Autolesionismo e piccole ricadute...di nuovo?
Salve,per parlare del mio problema attuale dovrei fare un passo indietro...
In seconda superiore iniziai a tagliarmi. Inizialmente solo piccoli graffi che mi facevo ogni tanto,quando ero troppo ansiosa o stressata. Ma più passava il tempo più questa cosa continuava,fino a diventare una dipendenza. Gli anni successivi furono un inferno,avevo continui sbalzi d'umore(passavo da stati di depressione e sconforto totali,a stati di felicità ed euforia),mi è capitato più volte di non sapere cosa stavo provando,sentivo un caos di emozioni che si agitavano in me,e che spesso non riuscivo ad esternare. L'autostima continuava a diminuire,fino a diventare zero. Per un po' di mesi inoltre,iniziai ad avere pensieri suicidi,non mi importava nulla di me e della mia vita,e questo desiderare il suicidio mi tormentava,ci pensavo sempre...da un lato volevo farlo,ma dall'altro volevo solo scoppiare a piangere,perché sentivo di non meritare tutto ciò,ma al tempo stesso di meritarlo. Intanto i tagli che mi facevo erano più frequenti e più "gravi",sanguinavano anche per giorni,ma non me ne importava. Di questo non ne ho mai parlato con nessuno,la mia famiglia non ha mai saputo(e non sa tuttora) di queste cose,ho continuato a fingere di stare bene,ridevo,nascondevo i tagli. Avevo una paura tremenda di far soffrire gli altri a causa mia,avevo i sensi di colpa a mille,inoltre con i miei genitori non ho mai avuto un buon dialogo,soprattutto con mio padre. Per lui non provo nulla,perché fin da quando ero piccola mi ha sempre trattata da schifo,continuava a lamentarsi di me,a dire che non ero capace di far nulla,che lui non si meritava una figlia così...vabbé,ora non lo ascolto nemmeno più,ma a quel tempo le sue parole mi facevano malissimo.
Sono riuscita però ad uscire da tutto questo,col passare del tempo ho capito che non potevo buttarmi via in questo modo. Ora è da 9 mesi che non mi taglio,sono veramente serena,,ho ripreso vitalità,slancio,voglia di vivere,serenità,mi stimo,mi amo e mi rispetto,l'angoscia e l'ansia non sono più forti come prima,e soprattutto non sono più così' incontrollabili,anche gli sbalzi d'umore non sono così frequenti.
Tuttavia da un po' sento di stare entrando in una strana "fase" dell'autolesionismo,nel senso che ci penso e non ci penso,a volte il pensiero è sempre lì e lo sogno pure di notte,altre volte è come se non ci fosse mai stato. Quando ci penso sento che non è per via della dipendenza,come in passato,ma per scaricare tutte le tensioni e lo stress. Sabato per esempio mi sono graffiata lievemente,in modo del tutto impulsivo(cosa che capitava raramente,perché in passato era tutto calcolato),solamente perché sentivo una rabbia dentro per via di un litigio con una persona...
Mi chiedo se riuscirò mai ad uscirne del tutto,evidentemente se anche adesso mi capita di ripensarci e di aver di nuovo la voglia di farlo,il problema è ancora lì?
In seconda superiore iniziai a tagliarmi. Inizialmente solo piccoli graffi che mi facevo ogni tanto,quando ero troppo ansiosa o stressata. Ma più passava il tempo più questa cosa continuava,fino a diventare una dipendenza. Gli anni successivi furono un inferno,avevo continui sbalzi d'umore(passavo da stati di depressione e sconforto totali,a stati di felicità ed euforia),mi è capitato più volte di non sapere cosa stavo provando,sentivo un caos di emozioni che si agitavano in me,e che spesso non riuscivo ad esternare. L'autostima continuava a diminuire,fino a diventare zero. Per un po' di mesi inoltre,iniziai ad avere pensieri suicidi,non mi importava nulla di me e della mia vita,e questo desiderare il suicidio mi tormentava,ci pensavo sempre...da un lato volevo farlo,ma dall'altro volevo solo scoppiare a piangere,perché sentivo di non meritare tutto ciò,ma al tempo stesso di meritarlo. Intanto i tagli che mi facevo erano più frequenti e più "gravi",sanguinavano anche per giorni,ma non me ne importava. Di questo non ne ho mai parlato con nessuno,la mia famiglia non ha mai saputo(e non sa tuttora) di queste cose,ho continuato a fingere di stare bene,ridevo,nascondevo i tagli. Avevo una paura tremenda di far soffrire gli altri a causa mia,avevo i sensi di colpa a mille,inoltre con i miei genitori non ho mai avuto un buon dialogo,soprattutto con mio padre. Per lui non provo nulla,perché fin da quando ero piccola mi ha sempre trattata da schifo,continuava a lamentarsi di me,a dire che non ero capace di far nulla,che lui non si meritava una figlia così...vabbé,ora non lo ascolto nemmeno più,ma a quel tempo le sue parole mi facevano malissimo.
