Autolesionismo del mio ragazzo

Buongiorno,
Scrivo per chiedere consiglio su come comportarmi di fronte all'autolesionismo del mio ragazzo.
É successo dopo che lui mi ha detto che sarebbe andato solo a una cena (all'ultimo minuto) a cui dovevamo andare in coppia. Avendo impiegato molto tempo a prepararmi per essere carina e farlo contento gli ho risposto che non sarei rimasta a casa e che sarei uscita comunque. Subito dopo mi arriva una foto con un taglio sul braccio e la scritta ironica 'l'ho presa bene, sai'. Lui pensava che volessi tradirlo con altri, e gli ho spiegato che non aveva motivo per credere una cosa simile e che sarei uscita con un'amica.
Premetto che:
- è da 3 mesi che stiamo insieme
- ha sofferto di depressione fino ad 1 anno e mezzo fa
- gli hanno diagnosticato un principio di schizofrenia
- ha tentato il suicidio 2 anni fa
- ha sofferto di dipendenza da farmaci antidolorifici all'etá di 5-6 anni fa (causa tendine sfilacciato non curato dai genitori perché sottovalutato ampiamente)

Dice di essere uscito dalla depressione dopo un percorso psicoterapeutico senza aver usato psicofarmaci giá prescritti. Io credo che non sia guarito del tutto, ho notato delle recenti ricadute causa stress da esami universitari e familiare (genitori che scaricano le colpe di un matrimonio che non va su di lui e trascuratezza di un figlio a favore della sorella).
La famiglia non vede il problema, la sorella non se ne cura, non ha alcun amico fidato e io non voglio vivere una relazione così a 24 anni, non sono pronta e nn penso che sarei in grado di aiutarlo concretamente. Lui, a 22 anni ha diritto a stare meglio e chiedo a voi esperti in che modo posso aiutarlo e cosa posso fare da amica per indirizzarlo verso una terapia. Rivolgersi ai familiari è inutile e forse, nella mia ignoranza ho pensato che quella foto fosse una richiesta d'aiuto. Sono sconvolta e ho preso tempo per chiedere agli esperti come comportarmi.
Vi ringrazio infinitamente per l'aiuto che vorrete offrirmi con le vostre parole.
Vorrei aiutare un ragazzo brillante a vivere serenamente.
Se vi serviranno altre informazioni sono a disposizione per fornirvi tutti gli elementi per un quadro clinico il più possibile preciso. Buon lavoro e grazie
[#1]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Ragazza,
Anche se mossa da tutte le buone intenzioni,purtroppo oltre che stargli vicino e sostenerlo, lei non puo' fare.
Soltanto se il suo ragazzo, comprendera' che si tratta di una reale ricaduta, sara' in grado di rivolgersi ai medici che si sono occupati di lui in passato.
Le condotte autolesive, sono strategie disfunzionali per non sentire il dolore psichico, perche' insopportabile; quello fisico e' sicuramente più' gestibile.
Diagnosi e terapia combinata farmacoterapia e psicoterapia, potrebbero essere la soluzione

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, a volte le intenzioni di chi comunica non sono semplici e lineari. La foto che le ha mandato il suo ragazzo potrebbe essere una richiesta di aiuto, ma anche una punizione, un ricatto, un'aggressione nei suoi confronti, o chissà cos'altro.

Molte persone potrebbero beneficiare di aiuto psicoterapeutico e/o psichiatrico, se accettassero che stanno male. Ma spesso non è così.

