Sentimenti: disinnammorato all'improvviso

Cari dottori, a 33 anni suonati sono qui a descrivere un problema che sarebbe del tutto normale se interessasse un adolescente ed avrei bisogno dell'aiuto di questo importantissimo sito per capire come potermi muovere per risolverlo.
Problemi sentimentali, ma c'è in gioco un importante fattore psicologico: qualcosa non va in me, ne sono certo.
Ho avuto moltissime storie "brevi", quasi in tutte ho evitato fin dall'inizio di impostare un qualsiasi rapporto diverso da quello fisico. Ci sono state 4 storie un po' più importanti, ma in tutte si è innescato lo stesso meccanismo che a breve di descriverò, e che ne ha causato il termine.
Ero solo da 1 anno e mezzo e conducevo la mia vita senza alcuna regola: rapporti veloci, nessun coinvolgimento, tante serate con vecchi amici fidati. Uno "spasso", se mi permettete il termine, arricchito da un lavoro sicuro e nessun grosso problema in generale.
Poi incontro una ragazza, che credevo si trasformasse nella solita storiella mordi e fuggi. La corteggio, cosa che faccio poco, solitamente, ma con lei mi sono sentito di fare così. Dopo un paio di uscite andiamo a letto. Pensavo di sparire, come al solito, ma lei lo fa prima di me. Mi aspettavo che mi cercasse e non l'ha fatto. Ci incontriamo in giro e quasi non mi saluta. A quel punto impazzisco, faccio cavolate, sto malissimo quando lei va in vacanza con i suoi amici (su mio consiglio, dopo che io ero stato con i miei), non mangio, non bevo e non dormo per giorni immaginandola a fare chissà cosa. Fino a pochi giorni fa ero completamente cotto, al punto da essere terribilmente geloso del suo passato, altro aspetto che mi risulta quasi totalmente nuovo.
Recupero alla grande il rapporto, passano mesi stupendi: ero seriamente convinto di essere pronto!
Questo Natale comincia a non funzionare qualcosa: lei è stupenda, dolce, affettuosa, divertente, un'ottima amante. Ma mi ritrovo a guardare altre ragazze. Ognuna mi sembra "la nuova ragazza giusta". Fisicamente, all'improvviso, lei non mi piace più, nonostante io mi sforzi in tutti i modi di ripensare alle cose mi avevano affascinato ed a quanto grande sia dentro.
Mi mancano gli amici, la libertà della vita sregolata.Lei mi parla di fare un viaggio insieme ed io vado in panico. Ho come l'impressione che stare insieme sia una cosa contronatura che limiti l'individualità, che comporti solo doveri, che annulli ogni forma di libertà.
Il cambiamento è avvenuto nel giro di 2 giorni, sono passato dalle stelle alle stalle, come si suol dire ed ora mi ritrovo con il morale sotto terra.
Ho provato a frequentare altre coppie di amici, per cercare di vedere il bello dell'uscire tutti insieme, ma mi sento limitato, il pensiero di fare questo per tutta la vita m terrorizza! Eppure fino a poco tempo fa non desideravo altro, mi sentivo fortunato e completo, avevo quello che volevo.
Un urologo, 1 anno fa, mi ha detto: "Lei ha 32 anni, è solo. Ha qualche problema?". Ora ho 33 anni, non sono solo. Ma ho grosso problema...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Utente,

le spiegazioni per quanto le sta accadendo possono essere più d'una, e da qui possiamo darle solo degli spunti di riflessione che le saranno comunque utili a riflettere su di sè.

Il suo problema potrebbe nascere dalla paura di crescere e impegnarsi, dal narcisismo che la porta a non volersi in alcun modo limitare, da passate esperienze di relazione che l'hanno segnata negativamente, da modelli di coppia (in particolare quello genitoriale) poco felici e che quindi non sente come riferimento da emulare, o da altro ancora.

E' sicuro che tutte le sue storie siano andate così proprio ogni volta?

Andando un po' più indietro nel tempo ricorda se nel suo passato c'è una storia finita male, che l'ha portata in seguito a non coinvolgersi più a livello emotivo con una ragazza?

Vorrei poi chiederle se in genere tende a rimuginare molto su quello che prova e che le succede anche in altri ambiti della vita.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Utente
Utente
Dottoressa, grazie per la sua risposta e le sue osservazioni.
Mi ha fatto una domanda alla quale posso dare una risposta netta e precisa: io tendo decisamente molto a rimuginare su quello che provo e che mi succede, in qualsiasi ambito. Talvolta sogno cose passate che vorrei fossero andate diversamente, oppure errori che o commesso.
Da quando ho iniziato questa relazione, in particolare, sogno parecchio (o forse, semplicemente ricordo meglio cosa avviene nella mia mente nelle ore notturne) e difficilmente cose belle. Alcune volte sono veri incubi, legati a miei familiari che stanno male o addirittura a "presenze" nella mia stanza. Spesso sogno invece dalla persona che frequento e solitamente si tratta di situazioni in cui lei fa qualcosa che a menon va bene o che mi fa stare male.

