Scelta dello psicologo
Salve,
ho diversi problemi alquanto stupidi visti da fuori. Sono però arrivata ad un punto di saturazione tale da aver bisogno di un aiuto serio, il faidate ha funzionato molto male finora.
Volevo chiedervi un consulto perchè ora non so a che tipo di professionista rivolgermi.
Penso che tutti i miei problemi siano ascrivibili all'ansia, l'insicurezza e una scarsa autostima, ma sono talmente in crisi con me stessa in questo momento che può anche darsi che mi sbagli, e sotto sotto sia in realtà una narcisista che ama crogiolarsi nei suoi problemi, non lo so... Non penso di volermi molto bene comunque.
Ora il problema principale riguarda l'università, ho sempre avuto problemi a presentarmi agli esami, succede che per quanto abbia studiato non mi senta mai pronta e quando arriva quella mattina finisco poi sempre col ritirarmi, dicendo invece a casa invece che mi bocciano. Ormai i miei pensano che io sia un'idiota, giustamente. Rabbrividisco a pensare di essere così immatura da mentire ai miei, ma se gli dicessi che mi sono ritirata capirebbero ancor meno, visto che 'bisogna sempre dare il massimo' secondo mia mamma.
Sono arrivata al punto che fatico a studiare anche perchè non mi vedo più adatta a ricoprire quel ruolo che ricoprirei se finissi l'università: faccio medicina. E' quasi più difficile a livello di stress che di materie. Tutti che s'affannano per arrivare primi, spesso si fanno degli sgambetti tra loro che neanche i bambini dell'asilo. A parlar con alcuni di loro sembra che aver perso un anno equivalga ad avere perso ogni possibilità di carriera, e mi è entrata dentro quest'idea... Da fuoricorso ormai mi sento una fallita, è più mi sento così più arranco e non riesco ad andare avanti nello studio. Ah, mi sta venendo una specie di fobia verso i medici, mi sento giudicata e ho paura che mi chiedano sempre cosa faccio nella vita le rare volte che vado dal dottore.
Per l'appunto fatico anche a trovare piacevoli tanti miei colleghi, son sempre stata timida, ma mentre al liceo andavo d'accordo un po' con tutti (non ero nè bulla, nè oggetto dei bulli, io guardavo e stavo zitta, che forse è anche peggio), all'università non riesco molto a legare. Subito odiavo i rapporti superficiali e utilitaristici che si creano, ora mi ci sono adattata e ne ho un po' anch'io. Finisco però col studiare a casa da sola la maggior parte del tempo, se vado in biblioteca spesso mi distraggo e mi sembra di concludere meno di quel che faccio a casa. Questa è all'incirca la situazione, scusate se è poco lucida.
A che psicologo dovrei rivolgermi? A che scuola di pensiero?
Vi ringrazio tanto
ho diversi problemi alquanto stupidi visti da fuori. Sono però arrivata ad un punto di saturazione tale da aver bisogno di un aiuto serio, il faidate ha funzionato molto male finora.
Volevo chiedervi un consulto perchè ora non so a che tipo di professionista rivolgermi.
Penso che tutti i miei problemi siano ascrivibili all'ansia, l'insicurezza e una scarsa autostima, ma sono talmente in crisi con me stessa in questo momento che può anche darsi che mi sbagli, e sotto sotto sia in realtà una narcisista che ama crogiolarsi nei suoi problemi, non lo so... Non penso di volermi molto bene comunque.
Ora il problema principale riguarda l'università, ho sempre avuto problemi a presentarmi agli esami, succede che per quanto abbia studiato non mi senta mai pronta e quando arriva quella mattina finisco poi sempre col ritirarmi, dicendo invece a casa invece che mi bocciano. Ormai i miei pensano che io sia un'idiota, giustamente. Rabbrividisco a pensare di essere così immatura da mentire ai miei, ma se gli dicessi che mi sono ritirata capirebbero ancor meno, visto che 'bisogna sempre dare il massimo' secondo mia mamma.
Sono arrivata al punto che fatico a studiare anche perchè non mi vedo più adatta a ricoprire quel ruolo che ricoprirei se finissi l'università: faccio medicina. E' quasi più difficile a livello di stress che di materie. Tutti che s'affannano per arrivare primi, spesso si fanno degli sgambetti tra loro che neanche i bambini dell'asilo. A parlar con alcuni di loro sembra che aver perso un anno equivalga ad avere perso ogni possibilità di carriera, e mi è entrata dentro quest'idea... Da fuoricorso ormai mi sento una fallita, è più mi sento così più arranco e non riesco ad andare avanti nello studio. Ah, mi sta venendo una specie di fobia verso i medici, mi sento giudicata e ho paura che mi chiedano sempre cosa faccio nella vita le rare volte che vado dal dottore.