Sono riuscita però ad uscire da tutto questo,col passare del tempo ho capito che non potevo buttarmi via in questo modo. Ora è da 9 mesi che non mi taglio,sono veramente serena,,ho ripreso vitalità,slancio,voglia di vivere,serenità,mi stimo,mi amo e mi rispetto,l'angoscia e l'ansia non sono più forti come prima,e soprattutto non sono più così' incontrollabili,anche gli sbalzi d'umore non sono così frequenti.
Tuttavia da un po' sento di stare entrando in una strana "fase" dell'autolesionismo,nel senso che ci penso e non ci penso,a volte il pensiero è sempre lì e lo sogno pure di notte,altre volte è come se non ci fosse mai stato. Quando ci penso sento che non è per via della dipendenza,come in passato,ma per scaricare tutte le tensioni e lo stress. Sabato per esempio mi sono graffiata lievemente,in modo del tutto impulsivo(cosa che capitava raramente,perché in passato era tutto calcolato),solamente perché sentivo una rabbia dentro per via di un litigio con una persona...
Mi chiedo se riuscirò mai ad uscirne del tutto,evidentemente se anche adesso mi capita di ripensarci e di aver di nuovo la voglia di farlo,il problema è ancora lì?
[#1]
"Quando ci penso sento che non è per via della dipendenza,come in passato,ma per scaricare tutte le tensioni e lo stress."
Gentile utente,
quello che descrivi è una strategia disfunzionale di gestione delle emozioni più forti come la rabbia.
E' possibile modificare tale comportamento, ma con l'aiuto di un professionista come lo psicologo psicoterapeuta.
Nel frattempo, non parlandone a casa, hai provato a parlarne almeno col medico di base?
Gentile utente,
quello che descrivi è una strategia disfunzionale di gestione delle emozioni più forti come la rabbia.
E' possibile modificare tale comportamento, ma con l'aiuto di un professionista come lo psicologo psicoterapeuta.
Nel frattempo, non parlandone a casa, hai provato a parlarne almeno col medico di base?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Cara ragazza,
gestire i propri vissuti con l'autolesionismo significa lasciarsi invadere da un'emotività che prima di tutto andrebbe gestita nel rapporto con l'altro e poi in maniera più intima e personale.
Provare dolore fisico è come annullare le emozioni per ricoprirle da una sensazione molto intenza, ma che può comunque tenere sotto controllo. Cosa che le rimane difficile con i sentimenti e le emozioni forti.
Potrebbe essere utile per lei una psicoterapia ad indirizzo psicodinamico.
gestire i propri vissuti con l'autolesionismo significa lasciarsi invadere da un'emotività che prima di tutto andrebbe gestita nel rapporto con l'altro e poi in maniera più intima e personale.
Provare dolore fisico è come annullare le emozioni per ricoprirle da una sensazione molto intenza, ma che può comunque tenere sotto controllo. Cosa che le rimane difficile con i sentimenti e le emozioni forti.
Potrebbe essere utile per lei una psicoterapia ad indirizzo psicodinamico.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#5]
Gentile Utente,
dal momento che vedo che sei maggiorenne, il medico non può nella maniera più assoluta parlare di un tuo problema di salute con nessuno, neppure con i tuoi genitori.
Cosa significa non saper gestire le emozioni?
Significa che, probabilmente, non hai mai imparato ad esprimere e poi a modulare tali emozioni. Forse l'ambiente in cui sei cresciuta non te lo ha permesso, nel senso che non potevi permetterti di esprimere te stessa in maniera autentica o forse ci sono altre ragioni che io non conosco.
Ad ogni modo è possibile imparare a modulare le emozioni.
Saluti,
dal momento che vedo che sei maggiorenne, il medico non può nella maniera più assoluta parlare di un tuo problema di salute con nessuno, neppure con i tuoi genitori.
Cosa significa non saper gestire le emozioni?
