Insoddisfazione
Buon giorno, sono una studentessa universitaria iscritta al quarto anno di giruisprudenza, che sta attraversando un periodo di totale apatia e insoddisfazione. Sono sempre stata una persona riflessiva, che si pone spesso domande sulla vita e tendente ad episodi depressivi. In questo periodo non sto più studiando, non ce la faccio ad aprire i libri, non sto più facendo volontariato con i bambini (cosa che facevo da 3 anni) nonostante sia una cosa a cui tengo molto. In realtà, la facoltà che ho scelto l'ho scelta perché mi piace, e perché fin da piccola ho sempre sognato di fare l'avvocato ma in questi anni sono anche cambiata e la laurea è diventata più che altro un mio traguardo personale che voglio raggiungere, ma non credo più che la professione da avvocato faccia per me. A me ha sempre appassionato tutto quello che ha a che fare con la scrittura, la pittura, l'arte in generale.. Ma si sa che la professione dell'artista non dà molte sicurezze.. Ora, in questo periodo vorrei dedicare un po' di tempo a me stessa per fare quello che amo, dipingere, leggere, scrivere ma poi non faccio un bel niente, passo le mie giornate a gironzolare per casa. Mi sento insoddisfatta, come se non sapessi cosa farne della mia vita, come se la vita che conduco non fosse più mia, e la mia paura più grande è quella di arrivare tra 20 anni e guardarmi indietro realizzando che non ho coltivato le mie passioni, che faccio un lavoro che detesto, e che ho lasciato da parte il mio sogno, quello di scrivere un libro. Mi sento apatica, tutto mi scivola addosso, non so più cosa voglio, non so niente. Vorrei solo non sentirmi più così e stare bene.
Aggiungo anche che soffro di attacchi di ansia.
Aggiungo anche che soffro di attacchi di ansia.
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"Mi sento insoddisfatta, come se non sapessi cosa farne della mia vita, come se la vita che conduco non fosse più mia, e la mia paura più grande è quella di arrivare tra 20 anni e guardarmi indietro realizzando che non ho coltivato le mie passione"
Questo potrebbe avere a che fare con la fine del percorso universitario, in cui comincia a fare dei bilanci, ma anche a pensare in modo più concreto al futuo, rivedendo progetti e sogni che aveva prima (fare l'avvocato).
In quest'ottica l'apatia potrebbe essere una utilissima emozione per fermarsi e capire meglio, senza prendere decisioni avventate sul futuro.
Però vorrei domandarLe anche che cosa intende con "Sono sempre stata una persona riflessiva, che si pone spesso domande sulla vita e tendente ad episodi depressivi"
Saluti,
Questo potrebbe avere a che fare con la fine del percorso universitario, in cui comincia a fare dei bilanci, ma anche a pensare in modo più concreto al futuo, rivedendo progetti e sogni che aveva prima (fare l'avvocato).
In quest'ottica l'apatia potrebbe essere una utilissima emozione per fermarsi e capire meglio, senza prendere decisioni avventate sul futuro.
Però vorrei domandarLe anche che cosa intende con "Sono sempre stata una persona riflessiva, che si pone spesso domande sulla vita e tendente ad episodi depressivi"
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
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Utente
Innanzitutto La ringrazio per la risposta. Intendevo dire che in passato ho sofferto di episodi depressivi, uno in particolare legato alla perdita di una persona cara per cui ho consultato uno psicologo ed eseguito anche una terapia farmacologica. Diciamo che faccio dei periodi, settimane in cui sto bene e altre in cui inizio a riflettere molto e tendo a cadere in stati depressivi che mi portano a chiudermi in me stessa e a trascorrere intere settimane in casa a piangere senza un motivo preciso.
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Essere tristi in seguito alla perdita di una persona cara è fisiologico, ma è possibile che Lei abbia un modo di vedere la vita e di agire di tipo depressivo, che può portarLa ad isolarsi, a vedere la parte negativa degli eventi e a non vedere nè trovare possibili soluzioni ai problemi.
Con lo psicologo che aveva contattato in passato erano emersi questi temi e soprattutto avevate compreso il modo in cui Lei funziona?
Una volta intercettato il proprio modo di funzionare è determinante sapere quali strategie adattive attuare in modo tale da saper modulare e gestire lo stato "depressivo".
Per far luce comunque sulla conclusione degli studi, perchè non prova a chiedere una mano allo psicologo in Facoltà, se presente?
Con lo psicologo che aveva contattato in passato erano emersi questi temi e soprattutto avevate compreso il modo in cui Lei funziona?
Una volta intercettato il proprio modo di funzionare è determinante sapere quali strategie adattive attuare in modo tale da saper modulare e gestire lo stato "depressivo".
Per far luce comunque sulla conclusione degli studi, perchè non prova a chiedere una mano allo psicologo in Facoltà, se presente?
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.9k visite dal 07/02/2013.
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