Per le altre storie sono sicuro, sempre così sono andate. Alcune volte faccio in modo che mi lascino loro...e poi quando lo fanno sto bene per un po', poi inizio a sentirne la mancanza. Non ho mai un po' di pace...anche perché un altro aspetto sul quale non mi sono molto focalizzato è la paura che, stando solo, io possa rimanere da solo tutta al vita.

Dottoressa, ho una gran confusione, continui cambi di pensiero legati a questa vicenda. La persona che frequento è perennemente sotto esame da me, ma quello che mi dà fastidio è che la mia mente valuta solo l'aspetto esteriore, dando pochissimo peso a tutto il resto.
Non è normale questo e non è da me, visto che so di essere una persona tutt'altro che materiale, molto legata ai sentimenti, agli affetti ed ai principi di lealtà e fiducia.
Non so, ma certe volte mi sembra quasi che la donna al proprio sia quasi un trofeo da esporre per far vedere agli altri quanto si è stati bravi...e questo mi fa rabbrividire.

La mia famiglia, tra le cause che ha citato, credo che dia l'esempio opposto e mi chiedo per quale motivo io non riesca a creare un qualcosa di simile...

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Dr.ssa Fabrizia Lodeserto Psicologo, Psicoterapeuta 84 2
Gentile utente,
per quale motivo ha evitato sempre di impostare un rapporto diverso da quello fisico? Le persone che la circondavano non la interessanvano particolarmente o nutriva dubbi e timori riguardo il suo non essere più single? Magari temeva di non essere più corteggiato o apprezzato da altri perchè fidanzato?

Come ha vissuto al tempo la sparizione inaspettata della sua compagna? Ha sofferto perchè ha capito di tenere a lei o perchè ha rappresentato una ferita narcisistica il non essere più desiderato e ricercato?

E' successo poi qualcosa di specifico in quei due giorni in cui lei ha cambiato idea sulla sua relazione?Un evento particolare o sono subentrate determinate preoccupazioni o pensieri?

Lei poi dice che la preoccupa una vita in due per sempre; quali pensieri od immagini fa a tal riguardo?

Dr.ssa Fabrizia Lodeserto
sito: http://www.fabrizialodeserto.it/
Psicologo Taranto e Psicologo Online

[#4]
Utente
Utente
Buongiorno dottoressa e grazie anche a lei...

Ho evitato perché a priori non consideravo "giuste" quelle persone che frequentavo. Mentalmente, ho un ideale di donna ma qualora ci fossero diversi punti che non combaciano io riuesco ad essere totalmente distaccato dal rapporto. Cosa che non avveniva, invece, nell'altra persona, nonostante io fossi chiaro dall'inizio: avevo dunque già deciso a priori... Nella pratica, poi, il distacco veniva mantenuto dall'eccessivo peso che io avrei dato agli aspetti che non mi piacevano (spesso erano cavolate, lo so, ma io rendo il tutto un qualcosa sul quale non posso assolutamente passare sopra).
In più, le confermo anche quello che lei dice, un po' di paura di non essere corteggiato o apprezzato da altre ragazze. Ma perché tutti riescono a rinunciare a questo, anche persone che reputo molto belle, vincenti mentre per me non è così?
Sembra che il mio valore personale sia legato al valore estetico della persona che posso "mostrare" al mio fianco. E' davvero un'assurdità, ma analizzando le cose mi viene da pensare questo.

La separazione di cui parlavo, inaspettata ma da me fortemente voluta (successivamente ho provveduto io a chiudere i rapporti nelle altre storie importanti), mi ha dato sollievo all'inizio: poi sono stato malissimo, quando lei non ne ha voluto sapere più nulla. Ma non finisce qui: dopo un anno questa ragazza sarebbe tornata, chiedendomi se fossi cambiato e se finalmente sarei riuscito a farla sentire importante. Avevo i migliori propositi ma...si è reinnescato il meccanismo, dopo un altro anno mi ha lasciato di nuovo e, come da copione, sono ritornato a stare malissimo. Poi il tempo, si sa, risolve tutto. Probabilmente sono stato male più nel pensiero di saperla con un altro che non perché ci tenessi ai livelli ai quali avrei dovuto, questa è la mia conclusione.

Tornando al presente, credo che la causa scatenante questa volta sia stato un aperitivo qi pochi giorni fa: per la prima volta ero con tutti i miei soliti amici, ma in più c'era lei. Mi sentivo in imbarazzo, legato, rifiutato. Diverso e non libero. Quasi in colpa. Nonostante i miei cari amici non abbiano fatto nulla per farmi sentire così ed anzi la abbiano coinvolta ma...non mi sentivo io.

Sento l'altra persona come un qualcosa a cui dover dare: sicurezze, affetto, pensiero, tempo, attenzioni. Entra nella mia vita chiedendo, e c'è un livello minimo al di sotto del quale non si può andare. Bisogna motivare ogni cambiamento, bisogno o quant'altro. L'altra, chiunque essa sia, calcola il tempo che passiamo insieme e non è mai abbastanza, non la qualità e l'intensità. Un finesettimana con gli amici è accettabile la prima volta, ma dopo?