La domanda di fondo è un'altra: cosa vi tiene insieme? Cosa la spinge verso questo ragazzo? Se lui non accettasse di farsi aiutare, se la sua famiglia non lo supportasse, se fosse una persona molto instabile, lei accetterebbe di stargli accanto comunque? Ha chiari i costi che dovrebbe pagare?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazza,
L'autolesionismo cosi' esplicito, anche in considerazione della storia clinica di questo ragazzo fanno sospettare una patologia stabile.
Il suo aiuto puo' essere solo convincerlo a rimettersi in una terapia integrata (psicoterapia e terapia farmacologica) con maggiore rispetto delle prescrizioni che gli vengono date.
Riguardo la sua posizione e' comprensibile il suo disagio e potrebbe costituire forse quella motivazione esterna per il suo ragazzo a prendersi cura dei suoi problemi.
I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#4]
Utente
Utente
Io mi sono allontanata, ho preso tempo. La foto, come dite puó essere un ricatto, è vero e in un primo momento l'ho letta anch'io in questo modo. Non ho intenzione di 'rovinarmi' la vita per salvare qualcuno che magari non vuole essere salvato, ma dispiace vederlo così, e se vi fosse anche una sola piccola cosa che potrei fare per aiutarlo la farei. Apparentemente si è reso conto della gravità del gesto, ma... Ho pensato molto a come rapportarmi in un'amicizia con lui.
Mi sono fatta mille domande: riaccadrà? Fará del male a me? Si farà del male davanti a me?
Sono rischi che non voglio correre. Le domande che vi faccio sono:
- se volessi incontrarlo di nuovo dovrei vederlo in un luogo affollato o posso anche incontrarlo da solo (c'è rischio per la mia persona o no)?
- sarebbe un danno se io parlassi con un familiare di questo episodio in modo che riceva un aiuto vero se capiranno la gravità del problema?
- in qualitá di amica, in che modo mi potró comportare se mi racconterà di essersi ferito nuovamente?
- le ricadute saranno sempre in agguato oppure dopo adeguata terapia psico-farmacologica si puó dire che si è guariti?
Vi ringrazio molto delle preziose risposte.
[#5]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Timori per se' non dovrebbero essercene perche' in queste situazioni non c'e' violenza verso gli altri
Che il ragazzo possa rifarlo dipende dal livello della patologia e soprattutto dalle terapie . Senza terapie e sempre che la diagnosi sia effettivamente confermata la possibilita' c'e'.
Parlare alla sua famiglia potrebbe essere un'azione da fare ma in un secondo momento, perche' bypasserebbe la volonta' del ragazzo e non sarebbe un messaggio positivo.
In qualita' di amica dovrebbe far si' che lui abbia fiducia in lei e senta di potersi esprimerei senza che questo la allontani.
Ci faccia sapere se vuole.
I migliori saluti
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Dr.ssa Chiara Aiello Psicologo, Psicoterapeuta 36
Gentile Utente,

Aggiungo solamente uno spunto di riflessione a quello già detto dai colleghi.
Lei dice <<Non ho intenzione di 'rovinarmi' la vita per salvare qualcuno che magari non vuole essere salvato>>

Cosa rappresenta per lei l'idea di "salvare" qualcuno? come la fa sentire?

Lei dice di essersi allontanata, ma ci pone molte domande che fanno emergere la sua volontà di non allontanarsi, bensì di cercare un nuovo avvicinamento.
Qual è la ragione che la spinge a farlo?
Quale il bisogno?

Dr.ssa Chiara Aiello
www.chiaraaiello.it

[#7]
Utente
Utente
Non lo amo, premetto. Io gli voglio bene! È un ragazzo brillante, intelligente, bello, di buona famiglia. Mi dispiace chiudere in faccia la porta dell'amicizia a qualcuno che non ha nessuno. Lo faccio perchè mi dispiace, ma allo stesso tempo non ho alcuna voglia di ricominciare una relazione. Sono conscia della gravità del problema e del lungo percorso di guarigione.
Ho imparato a capire che i depressi se vogliono devono salvarsi da soli, non li si puó obbligare. Lui deve decidere da solo di curarsi perchè sta male e perchè si ha diritto di stare bene nella vita.
Salvare non vuol dire amare. Se peró aiuto qualcuno a stare meglio ne sono felice per lui, ho fatto qualcosa di buono per qualcuno.
Con i problemi che ha a casa sua secondo me è ancora più a rischio, rischio di esagerare e farsi sempre più male per dimostrare la gravità della situazione. Per la madre lui é un bambinetto sanissimo, mentre la sorella è quella 'malata'. Dato che non ha altri amici forse anche solo sfogarsi con me lo aiuterà a non fare impulsivamente qualcosa di grave.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, nel rispetto del parere dei colleghi provo a rispondere alle sue domande. La invito a considerare il mio come un parere, peraltro su una condizione descritta, e quindi soltanto ipotetico, e ribadisco che un mio eventuale dissenso nei confronti dei colleghi non implica una "maggiore validità" del mio punto di vista, che è quello cognitivo-comportamentale.