Per l'appunto fatico anche a trovare piacevoli tanti miei colleghi, son sempre stata timida, ma mentre al liceo andavo d'accordo un po' con tutti (non ero nè bulla, nè oggetto dei bulli, io guardavo e stavo zitta, che forse è anche peggio), all'università non riesco molto a legare. Subito odiavo i rapporti superficiali e utilitaristici che si creano, ora mi ci sono adattata e ne ho un po' anch'io. Finisco però col studiare a casa da sola la maggior parte del tempo, se vado in biblioteca spesso mi distraggo e mi sembra di concludere meno di quel che faccio a casa. Questa è all'incirca la situazione, scusate se è poco lucida.
A che psicologo dovrei rivolgermi? A che scuola di pensiero?
Vi ringrazio tanto
[#1]
Gentile ragazza,
Lei indica i suoi problemi soprattutto nell'ambito diu studio. Inoltre ci parla di una mamma che stimola il perfezionismo.
La facolta' di Medicina e' un ambito che richiede molto impegno e l'essere iscritta, avere fatto alcuni esam non farebbe propendere per una scarsaa autoistima. Forse c'e un ideale di perfezionismo che e' pesante da gestire.
E' forse questa l'area su cui lavorare. Io le consiglierei un approccio psicodinamico o psicoanalitico.
I migliori saluti
Lei indica i suoi problemi soprattutto nell'ambito diu studio. Inoltre ci parla di una mamma che stimola il perfezionismo.
La facolta' di Medicina e' un ambito che richiede molto impegno e l'essere iscritta, avere fatto alcuni esam non farebbe propendere per una scarsaa autoistima. Forse c'e un ideale di perfezionismo che e' pesante da gestire.
E' forse questa l'area su cui lavorare. Io le consiglierei un approccio psicodinamico o psicoanalitico.
I migliori saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#3]
L'insicurezza puo' derivare da poca autostima ma anche da perfezionismo.
Mi fa venire in mente un esperimento in cui delle persone dovevano lanciare dei cerchietti affinche' si collocassero in dei perni fissati a terra a varia distanza da loro.
Le persone con bassa autostima miravamo ai perni vicinissimi. Non si mettevano in gioco.
Nel suo caso se il problema fosse stata la scarsa autostima non avrebbe neanche tentato l'esame di ammissione a Medicina.
Non crede?
Mi fa venire in mente un esperimento in cui delle persone dovevano lanciare dei cerchietti affinche' si collocassero in dei perni fissati a terra a varia distanza da loro.
Le persone con bassa autostima miravamo ai perni vicinissimi. Non si mettevano in gioco.
Nel suo caso se il problema fosse stata la scarsa autostima non avrebbe neanche tentato l'esame di ammissione a Medicina.
Non crede?
[#4]
Gentile ragazza,
in effetti vivere in un ambiente estremamente competitivo come quello che tu descrivi non dev'essere per nulla semplice.
Posso chiederti se la scelta di studiare medicina e diventare medico è tua, maturata nel tempo, o imposta da altri?
Da una parte c'è la mamma che tiene molto al tuo successo, e in parte è anche comprensibile.
Dall'altra sei stata catapultata in un ambiente a dir poco competitivo.
Però permettimi un'altra osservazione in merito: forse tu pecchi di ingenuità o forse le tue aspettative sulle persone (che non feriranno mai, che non faranno sgambetti a nessuno) è davvero irrealistica...
Mi ha colpito particolarmente una frase che usi per giudicarti: "Ormai i miei pensano che io sia un'idiota, giustamente"
Giustamente?
E' questa l'idea che hai di te stessa?
Incontrare un momento di difficoltà nella vita, nel percorso di studi, in una relazione, al lavoro NON equivale ad essere idiota. Semplicemente può accadere. A chiunque.
Anch'io,come te, ritengo che un colloquio psicologico potrebbe essere utile, ho dubbi sulla psicoterapia perchè da qui francamente non saprei dirlo... Poichè la psicoterapia serve per curare i disturbi psicopatologici, è prima necessaria una diagnosi.