Io sento la mancanza dei miei amici, ma come posso dirle che vorrei stare un finesettimana con loro, ogni tanto, senza che la cosa crei problemi nel rapporto. Cerco di farglielo capire ma non c'è modo: "E che stiamo un finesettimana intero senza vederci??".
[#5]
Dr.ssa Fabrizia Lodeserto Psicologo, Psicoterapeuta 84 2
Gentile utente, cosa intende lei per libertà?
Essa non si potrebbe raggiungere anche quando accettiamo di venire incontro all'altro, perchè LIBERI di cambiare opinione o piani?
In un rapporto a due è importante accettarsi, ma è necessario venirsi incontro a seconda dell'esigenze di entrambi.
Avere idee discordanti è normale e venirsi incontro non vuol dire "passare sopra le cose" o perdere di valore come persona o come uomo.
Pur essendo fidanzati, gli altri possono comunque continuare ad apprezzarci...non le è mai capitato, ad esempio, di rimanere affascinato da una donna pur sapendo che questa era impegnata?

Lei poi dice: "per la prima volta ero con tutti i miei amici, ma in più c'era lei"...questo credo sia un evento che acquisisce molta importanza proprio perchè le è accaduto per la prima volta; e sono dunque naturali le sue paure, considerando che non le era mai capitato.

Cerchi poi di non farsi prendere dal senso del dovere: DOVER dare sicurezze; DOVER dare tempo; DOVER dare attenzioni...perchè anche il solo pensiero di DOVER obbligatoriamente fare troppe cose impegnative ci fa paura e genera ansia. Queste cose, pian piano, vengono da sole se si vuole stare insieme, senza imporre nulla a noi stessi.
Fate bene a confrontarvi, ma cercate di smussarvi entrambi non rimanendo fermi sulle proprie posizioni...altrimenti che scambio è?
Cordiali saluti
[#6]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Carissimo,

forse una parte del problema nasce dal suo perfezionismo, dall'idea che ci sia uno standard minimo sotto il quale lei non può andare, come sottolineava la Collega.

E' possibile che il perfezionismo (o l'idealizzazione sia del rapporto che della persona con cui sta) la porti a tenere costantemente sotto esame ogni aspetto di ciò che succede, oltre che di sè stesso, con il risultato che ciò che fino ad un certo momento va bene un momento dopo non va più bene.

Se volessimo cercare una parrte delle cause nella storia familiare potremmo forse paradossalmente dire che i suoi genitori sono (stati) un modello talmente irraggiungibile da frustrare ogni suo desiderio di ottenere altrettanto dalla vita, con il risultato che lei abbandona quando la situazione non risponde più a determinati standard e finisce con il mantenere il ruolo di figlio, che avrà fino a quando a sua volta non diventerà genitore, legandosi in maniera presumibilmente seria ad una donna.

Le faccio poi notare che nel suo racconto non esistono sfumature e gradazioni, ma esiste una visione del tipo tutto-o-niente che di sicuro non agevola l'instaurarsi di rapporti duraturi, che sono naturalmente connotati anche da alti e bassi.

Questo può essere un residuo del pensiero adolescenziale, che forse non ha ancora del tutto superato.

Quando è a contatto con coetanei che sono sposati o conviventi e hanno figli come si sente rispetto a loro?
[#7]
Utente
Utente
Vi ringrazio molto, sinceramente leggendo le volte risposte mi viene alcune volte la pelle d'oca.
E' vero, il mio concetto di libertà non contempla la parola "DOVERE". Nel rapporto io vedo invece un forte senso del DOVERE FARE QUALCOSA - ALTRIMENTI. Beh, altrimenti non so cosa possa succedere se propongo, di tanto in tanto, un finesettimana ognuno al suo paese con i rispettivi amici . Non capisco questa tendenza del DOVERE STARE INSIEME ASSOLUTAMENTE, non riesco proprio a comprenderlo. E non so come comunicare che gli amici personali, soprattutto all'inizio, è giusto che restino tali, che siano comunque parte importante della vita del singolo, visto che rappresentano al il suo passato, la sua storia.

Sono sbagliato io, essendo l'unico con questo problema, o semplicemente le altre persone non si "piegano"?

Riguardo al perfezionismo, Dottoressa Massaro, ci ha preso in pieno: io non comincio una dieta se non associo ad essa almeno 2 attività sportive, non faccio un acquisto se non corrisponde al 100% alle mie esigenze. Faccio liste di cose da fare, con l'ottica di migliorarmi (corsi, attività e quant'altro) e soprattutto di coprire tutti gli aspetti: la cultura tecnica, quella classica, lo sport, la vita sociale, le capacità personali. Poi mi sovraccarico,
e qualcosa la tralascio, anche perché non ottengo i risultati sperati, dividendo troppo le forze. Rincorro qualche
obiettivo...ma nemmeno io so quale sia. Ed ultimamente sto perdendo questa spinta di "miglioramento continuo",
proprio perché la direzione che prendo non vedo dove possa portarmi.
La mia famiglia la considero molto valida, ma con spirito critico mi rendo conto che ci sono aspetti che non mi
piacciono, sempre nell'ottica del perfezionismo.
Una cosa è vera, però: io tendo ad essere sempre un "bambino" a casa. Non ho mai parlato della mia vita sentimentale (non hanno mai conosciuto una delle mie ragazze), delle mie esperienze in tal campo, dei momenti belli e brutti, proprio perché questo mi farebbe sembrare ai loro occhi una persona diversa da quella che conoscono, "grande". Credo che qui risieda una radice importante del problema, o dei problemi in generale.