Significa che, probabilmente, non hai mai imparato ad esprimere e poi a modulare tali emozioni. Forse l'ambiente in cui sei cresciuta non te lo ha permesso, nel senso che non potevi permetterti di esprimere te stessa in maniera autentica o forse ci sono altre ragioni che io non conosco.
Ad ogni modo è possibile imparare a modulare le emozioni.
Saluti,
[#6]
Cara ragazza,
i comportamenti di autolesionismo che lei mette in atto non sono dovuti ad aree del cervello che funzionano in maniera anomala. Si parla in generale della possibilità di gestire la sfera emotiva in maniera adeguata.
Essendo maggiorenne non deve temere che i suoi genitori possano essere informati. Sussiste in questo caso il segreto professionale, che lei chiaramente deve pretendere in quanto suo diritto.
i comportamenti di autolesionismo che lei mette in atto non sono dovuti ad aree del cervello che funzionano in maniera anomala. Si parla in generale della possibilità di gestire la sfera emotiva in maniera adeguata.
Essendo maggiorenne non deve temere che i suoi genitori possano essere informati. Sussiste in questo caso il segreto professionale, che lei chiaramente deve pretendere in quanto suo diritto.
[#7]
Gentile Utente,
Ci sono emozioni positive che danno gioia, felicità, piacere, godimento, ed emozioni negative, che danno sofferenza, afflizione, dolore, angoscia.
Di solito, le emozioni positive sono gradite e quelle negative spiacevoli. Quelle spiacevoli sono anche sgradevoli, odiose, insopportabili.
Le emozioni negative, non tollerabili, devono in qualche modo essere sopportate da noi perché non sempre è possibile che un soggetto viva soltanto con emozioni positive e gradevoli.
Tuttavia, quando siamo a contatto con quelle sgradevoli, mal le sopportiamo. Esse scavano nel nostro animo dei solchi veramente profondi e pieni di escrementi psicologici che ci fanno male e ci dilaniano lo spirito. E non le sopportiamo, non le tolleriamo, ne siamo sovrastati.
Alcuni, più forti, riescono a fronteggiarle, altri, più deboli, quando sopravvengono emozioni negative, essendo più sensibili e, avendo una soglia di sopportabilità più bassa, sono portati ad avere una grande paura di tali emozioni negative e di essere da queste influenzati.
Soffrono, perché i mali psicologici, o dello spirito (senza nessun richiamo a schemi religiosi e di fede) scavano trincee piene di molti malesseri e di forti sofferenze.
Le sofferenze psicologiche o dello spirito fanno più male di quelle fisiche.
L’ipotesi non generalizzabile, né suffragata da ragionamenti logici, è la seguente: come non sentire più questi grandi malesseri psicologici?
Cercando rifugio in altri malesseri, fisici questa volta, organici. Se siamo presi da questi, non sentiamo più gli altri, quelli psicologici. E allora cerchiamo qualcosa che ci faccia male sul piano fisico: tagliare le nostre carni, offrire il nostro sangue pur di… non soffrire più di emozioni negative psicologiche. Può tornare il quadro che le ho fatto?
Però poi si cresce, o si esce da una situazione di debolezza dell’Io, e si diventa più coriacei, un po’, mica tanto, ma quel tanto che basta per non tagliarci più. Perché adesso i mali psichici riusciamo un po’ a sopportarli e man mano che andiamo avanti nella nostra vita li sopportiamo sempre di più.
Poi ci sono ricadute, come quella che sta appena vivendo lei, e la soglia del dolore psichico ritorna o cerca di tornare ai livelli di una volta.
Che fare: resistere, resistere, resistere.
C’è anche la possibilità di sapere e capire perché quelle negative la influenzano così tanto da non riuscire a sopportarle e a contrastarle. Ma qui entriamo nel campo della psicoterapia analitica che scava nel profondo.
Provi a resistere, ce la farà.
Ovvero provi un percorso psicoterapeutico che la conduca verso le profondità del suo essere per comprendere cosa le fa più male e perché.
Tanti auguri e cordiali saluti.
Ci sono emozioni positive che danno gioia, felicità, piacere, godimento, ed emozioni negative, che danno sofferenza, afflizione, dolore, angoscia.
Di solito, le emozioni positive sono gradite e quelle negative spiacevoli. Quelle spiacevoli sono anche sgradevoli, odiose, insopportabili.
Le emozioni negative, non tollerabili, devono in qualche modo essere sopportate da noi perché non sempre è possibile che un soggetto viva soltanto con emozioni positive e gradevoli.
