Depressione, ansia e disturbi ossessivi
ho bisogno di un consiglio: non mi fido tanto della mia terapeuta. Soffro di ansia depressione, dipendenza affettiva con tratti ossessivi. da qualche tempo la dottoressa ha deciso interrompere la terapia (cognitivo-comportamentale con emdr) perchè secondo lei non stavo facendo progressi e mi ha dato il suo numero di telefono in caso avessi avuto bisogno di aiuto, in particolar modo se avessi avuto pensieri suicidari. Inizialmente ho provato a contenermi ma poi le telefonate sono diventate sempre più frequenti, lei mi diede anche il suo numero di casa ci sentivamo tutti i giorni anche per parlare del più e del meno oltre che dei miei problemi. Riniziammo poi le sedute settimanali anche se i miei genitori non vollero più pagarmele. Secondo un mio amico anche la dottoressa avrebbe una sorta di dipendenza da me ed è per questo che non riesco a guarire. quando provai a dirlo alla dottoressa mi disse che questo che le avevo detto era molto grave e che le avevo dato un grande dispiacere. Ultimamente mi sento molto sotto stress perché dovrei riuscire a laurearmi a Marzo ma sono indietro con l'ultimo esame e con la tesi. La dottoressa mi ha detto che avrei dovuto provare a smettere di cercarla, e che se stavo ancora molto male sarebbe stato il caso di iniziare a prendere psicofarmaci, ma io ho una paura tremenda perchè mi è stato detto che fanno molto male. Ultimamente stavo provando a cercarla di meno ma forse per via dello stress della laurea e per il fatto che lei mi dice che non posso permettermi di staccare nemmeno mezza giornata se mi voglio laureare in tempo, ho perso il controllo di me stessa e ci ho litigato. Faccio un sacco di fatica ad alzarmi dal letto la mattina e cosa peggiore non riesco a smettere di telefonarle. Più o meno inconsciamente anche se mi riprometto sempre di non farlo, la chiamo sempre quando so che lei non mi potrà rispondere e non smetto fino a che non mi risponde, l'altro giorno sono arrivata a fare 25 telefonate in un pomeriggio con in notevole disturbo che ciò comporta, La dottoressa era furiosa e mi ha detto che dovevo ringraziare che ero una sua paziente perchè con chiunque altro avrebbe chiuso ogni rapporto e che l'unico sbaglio che aveva fatto era quello di continuare a farmi terapia anche senza pagarla, che comunque avrebbe continuato a farmi terapia 1 volta a settimana, senza fare telefonate, e che lei era solo la mia terapeuta anche se questo io non lo volevo capire. Il fatto è che mi sento tradita perché penso che sia impossibile per me non sentire più una persona a cui penso di tenere molto. Ora sto molto male e penso che non ci sia nessuno al mondo di cui potermi fidare, ho paura di tutto, degli altri e di me stessa.... non voglio assolutamente continuare ad ossessionare nessuno e ho molta paura di me stessa quando reagisco a questo modo, penso di essere una persona orribile, ma allo stesso tempo ho paura di prendere psicofarmaci. Dovrei cambiare terapeuta magari con uno nella struttura pubblica?
[#1]
Cara ragazza,
certo non deve essere stato facile per lei dover rinunciare alla sua terapeuta. Purtroppo questo è uno dei rischi che si crea durante le terapie. Il fine ultimo della terapia è di riuscire a far camminare da solo il paziente con le sue gambe, senza essere dipendente dal terapeuta, ma non sempre è facile. I ruoli a quanto pare nella vostra terapia sono venuti meno. E' probabile però che i toni siano stati sbagliati da entrambe le parti. Avete provato a parlare nuovamente dopo l'ultimo disguido?
certo non deve essere stato facile per lei dover rinunciare alla sua terapeuta. Purtroppo questo è uno dei rischi che si crea durante le terapie. Il fine ultimo della terapia è di riuscire a far camminare da solo il paziente con le sue gambe, senza essere dipendente dal terapeuta, ma non sempre è facile. I ruoli a quanto pare nella vostra terapia sono venuti meno. E' probabile però che i toni siano stati sbagliati da entrambe le parti. Avete provato a parlare nuovamente dopo l'ultimo disguido?