Infine, la sua domanda, che davvero non mi aspettavo, in quanto non pensavo potesse esistere un qualche
collegamento: con le persone sposate o conviventi con figli non ho grossi problemi; con i loro bambini sì, mi
mettono in imbarazzo, non sono capace di gestirli, mi sento a disagio e...l'unica volta che ne ho tenuto uno ho
sudato in 5 secondi.
Però la domanda che mi faccio sempre, guardandoli, è dove abbiano preso il coraggio e la sicurezza per fare un passo del genere...mi sento in un certo senso fortunato, a poter ancora decidere, a poter scegliere, ma allo stesso tempo vengo affascinato dal concetto di famiglia che loro trasmettono, e cerco di prenderli come esempio.

Ma davvero ora il mio dubbio più grande è questo: sono molto strano? Ci sono altre persone come me, o siamo davvero pochissimi? E soprattutto, esiste un percorso, anche guidato da una persona competente come voi, per rimettere òe cose a posto?

Una nota: mi scuso per l'errore nel titolo, la foga di scrivere in quel momento era tanta, e non ho riletto per evitare di persare se inviare o meno...
[#8]
Dr.ssa Fabrizia Lodeserto Psicologo, Psicoterapeuta 84 2
Come sottolineato dalla collega, lei tende a pensare e ad agire in una modalità del tipo tutto-nulla.
Fidanzarsi non vuol dire perdere gli amici e dunque la libertà, perchè entrambe le cose sono conciliabili. E' importante che lei rifletta su questo e che insieme alla sua compagna troviate un pacifico accordo, senza rimanere ognuno rigidamente fermo nella propria posizione.
Sposarsi ed avere figli non sono scelte facili per nessuno, perchè si tratta di cambiamenti importanti! Il tempo, le esperienze e la modalità con cui ci accostiamo agli eventi ci fanno maturare la voglia di diventare "grandi" e genitori.
Certamente il confronto con uno psicologo potrebbe aiutarla per superare difficoltà o perplessità.
[#9]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
E' figlio unico?
Se ha altri fratelli, sono più grandi o più piccoli?

I suoi genitori non le rivolgono alcuna pressione e nè alcun invito più o meno velato a "crescere"?
Vive con loro?
Parlano mai del fatto che un domani anche non così lontano si aspettano che lei trovi una compagna e magari abbia dei figli, oppure ha la sensazione che la situazione per loro vada bene anche così com'è?

[#10]
Utente
Utente
Il problema che sto focalizzando un po' meglio a seguito del vostro intervento, Dottoressa Lodeserto, è che non riesco a cogliere istintivamente (ed in parte anche mentalmente) i lati positivi dello stare in coppia. Sarà che vedo, o credo di vedere, amici frustrati da anni di relazione, sarà che sono un po' prevenuto, sarà che ho visto persone sole stare bene anche da anziane, ma ho questo tarlo nella mente: non è che io sia uno di quelli fatti per stare davvero da solo?? Anche se poi, dopo un po' di solitudine sentimentale, accuso effettivamente l'assenza dell'altra...

Io non sono figlio unico, ho una sorella di qualche anno più piccola, che richiede ed ha richiesto sempre moltissima attenzione per un carattere alquanto debole...
Io vivo da solo, torno spesso a casa il finesettimana ed i miei, sempre con molta calma e con un po' di ironia, con poca frequenza in quanto sanno che la cosa mi mette a disagio e non ne parlo facilmente, mi spingono verso una vita un po' più da adulto...dovrei farmi "la ragazzetta" almeno...e pensare a qualcosa di serio, ormai sono grande!
Mia madre in particolare. Mio padre è molto più distaccato e non abbiamo mai parlato di questi argomenti.



[#11]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
E' importante che i suoi non remino contro la sua acquisizione di completa autonomia, che implica non solo la separazione fisica ma anche la creazione di legami di coppia duraturi che proiettino definitivamente la persona nella dimensione adulta.
In alcuni casi questo non avviene perchè la crescita di un figlio può essere problematica per tutti i soggetti coinvolti, quindi molto meglio così.

Si è sentito trascurato per via dei problemi di sua sorella o ha assunto anche lei un ruolo attivo nell'esserle d'aiuto?

Ci ha detto poi questo:

"non riesco a cogliere istintivamente (ed in parte anche mentalmente) i lati positivi dello stare in coppia. Sarà che vedo, o credo di vedere, amici frustrati da anni di relazione, sarà che sono un po' prevenuto, sarà che ho visto persone sole stare bene anche da anziane".

