatra mi ha detto solo che avendo varie difficoltà con l'università, mi trovo in un periodo difficile ,niente di più risolvibile.
Con lo pscicologo sto continuando il percorso cominciato circa 6 mesi, non con buona continuità ,però una volta ogni due settimane di media ci vado. Lo psicologo si è concentrato soprattutto sul fatto che non so cosa voglio nella vita, il problema è che è ovvio che non lo so, vivere mi mette solo che ansia.
Scusi se lo richiedo, ma il vorrei anche una opinione anche sul sintomo visivo.
La ringrazio ancora
[#3]
Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Gentile Utente,tutti questi sintomi, vaghi che si amplificano, cambiano, si trasformano, fanno pensare ad una grande quantità d'ansia che si inserisce e si alimenta in un tipo di vita percepito come insoddisfacente,che lei non riesce a cambiare.
Le consiglio un percorso serio con uno psicoterapeuta che può essere fonte di chiarezza e di crescente stabilità, supportato anche da un leggero aiuto farmacologico
Cè un fugace accenno a sua madre percepita come fonte anche se temporanea di rassicurazione.. Ci dica qualcosa di più della sua storia e delle relazioni familiari.
Nelle sue parole noto una insicurezza e una crescente paura del mondo esterno.. Che bambino e che ragazzo è stato ?

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#4]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Non ha quindi ricevuto una diagnosi?

Ha fatto presente che le sembra che si stia sottovalutando il suo problema?

Per quanto riguarda il sintomo visivo si può trattare di miodesopsia ed è necessario che si sottoponga a visita oculistica per accertarsi della benignità del fenomeno.
[#5]
Utente
Utente
Ringrazio anche lei per la sua risposta.
Si sono sempre stato timido all'inizio di ogni rapporto d'amicizia o relazione sentimentale.
Sono anche molto insicuro, anche perché i complimenti mi entrano in un orecchio ed escono dall'altro, mentre le frasi negative mi sono sempre rimaste per più tempo in testa.Nonostante questo ho sempre fatto sport a livello agonistico per dimostrare chissà cosa.
Poi sicuramente devo ammettere che dopo questa crisi sono tornato ad avere un rapporto fortissimo con mia madre, è come se fossi tornato piccolo e indifeso, e ovviamente questa vita non mi soddisfa, il problema e che ora on riesco a capire cosa mi potrebbe soddisfare.
Aiuto farmacologico, ci avevo pensato, ma so che mi darebbe come la sensazione di arrendermi.
[#6]
Utente
Utente
No non ho ricevuto una vera e propria diagnosi, almeno per quello che posso capire io in questo ambito.
Sicuramente lo farò presente al mio psicologo che forse si sta focalizzando su un aspetto meno importante.
Sono andato a vedere su internet cosa sia miodesopsia, e in effetti sembrerebbe proprio coincidere con ciò che vedo, farò una visita oculistica, è comunque sicuro che prima dell'attaco di panico questo fenomeno visivo non era presente.
Volevo sapere secondo la vostra esperienza se potrei rientrare in un caso grave, e quindi cominciare veramente a preoccuparmi, oppure con il giusto impegno posso riuscire a riprendermi se non completamente quasi.
Vi ringrazio ancora.
[#7]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
La gravità di un quadro clinico in genere si valuta in base al tipo di sintomo, alla sua intensità e alle conseguenze sul funzionamento del soggetto in ambito sociale e lavorativo.
Non potendo incontrarla non ci possiamo pronunciare al riguardo perchè il poco che possiamo sapere da lei e su di lei non è sufficiente a valutare la situazione in maniera adeguata.

In ogni caso non mi sembra di vedere alcun ostacolo a una piena guarigione, se si impegnerà nel percorso intrapreso e se, magari, chiederà una maggiore frequenza di incontri, perchè 2 sedute al mese sono poche.

Trovo comunque molto significativo il fatto che lei stia sperimentando una sorta di regressione nei confronti di sua madre, il che può far parte di un quadro in cui lei fatica ad andare avanti con la sua vita (mi riferisco alle difficoltà con l'università) e per questo si sta voltando indietro, ripiegandosi su sè stesso e chiudendosì nel rapporto con sua madre.
[#8]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

da un punto di vista della teoria cognitivo-comportamentale, i problemi legati all'ansia e al panico, se di questo stiamo parlando, sono i disturbi più semplici da trattare e che prevedono un lavoro sulle idee e le credenze disfunzionali del paziente che generano e mantengono il problema.

Se ho capito bene, il disagio è iniziato quando Lei aveva 15 anni, giusto?
Che tipo di stress ha poi dovuto affrontare?

