Fidanzato e problemi familiari
Gentili psicologi,
vi scrivo per chiedervi un consiglio riguardo la situazione del mio fidanzato, con il quale sto da molto tempo e che tutta la mia famiglia e gli amici considerano una persona stupenda, molto responsabile e che si fa voler bene. Il fatto è che la sua situazione famigliare non è delle migliori, anche se lui non lo da' assolutamente a vedere, e con me non ne vuole parlare (lui stesso mi ha detto che a casa sua gli hanno insegnato a tenere per sé i propri problemi), quindi non riesco a capire se stia effettivamente bene e in che misura; il padre ha iniziato ad abusare di alcol da circa sette anni (anche i nonni paterni hanno avuto questo problema, non so se ne siano mai effettivamente usciti) e credo abbia anche altri disturbi (da quel poco che so, ha tentato il suicidio almeno una volta e penso soffra di depressione), quindi all'incirca dall'adolescenza in poi non è stato una figura presente per lui che, anzi, ha dovuto e deve farsi continuamente carico di responsabilità in più per sollevare almeno un po' la madre, preoccupandosi e occupandosi della sorella (che è il suo esatto contrario e non gode di una buona reputazione) e del padre stesso. L'unica volta in cui è riuscito ad aprirsi con me, o forse l'unica volta in cui non è più riuscito a tenersi più tutto dentro, è stata circa un paio d'anni fa, quando mi ha raccontato piangendo (cosa rara per lui) che spesso doveva andare in giro di notte alla ricerca del padre, per ritrovarlo in un qualche bar talmente ubriaco che nemmeno riusciva a riconoscerlo. Presa dalle emozioni, mi sono lasciata trasportare e ho pianto con lui, e da quel momento non mi ha più detto niente e non si è più sfogato in quel modo, penso per non farmi star male e per non dover pensare alla situazione, almeno in quei pochi momenti tranquilli che possiamo passare insieme. La situazione a volte è pesante, sembra quasi che il padre sia lui, quindi quando siamo insieme la madre e la sorella lo chiamano almeno una decina di volte per i motivi più disparati e spesso deve andare a fare quanto gli viene detto. Io non gli ho più chiesto nulla riguardo il padre, cerco di essere il più discreta possibile e, come lui, di comportarmi come niente fosse, ma il pensiero che possa soffrire per la situazione e che non abbia nessuno con cui parlarne mi fa star male. So che non vuole aiuto da professionisti (ho provato a proporglielo, l'unica volta in cui ha ammesso di avere dei problemi, ma è molto orgoglioso), e io più di far finta di niente per non rattristarlo non so come comportarmi, né riesco a capire se la situazione sia migliorata, anche se sinceramente non mi sembra (vado raramente a casa sua, ma tutte le volte il padre è in pigiama e già a letto alle cinque del pomeriggio, esce solo per cenare e per giocare su internet). Spero potrete darmi un vostro parere e un consiglio su come comportarmi, vi ringrazio per l'attenzione.
vi scrivo per chiedervi un consiglio riguardo la situazione del mio fidanzato, con il quale sto da molto tempo e che tutta la mia famiglia e gli amici considerano una persona stupenda, molto responsabile e che si fa voler bene. Il fatto è che la sua situazione famigliare non è delle migliori, anche se lui non lo da' assolutamente a vedere, e con me non ne vuole parlare (lui stesso mi ha detto che a casa sua gli hanno insegnato a tenere per sé i propri problemi), quindi non riesco a capire se stia effettivamente bene e in che misura; il padre ha iniziato ad abusare di alcol da circa sette anni (anche i nonni paterni hanno avuto questo problema, non so se ne siano mai effettivamente usciti) e credo abbia anche altri disturbi (da quel poco che so, ha tentato il suicidio almeno una volta e penso soffra di depressione), quindi all'incirca dall'adolescenza in poi non è stato una figura presente per lui che, anzi, ha dovuto e deve farsi continuamente carico di responsabilità in più per sollevare almeno un po' la madre, preoccupandosi e occupandosi della sorella (che è il suo esatto contrario e non gode di una buona reputazione) e del padre stesso. L'unica volta in cui è riuscito ad aprirsi con me, o forse l'unica volta in cui non è più riuscito a tenersi più tutto dentro, è stata circa un paio d'anni