Consulto psicologico
Salve sono una ragazza di vent'anni, iscritta al secondo anno della facoltà di ingegneria. Scrivo per chiedere aiuto, per risolvere il mio problema.
Da quando mi sono iscritta all'università non riesco più a trovare la concentrazione, mi distraggo ripetutamente e le ore trascorse sui libri non sono produttive al 100%.
Al liceo sono stata una studentessa modello, perseveranza e continuità nello studio, medie alte, borse studio, grandi soddisfazioni.
Per me lo studio e la buona riuscita personale sono da sempre stati motivo di realizzazione e impulso alla crescita, e ora mi ritrovo a non capire le cause di questo malessere, ormai generalizzato, quasi un affaticamento mentale costante, con conseguente spossatezza fisica. Amo leggere, essere informata sulle scoperte scientifiche, ho scelto io e consapevolmente la mia facoltà, so quello che vorrei fare, ma non riesco a capire perchè resto a guardare la mia vita e gli eventi scorrermi davanti agli occhi senza batter ciglio, senza fare nulla.
Non ho neanche più voglia di uscire, di curarmi particolarmente, a dispetto delle attenzioni e della precisione che caratterizzavano prima la mia persona.
Sto attraversando dei periodi particolari, non felici, ma non sono più in grado di scindere le cose, cioè di proteggere e non lasciare intaccare la sfera dello studio.
Sto perdendo completamente la voglia di studiare, e il mio studio è così vuoto e impersonale, tanto da non condurre ai risultati ambiti.
Apro il libro, programmo la mia giornata, ma mi perdo in futili distrazioni e divagazioni e continuo a procrastinare. Sono come immersa in un abisso di totale apatia, mi sto spegnendo come una candela. Non mi riconosco più ormai, è come se la mia persona fosse stata sostituita, o meglio svuotata di ogni cosa, ogni interesse. Ho solo un peso costante sullo stomaco. La notte ho frequenti incubi, mi sveglio più volte tremando, come di paura. Non so cosa mi stia succedendo. So solo che vorrei un aiuto per capire e per ridare al mio studio un senso, per riportarlo sul piedistallo, vorrei fosse ancora il mio rifugio, vorrei ancora trovare le ragioni per andare avanti, la pace e serenità in esso, come nei tempi d'oro accadeva. Vorrei aprire il libro e perdermi in esso, dimenticando tutto il resto, amandolo nella sua interezza.
Vi ringrazio anticipatamente, e vi prego di rispondere per aiutarmi ad uscire da questo torpore, ve ne sarei davvero grata.
Cordiali saluti.
Da quando mi sono iscritta all'università non riesco più a trovare la concentrazione, mi distraggo ripetutamente e le ore trascorse sui libri non sono produttive al 100%.
Al liceo sono stata una studentessa modello, perseveranza e continuità nello studio, medie alte, borse studio, grandi soddisfazioni.
Per me lo studio e la buona riuscita personale sono da sempre stati motivo di realizzazione e impulso alla crescita, e ora mi ritrovo a non capire le cause di questo malessere, ormai generalizzato, quasi un affaticamento mentale costante, con conseguente spossatezza fisica. Amo leggere, essere informata sulle scoperte scientifiche, ho scelto io e consapevolmente la mia facoltà, so quello che vorrei fare, ma non riesco a capire perchè resto a guardare la mia vita e gli eventi scorrermi davanti agli occhi senza batter ciglio, senza fare nulla.
Non ho neanche più voglia di uscire, di curarmi particolarmente, a dispetto delle attenzioni e della precisione che caratterizzavano prima la mia persona.
Sto attraversando dei periodi particolari, non felici, ma non sono più in grado di scindere le cose, cioè di proteggere e non lasciare intaccare la sfera dello studio.
Sto perdendo completamente la voglia di studiare, e il mio studio è così vuoto e impersonale, tanto da non condurre ai risultati ambiti.
