Incapacità di lasciar andare le persone

Egregi Dottori,
Vi scrivo per disperazione. Sono un ragazzo di 28 anni, e sono stato fidanzato 4 anni con una ragazza. All'inizio ne ero innamorato, ma dopo alcuni mesi, dopo alcuni attacchi di ansia ho compreso di non esserlo più. Nonostante stessi malissimo non riuscivo a lasciarla; ho anche assunto antidepressivi SNRI lamentando esclusivamente le manisfestazioni cliniche allo psichiatra e glissando sulle vere motivazioni per paura di sentirmi dire "lasciala!". I mesi sono passati, io nel frattempo ho perso mio padre e mia madre si è ammalata di una malattia invalidante orribile con la quale tutt'ora conviviamo; con questa ragazza è nato un legame affettivo forte, a volte riuscivo quasi a sentire "amore", la sua famiglia si era integrata perfettamente con la mia, ho costruito con lei una vita di coppia normale quindi. I conflitti nel nostro rapporto (come riuscirete ad immaginare) erano però frequentissimi, cosi' come le frustrazioni represse, anche e sopratutto nella vita sessuale, mancava di fatto l'"intesa" . All'improvviso, qualche mese fa, conosco una ragazza, una mia collega di studi con la quale avrei dovuto passare molto tempo assieme. All'inizio non era nulla per me..ma ad un certo punto ho cominciato ad invaghirmi di lei, a sentire un'infatuazione. Sconvolto e distrutto da questa situazione discrepante ho trovato un coraggio che non pensavo di avere ed ho lasciato la mia fidanzata. L'ho fatta soffrire da morire senza dirle nulla, solo che non l'amavo più. Io ho sofferto dal canto mio in maniera spropositata, ma ho scoperto nella "nuova" ragazza una persona stupenda con la quale mi integravo perfettamente, come due anime affini. Nel frattempo io, spronato anche della mia nuova "ragazza", continuavo a rispondere alle missive della mia ex, che chiedeva spiegazioni, ed io non potevo non dargliele; cosi' ho iniziato a dirle tutto quello che non aveva funzionato nel nostro rapporto. Nel frattempo io mi accorgevo della mancanza della mia ex e che forse non era stata una decisione ponderata a sufficienza. Ho comunicato questo alla mia nuova ragazza, spiegandole i miei dubbi e lei, da anima comprensiva e profonda , mi ha detto che nonostante il male a lasciarmi andare via, avrei dovuto pensare bene e avrei dovuto in qualche maniera far acquietare i miei dubbi. Abbiamo cosi' sospeso i rapporti. Appena sospesi ho iniziato a stare male per la "nuova" ragazza, quasi parallelamente alla ex. Sento la mancanza di entrambe, so che è folle e che non posso averle entrambe , ma ho il terrore di essere incapace di separarmi dalle persone. Ho il terrore di dover collezionare ogni mia relazione e lasciarla li dov'è per paura di star male alla separazione. Ho stintomi da ansia e non so da dove cominciare. Non ho un piano...ho paura di scegliere una o l'altra perchè so che starei male comunque.
Il racconto è ingarbugliato ed andrebbe spiegato molto meglio di cosi', ma lo spazio è questo; spero riusciate a comprendermi e a darmi uno spunto.

Grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

qual è esattamente la Sua richiesta?

Il problema che descrive qui, rispetto alla non-scelta, potrebbe essere legato all'ansia che già descriveva nel consulto precedente.

Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa
Effettivamente ho riletto il mio post sull'ansia precedente, sono passati ormai 4 anni, avevo dimenticato quelle determinate sensazioni. Il percorso personale che ho fatto in questi anni mi ha cambiato molto, l'ansia che provavo all'ora piano piano si è affievolita o è stata pericolosamente incanalata in altre dimensioni, non l'ho ancora compreso del tutto. In prima analisi sembrava derivare dal non stare bene con la persona che ho lasciato,ma una volta lasciata avrei dovuto stare meglio ed invece no...oltremodo lo stesso percorso di malessere si è ripresentato con una nuova persona e penso continuerà a manifestarsi all'infinito.
Quello che chiedo è: da dove partire? Cosa può essere questa incapacità a lasciar andare le persone che amo o ho amato, questa inadeguatezza nel ammettere la fine di un qualcosa?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Cosa può essere questa incapacità a lasciar andare le persone che amo o ho amato, questa inadeguatezza nel ammettere la fine di un qualcosa?"

Potrebbero esserci moltissime spiegazioni e da qui possiamo formulare insieme molte ipotesi...

Lei che ipotesi ha in mente?