fa, quando mi ha raccontato piangendo (cosa rara per lui) che spesso doveva andare in giro di notte alla ricerca del padre, per ritrovarlo in un qualche bar talmente ubriaco che nemmeno riusciva a riconoscerlo. Presa dalle emozioni, mi sono lasciata trasportare e ho pianto con lui, e da quel momento non mi ha più detto niente e non si è più sfogato in quel modo, penso per non farmi star male e per non dover pensare alla situazione, almeno in quei pochi momenti tranquilli che possiamo passare insieme. La situazione a volte è pesante, sembra quasi che il padre sia lui, quindi quando siamo insieme la madre e la sorella lo chiamano almeno una decina di volte per i motivi più disparati e spesso deve andare a fare quanto gli viene detto. Io non gli ho più chiesto nulla riguardo il padre, cerco di essere il più discreta possibile e, come lui, di comportarmi come niente fosse, ma il pensiero che possa soffrire per la situazione e che non abbia nessuno con cui parlarne mi fa star male. So che non vuole aiuto da professionisti (ho provato a proporglielo, l'unica volta in cui ha ammesso di avere dei problemi, ma è molto orgoglioso), e io più di far finta di niente per non rattristarlo non so come comportarmi, né riesco a capire se la situazione sia migliorata, anche se sinceramente non mi sembra (vado raramente a casa sua, ma tutte le volte il padre è in pigiama e già a letto alle cinque del pomeriggio, esce solo per cenare e per giocare su internet). Spero potrete darmi un vostro parere e un consiglio su come comportarmi, vi ringrazio per l'attenzione.
[#1]
Gentlile Ragazza,
non riescoa comprendere la sua richiesta.
Il suo fidanzato, ha una situazione complessa e dolorosa e, lei chiede come poterlo aiutare?
Personalemnte credo, che se il suo fidanzato non deciderà di farsi aiutare, nessno, nè specialisti, nè amici, nè lei, saranno di aiuto.
Non si può far parlare chi non dsidera parlare, ascoltare chi non vuole essere ascoltato ed essere d'aiuto per chi vuole risolvere da solo le sue difficoltà.
Uno psicologo, sarebbe indicato, ma solo nel caso lui lo volesse
non riescoa comprendere la sua richiesta.
Il suo fidanzato, ha una situazione complessa e dolorosa e, lei chiede come poterlo aiutare?
Personalemnte credo, che se il suo fidanzato non deciderà di farsi aiutare, nessno, nè specialisti, nè amici, nè lei, saranno di aiuto.
Non si può far parlare chi non dsidera parlare, ascoltare chi non vuole essere ascoltato ed essere d'aiuto per chi vuole risolvere da solo le sue difficoltà.
Uno psicologo, sarebbe indicato, ma solo nel caso lui lo volesse
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Difficile dirti come comportarti. Stare vicino a una persona problematica può essere una dura prova da sopportare, ma in ultima analisi dev'essere lui a decidere di farsi aiutare. In questi casi raramente familiari, fidanzati e amici possono fare alcunché di significativo, tanto meno si può "consigliare" a distanza.
>>> So che non vuole aiuto da professionisti (ho provato a proporglielo, l'unica volta in cui ha ammesso di avere dei problemi, ma è molto orgoglioso)
>>>
In tal caso bisognerebbe trovare il modo di farlo passare sopra all'orgoglio. Altrimenti la dura conclusione che se ne dovrebbe trarre è che ancora la sua soglia di sopportazione non sia stata messa davvero alla prova. In altre parole, che non abbia ancora sofferto tanto da percepire come irrinunciabile la ricerca d'aiuto.
Puoi provare a ragionare al contrario: cosa dovrebbe succedere, perché lui si decidesse a cercare aiuto?
>>> So che non vuole aiuto da professionisti (ho provato a proporglielo, l'unica volta in cui ha ammesso di avere dei problemi, ma è molto orgoglioso)
>>>
In tal caso bisognerebbe trovare il modo di farlo passare sopra all'orgoglio. Altrimenti la dura conclusione che se ne dovrebbe trarre è che ancora la sua soglia di sopportazione non sia stata messa davvero alla prova. In altre parole, che non abbia ancora sofferto tanto da percepire come irrinunciabile la ricerca d'aiuto.
Puoi provare a ragionare al contrario: cosa dovrebbe succedere, perché lui si decidesse a cercare aiuto?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 8.3k visite dal 18/02/2013.
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