Paura di un padre sulle future inclinazioni sessuali del figlio
Buongiorno, son il papà di uno splendido bambino di 1 anno. Prima di entrare nel merito della domanda che ho da porvi sento la necessità di fare una premessa: sono certo che quello che mi passa per la mente in questo periodo è il frutto di uno stato ossessivo dal quale fatico ad uscire e che, pertanto, le mie ansie sono totalmente prive di fondamento. Eppure non riesco a liberarmene. Mia moglie, alla quale ho confessato tali ansie dopo aver superato una certa resistenza iniziale, ha di fatto contribuito a farmi superare la fase acuta, ma ancora oggi, a distanza di qualche diecina di giorni dal loro insorgere non riesco a liberarmene totalmente. Vi racconto i fatti: qualche giorno fa sono uscito con i soliti colleghi di ufficio per andare a pranzare in un locale della mia zona. A fianco al nostro tavolo erano seduti un gruppetto di ragazze accompagnate da un unico maschietto con atteggiamenti chiaramente omosessuali che aveva lo stesso nome di mio figlio (Andrea).
Ora non credo di essere omofobo però confesso, ben conscio di quanto è aberrante quello che affermo, che quella scena mi ha turbato. Nei discorsi che ho sempre fatto sull’argomento con conoscenti ed amici, con una sufficienza che solo oggi mi rendo conto di avere avuto, ho sempre sostenuto la mia tesi che l’omosessualità è la conseguenza di disfunzione ormonali che pertanto non possono essere controllate. Questa esperienza, invece, mi ha turbato al punto di indurmi a trascorrere ore ed ore in internet per approfondire l’argomento e credo di essere arrivato alla conclusione che si tratta di una condizione che può essere dovuta tanto alla concomitanza di fattori ormonali che ambientali, ma anche alla presenza di uno solo di essi. E lo stato di ansia nel quale lo stress conseguente (ripeto, non sono omofobo, ma ho lrtto che si prende coscienza della propria omosessualità dopo un periodo estremamente difficile che, confesso, mi fa molta paura se penso che mio figlio potrebbe soffrirne) mi ha indotto persino ad arrivare alla assurda teoria secondo la quale ci può essere una certa relazione tra un nome attribuito al bambino, carattere (supportata da uno studio eseguito in america dal prof. David figlio) ed identità di genere che potrebbe incidere (non in modo determinante chiaramente, ma se già fosse poco influente non riuscirei a perdonarmelo) sul suo futuro sviluppo sessuale. In particolare sono arrivato a pensare che in nomi maschili che finiscono in a potrebbero portare il bambino a tale situazione. Ho pertanto chiesto a mia mogli se fosse disposta ad utilizzare il secondo nome ricevendone un netto e comprensibile rifiuto. Non mi perdono di non essermi fatto queste domande nella fase di scelta del nome.
Ora non credo di essere omofobo però confesso, ben conscio di quanto è aberrante quello che affermo, che quella scena mi ha turbato. Nei discorsi che ho sempre fatto sull’argomento con conoscenti ed amici, con una sufficienza che solo oggi mi rendo conto di avere avuto, ho sempre sostenuto la mia tesi che l’omosessualità è la conseguenza di disfunzione ormonali che pertanto non possono essere controllate. Questa esperienza, invece, mi ha turbato al punto di indurmi a trascorrere ore ed ore in internet per approfondire l’argomento e credo di essere arrivato alla conclusione che si tratta di una condizione che può essere dovuta tanto alla concomitanza di fattori ormonali che ambientali, ma anche alla presenza di uno solo di essi. E lo stato di ansia nel quale lo stress conseguente (ripeto, non sono omofobo, ma ho lrtto che si prende coscienza della propria omosessualità dopo un periodo estremamente difficile che, confesso, mi fa molta paura se penso che mio figlio potrebbe soffrirne) mi ha indotto persino ad arrivare alla assurda teoria secondo la quale ci può essere una certa relazione tra un nome attribuito al bambino, carattere (supportata da uno studio eseguito in america dal prof. David figlio) ed identità di genere che potrebbe incidere (non in modo determinante chiaramente, ma se già fosse poco influente non riuscirei a perdonarmelo) sul suo futuro sviluppo sessuale. In particolare sono arrivato a pensare che in nomi maschili che finiscono in a potrebbero portare il bambino a tale situazione. Ho pertanto chiesto a mia mogli se fosse disposta ad utilizzare il secondo nome ricevendone un netto e comprensibile rifiuto. Non mi perdono di non essermi fatto queste domande nella fase di scelta del nome.
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Gentile Utente,
qual è la Sua richiesta?
"ci può essere una certa relazione tra un nome attribuito al bambino, carattere (supportata da uno studio eseguito in america dal prof. David figlio) ed identità di genere che potrebbe incidere (non in modo determinante chiaramente, ma se già fosse poco influente non riuscirei a perdonarmelo) sul suo futuro sviluppo sessuale. In particolare sono arrivato a pensare che in nomi maschili che finiscono in a potrebbero portare il bambino a tale situazione"
Francamente non c'è accordo su questa teoria nè sull'omosessualità. Ad oggi non si tratta di una condizione morbosa.
