Ciclotimia: come conviverci??
Gentili dottori,
dopo più di un anno di consulenza psichiatrica siamo giunti, con il mio medico, alla conclusione che probabilmente soffro di un disturbo ciclotimico. Io assumo un farmaco stabilizzatore dell'umore (il Depakin), che tuttavia non sembra darmi particolari benefici per la mia ciclotimia. Vi spiego sinteticamente il mio quadro: in pratica, la mia vita si svolge a cicli, un ciclo presenta una fase di qualche giorno in cui mi sento ottimista, esuberante, ho più voglia di uscire e mi sento più carico; questa esuberanza non mi spinge a commettere atti particolarmente gravi (non si tratta di mania), tuttavia sento che magari in certi momenti un po' esagero e mi rendo conto che gli altri percepiscono a volte una certa inadeguatezza del mio comportamento, come se mi considerassero un po' esaltato (almeno in certi contesti); dopo un po', il mio ottimismo inizia come a sfrizionare con la realtà esterna: non tutto va come mi aspetterei, inizio a rendermi conto che forse in certi comportamenti dovevo essere un po' più pacato, inizio a sentirmi un po' deluso di me stesso; a questo punto all'eccitazione fa seguito una fase di irritabilità, che poi culmina in una breve fase in cui mi sento un po' malinconico e sono molto riflessivo, ho meno energie e voglia di fare. E poi il ciclo ricomincia, mi "risveglio" dalla malinconia, esco e inizio e tornare in una fase "up"......
Il problema principale che queste oscillazioni mi causano è un'instabilità nella percezione di me stesso e delle mie vocazioni, oltretutto tendo anche ad essere parecchio incostante in qualsiasi tipo di prestazione (tendo a rendere al massimo nel momento pre-eccitativo, poi proprio perché la mia prestazione va bene mi esalto, alla fine mi rendo conto che "non tutto è perfetto e non tutto va secondo i miei piani troppo ottimisti" e l'esaltazione fa spazio all'irritabilità e alla malinconia).
Un altro problema che non riesco a capire se sia causa o conseguenza del mio disturbo temperamentale è l'eccessiva reattività alle circostanze esogene: uno stimolo anche solo leggermente positivo tende a esaltarmi parecchio, viceversa uno stimolo anche leggermente negativo come una critica o un giudizio tende a deprimermi.
Adesso che scrivo sono leggermente malinconico (quando sono in una fase up tendo ad avere un atteggiamento più negazionista riguardo al mio disturbo).
Volevo chiedervi, visto che dalla terapia farmacologica non riesco a trarre particolare giovamento, se esistono approcci di altra natura (es. psicoterapia) che siano magari più efficaci, che mi consentano (per usare una metafora) di cavalcare le onde delle mie oscillazioni umorali senza ogni volta cadere in acqua e farmi una spiacevole bevuta; in pratica, se esiste un modo più naturale (anche se magari potrebbe richiedere un certo impegno e un cambiamento del mio stile di vita) per giungere ad una stabilità dell'umore che mi consenta di vivere in maniera più serena.
Cordialmente.
dopo più di un anno di consulenza psichiatrica siamo giunti, con il mio medico, alla conclusione che probabilmente soffro di un disturbo ciclotimico. Io assumo un farmaco stabilizzatore dell'umore (il Depakin), che tuttavia non sembra darmi particolari benefici per la mia ciclotimia. Vi spiego sinteticamente il mio quadro: in pratica, la mia vita si svolge a cicli, un ciclo presenta una fase di qualche giorno in cui mi sento ottimista, esuberante, ho più voglia di uscire e mi sento più carico; questa esuberanza non mi spinge a commettere atti particolarmente gravi (non si tratta di mania), tuttavia sento che magari in certi momenti un po' esagero e mi rendo conto che gli altri percepiscono a volte una certa inadeguatezza del mio comportamento, come se mi considerassero un po' esaltato (almeno in certi contesti); dopo un po', il mio ottimismo inizia come a sfrizionare con la realtà esterna: non tutto va come mi aspetterei, inizio a rendermi conto che forse in certi comportamenti dovevo essere un po' più pacato, inizio a sentirmi un po' deluso di me stesso; a questo punto all'eccitazione fa seguito una fase di irritabilità, che poi culmina in una breve fase in cui mi sento un po' malinconico e sono molto riflessivo, ho meno energie e voglia di fare. E poi il ciclo ricomincia, mi "risveglio" dalla malinconia, esco e inizio e tornare in una fase "up"......
