Cambiare psicoterapeuta?
esprimere le sue emozioni è un suo diritto. Data la perplessità e la "frustrazione" che prova con lo psicoterapeuta credo che sarebbe opportuno comunicarlo in maniera assertiva e capire, insieme allo stesso, cosa potrebbe renderle così faticosa la "relazione terapeutica".
Distinti Saluti
Dr. Carlo Plaino
www.psicologibergamo.altervista.org
in che modo è stata effettuata la scelta di questo specifico professionista (conoscenti, web, medico di base....)?
Ha già parlato con lui di questi suoi stati d'animo e queste sue sensazioni durante e dopo le sedute?
Di che tipo di terapia si tratta?
Quali sono stati i vostri accordi prima di iniziare?
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
la scelta è ricaduta su di lui in quanto è un conoscente di famiglia. La terapia che effettua è psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico, con lui non ho ancora parlato di queste mie sensazioni, sinceramente mi sento a disagio anche a parlargli di questo, però avevo intenzione di farlo nella prossima seduta. Anche lui già nella prima seduta mi aveva detto che qualora non mi fossi trovata bene avrei dovuto farlo presente, ma essendo la prima volta che mi rivolgo ad uno specialista ho preferito aspettare, ma ora istintivamente mi verrebbe solo da mollarlo e cercarne un altro, solo che allo stesso tempo non essendo esperta mi vengono dubbi e mi chiedo se sia la scelta giusta.
Affronti l'argomento con lui serenamente: il "lavoro" che dovete svolgere insieme comprende anche questo.
Avrà sempre tempo di decidere di cambiare se le cose non miglioreranno dopo averne discusso con lui.
Le perplessità piuttosto potrebbero nascere dal fatto che si tratti di un conoscente di famiglia, ma il "grado" di vicinanza e conoscenza fa la differenza.
Saluti.
visto che ci dice questo:
"le cose che mi dice mi sembrano banali e superficiali"
dubito che si tratti di una terapia psicoanalitica vera e propria, che ha caratteristiche ben precise per quanto riguarda sia il setting sia il ruolo del terapeuta.
Lo psicoanalista difficilmente si esprime così precocemente (vi siete visti poche volte e al ritmo di una seduta a settimana) e soprattutto per dire banalità, invece che per favorire l'emersione dei contenuti inconsci del paziente mediante la tecnica della libera associazione di idee.
Trovo inoltre piuttosto strano che uno psicoanalista accetti di prendere in analisi una persona che già conosce, facendo così mancare alla terapia il fondamentale requisito della totale neutralità del terapeuta.
In ogni caso, di quale orientamento psicoanalitico staremmo parlando?
Utilizzate il lettino?
Ha verificato la formazione del collega?
E' uno psicologo o un medico psichiatra?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
Nella collaborazione chiesta al paziente, di solito, è necessario che il paziente comunichi al terapeuta senza riserve i propri stati d'animo, anche quelli più scomodi. Pertanto i suoi sentimenti di difficoltà dovrà trovare il modo di comunicarli apertamente al suo terapeuta e non nasconderli.
Cordiali saluti.
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
vi ringrazio per le risposte inviatemi, ho deciso che la prossima seduta cercherò di esporre tutte le mie perplessità, informandolo di quello che provo nei confronti del percorso che stiamo affrontando e vedrò con lui, come mi avete consigliato, se si tratta di ostacoli che si possono superare, oppure se non sia il caso di cambiare terapeuta.
Comuque volevo precisare che :
ho trovato il psicoterapeuta tramite conoscenze familiari ma io non l'avevo mai visto, non c'era una conoscenza di fondo tra me e lui. Prima della prima seduta non ci eravamo mai visti. Poi si utilizza il lettino ( che io odio se devo essere sincera) ed è uno psicologo non un medico psichiatra.
Vi ringrazio per la celerità con la quale avete risposto
cordiali saluti
che il collega sia medico psichiatra o psicologo poco importa, l'essenziale è che sia psicoterapeuta.
Si faccia spiegare bene che cosa state facendo: l'utilizzo del lettino di solito è proprio di un trattamento analitico, che richiederebbe però alcuni presupposti (auto-motivazione in primis) che non mi sembra dalla lettura di quanto da lei riportato, siano presenti nel suo caso.
L'analisi, inoltre, non la si intraprende per la risoluzione di un problema sintomatico. O meglio: la presenza di uno o più sintomi non è condizione sufficiente per intraprendere un percorso analitico.
L'analisi richiede poi una frequenza di sedute molto intensa (almeno 3 settimanali). Se non vi sono queste condizioni lei non sta facendo analisi ma una psicoterapia psicodinamica (forse) con l'utilizzo del lettino. Le ripeto, si faccia spiegare meglio quale percorso il collega intende seguire e valuti se è o meno quanto lei si attende.