E' verosimile pensare che possa trattarsi di un disagio legato al proprio valore personale, all'autostima bassa, al dover dimostrare di valere?

Lei infatti scrive: "Sono anche molto insicuro, anche perché i complimenti mi entrano in un orecchio ed escono dall'altro, mentre le frasi negative mi sono sempre rimaste per più tempo in testa.Nonostante questo ho sempre fatto sport a livello agonistico per dimostrare chissà cosa."

Legga questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html

Quando si verifica uno scompenso di questo tipo, chi soffre d'ansia e di attacchi di panico ha sempre bisogno di una persona di riferimento (una sorta di "infermiere") e quindi credo che il bisogno di avere adesso la mamma più vicino sia semplicemente legata a questa momentanea fragilità.
"è come se fossi tornato piccolo e indifeso"
In effetti spesso chi soffre d'ansia ha la percezione che il mondo sia un luogo minaccioso e che sia meglio avere qualcuno che possa proteggere da questi pericoli. C'è l'oscillazione tra il controllo e la libertà.

Ha una relazione sentimentale adesso?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#9]
Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 627 6
Caro ragazzo,

il suo psicologo dovrebbe focalizzarsi anche sulle cause che sottendono la sua incapacità di prendere decisioni e di sapere cosa volere dalla vita.

Avete mai parlato ad esempio di questa sua difficoltà nelle relazioni?

Che tipo di orientamento psicoterapeutico segue il suo psicologo?

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

[#10]
Dr.ssa Serena Rizzo Psicologo 202 9
Carissimo ragazzo,
lei ci chiede se il suo disagio possa aggravarsi e rientrare in "un caso grave".
Lei mi sembra piuttosto consapevole circa il suo problema e questo rappresenta un ottimo punto di partenza per un iniziale cambiamento.
Il punto focale però è che lei sia realmente disposto a voler affrontare il problema, mettendo in conto una serie di elementi che potrebbero creare resistenza verso un effettivo miglioramento.
Intendo tutto ciò che afferisce ad un percorso psicoterapico,come la costanza e la durata, e, componente imprescindibile,la capacità di fidarsi del suo terapeuta.
Effettivamente due incontri mensili sembrano veramente pochi per poter affrontare un problema di ansia. Che tipo di rapporto si è instaurato con il collega? Glielo chiedo perchè una buona relazione terapeutica è necessaria in questo tipo di percorso.
Per quanto concerne le diverse modalità che ha messo in atto per risolvere il problema, come l'omeopatia, non sono clinicamente riconosciute per i disagi di tipo psicologico.
La psicoterapia, affrontata seriamente ed in maniera consapevole, rappresenta l'unico strumento per andare fino in fondo al problema,risolvendo lo stesso così da evitare possibili ricadute.
Salutandola cordialmente,
le faccio i miei più cari auguri per tutto,
Dott.ssa Serena Rizzo psicologo/psicoterapeuta Benevento
www.psicoterapiacognitivacampania.it
www.psicologiabenevento.it

Dr.ssa serena rizzo

[#11]
Utente
Utente
Vi ringrazio per tutte le risposte ricevute, con i vostri consigli cercherò di instaurare un rapporto diverso con il mio psicoterapeuta, in modo da affrontare il nodo del problema il prima possibile. Se non funzionerà cambierò psicoterapeuta.
Per quanto riguarda la regressione verso mia madre ne sono ben consapevole del perché stia avvenendo, è che ora mi sento impantanato nella mia emotività fragile e forse un po depressa, perciò sento il bisogno di aiuto per vivere a pieno.
Sto portando avanti una relazione da un mese a questa parte, ma per ora ( anche per colpa mia e di questo periodo) non sta diventando ciò che mi aspetterei da una relazione.
Cordiali saluti
[#12]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Non c'è nulla di male di per sè nel fatto che lei si appoggi a sua madre, il problema sorge quando questo avviene in via esclusiva ad un'età in cui tale comportamento non è più adeguato.

Non è casuale il fatto che lei abbia associato la regressione che vive al fatto che non sta riuscendo a far crescere come vorrebbe la relazione da poco iniziata con una ragazza: dal punto di vista psicoanalitico l'apertura a relazioni con partner esterni alla famiglia è possibile solo quando il legame con il genitore del sesso opposto si indebolisce e non è più investito come prima dal soggetto.
In parole povere, più lei sente rafforzarsi il legame con sua madre, più è improbabile che possa investire seriamente in una relazione.

E' possibile quindi che questi due aspetti evolveranno in parallelo nel corso della sua psicoterapia.
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