Queste sono razionalizzazioni, ovvero motivi (apparentemente) razionali e ragionevoli ricercati e additati come causa di qualcosa che in realtà ha altri motivi più profondi.
Senza conoscerla è però impossibile individuare il vero motivo di questa sua difficoltà a pensarsi e a stare in coppia.
[#12]
Dr.ssa Fabrizia Lodeserto Psicologo, Psicoterapeuta 84 2
Concordo con quanto detto dalla collega, anche perchè può capitare che cerchiamo all'esterno qualcosa che va semplicemente a confermare la nostra ipotesi ed opinione iniziale ("vedo le persone anziane stare bene sole ed amici frustrati dalla relazione"), per non affrontare certe questioni personali.
Non ci sono unicamente queste esperienze negative nella quotidianità; dipende tutto da cosa osserviamo e dal significato che attribuiamo agli eventi. Potrebbe trarre giovamente da un colloquio diretto con un nostro collega della sua città.
[#13]
Utente
Utente
Gentilissime dottoresse, ho letto con molta attenzione i vostri pareri e ho dedicato gli ultimi giorni a ragionare e "sperimentare" le vostre osservazioni.
Gli aspetti su cui mi sono focalizzato sono stati quello del DOVER FARE e del TUTTO-O-NIENTE.
Ho chiesto all'altra persona di avere la possibilità di soddisfare il bisogno di stare con i miei amici, tutto il finesettimana in questo caso. Mi aspettavo una crisi, invece c'è stata condivisione e moltissima comprensione. Dunque tutto quello che io credevo di DOVER fare non era poi tanto necessario. Risultato: sono ho fatto questo finesettimana ma sono tornato un giorno prima...perché ho risentito quell'attrazione iniziale che avevo verso di lei e verso il rapporto.
Allo stesso tempo ho così annullato parte del programmino che mi ero fatto per sfuttare al massimo il week-end, non facendo TUTTO quello che avevo previsto ma cambiando realmente in base all'esigenza.
Sì, senza dubbio si tratta di una piccoli esperimenti, ma il ritorno è stato davvero significativo. Credo che il passo successivo sia cercare di renderli normali comportamenti.

Altro aspetto che sto considerando è caratterizzato da "motivi (apparentemente) razionali e ragionevoli ricercati e additati come causa di qualcosa che in realtà ha altri motivi più profondi." So di essere piuttosto influenzabile, solitamente: che io non riesca addirittura ad influenzare me stesso?

Riguardo la situazione che vedeva coinvolta mia sorella, sì, sicuramente ad un certo punto tutti abbiamo trascurato tutti tranne lei ed io ho ho cercato di fare il possibile per essere d'aiuto. Ricordo di sicuro che sono stati anni che mi hanno portato via molte energie e molta serenità, ma allo stesso tempo credo di aver dimostrato a me stesso una certa forza nel reagire e nel sopportare certe situazioni.

I vostri spunti sono stati un'ottima via per cominciare a guardare le cose da un altro punto di vista. Ora so che forse ci sono delle motivazioni e forse sono anche banali (per quanto la cosa faccia sentire meno "unici", sono contento che sia così.)


[#14]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"Ho chiesto all'altra persona di avere la possibilità di soddisfare il bisogno di stare con i miei amici, tutto il finesettimana in questo caso. Mi aspettavo una crisi, invece c'è stata condivisione e moltissima comprensione"

Diciamo che si era fasciato la testa prima di romperla, e che quanto accaduto le ha insegnato che non è una buona idea trarre conclusioni sul pensiero del partner senza averlo interpellato.


"sicuramente ad un certo punto tutti abbiamo trascurato tutti tranne lei ed io ho ho cercato di fare il possibile per essere d'aiuto. Ricordo di sicuro che sono stati anni che mi hanno portato via molte energie e molta serenità"

E' possibile che lei non senta ancora pronto a dare una svolta alla sua vita perchè deve/vuole "recuperare" quegli anni nei quali avrebbe potuto divertirsi ed essere spensierato e invece ha dovuto impegnare in altro le sue energie?
[#15]
Utente
Utente
Forse, dottoressa, forse quegli anni pesano, anche se non me ne rendo conto.

In ogni caso, c'è poco da fare. Stavo male prima perché mi sentivo "stretto" nel rapporto, sto male ora perché lei mi manca.
Ad un certo punto non ce l'ho fatta più, discussione messa su per mia volontà ed esito tipicamente da me...
Non so come andrà a finire ma soprattutto non so come io voglia che vada a finire, sempre che non sia già finita.

Grazie di cuore
[#16]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Quegli anni pesano sicuramente, anche se magari non sono la sola causa del problema, e a giudicare da quello che ci riferisce è necessario che lei si renda conto di quanto pesano per evitare di vivere - senza rendersene conto - cercando di recuperare il tempo perso.