>>se volessi incontrarlo di nuovo dovrei vederlo in un luogo affollato o posso anche incontrarlo da solo (c'è rischio per la mia persona o no)?

Rispondere a questa domanda, da un punto di vista di previsione del comportamento, implicherebbe dati ed informazioni che non si possono desumere da un consulto online. Ma il fatto stesso che lei ponga questa domanda mi fa ipotizzare che la vista di quella foto l'abbia turbata e forse spaventata. E' così?

>>Sarebbe un danno se io parlassi con un familiare di questo episodio in modo che riceva un aiuto vero se capiranno la gravità del problema?

E' possibile che coinvolgere familiare possa essere letto come un tradimento da parte del suo amico?

>>In qualitá di amica, in che modo mi potró comportare se mi racconterà di essersi ferito nuovamente?

E' una buona domanda. Bisognerebbe valutare quale "funzione" rivesta questo comportamento per il suo amico, e quale effetto abbiano le sue reazioni ai racconti di lui.
Ad esempio, potrebbe ricevere una sorta di "rinforzo" dal fatto di essere ascoltato, o dal fatto di vedere l'espressione turbata del suo volto. Ha avuto impressione che lui "ostentasse" il suo gesto?

>>Le ricadute saranno sempre in agguato oppure dopo adeguata terapia psico-farmacologica si puó dire che si è guariti?

Dipende. Dipende dalla diagnosi, dal tipo di terapia, dal grado di partecipazione ed impegno del soggetto e del terapeuta, dalla risposta ad eventuali farmaci, dalla presenza o meno di una rete di supporto, etc. Sono molti fattori, ognuno dei quali gioca un ruolo nella prognosi e nella catamnesi del disturbo.

>>Dato che non ha altri amici forse anche solo sfogarsi con me lo aiuterà a non fare impulsivamente qualcosa di grave

Se ci riflette, questo potrebbe istituire e mantenere un circolo vizioso: lei potrebbe fungere da "valvola di sfogo", e lui potrebbe non sentire così l'esigenza di risolvere davvero i suoi problemi, ma "tamponare" sfogandosi con lei. "Sfogarsi" non ha nulla a che vedere con l'affrontare le proprie difficoltà; spesso, anzi, è un modo per "abbassare la temperatura emotiva" e procrastinare la soluzione dei propri problemi.
[#9]
Utente
Utente
Gentile dott.Cali, ringrazio lei e tutti i suoi colleghi cosi gentili e rapidi.
Ho parlato oggi con il ragazzo dicendogli che non intendo riallacciare la storia. Mi è sembrato giá meno convinto della gravità dei suoi problemi. Sembra che non abbia tempo per se stesso e che appositamente si concentri sui guai degli altri. Le solite promesse 'non succederà più, io sto bene...'
Non sembra ostentare questi gesti anche se un po' di tempo fa mostrava le cicatrici dicendo che era felice appartenssero al passato. Io non so se questo sia ostentazione. È una cosa talmente incomprensibile per me che non riesco a dare una classificazione.
Lui stesso dice che parlarne con i suoi lo metterebbe in difficoltà e forse non gioverebbe. Non credo che sarebbe giusto entrare in una sfera così privata e personale senza avere confidenza necessaria. Metterei in difficoltà lui e toglierei forse quell'alone che da credere ai genitori che vada tutto bene.

