Disturbo evitante e rapporto con la madre
Salve,
ho quasi 30 e mi sono sottoposta ad una terapia di tipo cognitivo per guarire dall'ansia che mi accompagnava perennemente, soprattutto nel contesto lavorativo. Durante questa terapia (verso la fine), durata più di due anni , mi è stato fatto capire che ho un disturbo di tipo evitante. Ho sospeso i miei colloqui con lo psicologo, anche perchè non mi sembrava di essere migliorata tanto e ho iniziato a cercare di andare avanti senza l'aiuto di un professionista.
Ci sono dei periodi in cui sono letteralmente sopraffatta dall'ansia ed altri in cui sono molto tranquilla.
Non riesco però a spiegarmi il motivo per cui questo avviene. Sto pensando che la causa di tutti i miei problemi sia mia madre, una donna che il mio psi aveva definito "dal carattere difficile" ed "evitante". Io vivo ancora con i miei perchè non ho la possibilità di andarmene a vivere da sola. Non ho rapporti di amicizia significativi e da poco il ragazzo di cui ero innamorata e con cui pensavo di costruire qualcosa di duraturo, mi ha lasciata. Proprio perchè molto demoralizzata, in quest'ultimo periodo sto trascorrendo più tempo in casa con i miei e come per magia....mi sta tornando l'ansia.... Sono più sensibile all'inquietudine e al nervosismo di mia madre, sono più sensibile alle "sue offese e umiliazioni". Mi dice a volte, in modo molto sarcastico, che sono brutta, che non so vestire. Cose di poco conto ma ci soffro ancora come quando ero piccola. Da bambina, ho subito spesso le sue sfuriate....mi picchiava e una volta mi ha anche ferito. Non so cosa fare.
Non posso andarmene e piango ogni notte perchè vorrei non essere mai nata.
Vi ringrazio di cuore se mi risponderete.
ho quasi 30 e mi sono sottoposta ad una terapia di tipo cognitivo per guarire dall'ansia che mi accompagnava perennemente, soprattutto nel contesto lavorativo. Durante questa terapia (verso la fine), durata più di due anni , mi è stato fatto capire che ho un disturbo di tipo evitante. Ho sospeso i miei colloqui con lo psicologo, anche perchè non mi sembrava di essere migliorata tanto e ho iniziato a cercare di andare avanti senza l'aiuto di un professionista.
Ci sono dei periodi in cui sono letteralmente sopraffatta dall'ansia ed altri in cui sono molto tranquilla.
Non riesco però a spiegarmi il motivo per cui questo avviene. Sto pensando che la causa di tutti i miei problemi sia mia madre, una donna che il mio psi aveva definito "dal carattere difficile" ed "evitante". Io vivo ancora con i miei perchè non ho la possibilità di andarmene a vivere da sola. Non ho rapporti di amicizia significativi e da poco il ragazzo di cui ero innamorata e con cui pensavo di costruire qualcosa di duraturo, mi ha lasciata. Proprio perchè molto demoralizzata, in quest'ultimo periodo sto trascorrendo più tempo in casa con i miei e come per magia....mi sta tornando l'ansia.... Sono più sensibile all'inquietudine e al nervosismo di mia madre, sono più sensibile alle "sue offese e umiliazioni". Mi dice a volte, in modo molto sarcastico, che sono brutta, che non so vestire. Cose di poco conto ma ci soffro ancora come quando ero piccola. Da bambina, ho subito spesso le sue sfuriate....mi picchiava e una volta mi ha anche ferito. Non so cosa fare.
Non posso andarmene e piango ogni notte perchè vorrei non essere mai nata.
Vi ringrazio di cuore se mi risponderete.
[#1]
Gentile utente ,
Il suo problema credo che potrebbe essere trattato con una terapia familiare.
Portando a colloquio tutta la sua famiglia, e sicuramente sua madre con la quale dice di avere un problema.