Con questo:

"Ad un certo punto non ce l'ho fatta più, discussione messa su per mia volontà ed esito tipicamente da me..."

intende dire che avete appena discusso?
[#17]
Dr.ssa Fabrizia Lodeserto Psicologo, Psicoterapeuta 84 2
Riguardo al suo precedente post, sono felice che ha iniziato a guardare la situazione da un'altra prospettiva e che è pronto a mettersi in discussione, attribuendo agli eventi significati diversi.
Lei, però, ha poi scritto che è subentrata una discussione...a cosa si riferisce?
[#18]
Utente
Utente
Credevo di aver vissuto quegli anni con molta forza. Alla fine, riuscivo sempre a chiudere i problemi dietro la porta di casa... Possibile che invece, senza rendermene conto, la mia mente abbia registrato tutto, per presentarmi il conto oggi??

Sì, c'è stata una discussione. Credo di aver portato io la cosa a quel punto, tanto era il desiderio di passare quel sabato da solo. Le sue (piccole) mancanze sono diventate problemi giganti, finendo per essere la scusa per discutere, poi litigare, e passare la serata da solo.
Stavo bene. Poi domenica un po' peggio. Ieri la mancanza si è fatta sentire, oggi ho continui sbalzi d'umore ed in certi momenti faccio il suo numero... Mi trattengo s stento.
E' sempre la stessa storia: senza lei mi sento solo e mi manca, ho mille paure ed insicurezze. Con lei dopo un po' mi sembra di non avere stimoli ad andare avanti.
Ogni persona ha punti di forza e di debolezza, cose che piacciono e cose che non piacciono, sia mentalmente che fisicamente. Ecco, quando sono solo lei è perfetta sotto tutti i punti di vista, quando sto con lei vedo il peggio, e mi focalizzo su quello non mi piace, su quello che mi toglie e non su quello che mi dà.
E' un soffrire continuo, è sempre stato così, dalla prima storia seria 15 anni fa.
Però questa è la prima volta che riesco ad analizzare così bene il meccanismo, a descriverlo collegando cause ed effetto.

Non vedo passi avanti, non so come fare e cosa fare.
[#19]
Dr.ssa Fabrizia Lodeserto Psicologo, Psicoterapeuta 84 2
Il suo desiderio di cambiare, di dare una svolta alla sua vita ed il suo mettersi in discussione sono certamente passi importanti che sta facendo! Che ne dice di rivolgersi da un nostro collega della sua zona per poter meglio esplorare certi aspetti e trovare la modalità più opportuna per superare le difficoltà? Come vede il confronto è importante, dunque un rapporto più diretto con uno psicologo l'aiuterebbe a trarre maggiore giovamento.
[#20]
Utente
Utente
Sono contento del fatto che veda punti positivi.
Io sono un po' inesperto della materia..tempo fa andai da una vostra collega... Ero un po' giù, mi sentivo senza alcuna direzione, e decisi di chiedere aiuto.
Non so se sia normale o meno, ma dopo 5 o 6 sedute in cui parlavo e parlavo...non avevo più nulla da dire.
Non so, sono rimasto alquanto deluso. Non mi ha mai detto una parola, non prendeva appunti, mi faceva raccontare i sogni.
E' normale che sia così?
[#21]
Utente
Utente
Oggi, il malessere che ho, è davvero insopportabile...
[#22]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"Credevo di aver vissuto quegli anni con molta forza. Alla fine, riuscivo sempre a chiudere i problemi dietro la porta di casa... Possibile che invece, senza rendermene conto, la mia mente abbia registrato tutto, per presentarmi il conto oggi??"

E' normale che il passato ci influenzi: ognuno di noi è quello che è proprio in virtù delle esperienze che si sono succedute nel corso della sua esistenza.

Se ha iniziato una psicoterapia ma non si è trovato bene non significa che quella non sia la strada che fa per lei.

Ci vuole dire qualcosa di più preciso di quelle sedute?
[#23]
Dr.ssa Fabrizia Lodeserto Psicologo, Psicoterapeuta 84 2
Lo psicologo oltre ad essere un professionista, è anche una persona; dunque è importante che lei si senta a suo agio con il terapeuta e che si instauri con lui un certo feeling. Ogni psicologo è diverso da un altro, a prescincere dalla propria formazione. Necessario, in ogni caso, è che lei parli con lui apertamente dei suoi dubbi o delle sue perplessità; perchè più è sincero un rapporto, maggiore è il confronto, e più la strada da percorrere risulta più piacevole ed efficace.
[#24]
Utente
Utente
Sono passati un po' i giorni. Sono stato da solo, e mi sono "ricordato" quanto si stava ormai male nella vecchia vita da single.
Ci siamo riparlati, ci siamo accorti che c'erano alcune cose che non andavano principalmente per problemi di comunicazione (e, non l'ho detto proprio così a lei, ma anche per problemi dovuti a me, che ormai conoscete bene).
Ora le cose vanno di nuovo bene, come se quei giorni di solitudine (3 in tutto, ma ripensadoci sembrano molti di più) fossero stati la prova del 9.

Il dubbio di questo periodo è se c'è stato davvero un mio cambio di marcia oppure no. Fatto sta che per adesso sto davvero bene, e qualcosa di diverso la sento. E tengo ben presente la vostra aosservazione: forse il mio pensare mi illude, facendomi davvero cercare conferme alle mie idee, ignorando tutti gli aspetti che invece smonterebbero la mia tesi.