Tuttavia, quando siamo a contatto con quelle sgradevoli, mal le sopportiamo. Esse scavano nel nostro animo dei solchi veramente profondi e pieni di escrementi psicologici che ci fanno male e ci dilaniano lo spirito. E non le sopportiamo, non le tolleriamo, ne siamo sovrastati.
Alcuni, più forti, riescono a fronteggiarle, altri, più deboli, quando sopravvengono emozioni negative, essendo più sensibili e, avendo una soglia di sopportabilità più bassa, sono portati ad avere una grande paura di tali emozioni negative e di essere da queste influenzati.
Soffrono, perché i mali psicologici, o dello spirito (senza nessun richiamo a schemi religiosi e di fede) scavano trincee piene di molti malesseri e di forti sofferenze.
Le sofferenze psicologiche o dello spirito fanno più male di quelle fisiche.
L’ipotesi non generalizzabile, né suffragata da ragionamenti logici, è la seguente: come non sentire più questi grandi malesseri psicologici?
Cercando rifugio in altri malesseri, fisici questa volta, organici. Se siamo presi da questi, non sentiamo più gli altri, quelli psicologici. E allora cerchiamo qualcosa che ci faccia male sul piano fisico: tagliare le nostre carni, offrire il nostro sangue pur di… non soffrire più di emozioni negative psicologiche. Può tornare il quadro che le ho fatto?
Però poi si cresce, o si esce da una situazione di debolezza dell’Io, e si diventa più coriacei, un po’, mica tanto, ma quel tanto che basta per non tagliarci più. Perché adesso i mali psichici riusciamo un po’ a sopportarli e man mano che andiamo avanti nella nostra vita li sopportiamo sempre di più.
Poi ci sono ricadute, come quella che sta appena vivendo lei, e la soglia del dolore psichico ritorna o cerca di tornare ai livelli di una volta.
Che fare: resistere, resistere, resistere.
C’è anche la possibilità di sapere e capire perché quelle negative la influenzano così tanto da non riuscire a sopportarle e a contrastarle. Ma qui entriamo nel campo della psicoterapia analitica che scava nel profondo.
Provi a resistere, ce la farà.
Ovvero provi un percorso psicoterapeutico che la conduca verso le profondità del suo essere per comprendere cosa le fa più male e perché.
Tanti auguri e cordiali saluti.
[#9]
Gentile ragazza,
un percorso psicoterapeutico serve per curare una psicopatologia che deve prima essere accuratamente diagnosticata da uno psicologo psicoterapeuta o da uno psichiatra.
Diciamo che ha caratteristiche diverse a seconda della patologia e dell'orientamento teorico scelto dal terapeuta.
Nel tuo caso, a mio avviso, un percorso dovrebbe aiutarti ad imparare a gestire meglio le emozioni. Per fare questo dovresti in prima battuta imparare a riconscerle e riconoscere che tutte le emozioni si esprimono attraverso il corpo.
Anche la tristezza. Se quando provi tristezza non riesci a sfogarti è del tutto comprensibile. Questo può avvenire perchè la tristezza è l'emozione della perdita e pertanto siamo fermi e apparentemente stanchi. in realtà la tristezza ha un'utilità precisa: serve per rallentare il corpo e conservare energie, se visto da una prospettiva evolutiva.
In tal senso io non credo che ci siano emozioni "negative". Anche la rabbia, l'ansia e la paura sono emozioni utilissime perchè ci permettono di comprendere ingiustizie (rabbia) o pericoli (paura, ansia) e ci permettono di adottare strategie comportamentali e relazionali sempre più affinate finalizzate alla sopravvivenza e al benessere. Se non provassimo ansia, paura, rabbia, tristezza, insieme ad emozioni quali la gioia, la serenità, ecc... non potremmo sopravvivere.
Quindi, la prima cosa importante da fare ora è imparare tali strategie più funzionali, sostituendole ai tagli (che sono gravemente disfunzionali).
Prova a chiedere aiuto a uno psicologo psicoterapeuta presso l'ASL della tua zona e parlane anche col tuo medico di base, sottolineando l'importanza per te del segreto professionale stretto.
Facci sapere!
un percorso psicoterapeutico serve per curare una psicopatologia che deve prima essere accuratamente diagnosticata da uno psicologo psicoterapeuta o da uno psichiatra.
Diciamo che ha caratteristiche diverse a seconda della patologia e dell'orientamento teorico scelto dal terapeuta.