Ovviamente come lei forse conosce esistono orientamenti e metodologie diverse nell' ambito della psicoterapia, quindi ogni specialista potrà consigliare il suo orientamento che sarà altrettanto valido; ma il presupposto secondo cui un trattamento ha davvero efficacia si basa sulla sua volontà e motivazione a risolvere il suo problema.
Quanto e' davvero motivata ?
Il suo problema credo che potrebbe essere trattato con una terapia familiare.
Portando a colloquio tutta la sua famiglia, e sicuramente sua madre con la quale dice di avere un problema.
Ovviamente come lei forse conosce esistono orientamenti e metodologie diverse nell' ambito della psicoterapia, quindi ogni specialista potrà consigliare il suo orientamento che sarà altrettanto valido; ma il presupposto secondo cui un trattamento ha davvero efficacia si basa sulla sua volontà e motivazione a risolvere il suo problema.
Quanto e' davvero motivata ?
Cordialmente Dr.ssa Silvia Rotondi
www.silviarotondi.it
338-26 72 692
[#2]
Gentile Utente,
la sua lettera sembra denunciare uno stato di agitazione ed ansia che lei descrive chiaramente. Lei è in sostanza già sufficientemente consapevole che l'origine della sua ansia possa essere il rapporto con sua madre. Se l'allontanamento da casa le è per adesso problematico, perchè non propone a sua madre un percorso terapeutico da fare insieme di tipo sistemico familiare. Aldilà delle varie diagnosi è importante ristabilire un rapporto madre-figlia basato sulla comprensione e sul rispetto reciproco.
Provi a chiedere aiuto a sua madre e, forse, sarà sorpresa nello scoprire che anche sua madre aveva bisogno a sua volta di essere aiutata.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Agnese Bonni
la sua lettera sembra denunciare uno stato di agitazione ed ansia che lei descrive chiaramente. Lei è in sostanza già sufficientemente consapevole che l'origine della sua ansia possa essere il rapporto con sua madre. Se l'allontanamento da casa le è per adesso problematico, perchè non propone a sua madre un percorso terapeutico da fare insieme di tipo sistemico familiare. Aldilà delle varie diagnosi è importante ristabilire un rapporto madre-figlia basato sulla comprensione e sul rispetto reciproco.
Provi a chiedere aiuto a sua madre e, forse, sarà sorpresa nello scoprire che anche sua madre aveva bisogno a sua volta di essere aiutata.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Agnese Bonni
Dr.ssa Agnese Bonni
Psicologa, Psicoterapeuta, Consulente sessuale, Mediatrice familiare a Piombino (LI)
[#3]
Cara ragazza, mi domando se il medico di famiglia non potrebbee aiutarla e aiutare anche sua m adre sia consigliando una terapia sistemica stante la sua situazione di ansia sia aiutando sua madre che forse tanto bene non sta..
Sicura che non può pensare di andarsene, magari condividendo le spese con un'amica, facendo un secondo lavoro?
Qualcosa deve tentare di fare, concretamente , perchè stando lì, si sentirà sempre la bambina bistrattata che è stata.
Auguri di serenità e coraggio
Sicura che non può pensare di andarsene, magari condividendo le spese con un'amica, facendo un secondo lavoro?
Qualcosa deve tentare di fare, concretamente , perchè stando lì, si sentirà sempre la bambina bistrattata che è stata.
Auguri di serenità e coraggio
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#4]
Gentile Utente,
come le Colleghe le suggeriscono, potrebbe intraprendere una psicoterapia famigliare (o sistemico-relazionale) se intende focalizzarsi sul lavoro delle dinamiche dei rapporti tra i membri della sua famiglia. Questo in sostanza prevede la famiglia in terapia.
Se invece intende curare il disturbo evitante di personalità (ammesso che sia questa la diagnosi che è stata fatta) dovrebbe iniziare una psicoterapia psicodinamica individuale e successivamente, qualora lo ritenesse necessario, una psicoterapia di gruppo.