Saluti,
qual è la Sua richiesta?
"ci può essere una certa relazione tra un nome attribuito al bambino, carattere (supportata da uno studio eseguito in america dal prof. David figlio) ed identità di genere che potrebbe incidere (non in modo determinante chiaramente, ma se già fosse poco influente non riuscirei a perdonarmelo) sul suo futuro sviluppo sessuale. In particolare sono arrivato a pensare che in nomi maschili che finiscono in a potrebbero portare il bambino a tale situazione"
Francamente non c'è accordo su questa teoria nè sull'omosessualità. Ad oggi non si tratta di una condizione morbosa.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Gentilissima Dr. Pileci mi rendo conto di avere fatto un pò di confusione. Quello che volevo dire è questo: stante le conclusioni degli studi e dei sondaggi condotti in America che riporto integralmente:"
Il suono che ha il nome attribuito dai genitori e il significato che rievoca influiscono direttamente sul comportamento degli altri nei nostri confronti, e questo ha effetti a sua volta sui nostri circuiti neuroendocrini: a seconda dei casi viene favorita la produzione di ossitocina, dopamina o endorfine. Possiamo insomma dire che il nome che ci viene dato influisce sul nostro sviluppo" è possibile che l'attribuzione di un nome che viene utilizzato anche al femminile può indurre indurre problemi di identità sessuale anche a livello inconscio? e' possibile che in un soggetto che non presenta disfunzioni ormonali questo possa contribuire, unitamente ad altri fattori ambientali ad identificarsi sessualmente con il sesso non biologico?
Confesso inoltre che la sua risposta mi inquieta ulteriormente. Ho capito male ho, perquanto non c'è accordo sulla teoria che ho riportato, esiste comunque chi sostiene che ciò sia possibile?
Grazie
Il suono che ha il nome attribuito dai genitori e il significato che rievoca influiscono direttamente sul comportamento degli altri nei nostri confronti, e questo ha effetti a sua volta sui nostri circuiti neuroendocrini: a seconda dei casi viene favorita la produzione di ossitocina, dopamina o endorfine. Possiamo insomma dire che il nome che ci viene dato influisce sul nostro sviluppo" è possibile che l'attribuzione di un nome che viene utilizzato anche al femminile può indurre indurre problemi di identità sessuale anche a livello inconscio? e' possibile che in un soggetto che non presenta disfunzioni ormonali questo possa contribuire, unitamente ad altri fattori ambientali ad identificarsi sessualmente con il sesso non biologico?
Confesso inoltre che la sua risposta mi inquieta ulteriormente. Ho capito male ho, perquanto non c'è accordo sulla teoria che ho riportato, esiste comunque chi sostiene che ciò sia possibile?
Grazie
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Gentile Utente,
Glisserei totalmente sull' idenita' sessuale e sul nome di suo figlio e ficalizzerei la mia attenzione sul suo stato ansioso, sulla sua fase acuta( passata non ho capito bene come) e sulle sue ossessioni.
E' in cura per questo?
Da quanto tempo si manifestano?
Ha avuto altri episodi in passato?
Lei crede che cambiando nome a suo figlio, le sue ossessioni sparirebbero?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Le consiglio di consultare uno specialista in psichiatria o in psicologia clinica per parlare di questi timori che potrebbero essere dannosi per lei come individuo e come padre. E dannosi anche per il sano sviluppo del figlio, naturalmente. Deve guardarsi dentro con onestà e capire che questi timori sono espressione di un suo problema personale che va affrontato e curato.
Dr. Maurilio Orbecchi
Medico - Chirurgo
Specialista in Psicologia Clinica
Specialista in Psicoterapia
Psicologo - Psicoterapeuta
[#5]
Ex utente
Egr. Dottori,
vi ringrazio per le vostre gentili risposte. Ricononosco di avere bisogno di aiuto. Credo di essere una persona intelligente, ben inserita in società e con un grado di scolarizzazione corrispondente alla laurea, destabilizzata dalla nascita del primo figlio. Sono anche un perfezionista che sente molto il peso delle decisioni. Dall'acquisto della mia prima auto a quello della casa è sempre stato un susseguirsi di dubbi e ripensamenti. Ma devo anche riconoscere che la capacità di calcolare i pro ed i contro di una scelta mi ha aiutato a sbagliare il meno possibile. Non mi perdonerei il fatto di non avere fatto delle valutazioni su una scelta che può, anche in minima parte, avere degli effetti sul futuro di mio figlio. Seguirò il vostro consiglio, nel frattempo però credo che mi sarebbe di aiuto ricevere una netta smentita delle mie confuse teorie.
vi ringrazio per le vostre gentili risposte. Ricononosco di avere bisogno di aiuto. Credo di essere una persona intelligente, ben inserita in società e con un grado di scolarizzazione corrispondente alla laurea, destabilizzata dalla nascita del primo figlio. Sono anche un perfezionista che sente molto il peso delle decisioni. Dall'acquisto della mia prima auto a quello della casa è sempre stato un susseguirsi di dubbi e ripensamenti. Ma devo anche riconoscere che la capacità di calcolare i pro ed i contro di una scelta mi ha aiutato a sbagliare il meno possibile. Non mi perdonerei il fatto di non avere fatto delle valutazioni su una scelta che può, anche in minima parte, avere degli effetti sul futuro di mio figlio. Seguirò il vostro consiglio, nel frattempo però credo che mi sarebbe di aiuto ricevere una netta smentita delle mie confuse teorie.