Dr.ssa Laura Mirona
dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it
[#2]
Gentile Utente,
per comprendere se può essere utile o meno assumere psicofarmaci deve necessariamente fare una valutazione psichiatrica (a mio avviso auspicabile). Può inoltre esplicitare i suoi timori verso i farmaci e farsi spiegare bene come agiscono e quali potrebbero essere i possibili effetti collaterali.
Da quello che lei scrive, mi sembra che ci sia una certa confusione nel mantenere le giuste distanze dalla sua psicoterapeuta (da entrambe le parti).
Da quanto tempo sta facendo questa psicoterapia?
per comprendere se può essere utile o meno assumere psicofarmaci deve necessariamente fare una valutazione psichiatrica (a mio avviso auspicabile). Può inoltre esplicitare i suoi timori verso i farmaci e farsi spiegare bene come agiscono e quali potrebbero essere i possibili effetti collaterali.
Da quello che lei scrive, mi sembra che ci sia una certa confusione nel mantenere le giuste distanze dalla sua psicoterapeuta (da entrambe le parti).
Da quanto tempo sta facendo questa psicoterapia?
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#3]
Utente
La ringrazio molto per la risposta,
Abbiamo riparlato e lei mi ha detto che mi voleva soltanto spiegare che se facevo così con gli altri mi sarei messa nei pasticci e che aveva sbagliato a farmi terapia senza che io potessi più pagarla perché io avevo l'avevo fraintesa (per due anni circa ho pagato tutte le sedute settimanali poi le dissi che avrei interrotto gli studi e cercato qualsiasi lavoro per pagare le sedute ma lei mi disse che non era terapeutico che dovevo continuare a studiare). Io le ho detto che non mi poteva dare la colpa di averla fraintesa e che non avrebbe dovuto permettere che io mi affezionassi tanto a lei se poi si era pentita di avermi fatto terapia, che mi sentivo tradita. lei mi ha detto che aveva sbagliato e che con alcuni pazienti funziona il fatto di tranquillizzarli con qualche telefonata e poi non la richiamano più. Poi mi ha detto che cmq a me non andava mai bene niente visto che l'avevo accusata di fare le cose per chi sa quale secondo fine, e che questo era gravissimo, mentre io le rispondevo che la mia era soltanto un ipotesi che magari lei aveva bisogno di qualcuno da accudire (durante le telefonate mi raccontò che suo padre era un uomo molto severo e dopo che era morto lei era stata molto vicino a sua madre, una donna molto fragile di cui lei parlava come se fosse stata una bambina) io avevo bisogno di essere accudita e perciò magari era per quello che non riuscivo a guarire, ma che se era tanto sicura che non fosse così non si sarebbe dovuta offendere. (La prima volta che glie lo dissi lei mi aveva risposto che le stavo dicendo una cosa orribile che lei odiava accudire la gente e che ne aveva accudita anche troppa nella sua vita) . Presa dalla rabbia le ho detto che volevo smettere la terapia e lei mi ha risposto di pensarci con calma e farglielo sapere più avanti. Poi le ho scritto in un messaggio che a lei in realtà non era mai importato nulla di me che mi sentivo comunque maltrattata e che mi sembrava che lei volesse soltanto averla vinta e farmi stare male e basta, e le ho scritto perchè avrei dovuto fidarmi di lei a e continuare ad andare se mi avrebbe maltrattata? Poi in questi giorni ogni tanto provo cmq a chiamarla non so perchè, non so per dire cosa, ma non riesco a non farlo, provo per un po' di volte di seguito e poi mi riprometto di non farlo il giorno dopo ma non so proprio come fare, nel frattempo provo un po' a studiare ma mi concentro poco e mi sale ancora più l'ansia... Sono totalmente confusa a volte penso che forse ha ragione sugli psicofarmaci, che mi dovrei scusare per il mio comportamento, ma poi mi terrorizzo e mi dico che magari invece le mie paure sono giuste e che dovrei provare a cambiare terapeuta. Il fatto è che mi sono fidata molto di lei perchè mia ha detto frasi come: io mi devo prendere cura di te, non mi scocci è mio dovere aiutarti, a me dispiace se stai male, ti abbraccio ecc.. ed è sempre stata affettuosa... con lei mi sentivo al sicuro avrei veramente voluto essere sua figlia, avrei voluto abbracciarla e fare assieme le cose che si fanno con una mamma. mentre mia mia madre è sempre stata anaffettiva dal punto di vista fisico e aggressiva con frequenti crisi isteriche, e ha utilizzato metodi educativi per così dire 'all'antica' come ceffoni e urla e sensi di colpa. Ora mi sento in balia di me stessa e non so proprio cosa fare...