Se vuole e se le può essere utile come base di partenza per instaurare una relazione più aperta con il professionista che attualmente la segue, riporti il contenuto del presente consulto al collega.
Cordiali saluti.
Gentile Utente,
francamente sono perplessa perchè una psicoterapia che sta funzionando, in genere, produce importanti cambiamenti proprio all'inizio. Inoltre i disturbi d'ansia e di panico si curano facilmente e in tempi anche stretti con la psicoterapia.
In un' ottica cognitivo-comportamentale ad esempio è importante che il paziente, soprattutto all'inizio, riesca a comprendere quali idee (di se stesso, del mondo, di sè con gli altri) sono disfunzionali e mantengono il problema dell'ansia. Soprattutto è fondamentale fornire soluzioni e strategie operative per fronteggiare l'ansia.
Le sedute NON devono mai dare l'idea di essere chiacchierate (per questo ci sono gli amici!); le sedute di psicoterapia servono per esplorare il funzionamento mentale del paziente (e quindi il pz deve diventarne consapevole e in grado di padroneggiare i propri schemi mantali) e per cercare valide soluzioni per superare il problema.
Legga questo articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1633-asportazione-chirurgica-dello-stato-ansioso.html
Nella terapia di tipo cognitivo-comportamentale inoltre si interviene anche con la prescrizione di compiti da eseguire tra una seduta e l'altra in maniera tale da permettere al pz. di agire sul problema e non solo di discuterne in seduta.
Per approfondimenti:
https://www.medicitalia.it/salute/psicologia/27-ansia.html
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
in molte psicoterapia è normale che in una fase della terapia molti sintomi vengano acutizzati, poichè vengono aperti dei canali tramite colloquio, i quali poi saranno richiusi piano piano dopo la loro elaborazione.
Questo però dovrebbe avvenire in una fase successiva. Inizialmente è importante invece che lei si senta capita e sostenuta. Purtroppo l'indirizzo analitico spesso è un pò asettico, e forse è per questo che lei può aver categorizzato come "antipatico" il terapeuta.
E' giusto dunque che voi parliate, che lei gli spieghi le sue impressioni. Solo dopo esservi chiariti l'alleanza terapeutica potrà instaurarsi. Senza quella difficilmente una psicoterapia fa passi avanti.
Un caro abbraccio
E' con quella che lei si trova ad avere a che fare ed è a quella che rispondono i suoi sentimenti.
Ha fatto bene a valutare di parlarne in seduta, ma se vede che il feeling e l'empatia non si instaurano, cambi terapeuta.
Cordiali saluti.
Vi ringrazio ulteriormente per le utleriori risposte datemi.
Avrei voluto dare un quadro più specifico per cercare di darvi una visione della mia situazione più oggettiva possibile anche per agevolarvi nel darmi qualche suggerimento.
Nella domanda iniziale, ho provato a esporre la mia situazione cercando di mettere il punto fondamentale nel modo più generico possibile, per evitare qualsiasi tipo di riferimento e cercando allo stesso tempo di esporre le mie perplessità per farmi un idea sul dafarsi.
Nonostante tutte le difficoltà connesse alla rete, le informazioni che ho ricevuto, mi sono state di grande aiuto e la prossima seduta che si terrà la settimana prossima esporrò al psicoterapeuta tutte le mie emozioni, perplessità, ecc. e poi vedrò la decisione da prendere.
cordiali saluti
mi fa piacere leggere la sua risposta.
Se le nostre parole sono servite anche solo a darle forza e coraggio per esporre con chiarezza i suoi sentimenti, questo è già un grande passo in avanti per lei.
La libertà di poter esprimere i propri sentimenti è uno degli scopi principali di un percorso di psicoterapia, specie se psicodinamico, pertanto sono certo che anche il suo terapeuta non potrà che apprezzare la sua decisione.
Ci tenga aggiornati.
Cordiali saluti
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2505-lo-psicologo-non-e-un-medico.html
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Alla fine ho sentito il mio psicologo per comunicargli la mia intenzione di voler abbandonare la terapia. La sua reazione è stata molto, come posso dire?!?! "liberatoria" ha accettato senza neanche chiedermi il motivo di questa scelta.
Quindi tutto questo mi conferma che forse non era il terapeuta giusto per me. Mi sono rivolta ad uno Psichiatra/Psicoterapeuta il quale mi ha prescritto una terapia farmacologica, consigliandomi la psicoterapia in un secondo momento. Speriamo bene!
Grazie per avermi dato dei consigli quando ne ho avuto bisogno
Cordiali Saluti
>>>
No, di per sé questo le conferma solo *l'integrità* del collega, che non ha insistito per tenerla legata a sé.
In bocca al lupo con la sua farmacoterapia.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.