Anche con questa consapevolezza sto cercando di rivedere il mio approccio: credo di aver rimandato per troppo tempo, come faccio sempre con cambiamenti importanti, magari con il solo "gusto" di posticipare per avere ancora tutte le strade aperte. Ho molte motivazioni che mi girano per la testa, ma con questo spirito mi sento motivato e risolutivo nell'analizzarle ed accettarle.
Non c'è altro da sperare se non che duri, questa volta.

Riguardo la mia esperienza con lo psicologo... Mi sono affidato ad un centro di servizi psicologici. Mi era molto piaciuta la mission: aiutare le persone. Il fattore economico era di fatto in secondo piano. Questo mi permetteva, oltre che di non andare fallito, di fidarmi un po' di più: forse, chi avevo davanti davvero aveva più interesse nel capire che nel diventare ricco!

Comunque, le sedute andavano così: parlavo di cose a caso, quello che mi passava per la testa. Cercavo di fare paragoni tra cosa sentivo nei momenti in cui stavo bene e quello in essere in quel momento, cercando anche di spiegare le sensazioni fisiche che avevo.
Mi davano fastidio alcune cose: che la persona che avevo di fronte fosse della mia stessa età; che spesso si finiva prima del previsto; che guardava l'orologio spesso; che quando mi fermavo non avesse nulla da dire. E, soprattutto, che non predeva appunti.
Fastidio relativo comunque, dato che non sapevo (ed ancora non so) se tutto questo sia normale nella terapia o meno.

Le dissi che sogno molto, ancora oggi è così e ricordo spesso buona parte delle cose. Per quel che ne so io sono delle importanti finestre su ciò che abbiamo dentro, ma me li ha chiesti col contagocce. Sogno spesso cani, non aggressivi, anzi, e mi incuriosiva questo argomento. Non ho mai avuto risposta su quale fosse il significato.

Non so se sono stato troppo ansioso, ma dopo 7-8 sedute identiche ho deciso di abbandonare, con una scusa. era diventato un ulteriore pensiero andare lì...

Poi la materia per noi non esperti è talmente vasta che non si sa non solo a chi affidarsi, ma nemmeno si riesce a riconoscere l'ambito. Psicologia, psicoterapia, bioenergetica, legata ai sogni, legata al corpo... Esiste una bussola?




[#25]
Dr.ssa Fabrizia Lodeserto Psicologo, Psicoterapeuta 84 2
Certamente ci sono degli orientamenti psicoterapeutici più o meno adatti in base al tipo di difficoltà. A seconda di questo, uno psicoterapeuta propone tecniche o strategie differenti. Non tutti, infatti prendono appunti o analizzano i sogni...
Nonostante questo, importante è il rapporto che si instaura e la sensazione che ne emerge: sentirsi capiti e trarre giovamento... Se lo desidera, può sempre provare a contattare un altro psicologo. Nel frattempo le faccio un grande in bocca al lupo per la sua storia!
[#26]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Vorrei capire meglio che tipo di lavoro ha fatto presso quel centro.
Chi l'ha seguita era uno psicologo?
Se sì, ha fatto (o meglio, iniziato) una vera e propria psicoterapia? Di che tipo?

I sogni non sono importanti in tutti gli orientamenti psicoterapeutici, perchè siano analizzati occorre effettuare una psicoterapia psicodinamica e in particolare psicoanalitica.
Se lei sogna molto potrebbe essere davvero utile un lavoro che non ignori i suoi sogni ma li tenga nella giusta considerazione come mezzo per comprendere cosa si "agita" nel suo inconscio.

A titolo puramente informativo, poichè per effettuare un'analisi del singolo sogno è necessario utilizzare la tecnica delle libere associazioni entro un percorso condotto di persona, sappia che i cani simboleggiano la parte dell'inconscio che è considerata sede delle istanze morali, il Super-Io.
Questo però non significa nulla al di fuori dell'analisi di uno o più sogni condotta de visu.
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Utente
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Dottoressa,
in realtà c'è molto poco da aggiungere riguardo l'esperienza con quel centro di psicoterapia. Ho fatto 6 o 7 sedute, ma una volta dopo l'altra diventavano sempre più imbarazzanti. E' questa la parola giusta. Avevo sempre meno voglia di andarci e mi sentivo a disagio...mi sentivo semplicemente "uno che paga".
Sono stati 7 incontri in cui io parlavo a ruota libera per circa un'ora. Poche domande, pochi interventi dalla controparte. Insomma, alla fine era diventato un peso tale che ho smesso di andarci, con una scusa per non essere scortese.
Non so se si possa definire un "inizio" di percorso, ma per me resta un'esperienza davvero poco piacevole.