Abbiamo riparlato e lei mi ha detto che mi voleva soltanto spiegare che se facevo così con gli altri mi sarei messa nei pasticci e che aveva sbagliato a farmi terapia senza che io potessi più pagarla perché io avevo l'avevo fraintesa (per due anni circa ho pagato tutte le sedute settimanali poi le dissi che avrei interrotto gli studi e cercato qualsiasi lavoro per pagare le sedute ma lei mi disse che non era terapeutico che dovevo continuare a studiare). Io le ho detto che non mi poteva dare la colpa di averla fraintesa e che non avrebbe dovuto permettere che io mi affezionassi tanto a lei se poi si era pentita di avermi fatto terapia, che mi sentivo tradita. lei mi ha detto che aveva sbagliato e che con alcuni pazienti funziona il fatto di tranquillizzarli con qualche telefonata e poi non la richiamano più. Poi mi ha detto che cmq a me non andava mai bene niente visto che l'avevo accusata di fare le cose per chi sa quale secondo fine, e che questo era gravissimo, mentre io le rispondevo che la mia era soltanto un ipotesi che magari lei aveva bisogno di qualcuno da accudire (durante le telefonate mi raccontò che suo padre era un uomo molto severo e dopo che era morto lei era stata molto vicino a sua madre, una donna molto fragile di cui lei parlava come se fosse stata una bambina) io avevo bisogno di essere accudita e perciò magari era per quello che non riuscivo a guarire, ma che se era tanto sicura che non fosse così non si sarebbe dovuta offendere. (La prima volta che glie lo dissi lei mi aveva risposto che le stavo dicendo una cosa orribile che lei odiava accudire la gente e che ne aveva accudita anche troppa nella sua vita) . Presa dalla rabbia le ho detto che volevo smettere la terapia e lei mi ha risposto di pensarci con calma e farglielo sapere più avanti. Poi le ho scritto in un messaggio che a lei in realtà non era mai importato nulla di me che mi sentivo comunque maltrattata e che mi sembrava che lei volesse soltanto averla vinta e farmi stare male e basta, e le ho scritto perchè avrei dovuto fidarmi di lei a e continuare ad andare se mi avrebbe maltrattata? Poi in questi giorni ogni tanto provo cmq a chiamarla non so perchè, non so per dire cosa, ma non riesco a non farlo, provo per un po' di volte di seguito e poi mi riprometto di non farlo il giorno dopo ma non so proprio come fare, nel frattempo provo un po' a studiare ma mi concentro poco e mi sale ancora più l'ansia... Sono totalmente confusa a volte penso che forse ha ragione sugli psicofarmaci, che mi dovrei scusare per il mio comportamento, ma poi mi terrorizzo e mi dico che magari invece le mie paure sono giuste e che dovrei provare a cambiare terapeuta. Il fatto è che mi sono fidata molto di lei perchè mia ha detto frasi come: io mi devo prendere cura di te, non mi scocci è mio dovere aiutarti, a me dispiace se stai male, ti abbraccio ecc.. ed è sempre stata affettuosa... con lei mi sentivo al sicuro avrei veramente voluto essere sua figlia, avrei voluto abbracciarla e fare assieme le cose che si fanno con una mamma. mentre mia mia madre è sempre stata anaffettiva dal punto di vista fisico e aggressiva con frequenti crisi isteriche, e ha utilizzato metodi educativi per così dire 'all'antica' come ceffoni e urla e sensi di colpa. Ora mi sento in balia di me stessa e non so proprio cosa fare...