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Sperando di farle cosa gradita, *smentisco in maniera netta le sue confuse teorie*. Non hanno il minimo fondamento scientifico. Ma adesso si faccia seguire da uno specialista medico psichiatra o medico psicologo. Possono infatti, nel suo caso, essere utili anche farmaci. Cordiali saluti.
[#7]
Caro Signore,
Andrea è un nome maschile, in Italia, perciò aver battezzato così suo figlio non lo espone ad alcun fraintendimento - cosa che invece non si può dire di chi battezzi con lo stesso nome una figlia femmina.
Di conseguenza il suo bambino si sente e si sentirà chiamare sempre con un nome maschile e non "ambiguo", perciò non serve nemmeno confutare le teorie che ha trovato in internet.
Quel che è sicuro è che lei un perfezionista che non tollera l'idea che qualcosa possa andare storto o come lei non si attende che vada, con una certa propensione a sentirsene responsabile.
Da qui deriva la difficoltà a fare scelte, che la espongono sempre ad una minima percentuale di rischio di errore, non potendo contare sul 100% di certezza in nessun campo comenon può farlo chiunque altro.
Questa sua propensione a valutare e "passare al microscopio" ogni possibile scelta può tornarle utile sul lavoro, se svolge una professione che richiede riflessività e decisioni più che ponderate, ma la ostacola sicuramente nella vita di tutti i giorni, dove il campo non è limitato come può esserlo quello oggetto del suo lavoro e non è possibile controllare tutto.
Quanto le sta accadendo non ha davvero a che fare nè con l'intelligenza nè con la cultura o le doti personali, ma con la forte paura degli imprevisti e la profonda insicurezza provata per i possibili esiti di ciò che non si controlla.
Quello che l'ha mandata in crisi è stato proprio scoprire che nel decidere come chiamare il piccolo non aveva controllato tutto e che aveva "sottovalutato" il possibile esito di una scelta che ha preso - com'è ovvio - serenamente, e non certo pensando a improbabili effetti sulla vita del bambino.
Se vuole occuparsi adeguatamente di suo figlio è importante che adesso inizi a occuparsi di sè stesso e del suo problema, che è risolvibile e che richiede una psicoterapia.
Le consiglio quindi di rivolersi ad uno psicologo psicoterapeuta per far valutare la sua situazione e lavorare per cambiarla.
Quando lei sarà più sereno e meno preoccupato anche Andrea sarà più felice, e lo sarà di sicuro pure sua moglie.
Tanti cari auguri,
Andrea è un nome maschile, in Italia, perciò aver battezzato così suo figlio non lo espone ad alcun fraintendimento - cosa che invece non si può dire di chi battezzi con lo stesso nome una figlia femmina.
Di conseguenza il suo bambino si sente e si sentirà chiamare sempre con un nome maschile e non "ambiguo", perciò non serve nemmeno confutare le teorie che ha trovato in internet.
Quel che è sicuro è che lei un perfezionista che non tollera l'idea che qualcosa possa andare storto o come lei non si attende che vada, con una certa propensione a sentirsene responsabile.
Da qui deriva la difficoltà a fare scelte, che la espongono sempre ad una minima percentuale di rischio di errore, non potendo contare sul 100% di certezza in nessun campo comenon può farlo chiunque altro.
Questa sua propensione a valutare e "passare al microscopio" ogni possibile scelta può tornarle utile sul lavoro, se svolge una professione che richiede riflessività e decisioni più che ponderate, ma la ostacola sicuramente nella vita di tutti i giorni, dove il campo non è limitato come può esserlo quello oggetto del suo lavoro e non è possibile controllare tutto.
Quanto le sta accadendo non ha davvero a che fare nè con l'intelligenza nè con la cultura o le doti personali, ma con la forte paura degli imprevisti e la profonda insicurezza provata per i possibili esiti di ciò che non si controlla.
Quello che l'ha mandata in crisi è stato proprio scoprire che nel decidere come chiamare il piccolo non aveva controllato tutto e che aveva "sottovalutato" il possibile esito di una scelta che ha preso - com'è ovvio - serenamente, e non certo pensando a improbabili effetti sulla vita del bambino.
Se vuole occuparsi adeguatamente di suo figlio è importante che adesso inizi a occuparsi di sè stesso e del suo problema, che è risolvibile e che richiede una psicoterapia.
Le consiglio quindi di rivolersi ad uno psicologo psicoterapeuta per far valutare la sua situazione e lavorare per cambiarla.
Quando lei sarà più sereno e meno preoccupato anche Andrea sarà più felice, e lo sarà di sicuro pure sua moglie.
Tanti cari auguri,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.6k visite dal 10/01/2013.
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