Da qui, con i limiti di un consulto on line, sembrerebbe un momento di difficoltà che forse è possibile "sistemare" con un buon supporto psicologico.
Saluti,
in effetti vivere in un ambiente estremamente competitivo come quello che tu descrivi non dev'essere per nulla semplice.
Posso chiederti se la scelta di studiare medicina e diventare medico è tua, maturata nel tempo, o imposta da altri?
Da una parte c'è la mamma che tiene molto al tuo successo, e in parte è anche comprensibile.
Dall'altra sei stata catapultata in un ambiente a dir poco competitivo.
Però permettimi un'altra osservazione in merito: forse tu pecchi di ingenuità o forse le tue aspettative sulle persone (che non feriranno mai, che non faranno sgambetti a nessuno) è davvero irrealistica...
Mi ha colpito particolarmente una frase che usi per giudicarti: "Ormai i miei pensano che io sia un'idiota, giustamente"
Giustamente?
E' questa l'idea che hai di te stessa?
Incontrare un momento di difficoltà nella vita, nel percorso di studi, in una relazione, al lavoro NON equivale ad essere idiota. Semplicemente può accadere. A chiunque.
Anch'io,come te, ritengo che un colloquio psicologico potrebbe essere utile, ho dubbi sulla psicoterapia perchè da qui francamente non saprei dirlo... Poichè la psicoterapia serve per curare i disturbi psicopatologici, è prima necessaria una diagnosi.
Da qui, con i limiti di un consulto on line, sembrerebbe un momento di difficoltà che forse è possibile "sistemare" con un buon supporto psicologico.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#5]
Utente
Ho capito cosa intende dott.ssa, la ringrazio.
Io son sempre stata abituata sin da piccola ad essere 'premiata' quando facevo bene a scuola e 'punita' se facevo male, cosa che credo facciano un po' tutti i genitori. Io però ho elaborato male il concetto di studio come fosse un dovere, dove tutto il resto poteva essere sacrificato, e soprattutto l'ho elaborato nel senso peggiore: quel che valgo come studente io valgo anche come persona. Io mi sento una fallita in questo periodo sostanzialmente.
Come faccio a estinguere questa associazione?
Io son sempre stata abituata sin da piccola ad essere 'premiata' quando facevo bene a scuola e 'punita' se facevo male, cosa che credo facciano un po' tutti i genitori. Io però ho elaborato male il concetto di studio come fosse un dovere, dove tutto il resto poteva essere sacrificato, e soprattutto l'ho elaborato nel senso peggiore: quel che valgo come studente io valgo anche come persona. Io mi sento una fallita in questo periodo sostanzialmente.
Come faccio a estinguere questa associazione?
[#6]
"l'ho elaborato nel senso peggiore: quel che valgo come studente io valgo anche come persona. Io mi sento una fallita in questo periodo sostanzialmente."
Ritengo che sia questo significato che crea il problema... il valore di una persona non può dipendere da un voto, nè dal lavoro svolto, nè da quanti soldi si hanno, ecc... Il valore di una persona è incalcolabile, a prescindere dagli insuccessi.
E' chiaro che se pensi in questa maniera ti senti una fallita!
"Come faccio a estinguere questa associazione?"
Con l'aiuto di uno psicologo di persona.
Ad esempio secondo l'approccio cognitivo-comportamentale, vi è la comprensione di tale funzionamento personale, dei significati personali attribuiti, ecc... e dell'esposizione a ciò che crea il problema e alla ricerca di altre strategie più funzionali per risolvere il problema.
Saluti,
Ritengo che sia questo significato che crea il problema... il valore di una persona non può dipendere da un voto, nè dal lavoro svolto, nè da quanti soldi si hanno, ecc... Il valore di una persona è incalcolabile, a prescindere dagli insuccessi.
E' chiaro che se pensi in questa maniera ti senti una fallita!
"Come faccio a estinguere questa associazione?"
Con l'aiuto di uno psicologo di persona.
Ad esempio secondo l'approccio cognitivo-comportamentale, vi è la comprensione di tale funzionamento personale, dei significati personali attribuiti, ecc... e dell'esposizione a ciò che crea il problema e alla ricerca di altre strategie più funzionali per risolvere il problema.
Saluti,
[#7]
Utente
Scusi dott.ssa Pileci, mi sono accorta che mi aveva risposto mentre rispondevo alla dott.ssa Esposito!