Le personalità evitanti hanno difficoltà con il tema dell'esibizione, difficoltà nel relazionarsi con gli altri, possono aver avuto genitori con uno stile educativo rigido che li hanno rimproverati o umiliati in pubblico ecc.
Recuperare il rapporto con sua madre è sicuramente utile, ma non lo faccia diventare il "capro espiatorio" o l'origine di tutti i suoi disagi.
Lei si trova in una fase del ciclo vitale in cui si dovrebbe affrancare dalle figure genitoriali e il fatto che ne sia ancora "invischiata" potrebbe rappresentare una sua difficoltà nel processo di separazione.
come le Colleghe le suggeriscono, potrebbe intraprendere una psicoterapia famigliare (o sistemico-relazionale) se intende focalizzarsi sul lavoro delle dinamiche dei rapporti tra i membri della sua famiglia. Questo in sostanza prevede la famiglia in terapia.
Se invece intende curare il disturbo evitante di personalità (ammesso che sia questa la diagnosi che è stata fatta) dovrebbe iniziare una psicoterapia psicodinamica individuale e successivamente, qualora lo ritenesse necessario, una psicoterapia di gruppo.
Le personalità evitanti hanno difficoltà con il tema dell'esibizione, difficoltà nel relazionarsi con gli altri, possono aver avuto genitori con uno stile educativo rigido che li hanno rimproverati o umiliati in pubblico ecc.
Recuperare il rapporto con sua madre è sicuramente utile, ma non lo faccia diventare il "capro espiatorio" o l'origine di tutti i suoi disagi.
Lei si trova in una fase del ciclo vitale in cui si dovrebbe affrancare dalle figure genitoriali e il fatto che ne sia ancora "invischiata" potrebbe rappresentare una sua difficoltà nel processo di separazione.
[#5]
Utente
Grazie a tutti per le risposte.
Il motivo per cui non ho mai intrapreso una terapia familiare è il rifiuto di mia madre e anche la mia ritrosia ad esprimere le mie emozioni in sua presenza, visto che ha sempre reagito al mio pianto o ai miei gesti di affetto respingendo e innervosendosi.
Mi ha fatto riflettere la domanda della dott.ssa Rotondi: quanto sono motivata?
Vorrei crescere e separarmi dalla mia famiglia ma nello stesso tempo ho molta paura di non riuscire...
Potrei cercare di andare via di casa, dovrei fare sacrifici e cambiare completamente il mio modo di vivere, quanto davvero lo desidero? Forse non abbastanza.
Ciò che vorrei è prendere le distanze da un modo di vivere e di pensare che non sento più mio e che mi è stato trasmesso e inculcato. Vorrei sentirmi serena, non sentirmi costantemente minacciata dagli altri e sola nella mia paura. Cosa iniziare a fare per migliorare un po' la situazione? Procedere a piccoli passi?
Spero di trovare presto un modo...
Il motivo per cui non ho mai intrapreso una terapia familiare è il rifiuto di mia madre e anche la mia ritrosia ad esprimere le mie emozioni in sua presenza, visto che ha sempre reagito al mio pianto o ai miei gesti di affetto respingendo e innervosendosi.
Mi ha fatto riflettere la domanda della dott.ssa Rotondi: quanto sono motivata?
Vorrei crescere e separarmi dalla mia famiglia ma nello stesso tempo ho molta paura di non riuscire...
Potrei cercare di andare via di casa, dovrei fare sacrifici e cambiare completamente il mio modo di vivere, quanto davvero lo desidero? Forse non abbastanza.
Ciò che vorrei è prendere le distanze da un modo di vivere e di pensare che non sento più mio e che mi è stato trasmesso e inculcato. Vorrei sentirmi serena, non sentirmi costantemente minacciata dagli altri e sola nella mia paura. Cosa iniziare a fare per migliorare un po' la situazione? Procedere a piccoli passi?
Spero di trovare presto un modo...
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 6.8k visite dal 05/02/2013.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.