La fa soffrire tutto ciò?
[#4]
Utente
Utente
Ho tante ipotesi in mente..potrei formularne basandomi su parametri del mio passato:
- sono stato abbandonato in una precedente relazione ed ho il terrore di farlo ad altri.
- sono incapace di stare da solo ed ho paura di rimanerci ancora (probabilmente per lo stesso motivo di cui sopra)
- sono incapace di amare e rimanere da solo riscontrerebbe questa mia incapacità.

Sono tante le ipotesi...ma nessuna riesce a modificare il mio stato.
Certo che mi fa soffrire, immagini cosa vuol dire collezionare tutte le persone che ho incontrato nella mia vita. Anche quelle che ho lasciato. Immagini di stare male per ognuna di esse.
Spero di essere chiaro.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

il fatto di essere stati lasciati da qualcuno è un'esperienza della vita. Certamente può essere dolorosa, ma non è la fine del mondo! Per Lei evidentemente lo è, infatti non vuole infliggere tale sofferenza a nessuno. In altri termini è come se Lei avesse memorizzato che quando si viene lasciati si potrebbe stare talmente male da essere distrutti... è così?

Come mai non ha imparato a stare (anche) da solo? Che cosa La spaventa dell'essere solo? Che cosa potrebbe accadere di spaventoso se sta da solo?

In che termini dice di essere incapace di amare?
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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Gentile utente,mi pare, per quello che si può capire da lontano, che lei confonda l'attaccamento, cioè il bisogno di sicurezza e rassicurazione, con l'amore.. Dovremmo sapere di più di lei e della vita che fa, della sua storia familiare.. mi domando anche se pensa di avere una rete socioaffettiva calda e sicura, che la faccia sentire meno pericolosamente in bilico sul baratro della solitudine..
A parte le innamorate, lei come sta con sè stesso ora ?
Lasciar andare le persone, significa anche avere di esse una immagine interna che diventa parte, non rinnegata della nostra storia.
Per cui i ricordi, le immagini di momenti felici del passato, continuano a farci compagnia..ma possiamo andare avanti..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#7]
Utente
Utente
Egregie rispondo ad entrambe separatamente, poichè prendono la stessa questione da due punti diversi :
- Dott.ssa Pileci : io so bene, razionalmente, che essere lasciati fa parte della vita, è la stessa cosa che direi ad ogni amico\a per tirarlo su. In realtà, converrà con me che la gravità della "lesione" dipende dalla suscettibilità interindividuale che ha ognuno di noi rispetto agli eventi che accadono, il suo ambiente, il suo temperamento, il suo carattere; naturalmente io ho tirato in ballo quell'ipotesi perchè era la più semplice da dedurre e sicuramente avrà il suo significato nella situazione nella quale mi trovo adesso, ma non sono sicuro sia l'unica causa.
Io ho paura di rimanere solo, questa è una verità assoluta, ne ho paura probabilmente perchè la mia vita sociale e relazionale non è al massimo della sua forma e rimanere da solo mi porterebbe a focalizzare il pensiero su tutto il mio "background" di eventi negativi.
Io Le dico di essere incapace di amare, poichè un tempo, la mia prima ragazza, sento di averla amata in un modo unico, viscerale , con il "sensucht" di romantica memoria. Quello è diventato il mio parametro più alto di amore e so per certo che non è più successo. Questa naturalemente era un'altra ipotesi anche e pensandoci bene, quell'amore poteva essere un innamoramento durato più a lungo (1 anno e qualcosa), ben altro rispetto all'amore maturo che ho vissuto dopo. O forse era un idealizzazione a posteriori di qualcosa che non ricordo bene.
Il problema odierno è che continuo a stare male, a sentirmi abbandonato anche quando abbandono, a vivere male il distacco dall'amore. E non riesco a trovare un filo logico. Una strada coerente di pensiero.

-Dott.ssa Muscarà :
Io penso che lei abbia ragione , e forse è quello che non riesco a comprendere, cosa è l'amore e cosa è l'attaccamento. La mia storia non è proprio felice : ho avuto una vita più o meno normale con gli alti e bassi, decisioni sbagliate , frustrazioni e gioie tutto nella norma.. fino a 4 anni fa quando mio padre si è ammalato ed è morto, quando mia madre si è ammalata ed ora ha continuo bisogno della mia assistenza. Io come sto... ho paura di saperlo , male, ho imparato a vivere le cose con freddezza e distacco, ho imparato a veder morire e soffrire la gente intorno a me..probabilmente amare è diventato un bisogno per stare bene..o forse ho bisogno di sentirmi amato..insomma non ne ho idea. Sono tutte ipotesi, ma -anche qui- io vorrei avere uno spunto, una direzione nella quale guardare..

Grazie e scusate l'ingarbugliatezza...ma vi assicuro che mantenere un pensiero coerente in questi momenti è davvero difficile.