[#4]
Utente
Gentile Dr. Giuseppe Del Signore,
la ringrazio molto per il consiglio, la terapia prosegue ormai da quasi tre anni. se può esserle utile questo è ciò che è venuto fuori:
dovrei avere uno schema di attaccamento di tipo insicuro-ambivalente. Mia madre ha 51 anni è una donna anaffettiva, ipercritica, con frequenti crisi isteriche, che da un lato ha utilizzato metodi educativi per così dire 'all'antica' come ceffoni e urla e sensi di colpa nell'infanzia dall'altro è stata esageratamente permissiva e liberista durante l'adolescenza permettendomi di tornare a casa la mattina dopo una nottata in giro senza dover rendere conto a nessuno cercando di fare sempre la mamma amica... ma solo quando pareva a lei . Mio padre ha ugualmente 51 anni ed è un uomo molto chiuso e introverso. Entrambi sono orfani di padre nell'infanzia. Loro si vogliono molto bene. Non si separano mai: lavorano assieme, vanno a fare la spesa assieme, cucinano quasi sempre assieme, non si separano mai per più di mezza giornata, non escono con altri amici e stanno sempre a casa.
Io ho una relazione da 5 anni con un uomo di 49 anni con cui ho avuto un rapporto molto travagliato con le stesse dinamiche descritte sopra: numerose crisi isteriche, ogni volta che litigavamo io non riuscivo a non telefonargli continuamente, se non mi rispondeva lo chiamavo di seguito ripetutamente anche per tutto il giorno senza interruzione, oppure andavo a cercarlo a lavoro. Ora fra noi c'è un rapporto indefinito, gli sono molto legata ma non so che tipo di sentimento potrei attribuirgli, se lo vedo come un padre, un partner o un amico... con lui ho smesso di essere ossessiva mentre facevo la terapia e tutt'ora il nostro rapporto è più meno equilibrato, mi ha perfino chiesto di sposarlo ma io non sono sicura di niente... sta di fatto che a me il problema non sembra risolto ma solo spostato ad un'altra parte.... Se può essere ancora utile per capire io ho un cugino da parte di mia madre più grande di me di 16 anni con cui ho avuto una relazione di 2 anni e mezzo in adolescenza che ha anche egli problemi sia di depressione sia ossessivi ma diversi dai miei tipo deve ricontrollare tante volte se ha chiuso la macchina, mettere gli oggetti tutti in fila ecc...
la ringrazio molto per il consiglio, la terapia prosegue ormai da quasi tre anni. se può esserle utile questo è ciò che è venuto fuori:
dovrei avere uno schema di attaccamento di tipo insicuro-ambivalente. Mia madre ha 51 anni è una donna anaffettiva, ipercritica, con frequenti crisi isteriche, che da un lato ha utilizzato metodi educativi per così dire 'all'antica' come ceffoni e urla e sensi di colpa nell'infanzia dall'altro è stata esageratamente permissiva e liberista durante l'adolescenza permettendomi di tornare a casa la mattina dopo una nottata in giro senza dover rendere conto a nessuno cercando di fare sempre la mamma amica... ma solo quando pareva a lei . Mio padre ha ugualmente 51 anni ed è un uomo molto chiuso e introverso. Entrambi sono orfani di padre nell'infanzia. Loro si vogliono molto bene. Non si separano mai: lavorano assieme, vanno a fare la spesa assieme, cucinano quasi sempre assieme, non si separano mai per più di mezza giornata, non escono con altri amici e stanno sempre a casa.