Io lo so che una persona non va giudicata solo per quelli che sono i risultati, ma fatico ad applicare questo concetto a me stessa. Dovrei imparare a perdonarmi un pochino...
Io preferirei un approccio in cui lo psicologo mi spiegasse come fare, con degli esercizi, non lo so... Vorrei evitare lunghe analisi introspettive in cui a parlare sia solo io, perchè di introspezione per mia natura veramente forse ne faccio persino più del dovuto...
Quindi è l'approccio cognitivo-comportamentale che aiuterebbe secondo lei? La ringrazio tanto!
La scelta di voler fare medicina comunque credo sia stata mia, ma non posso escludere che i desideri di mia mamma mi abbiano influenzato. Diciamo che pensare a fare il dottore quando si è piccoli e poi materialmente farlo son cose anche distanti tra loro, ma non lo dico con rammarico.
Io lo so che una persona non va giudicata solo per quelli che sono i risultati, ma fatico ad applicare questo concetto a me stessa. Dovrei imparare a perdonarmi un pochino...
Io preferirei un approccio in cui lo psicologo mi spiegasse come fare, con degli esercizi, non lo so... Vorrei evitare lunghe analisi introspettive in cui a parlare sia solo io, perchè di introspezione per mia natura veramente forse ne faccio persino più del dovuto...
Quindi è l'approccio cognitivo-comportamentale che aiuterebbe secondo lei? La ringrazio tanto!
La scelta di voler fare medicina comunque credo sia stata mia, ma non posso escludere che i desideri di mia mamma mi abbiano influenzato. Diciamo che pensare a fare il dottore quando si è piccoli e poi materialmente farlo son cose anche distanti tra loro, ma non lo dico con rammarico.
[#8]
"Io preferirei un approccio in cui lo psicologo mi spiegasse come fare, con degli esercizi, non lo so... Vorrei evitare lunghe analisi introspettive in cui a parlare sia solo io, perchè di introspezione per mia natura veramente forse ne faccio persino più del dovuto..."
In questo caso ritengo sia indicato un approccio attivo come quello cognitivo-comportamentale.
Comprendere tutto e analizzare tutto, se anche fosse possibile, non sarebbe comunque garanzia di cambiamento.
Iniziare a comprendere e a fare determinate cose e a relazionarsi in maniera permette invece di sperimentarsi in altro modo e di modificare la percezione di sè e di sè in relazione all'altro.
Saluti,
In questo caso ritengo sia indicato un approccio attivo come quello cognitivo-comportamentale.
Comprendere tutto e analizzare tutto, se anche fosse possibile, non sarebbe comunque garanzia di cambiamento.
Iniziare a comprendere e a fare determinate cose e a relazionarsi in maniera permette invece di sperimentarsi in altro modo e di modificare la percezione di sè e di sè in relazione all'altro.
Saluti,
[#11]
(..)A che psicologo dovrei rivolgermi? A che scuola di pensiero?(..)
queste letture potranno esselre utile
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
queste letture potranno esselre utile
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#12]
Utente
Grazie mille dott.ssa Pileci, mi hanno aiutato molto le sue risposte!
Grazie anche a lei dott. De Vincentiis, ho letto con attenzione la guida che mi ha linkato: ora sono un più indecisa tra TCC, la sua sistemico-relazionale, la T. breve strategica (quelle che da ignorante mi son sembrate le più 'attive'), e poi la Gestalt (forse perchè l'ho studiata un po' per un corso e mi ha appassionato) e l'approccio centrato sulla persona di Rogers (che però non so quanto sia adatto ai disturbi d'ansia).
Ci penserò un po' su!
La ringrazio molto!
Grazie anche a lei dott. De Vincentiis, ho letto con attenzione la guida che mi ha linkato: ora sono un più indecisa tra TCC, la sua sistemico-relazionale, la T. breve strategica (quelle che da ignorante mi son sembrate le più 'attive'), e poi la Gestalt (forse perchè l'ho studiata un po' per un corso e mi ha appassionato) e l'approccio centrato sulla persona di Rogers (che però non so quanto sia adatto ai disturbi d'ansia).
Ci penserò un po' su!
La ringrazio molto!
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 1.5k visite dal 15/02/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Narcisismo
Come si comporta il narcisista? Quali sono i segnali del narcisismo? Come superare una relazione con un soggetto con personalità narcisistica e il love bombing?