In ogni caso, sono ormai certo di vivere in un meccanismo forse un pochino perverso.
Ma questa volta ho deciso di fare un piccolo esperimento.
Sentivo che il vento stava cambiando di nuovo direzione e mi sono preso qualche giorno per studiare la cosa, preparato. Dopo l'ultima discussione ed il successivo riavvicinamento le cose sono andate bene per qualche giorno, poi al primo finesettimana già qualcosa veniva a mancare in me. Inizia la seconda settimana e ricominciano quei miei discorsi mentali sui suoi difetti, su cosa quella relazione mi toglie (tanto, a mio modo di vedere) e su cosa mi dà (poco...sempre dallo stesso punto di vista).
Due settimane fa, nel periodo in cui non ci sentivamo a causa di quella discussione da me messa su, ero arrivato a stare malissimo a causa del fatto che non ci sentivamo da 3 giorni. Se devo dirvi la verità, ero completamente un'altra persona da quella che scrive ora. Ho deciso allora di mettere giù di getto quello che mi passava per la mente, i motivi per cui stavo male, cosa mi piaceva di lei.. L'intento era quello di far parlare quella "versione" di me con l'attuale, sicuro che si sarebbe ripresentata.
Oggi che sono di nuovo a desiderare di avere 25 anni e di essere libero da tutto e da tutti, rileggo quelle parole scritte e rivivo un pochino quel sentimento di agonia quando lei non c'era. Ma è solo un ricordo, non lo sento veramente.
L'altro me stesso non riesce a convincermi.

E se fosse che, ad un certo punto, qualcuno o qualcosa mi abbia convinto che ORMAI sono grande per fare un certo tipo di vita e che io mi sia autoconvinto di mettere la testa a posto, come si suol dire? Se io stessi facendo quello che è più normale piuttosto che quello che sento veramente? Non so rispondere a questa domanda, ma so che ogni segno del tempo che passa lascia dentro di me una ferita che fa male.

Ho pensato molto a questo continuo fluttuare tra sensazioni opposte e cercando di razionalizzare quanto più possibile, ho deciso di descrivere con una metafora (poco originale, lo ammetto) cosa succede in me: oggi mi sento forte e sicuro come una leone, tuttavia sto male perché mi sento in gabbia, ma con cibo buono ed abbondante davanti. Potrei uscire, ma morirei di fame, diventando via via sempre più debole, desiderando quella gabbia piena di cose buone. E' un continuo alternarsi di malesseri opposti, divisi per brevi periodi dal passaggio da una situazione all'altra, nel quale non ho bisogno del vecchio e sono ammaliato dal nuovo.
L'unica via di uscita è aspettare che prima o poi la gabbia che si è aperta per rendermi libero, al mio ritorno, sia chiusa definitivamente. E da quel momento, debole ed affamato come mi sentirò, non resterà altro che cercare una nuova gabbia, sperando che la smania di libertà sia finalmente passata.





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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Piuttosto che aspettare che siano gli altri a decidere, facendole trovare la gabbia chiusa e rendendo quindi inaccessibile quella soluzione, potrebbe iniziare a prendere in mano la situazione e a smettere di rifletterci da solo.
E' utile che si sia reso conto delle contraddizioni che albergano in lei, ma non è sufficiente ad aiutarla a cambiare: il suo ragionamento infatti si conclude con un'ammissione di impotenza e con la delega ideale ad altri, che decideranno se e quando spingerla a cercarsi una nuova gabbia.

Fra l'altro quello che ci dice mi fa anche sospettare che lei possa soffrire o di un disturbo dell'umore o di un disturbo dell'attaccamento, che consiste nell'incapacità di creare legami stabili e di gestire con coerenza ed equilibrio la vicinanza e la distanza dalle persone significative.

Per quanto l'esperienza che ci ha riferito sia stata deludente e addirittura "imbarazzante" non posso che suggerirle di prendere nuovamente contatto con uno psicologo per approfondire il discorso.
[#29]
Dr.ssa Fabrizia Lodeserto Psicologo, Psicoterapeuta 84 2
Concordo con la collega:
il confronto con uno psicologo potrebbe esserle di aiuto sia per affrontare ed elaborare certe tematiche rimaste irrisolte; sia per ritrovare quelle energie e quelle strategie utili per uscire dall'empasse.
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Utente
Utente
Care Dottoresse,
mi sono preso qualche giorno per ragionare su quello che mi avete detto. Sebbene all'inizio mi sia sembrata una notizia poco bella, quella di poter soffrire di un disturbo del genere e di aver bisogno di un aiuto esterno, da un altro punto di vista la cosa mi sembra tutt'altro che negativa.
Ho ricordato il motivo per cui ho postato per la prima volta qualcosa su questo argomento. Quel giorno, ed i successivi, avevo chiaro che ci fosse un problema in me, ma il mio vero dubbio era se esistesse o meno un modo per affrontarlo.

Dalle vostre ultime risposte, alle quali do molta importanza, essendo frutto di una, secondo me, abbastanza approfondita conoscenza del mio "caso", capisco che mezzi per fare ce ne sono e che forse la mia esperienza precedente nel campo è stata una semplice casualità poco favorevole.

Sono più fiducioso di poter trovare aiuto esternamente, devo solo riuscire a trovare la giusta guida.

Vi ringrazio con tutto il cuore per il vostro supporto, la vostra pazienza e le vostre indicazioni, probabilmente proprio da esse passerà la mia "guarigione".

R.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Le auguro sinceramente di trovare quanto prima la spinta necessaria per chiedere aiuto anche di persona.
Ci faccia avere sue notizie.