Io ho una relazione da 5 anni con un uomo di 49 anni con cui ho avuto un rapporto molto travagliato con le stesse dinamiche descritte sopra: numerose crisi isteriche, ogni volta che litigavamo io non riuscivo a non telefonargli continuamente, se non mi rispondeva lo chiamavo di seguito ripetutamente anche per tutto il giorno senza interruzione, oppure andavo a cercarlo a lavoro. Ora fra noi c'è un rapporto indefinito, gli sono molto legata ma non so che tipo di sentimento potrei attribuirgli, se lo vedo come un padre, un partner o un amico... con lui ho smesso di essere ossessiva mentre facevo la terapia e tutt'ora il nostro rapporto è più meno equilibrato, mi ha perfino chiesto di sposarlo ma io non sono sicura di niente... sta di fatto che a me il problema non sembra risolto ma solo spostato ad un'altra parte.... Se può essere ancora utile per capire io ho un cugino da parte di mia madre più grande di me di 16 anni con cui ho avuto una relazione di 2 anni e mezzo in adolescenza che ha anche egli problemi sia di depressione sia ossessivi ma diversi dai miei tipo deve ricontrollare tante volte se ha chiuso la macchina, mettere gli oggetti tutti in fila ecc...
[#5]
gentile utente,
anche gli psicologi sono esseri umani e possono sbagliare, a volte la situazione può sfuggire di mano, a volte per essere troppo generosi o per altri motivi si travalicano i confini che dovrebbe mantenere un rapporto professionale.
Nel suo caso probabilmente non ci sono stati errori gravi, ma se lei si sente "tradita" probabilmente è opportuno che addiveniate (lei e la sua psicoterapeuta) per quanto possibile a un chiarimento di ciò che è successo, delle dinamiche messe in atto e poi a un'accettazione dei propri ed altrui limiti.
Potrà così prendere in considerazione di cambiare terapeuta ed eventualmente prendere psicofarmaci, dietro prescrizione di un medico, con le idee più chiare e con maggiore serenità.
Cordiali saluti
anche gli psicologi sono esseri umani e possono sbagliare, a volte la situazione può sfuggire di mano, a volte per essere troppo generosi o per altri motivi si travalicano i confini che dovrebbe mantenere un rapporto professionale.
Nel suo caso probabilmente non ci sono stati errori gravi, ma se lei si sente "tradita" probabilmente è opportuno che addiveniate (lei e la sua psicoterapeuta) per quanto possibile a un chiarimento di ciò che è successo, delle dinamiche messe in atto e poi a un'accettazione dei propri ed altrui limiti.
Potrà così prendere in considerazione di cambiare terapeuta ed eventualmente prendere psicofarmaci, dietro prescrizione di un medico, con le idee più chiare e con maggiore serenità.
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#6]
Utente
Gentile dr. Sciubba,
La ringrazio per la risposta
il fatto è che io sono davvero molto confusa in questo momento, da una parte, non vorrei essere ripetitiva, ma non riesco a smettere di chiamare almeno una volta al giorno la dottoressa anche se lei non mi risponde, perchè mi vedo totalmente perduta, dall'altra ho una paura enorme di affrontare qualsiasi discorso con lei per paura che c'è l'abbia con me. ultimamente ogni volta che vado a fare terapia il giorno dopo sto malissimo perchè mi sento rifiutata, colpevolizzata e maltrattata. Mi sento in colpa per quello che le ho detto e anche per il fatto di non poter più pagare le sedute. Ho paura di non riuscire a chiarire le cose.
La ringrazio per la risposta
il fatto è che io sono davvero molto confusa in questo momento, da una parte, non vorrei essere ripetitiva, ma non riesco a smettere di chiamare almeno una volta al giorno la dottoressa anche se lei non mi risponde, perchè mi vedo totalmente perduta, dall'altra ho una paura enorme di affrontare qualsiasi discorso con lei per paura che c'è l'abbia con me. ultimamente ogni volta che vado a fare terapia il giorno dopo sto malissimo perchè mi sento rifiutata, colpevolizzata e maltrattata. Mi sento in colpa per quello che le ho detto e anche per il fatto di non poter più pagare le sedute. Ho paura di non riuscire a chiarire le cose.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 2.7k visite dal 25/01/2013.
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