Per quanto riguarda le mie paure posso dire che mia sorella (molto più grande di me) ha avuto esperienze dello stesso tipo e se prima il ragazzo si nascondeva, in un secondo tempo passava all'autolesionismo palese come arma di ricatto. Non vorrei assistere a questo tipo di scene, mia sorella é stata vittima di tutto ció per quattro anni e i segni di questa storia sono ormai cicatrici.

Per sfogarsi intendevo fornirgli la possibilità di raccontare a qualcuno che si è stati da uno psichiatra, quanto sia difficile uscirne, di quanto sia faticoso pensare a se stessi anzichè agli altri. Non sono una che compatirebbe un autolesionista depresso. Piuttosto potrei dargli quel sostegno minimo e quel piccolo incoraggiamento che nel suo caso non arriva da nessuno. Se vogliamo un banale 'sostegno morale' che per lui potrebbe voler dire molto.
[#10]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Mi è sembrato giá meno convinto della gravità dei suoi problemi. Sembra che non abbia tempo per se stesso e che appositamente si concentri sui guai degli altri

Forse il suo amico non ha consapevolezza del suo disagio, o rifiuta di averne; oppure i costi che dovrebbe affrontare per provare a risolvere i suoi problemi sono più alti di quelli che è disposto a pagare.

In tutti i casi, dovrà esser lui a rendersene conto e scegliere di intraprendere un percorso verso una vita più ricca e "piena".

>>Metterei in difficoltà lui e toglierei forse quell'alone che da credere ai genitori che vada tutto bene

Se lei sceglie che questa non è una strada che vuole seguire, allora, coerentemente con questo, riconsideri il suo "sostegno morale". A volte, il "sostegno morale" è un piccolo anestetico, che fa soffrir meno. Ed a volte, è proprio il "soffrir meno" che aiuta a non cercare aiuto.

Non le sto suggerendo di tagliare qualsiasi contatto con il suo amico, le sto solo chiedendo di fare un bilancio quanto più possibile attento. Dalle sue parole mi sembra che lei ci abbia pensato a lungo, e con una certa lucidità ("Non sono una che compatirebbe un autolesionista depresso").

"Prendersi cura" di noi stessi è la nostra prima responsabilità: se il suo amico per ora non sente l'esigenza di farlo, lei potrà essergli amica, potrà volergli bene, ma rassicurarlo e sostenerlo forse potrebbe essere controproducente.

>>mia sorella é stata vittima di tutto ció per quattro anni e i segni di questa storia sono ormai cicatrici

Mi risulta molto comprensibile che lei sia rimasta scottata. Trasformi le "cicatrici" metaforiche di sua sorella in un'occasione per apprendere.

Con comprensione per il disagio del suo amico, ma senza alcun appoggio per le sue scelte autolesionistiche (che possono essere anche il "non chiedere aiuto").

Cordiali saluti
[#11]
Utente
Utente
Buongiorno,
Scrivo dopo qualche giorno per aggiornarvi sulla situazione.
Questa sera ho incontrato il mio ormai ex e per un ora mi ha fatta sentire in colpa per averlo abbandonato al momento del bisogno con una serie di argomentazioni agghiaccianti (io non sono un caso grave, c'è chi fa del male alle donne, io sto bene...).
Il tutto condito da 'ti reputavo una persona diversa, pensavo che mi volessi bene, tu avevi deciso già prima che doveva finire' e altre frasi assurde.
Ho chiarito nuovamente e con fermezza la mia posizione cercando di fargli capire che non deve curarsi per far felice me (o Tizia, Caia) ma perchè c'è un'alternativa allo stare male ed è stare bene per se stessi perchè è un proprio diritto!
Aggiungo che la madre deve aver capito che qualcosa non andava: il ragazzo è partito da casa senza cellulare e alle mie email sul tablet non rispondeva (lasciato a casa). Preoccupata per il figlio la madre ha ottenuto il mio numero chiamando a casa mia. La madre era pronta a raggiungerlo in macchina per sincerarsi della sua integrità (comportamento nuovo in 3 mesi di relazione e numerose visite a casa mia).
Finito l'incontro con il mio ex ho preso la palla al balzo e ho richiamato la signora. Con molta delicatezza e scusandomi per essermi permessa di intromettermi le ho detto che il ragazzo mi sembrava un po' in crisi per esami universitari, demoralizzato e in difficoltà con se stesso. Molto genericamente, alla sua domanda di cosa fosse giusto fare per aiutarlo ho suggerito con delicatezza di trovare qualcuno che lo tranquillizzi per gli esami e che lo aiuti a pensare più a sè e a stare bene con sè stesso. Senza magari pensare a stare bene per far felice qualcuno.
Non so se ho fatto bene, ma in buona fede era l'unica e l'ultima cosa che potevo forse fare per lui.
Cosa ne pensate? Ho riflettuto moltissimo sui vostri spunti e spero di essermi mossa adeguatamente.
Vi ringrazio di cuore per i vostri preziosi messaggi. Il vostro lavoro è encomiabile e davvero valido.
[#12]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