Il problema principale che queste oscillazioni mi causano è un'instabilità nella percezione di me stesso e delle mie vocazioni, oltretutto tendo anche ad essere parecchio incostante in qualsiasi tipo di prestazione (tendo a rendere al massimo nel momento pre-eccitativo, poi proprio perché la mia prestazione va bene mi esalto, alla fine mi rendo conto che "non tutto è perfetto e non tutto va secondo i miei piani troppo ottimisti" e l'esaltazione fa spazio all'irritabilità e alla malinconia).
Un altro problema che non riesco a capire se sia causa o conseguenza del mio disturbo temperamentale è l'eccessiva reattività alle circostanze esogene: uno stimolo anche solo leggermente positivo tende a esaltarmi parecchio, viceversa uno stimolo anche leggermente negativo come una critica o un giudizio tende a deprimermi.
Adesso che scrivo sono leggermente malinconico (quando sono in una fase up tendo ad avere un atteggiamento più negazionista riguardo al mio disturbo).
Volevo chiedervi, visto che dalla terapia farmacologica non riesco a trarre particolare giovamento, se esistono approcci di altra natura (es. psicoterapia) che siano magari più efficaci, che mi consentano (per usare una metafora) di cavalcare le onde delle mie oscillazioni umorali senza ogni volta cadere in acqua e farmi una spiacevole bevuta; in pratica, se esiste un modo più naturale (anche se magari potrebbe richiedere un certo impegno e un cambiamento del mio stile di vita) per giungere ad una stabilità dell'umore che mi consenta di vivere in maniera più serena.
Cordialmente.
[#1]
Gentile Utente,
Lei ci sta domandando una prescrizione ("...esistono approcci di altra natura (es. psicoterapia) che siano magari più efficaci..."), che da qui non è possibile effettuare per diverse ragioni, soprattutto perchè non La conosciamo e quindi sarebbe opportuno ridiscutere col medico psichiatra la terapia farmacologica già impostata, se ancora non l'ha fatto, e domandare in quella stessa sede circa l'opportunità di un percorso anche psicologico/psicoterapico.
In genere è possibile accostare una psicoterapia, ma dipende dal caso e comunque il trattamento farmacologico è quello d'elezione.
Lei ci aveva già domandato un suggerimento per la psicoterapia poco tempo fa. Che cosa ha scelto di fare?
Lei ci sta domandando una prescrizione ("...esistono approcci di altra natura (es. psicoterapia) che siano magari più efficaci..."), che da qui non è possibile effettuare per diverse ragioni, soprattutto perchè non La conosciamo e quindi sarebbe opportuno ridiscutere col medico psichiatra la terapia farmacologica già impostata, se ancora non l'ha fatto, e domandare in quella stessa sede circa l'opportunità di un percorso anche psicologico/psicoterapico.
In genere è possibile accostare una psicoterapia, ma dipende dal caso e comunque il trattamento farmacologico è quello d'elezione.
Lei ci aveva già domandato un suggerimento per la psicoterapia poco tempo fa. Che cosa ha scelto di fare?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Gentili dottori,
non vi sto chiedendo una prescrizione, ma un consiglio, un "per saperne di più". Riconosco l'importanza della terapia farmacologica, tuttavia ne ho sperimentato personalmente un'efficacia ahimè insufficiente.
In questo momento sto seguendo con uno psicologo una terapia strategica basata anche sulla PNL, ne ho sperimentato qualche giovamento ma sono soltanto agli inizi.
Quello che vi chiedevo era se è possibile apprendere e imparare ad usare degli strumenti per controllare la mia reattività agli eventi esterni, ai quali il mio umore reagisce in maniera un po' sproporzionata (e su questo aspetto il farmaco non sembra minimamente aiutare). E' come se io in qualche modo diventassi un tutt'uno con la realtà esterna, anziché viverla dall'interno, non so se mi spiego.
Per quanto riguarda l'aspetto farmacologico, ne ho discusso con il mio psichiatra e lui mi ha detto che non per forza nel mio caso devo fare un trattamento life-time, e se in futuro deciderò di dismettere in maniera collaborativa il farmaco, lo potrò fare, assumendomi la responsabilità della mia scelta e l'eventuale rischio che ne potrebbe derivare. Tuttavia, prima di giungere a questo passo, ritengo importante prendere possesso di quegli strumenti (se esistono, e vi sto chiedendo questo) che mi consentano di gestire il mio umore senza farmi travolgere da esso.
Cordialmente
non vi sto chiedendo una prescrizione, ma un consiglio, un "per saperne di più". Riconosco l'importanza della terapia farmacologica, tuttavia ne ho sperimentato personalmente un'efficacia ahimè insufficiente.
