Fobia sociale?
Buonasera dottori, grazie anticipatamente per le eventuali risposte e mi scuso per il titolo poco significativo, ma, purtroppo non ho trovato di meglio. Vi scrivo per chiedere il vostro parere su un "problema" che da tempo mi interessa personalmente ma a cui non ho mai dato l'attenzione che forse merita. Sono sempre stato molto timido, fino all'età di 17/18 anni non parlavo con le persone, e rispondevo monosillabi alle domande rivoltomi. Dopo di questa età, grazie anche all'inizio della carriera universitaria, mi sono pian piano aperto e ho cominciato a parlare con le altre persone anche se difficilmente sono io a cercare le occasioni di dialogo, insomma, se incrocio un conoscente e lui inizia a parlarmi parlo, altrimenti evito. Ho notato che, contemporaneamente a questa fase in cui mi son cominciato ad aprire, ho iniziato ad aumentare molto la velocità con cui parlo, arrivo, a volte, ad impappinarmi talmente parlo velocemente, e spesso, pur avendo idee chiare di quello che voglio dire, mi escon dalla bocca un mucchio di parole che non permettono al mio interlocutore di comprendere ciò che voglio dire, escono discorsi confusi, che sinceramente farei io stesso fatica a capire se fossi al posto della persona che ho di fronte. Io, da ignorante in materia, ho pensato che la causa di questo potrebbe essere il fatto che odio essere al centro dell'attenzione, E ovviamente quando parli con una persona sei inevitabilmente al centro dell'attenzione, allora per cercare di liberarmi dall'impiccio il più presto possibile, aumento la velocità di comunicazione. Oltre a questo problema ho sempre l'ansioso pensiero che le persone che mi circondano siano li pronte sempre a giudicarmi, a giudicare quello che faccio, come mi vesto, e anche se so che è una assurdità, questa ansia rimane e forte dentro di me.
Oltre tutto ho una grande "paura" di sbagliare, sono molto esigente con me stesso e non accetto facilmente l'errore, e mi chiedo: può esser per questo che con i miei interlocutori riesco a parlare solo di università? Nel senso che non trovo mai argomenti di cui parlare con una persona, l'unico che riesco a trovare è quello universitario, (sono uno studente molto rigoroso e mi sento molto competente in quell'ambito da qui il rischio di sbagliare risulta basso). E credo che sia anche per questo che se posso evito i dialoghi, perchè dopo il "ciao come va?" "bel tempo oggi eh?!" Ci sarebbe il silenzio. A questo punto della mia vita, con la laurea alle porte, sento più che mai il bisogno di capire da dove derivano tutti questi problemi, che probabilmente sono connessi tra loro, per tentare, non dico di risolverli, ma almeno di alleviarli, perchè mi sto rendendo conto di aver vissuto tanti anni con il freno a mano tirato. Spero che la mia descrizione del fenomeno sia abbastanza chiara per permettervi di capire la situazione, in caso contrario risponderò a qualsiasi domanda vogliate farmi.
Grazie ancora
Oltre tutto ho una grande "paura" di sbagliare, sono molto esigente con me stesso e non accetto facilmente l'errore, e mi chiedo: può esser per questo che con i miei interlocutori riesco a parlare solo di università? Nel senso che non trovo mai argomenti di cui parlare con una persona, l'unico che riesco a trovare è quello universitario, (sono uno studente molto rigoroso e mi sento molto competente in quell'ambito da qui il rischio di sbagliare risulta basso). E credo che sia anche per questo che se posso evito i dialoghi, perchè dopo il "ciao come va?" "bel tempo oggi eh?!" Ci sarebbe il silenzio. A questo punto della mia vita, con la laurea alle porte, sento più che mai il bisogno di capire da dove derivano tutti questi problemi, che probabilmente sono connessi tra loro, per tentare, non dico di risolverli, ma almeno di alleviarli, perchè mi sto rendendo conto di aver vissuto tanti anni con il freno a mano tirato. Spero che la mia descrizione del fenomeno sia abbastanza chiara per permettervi di capire la situazione, in caso contrario risponderò a qualsiasi domanda vogliate farmi.
Grazie ancora
[#1]
Gentile Utente,
se non ho mal capito in ambito universitario tutto procede al meglio, le sue prestazioni professionali, gli esami ed il rischio contenuto di sbagliare la fa stare tranquillo; le difficoltà vertono nella sfera affettiva e relazionale\ gruppale?
Come si percepisce, che idea ha di se stesso?
Si piace, si vuole bene, si stima personologicamente?
Ha degli amici, oltre ai colleghi?
Un amore?
se non ho mal capito in ambito universitario tutto procede al meglio, le sue prestazioni professionali, gli esami ed il rischio contenuto di sbagliare la fa stare tranquillo; le difficoltà vertono nella sfera affettiva e relazionale\ gruppale?
Come si percepisce, che idea ha di se stesso?
Si piace, si vuole bene, si stima personologicamente?
Ha degli amici, oltre ai colleghi?
Un amore?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Utente
Grazie dottoressa per la risposta.
Esatto, le difficoltà ci sono nell'ambito relazionale, qualsiasi esso sia al di fuori degli argomenti puramente universitari.
Certo, ho degli amici oltre ai colleghi, amici di lunga data direi, conosciuti praticamente tutti in esperienze scolastiche pregresse, altri conosciuti perchè amici di amici, ma ora che ci rifletto, ben pochi, forse nessuno, conosciuto per mia iniziativa personale.