Apro il libro, programmo la mia giornata, ma mi perdo in futili distrazioni e divagazioni e continuo a procrastinare. Sono come immersa in un abisso di totale apatia, mi sto spegnendo come una candela. Non mi riconosco più ormai, è come se la mia persona fosse stata sostituita, o meglio svuotata di ogni cosa, ogni interesse. Ho solo un peso costante sullo stomaco. La notte ho frequenti incubi, mi sveglio più volte tremando, come di paura. Non so cosa mi stia succedendo. So solo che vorrei un aiuto per capire e per ridare al mio studio un senso, per riportarlo sul piedistallo, vorrei fosse ancora il mio rifugio, vorrei ancora trovare le ragioni per andare avanti, la pace e serenità in esso, come nei tempi d'oro accadeva. Vorrei aprire il libro e perdermi in esso, dimenticando tutto il resto, amandolo nella sua interezza.
Vi ringrazio anticipatamente, e vi prego di rispondere per aiutarmi ad uscire da questo torpore, ve ne sarei davvero grata.
Cordiali saluti.
[#1]
Gentile Ragazza,
A volte lo scarso rendimento nello studio, non dipende dallo studio in se' , ma da tanto altro della vita psichica di un individuo.
Nonnci dice nulla della sua famiglia, dei suoi legami importanti, se ha un amore, se ha scelto lei il suo corso di studi, se ha un buon rapporto con se stessa e con la sua fisicita' ....
A volte lo scarso rendimento nello studio, non dipende dallo studio in se' , ma da tanto altro della vita psichica di un individuo.
Nonnci dice nulla della sua famiglia, dei suoi legami importanti, se ha un amore, se ha scelto lei il suo corso di studi, se ha un buon rapporto con se stessa e con la sua fisicita' ....
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
<Sto attraversando dei periodi particolari, non felici<
Gentile Ragazza,
ci potrebbe dire qualcosa in più in merito?
Ci parla infatti dello studio sul quale sembrerebbero riflettersi altri tipi di problemi.
Ci sono avvenimenti, circostanze che l'hanno turbata?
Come vanno le cose in famiglia?
E fuori? Ha amici, il ragazzo?
Gentile Ragazza,
ci potrebbe dire qualcosa in più in merito?
Ci parla infatti dello studio sul quale sembrerebbero riflettersi altri tipi di problemi.
Ci sono avvenimenti, circostanze che l'hanno turbata?
Come vanno le cose in famiglia?
E fuori? Ha amici, il ragazzo?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
Utente
Grazie per le risposte, davvero gentilissime :)
Allora spiego un po'.
Ho un bellissimo rapporto con i miei genitori, con loro mi confido, mi sostengono, mi danno tanta forza, non mi fanno mancare nulla, sono i miei primi migliori amici; credo infatti che siano la cosa più bella che la vita mi potesse donare. E il fatto di non riuscire mi preoccupa, non voglio assolutamente deluderli, soprattutto mio padre crede in me, eppure neanche questo mi è di stimolo più. In effetti è un periodo turbolento caratterizzato l'anno scorso dalla perdita della mia cara nonna paterna, quest'anno invece dalla diagnosi d'epilessia alla mia mamma, e sono molto preoccupata per lei, poi ho avuto dei dissidi con delle mie vecchie conoscenze, compagne di uscite, dimostratesi false e spregiudicate, una delle quali addirittura mia coinquilina all'università. Quest'ultimo episodio si mi ha ferita, all'inizio sono stata male perchè quest'ultima si è comportata davvero male, in preda alla gelosia per una mia cara amica, non in comune, mi ha messo contro alle mie vecchie amiche, e alle mie coinquiline, nonostante le avessi dato tutta la mia disponibilità e nonostante mi fossi sempre comportata bonariamente con lei; ma credo di averlo superato, perchè presa coscenza forse del fatto che quando il soggetto è zero, l'offesa è nulla.
Poi ho una mia cara amica d'infanzia, citata sopra, che mi è sempre vicina, le mie cugine, che anche se più grandi , sono sempre lì, accanto a me, e le amicizie all'università, numerose, e due particolarmente forti.
Allora spiego un po'.