pur con i limiti di un consulto on line credo abbia fatto bene ad essere così ferma con questo ragazzo.
D'altra parte il Suo ex ha provato ancora una volta ad esprimersi con la modalità comunicativa e relazionale che gli è più congeniale, cercando di farLa sentire probabilmente in colpa e accusandoLa, ma senza successo.

D'altra parte il quadro che Lei ha descritto, al di là delle etichette diagnostiche, è decisamente grave e pertanto comprendo le Sue perplessità.

Adesso Lei come sta?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#13]
Utente
Utente
Gentile dott.ssa
La ringrazio della sua domanda. Mi sento scossa e un po' turbata per le frasi che mi sono fatta scivolare addosso, ma sento che l'allontanamento sia stato il modo migliore per aiutarlo (e forse l'unico possibile). Dovrà rialzarsi da solo, per sua volontà e io non saró il suo 'farmakòs' a seconda delle fasi alterne del suo 'male'. La telefonata ha avuto un effetto positivo per me: ho riflettuto sette giorni cercando le parole meno aspre per comunicare la mia preoccupazione senza rivelare la gravità del problema. Banalmente parlando posso dire che la mia 'coscienza' sia pulita. Ho fiducia che le mie parole non siano state vane: come è stato aiutato in passato dalla famiglia così sarà sostenuto oggi.
Sono fiduciosa che con il tempo anche il mio turbamento scemerà. Rimarrà un po' di amaro in bocca ma la speranza di aver fatto un gesto coraggioso e forse utile.
Ringrazio comunque Lei e i suoi colleghi per avermi aiutata e rassicurata soprattutto in quest'ultima fase così delicata. Avevo bisogno di una parola di conforto alla fine di tutto ció.
Grazie ancora e buon lavoro.
Complimenti vivissimi e sinceri per quello che fate.
[#14]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Ragazza,
Se e' certa di non amarlo, ma di provare affetto, i ricatti psicologici ricevuti e l' amaro in bocca passeranno a breve....
Lui magari si curera' e lei ricomunciera' a vivere.
Cari auguri
[#15]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>sento che l'allontanamento sia stato il modo migliore per aiutarlo (e forse l'unico possibile). Dovrà rialzarsi da solo, per sua volontà e io non saró il suo 'farmakòs' a seconda delle fasi alterne del suo 'male'

Può essere stato difficile. Ma non sempre fare ciò che per noi è importante è facile; anzi, spesso le scelte più comode vanno nella direzione contraria rispetto ai nostri valori.

>>Rimarrà un po' di amaro in bocca ma la speranza di aver fatto un gesto coraggioso e forse utile

La scelta che ha fatto, dopo aver lungamente meditato, potrebbe essere utile, o forse non sortire alcun effetto. Ha esercitato la possibilità di scegliere, e lo ha fatto mettendo al primo posto la salvaguardia di sè e l'interesse per il suo amico.

Spesso non sappiamo cosa accadrà, nè abbiano il controllo degli eventi, ma possiamo scegliere come affrontare le nostre sfide. E lei ha scelto.

Cordiali saluti e sinceri auguri per lei e per il suo amico
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