Sono anche fidanzato, da diversi anni, e devo dire che all'interno di questa relazione tutto quello descritto sopra non vale più, o meglio, vale meno, la velocità nel parlare rimane, e anche i pensieri che esprimo risultano non sempre chiari, però se mi sento di dover dire qualcosa la dico, le mie opinioni le dico, e magari riesco anche a iniziare un discorso, trovo l'argomento.
Per le altre 2/3 domande, ci rifletto sul momento, le prime due sinceramente non me le sono mai poste direttamente (si piace e se si vuole bene), l'ultima invece me la ripongo spesso, o meglio, non mi pongo la domanda ma lo affermo.
Nel senso che spesso mi dico di essere fiero di me stesso per quanto riguarda l'ambito universitario, sono in pari con gli esami in una facoltà importante, ho una media pesata discretamente alta, e spesso mi capita di paragonarmi con gli altri colleghi e notare che effettivamente, dati alla mano, sono tra i due/tre ragazzi con le migliori performance del corso e questo aumenta di molto la mia stima personale, il problema è che, vede? Sembra quasi che associ la mia vita solo ed esclusivamente all'università, e non credo sia una cosa tanto normale, perchè prima o poi quella finirà (più prima che poi) e dopo? Dopo per come sono fatto, credo che inizierà la stessa situazione con il lavoro, darò tutto me stesso sul lavoro per diventare il migliore e avere un feedback positivo in quell'ambito della mia vita.
Per quanto riguarda il piacersi, non saprei proprio cosa rispondere, tendo sempre a pensare che c'è di peggio, ci sono isolati giorni in cui invece mi piaccio, e lo penso proprio, (per esempio alla mattina guardandosi allo specchio), altri giorni che proprio non mi posso vedere, però diciamo che tendenzialmente mi collocherei nella fascia media.
Per il fatto di volersi bene, anche qui, difficile a dirsi, nel senso che bisognerebbe ben capire che cosa significa volersi bene e che comportamenti implica, comunque penso di si, non credo di aver mai desiderato star male, anzi.
Probabilmente mi sento fiero di me stesso, mi stimo, pure quando periodicamente vado a donare il sangue, perchè mi rendo conto che non tutti lo fanno e che con quel gesto posso aiutare tante persone, e anche per esempio, quando annualmente, da due anni a questa parte eseguo una donazione , seppur piccola (le finanze di uno studente sono limitate purtroppo) ad un ente di ricerca per il cancro, cosa che ritengo molto importante.
Spero di aver risposto alle sue domande, se così non fosse sono pronto ad aggiungere altri dettagli. La ringrazio ancora
Esatto, le difficoltà ci sono nell'ambito relazionale, qualsiasi esso sia al di fuori degli argomenti puramente universitari.
Certo, ho degli amici oltre ai colleghi, amici di lunga data direi, conosciuti praticamente tutti in esperienze scolastiche pregresse, altri conosciuti perchè amici di amici, ma ora che ci rifletto, ben pochi, forse nessuno, conosciuto per mia iniziativa personale.
Sono anche fidanzato, da diversi anni, e devo dire che all'interno di questa relazione tutto quello descritto sopra non vale più, o meglio, vale meno, la velocità nel parlare rimane, e anche i pensieri che esprimo risultano non sempre chiari, però se mi sento di dover dire qualcosa la dico, le mie opinioni le dico, e magari riesco anche a iniziare un discorso, trovo l'argomento.
Per le altre 2/3 domande, ci rifletto sul momento, le prime due sinceramente non me le sono mai poste direttamente (si piace e se si vuole bene), l'ultima invece me la ripongo spesso, o meglio, non mi pongo la domanda ma lo affermo.
Nel senso che spesso mi dico di essere fiero di me stesso per quanto riguarda l'ambito universitario, sono in pari con gli esami in una facoltà importante, ho una media pesata discretamente alta, e spesso mi capita di paragonarmi con gli altri colleghi e notare che effettivamente, dati alla mano, sono tra i due/tre ragazzi con le migliori performance del corso e questo aumenta di molto la mia stima personale, il problema è che, vede? Sembra quasi che associ la mia vita solo ed esclusivamente all'università, e non credo sia una cosa tanto normale, perchè prima o poi quella finirà (più prima che poi) e dopo? Dopo per come sono fatto, credo che inizierà la stessa situazione con il lavoro, darò tutto me stesso sul lavoro per diventare il migliore e avere un feedback positivo in quell'ambito della mia vita.
Per quanto riguarda il piacersi, non saprei proprio cosa rispondere, tendo sempre a pensare che c'è di peggio, ci sono isolati giorni in cui invece mi piaccio, e lo penso proprio, (per esempio alla mattina guardandosi allo specchio), altri giorni che proprio non mi posso vedere, però diciamo che tendenzialmente mi collocherei nella fascia media.
Per il fatto di volersi bene, anche qui, difficile a dirsi, nel senso che bisognerebbe ben capire che cosa significa volersi bene e che comportamenti implica, comunque penso di si, non credo di aver mai desiderato star male, anzi.
Probabilmente mi sento fiero di me stesso, mi stimo, pure quando periodicamente vado a donare il sangue, perchè mi rendo conto che non tutti lo fanno e che con quel gesto posso aiutare tante persone, e anche per esempio, quando annualmente, da due anni a questa parte eseguo una donazione , seppur piccola (le finanze di uno studente sono limitate purtroppo) ad un ente di ricerca per il cancro, cosa che ritengo molto importante.
Spero di aver risposto alle sue domande, se così non fosse sono pronto ad aggiungere altri dettagli. La ringrazio ancora
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.6k visite dal 16/01/2013.
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