Ho un bellissimo rapporto con i miei genitori, con loro mi confido, mi sostengono, mi danno tanta forza, non mi fanno mancare nulla, sono i miei primi migliori amici; credo infatti che siano la cosa più bella che la vita mi potesse donare. E il fatto di non riuscire mi preoccupa, non voglio assolutamente deluderli, soprattutto mio padre crede in me, eppure neanche questo mi è di stimolo più. In effetti è un periodo turbolento caratterizzato l'anno scorso dalla perdita della mia cara nonna paterna, quest'anno invece dalla diagnosi d'epilessia alla mia mamma, e sono molto preoccupata per lei, poi ho avuto dei dissidi con delle mie vecchie conoscenze, compagne di uscite, dimostratesi false e spregiudicate, una delle quali addirittura mia coinquilina all'università. Quest'ultimo episodio si mi ha ferita, all'inizio sono stata male perchè quest'ultima si è comportata davvero male, in preda alla gelosia per una mia cara amica, non in comune, mi ha messo contro alle mie vecchie amiche, e alle mie coinquiline, nonostante le avessi dato tutta la mia disponibilità e nonostante mi fossi sempre comportata bonariamente con lei; ma credo di averlo superato, perchè presa coscenza forse del fatto che quando il soggetto è zero, l'offesa è nulla.
Poi ho una mia cara amica d'infanzia, citata sopra, che mi è sempre vicina, le mie cugine, che anche se più grandi , sono sempre lì, accanto a me, e le amicizie all'università, numerose, e due particolarmente forti.
[#4]
Gentile Ragazza,
sembra che qualche motivo per le difficoltà che ci riferisce ci sia.
Al cambiamento dalla scuola superiore all'università che di per sé significa affrontare una nuova fase con gli adattamenti conseguenti, nuovo ambiente, studio più impegnativo ecc. , si sono aggiunti fatti dolorosi come la perdita della nonna paterna, un lutto da elaborare e la malattia della mamma.
Inoltre e non ultimo, il dover mantenere lo status di studente modello e il timore di deludere i suoi genitori, in particolare suo padre.
Elementi che interrelati tra loro, peserebbero sulla sua serenità e dunque le potrebbero impedire di approcciarsi allo studio con la dovuta tranquillità e mente libera da preoccupazioni "mi perdo in futili distrazioni e divagazioni" .
In questo modo il suo studio non può essere proficuo, causando ritardo nel raggiungimento dei suoi obiettivi e alimentando insoddisfazione, malessere e la sintomatologia che riferisce.
Le sarebbe utile incontrare personalmente uno psicologo per poter trovare la strada più opportuna a recuperare uno stato di miglior benessere.
Potrebbe usufruire del centro ascolto della sua facoltà, se presente, per un colloquio oppure si può rivolgere al Consultorio ASL, senza prescrizione medica.
Cari auguri
sembra che qualche motivo per le difficoltà che ci riferisce ci sia.
Al cambiamento dalla scuola superiore all'università che di per sé significa affrontare una nuova fase con gli adattamenti conseguenti, nuovo ambiente, studio più impegnativo ecc. , si sono aggiunti fatti dolorosi come la perdita della nonna paterna, un lutto da elaborare e la malattia della mamma.
Inoltre e non ultimo, il dover mantenere lo status di studente modello e il timore di deludere i suoi genitori, in particolare suo padre.
Elementi che interrelati tra loro, peserebbero sulla sua serenità e dunque le potrebbero impedire di approcciarsi allo studio con la dovuta tranquillità e mente libera da preoccupazioni "mi perdo in futili distrazioni e divagazioni" .
In questo modo il suo studio non può essere proficuo, causando ritardo nel raggiungimento dei suoi obiettivi e alimentando insoddisfazione, malessere e la sintomatologia che riferisce.
Le sarebbe utile incontrare personalmente uno psicologo per poter trovare la strada più opportuna a recuperare uno stato di miglior benessere.
Potrebbe usufruire del centro ascolto della sua facoltà, se presente, per un colloquio oppure si può rivolgere al Consultorio ASL, senza prescrizione medica.
Cari auguri
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.5k visite dal 03/02/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.