In questo momento sto seguendo con uno psicologo una terapia strategica basata anche sulla PNL, ne ho sperimentato qualche giovamento ma sono soltanto agli inizi.
Quello che vi chiedevo era se è possibile apprendere e imparare ad usare degli strumenti per controllare la mia reattività agli eventi esterni, ai quali il mio umore reagisce in maniera un po' sproporzionata (e su questo aspetto il farmaco non sembra minimamente aiutare). E' come se io in qualche modo diventassi un tutt'uno con la realtà esterna, anziché viverla dall'interno, non so se mi spiego.
Per quanto riguarda l'aspetto farmacologico, ne ho discusso con il mio psichiatra e lui mi ha detto che non per forza nel mio caso devo fare un trattamento life-time, e se in futuro deciderò di dismettere in maniera collaborativa il farmaco, lo potrò fare, assumendomi la responsabilità della mia scelta e l'eventuale rischio che ne potrebbe derivare. Tuttavia, prima di giungere a questo passo, ritengo importante prendere possesso di quegli strumenti (se esistono, e vi sto chiedendo questo) che mi consentano di gestire il mio umore senza farmi travolgere da esso.
Cordialmente
[#3]
"...è possibile apprendere e imparare ad usare degli strumenti per controllare la mia reattività agli eventi esterni, ai quali il mio umore reagisce in maniera un po' sproporzionata..."
sì, questo è possibile.
In parte credo ci stia riuscendo imparando per prima cosa a capire come funzionano queste fasi e come si alternano tra loro.
Inoltre credo che lo psicologo cui si è rivolta potrà insegnarle quelle tecniche di gestione dello stress e della rabbia di cui ha bisogno.
Fin qui che tipo di lavoro avete fatto?
sì, questo è possibile.
In parte credo ci stia riuscendo imparando per prima cosa a capire come funzionano queste fasi e come si alternano tra loro.
Inoltre credo che lo psicologo cui si è rivolta potrà insegnarle quelle tecniche di gestione dello stress e della rabbia di cui ha bisogno.
Fin qui che tipo di lavoro avete fatto?
[#4]
Ex utente
Gentile dottore,
la ringrazio per la risposta incoraggiante. Finora ho fatto quattro sedute, di cui le prime due introduttive (ho parlato della mia situazione, di altri problemi collegati che riguardano il piano vocazionale e abbiamo fissato insieme gli obiettivi terapeutici).
Nelle due sedute successive mi ha fatto fare dei disegni per capire il mio carattere (che nella prossima seduta andremo ad analizzare), mi ha iniziato a insegnare delle tecniche per arginare la negatività e per ridurre il condizionamento dei pensieri negativi, oltre che per identificarli.
Mi ha detto che l'approccio iniziale è più sintomatico: è come se mi trovassi alla guida di un'auto con le ruote fuori asse e devo imparare a mantenere la direzione dritta affinando le mie abilità da pilota; tuttavia, il grosso del lavoro mi ha detto che consisterà nel lavoro da meccanico (mettere apposto l'asse), e questo lo realizzeremo lavorando sulla costruzione di un'autostima autentica e cambiando il mio approccio verso il mondo, che adesso è troppo eteroreferenziale (sono troppo condizionato da quello che gli altri pensano di me o da quello che ritengo pensino gli altri di me, e in base a questo schema il mio umore reagisce in maniera disfunzionale).
Cordialmente
la ringrazio per la risposta incoraggiante. Finora ho fatto quattro sedute, di cui le prime due introduttive (ho parlato della mia situazione, di altri problemi collegati che riguardano il piano vocazionale e abbiamo fissato insieme gli obiettivi terapeutici).
Nelle due sedute successive mi ha fatto fare dei disegni per capire il mio carattere (che nella prossima seduta andremo ad analizzare), mi ha iniziato a insegnare delle tecniche per arginare la negatività e per ridurre il condizionamento dei pensieri negativi, oltre che per identificarli.
Mi ha detto che l'approccio iniziale è più sintomatico: è come se mi trovassi alla guida di un'auto con le ruote fuori asse e devo imparare a mantenere la direzione dritta affinando le mie abilità da pilota; tuttavia, il grosso del lavoro mi ha detto che consisterà nel lavoro da meccanico (mettere apposto l'asse), e questo lo realizzeremo lavorando sulla costruzione di un'autostima autentica e cambiando il mio approccio verso il mondo, che adesso è troppo eteroreferenziale (sono troppo condizionato da quello che gli altri pensano di me o da quello che ritengo pensino gli altri di me, e in base a questo schema il mio umore reagisce in maniera disfunzionale).
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 14.3k visite dal 07/01/2013.
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