Nel tuo caso, a mio avviso, un percorso dovrebbe aiutarti ad imparare a gestire meglio le emozioni. Per fare questo dovresti in prima battuta imparare a riconscerle e riconoscere che tutte le emozioni si esprimono attraverso il corpo.
Anche la tristezza. Se quando provi tristezza non riesci a sfogarti è del tutto comprensibile. Questo può avvenire perchè la tristezza è l'emozione della perdita e pertanto siamo fermi e apparentemente stanchi. in realtà la tristezza ha un'utilità precisa: serve per rallentare il corpo e conservare energie, se visto da una prospettiva evolutiva.
In tal senso io non credo che ci siano emozioni "negative". Anche la rabbia, l'ansia e la paura sono emozioni utilissime perchè ci permettono di comprendere ingiustizie (rabbia) o pericoli (paura, ansia) e ci permettono di adottare strategie comportamentali e relazionali sempre più affinate finalizzate alla sopravvivenza e al benessere. Se non provassimo ansia, paura, rabbia, tristezza, insieme ad emozioni quali la gioia, la serenità, ecc... non potremmo sopravvivere.
Quindi, la prima cosa importante da fare ora è imparare tali strategie più funzionali, sostituendole ai tagli (che sono gravemente disfunzionali).
Prova a chiedere aiuto a uno psicologo psicoterapeuta presso l'ASL della tua zona e parlane anche col tuo medico di base, sottolineando l'importanza per te del segreto professionale stretto.
Facci sapere!
[#10]
Gentile utente,
Un percorso psicoterapeutico implica anche la scelta di uno psicoterapeuta. Inserisco due link che la rimanda a due articoli di un nostro collega che ha descritto, in breve, le migliori scuole terapeutiche attualmente funzionanti in Italia. Si potrà orientare meglio nella scelta di uno Psicoterapeuta.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Con molti auguri.
Un percorso psicoterapeutico implica anche la scelta di uno psicoterapeuta. Inserisco due link che la rimanda a due articoli di un nostro collega che ha descritto, in breve, le migliori scuole terapeutiche attualmente funzionanti in Italia. Si potrà orientare meglio nella scelta di uno Psicoterapeuta.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Con molti auguri.
[#12]
Cara Ragazza,
spesso il dolore fisico, serve e non poco per non sentire quello psichico, che è invece insopportabile ed ingestibile.
Le suggerisco di chiedere aiuto e di evitare di perpetuare questo approccio dolente e silente verso l'elaborazione della sua sofferenza.
Non aspetti che i rituali ritornino, spesso poi questo rituali, tendono a trasformarsi in automatismi, ciè si ripresenteranno senza chiederle il permesso, danneggiandole psiche e soma.
Cari auguri
spesso il dolore fisico, serve e non poco per non sentire quello psichico, che è invece insopportabile ed ingestibile.
Le suggerisco di chiedere aiuto e di evitare di perpetuare questo approccio dolente e silente verso l'elaborazione della sua sofferenza.
Non aspetti che i rituali ritornino, spesso poi questo rituali, tendono a trasformarsi in automatismi, ciè si ripresenteranno senza chiederle il permesso, danneggiandole psiche e soma.
Cari auguri
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#13]
Utente
Perché non urlo,non grido,non piango,non butto le cose a terra,perché quando mi sento esplodere dentro non faccio nulla? Ieri sera mi è venuta una gran voglia di piangere. Ho trattenuto le lacrime,mi sono detta "Dai,piangerò dopo quando non ci sarà nessuno,quando sarò a dormire,da sola." Ho represso queste mie emozioni,ed alla fine sono rimaste lì,nessuna lacrima,nemmeno una goccia.
Volevo piangere. Ma mi fa sentire così debole,fragile,quando inizio a piangere non la smetto più.
Io le voglio esternare queste emozioni,perché prima o dopo... esploderanno in me.
Preferisco piantarmi le unghie nella pelle,piuttosto che urlare,gridare,piangere.
Sento una sorta di peso dentro di me.
Scusate.
Volevo piangere. Ma mi fa sentire così debole,fragile,quando inizio a piangere non la smetto più.
Io le voglio esternare queste emozioni,perché prima o dopo... esploderanno in me.
Preferisco piantarmi le unghie nella pelle,piuttosto che urlare,gridare,piangere.
Sento una sorta di peso dentro di me.
Scusate.
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 9.7k visite dal 09/02/2013.
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